GLI EBREI DELLA VAL DI NON a cura di Felice Zadra In futuro, oltre al giusto ricordo delle persecuzioni subite dal popolo d’Israele, è necessario che sempre più persone conducano le proprie ricerche ed approfondimenti sulla storia delle popolazioni locali e sulla storia degli ebrei convertiti a forza, con dolore, o spesso anche silenziosamente, con la coercizione, alle religioni dominanti in quella terra. E questo per far sì che la memoria di tale silenzio e fatica possa consolidarsi ed ampliarsi, con una mole di testi, documenti, originali o in fotocopia, e informazioni e diapositive, ora archiviate in Biblioteche, su computer, o su tutti gli elementi più vari, che giacciono ora inutilizzati da tempo immemorabile, anche sotto il naso di tutti. Ringraziamenti La collaborazione e la pazienza di mia moglie, Antonella Lonati, insieme a quella dei miei figli Michele, Alessandro, e Paolo, hanno permesso, fin dall'inizio, che questa ricerca nascesse e prendesse corpo; senza i consigli di mia moglie e la sua gradevole vicinanza (anche durante i sopralluoghi nei cimiteri della Val di Non o tra le carte delle Biblioteche!), pochi dati, potrebbero, oggi, essere presentati in maniera così compiuta e articolata. Al termine di un lavoro difficoltoso e lungo, fa sempre piacere porgere ringraziamenti particolari alle persone che hanno rappresentato un punto di riferimento continuo durante i numerosi momenti di scoramento che sopraggiungono nel corso della raccolta dei dati, stesura e revisione del lavoro. Per me queste persone sono state Federico Zadra, che non ha mai mancato di fornirmi il suo utilissimo apporto di informazioni e suggerimenti, oltre che di amicizia sincera, e Marcella (Rubi) Zadra, la prima e persona che ha creduto e motivato il mio lavoro di ricerca, anche quando tutti i dati qui raccolti e presentati non esistevano ancora. Non posso, poi, dimenticare il contributo di Sergio Zadra, che quasi dieci anni fa, mi permise di venire a contatto con gli Zadra di Cis e mi diede utili suggerimenti nel momento in cui i dati raccolti iniziavano a prendere corpo. Sigle usate nel testo: 1 a.e.c.: avanti era comune; sigla scelta per il suo carattere di semplice designazione storiografica, non confessionale 2 c.d. : cosiddetto 3 d.e.c. : dopo era comune; sigla scelta per il suo carattere di semplice designazione storiografica, non confessionale 4 aa. : anni 5 N.d.A.: nota dell’Autore Riferimenti nel testo: 1 Sefarditi: Ebrei originari da tutto il Mediterraneo, dalla Persia alla Spagna, quest’ultima detta in ebraico “Sefarad”, nelle tabelle (S) 2 Aschenaziti: Ebrei provenienti dalla Polonia, Russia, o dalla Germania, quest’ultima detta in ebraico “Aschenazi”, nelle tabelle (A) 3 Sefarditi Italiani: nelle tabelle (S/I) 4 Persiani: nelle tabelle (P) INTRODUZIONE Nel 2003, un gruppo di ricercatori di Genetica Medica di Udine ha pubblicato un articolo scientifico relativo all’identificazione di componenti genetiche provenienti da popolazioni negroidi, ispaniche ed orientali nelle popolazioni residenti da secoli nella zona della Marca Trevigiana. La presenza nelle popolazioni della Marca Trevigiana dei tratti genici dei loro più o meno antichi progenitori testimonia i continui movimenti delle popolazioni nel corso dei secoli, e questa osservazione scientifica non può stupire, perlomeno non stupisce sicuramente chi ha studiato le continue trasmigrazioni lungo l'Europa, l’Asia e il Medio Oriente di commercianti, eserciti e conquistatori, spesso col popolo al seguito. La notizia, certamente insolita per la mentalità corrente, fu riportata anche in un articolo comparso su “La Repubblica” di domenica 1 giugno 2003, da Saverio Correr. Un fenomeno analogo, di occultamento delle origini di un popolo giunto da lontano, è accaduto anche in Val di Non, in provincia di Trento, la Valle ora famosa in tutta Italia ed Europa per la coltivazione delle mele: ancor oggi, i nomi di numerosi paesi, monti, località, quartieri di tutta la Val di Non, come anche la maggioranza dei cognomi delle persone che vi risiedono, rimandano in molti elementi alla storia ebraica della Valle (v. Tabb. da I a IX). Capitolo I IL SIGNIFICATO DI UNA RICERCA: I MATTONI INIZIALI È probabile che, in un periodo di tempo molto distante da oggi, con buon’approssimazione circa duemila anni fa, al seguito delle truppe dell’Impero Romano, una Comunità ebraica si mosse dalla città di ZADRACARTA (Figg. 1, 2, 3) non distante dal Mar Caspio, nell’attuale Iran (Persia), per giungere in Val di Non. Quasi certamente, lo stesso popolo, la stessa tribù, raggiunse altri luoghi lontani per insediarsi e fermarsi definitivamente. Questi luoghi sono l’attuale Afghanistan, l’Algeria, l’Egitto, dove molti dei loro diretti discendenti risiedono ancora oggi, e la Polonia e la Russia, dove invece erano presenti fino al passato recente, all’epoca della tragedia della Shoa. La loro presenza forse, si estendeva anche alla Spagna. “La maggioranza delle comunità Ebraiche risiedeva nell’area che adesso é parte del moderno Iran, Iraq, Afghanistan, e l’area circostante; parlando dei loro inizi, si riferivano al periodo dell’Esilio Assiro (720 a.e.c.) e all’epoca dell’Esilio Babilonese (560 a.e.c.). … Non ci sono resti archeologici che permettano di confermare tale ipotesi. Esiste, tuttavia, la menzione nella Bibbia dell’esilio d’una gran comunità sul fiume Gozan. Sembra, in ogni modo, che il mito dell’insediamento d’una comunità Ebraica nella “Mezzaluna Fertile” abbia delle basi storiche fin dal periodo dell’Esilio. E, inoltre, ci fu una presenza Ebraica continua in quell’area sicuramente fino all’epoca moderna” (9), (25) (trad. pers. da Guy Matalon, PhD., The "Other" in "Afghan" Identity: Medieval Jewish community of Afghanistan, www.afghan-web.com, Afghanistan Online. History). Stando alle più recenti ipotesi storiche, quei luoghi di confine e continue migrazioni sono anche i luoghi più probabili per la ricerca delle Dieci Tribù Perdute d’Israele. Capitolo II I COGNOMI EBRAICI DELLA VAL DI NON • I COGNOMI ASCHENAZITI E SEFARDITI NELLA VAL DI NON l numerosi cognomi ebraici oggi presenti tra le persone che abitano la Val di Non sono il primo elemento che balza in evidenza studiando la storia di questa Valle, così com’è riportato nella TAB. I. TAB. I ELENCO DEI COGNOMI EBRAICI PRESENTI IN VAL DI NON ANCHE NEL PASSATO COGNOME E SUE POSSIBILI VARIAZIONI IN VAL DI NON NOTE ALTROVE ABRAM ABRHAM BARBACOVI BARBAKOFF BENEDETTI, BENDETTI CALOV/I, CHALOW, CALOVET/O, HALOV, CALOVIN, COLEVI KALOWY KULAV/I KALUV, JALOW CAMPAGNANO CATTANI, CATAN CATAN CORAZZOLA CORRAZZOLA, CORRAZZOLLA, CORAZOLA, COREZZOLA LUOGO di PROVENIENZA Russia, Polonia (A) Russia (A) Italia (S/I) (1) (14) (1) Polonia (A), Russia (A) (1) Italia (S/I) Italia (S/I) CHOROSZCZULA Polonia (A) KRAZULA, KRUCZEL, KRASULSZAJA, KRUCZEL DONATI Italia (S/I) ERLICHER Germania (A) Il nome di molte famiglie di Denno, un paese della parte sud della Valle, ma anche una parola ebraica, oltre che un cognome ebraico molto comune nelle Comunità Italiane. Nel “Libro di Esdra” c’è un Catan fra i rimpatriati da Babilonia (1) I cognomi aschenaziti italiani sono da intendersi come la trasformazione sonora dalle varianti aschenazite polacche qui elencate; le città dove erano presenti le forme di scrittura polacche erano principalmente Przedborz (anni 1826-30, 1848, 32-67) Gubernia: Radom / Provincia: Kielce; Bialystok (aa. 1888-99) Gubernia: Grodno, Provincia: Bialystok. Esiste un piccolo paesino Corazzola in provincia di PD, abitato da una Comunità fino al tardo Medioevo, nelle vicinanze di un Monastero ora abbandonato; questa consuetudine di insediare una Comunità Ebraica nei pressi di un convento era molto diffusa durante il medioevo (v.rif.2) Cognome ebraico molto diffuso nelle Comunità Italiane (1) Un Erlicher era Presidente della piccola FRANCH, FRANC GRAIF IOB, YOB FRANCH, Germania (A), Polonia (A) FRANC, FRANK FRANCK GRAIFF, GRAJFF Galizia, Romania (A) JOB, YOB CASPARO, KASPAR KASPAR CHELLER KELLER Russia, Polonia (A) Russia - Odessa (A) KULAVI LEONI^ KULAWY, KULEV Polonia Italia (S/I) MACCANI٠ MACHANI٠ MACHANI Iran (P) MAONI MAON Medio Oriente (S) MOSCOT MOSCATI Spagna (S), Bacino Mediterraneo (S) MOZIN, MOSIN MAZIN, MOSIN MOCNYJ, MOZEN NUNES Russia, Polonia (A) NONES Portogallo, Francia (S) Comunità Ebraica di Arco di Trento fino alle persecuzioni razziali nazifasciste (1) (1) I figliuoli d’Issacar: Tola, Puva, Iob e Shimron (Genesi 46:13). Iob può, però, anche essere una variante di Jop "Giobbe", oppure una forma contratta di Jacob(o). Cognome tipico della Val di Non, oltre che di Dieç in comune di Tumieç (Illegio di Tolmezzo), e abbastanza frequente a Ospedaletto di Gemona (18 famiglie nel 1929); si trova pure a Cervignano, Tarcento, Udine, Magnano, Reana. (4) (1) Casparo è trasformazione di Kaspar Famiglie presenti anche nei documenti del ‘500 (1) v. Calov Indica spesso il discendente della tribù di Giuda, per via del significato stesso del cognome in ebraico, leone (1) Evoluzioni possibili del cognome ebraico sono Maçanas in Portogallo, Madzhani in Turchia, e Machan in Russia. La pronuncia è simile nei vari luoghi, con una maggiore o minore pronuncia del “ch” aspirato; la registrazione MACHANI scompare dopo il ‘700 dai registri di Tres (1) In Ebraico indica la dimora, il rifugio; nella Bibbia, spesso, i nomi di luogo e i cognomi si equivalgono. Maon è il discendente di Caleb, ma è anche una località, forse la moderna Hirbet Ma’on o, più probabile, Hirbet Ma’in. Il Cognome è ora presente solo in Sicilia con pochissime famiglie Maoni (1) “dicti Procheri”, erano presenti a Bancho, in Val di Non; non è escluso che la famiglia Moscot svolgesse funzione di esazione di tasse e/o tributi, come i Rizzardo/i (v.) (1) Città: Pultusk; Warsaw: 1851-1896; Gubernia: Warszawa / Province: Warszawa Nones è il nome degli abitanti della valle, ma è anche un nome di famiglia; Nones o Nunes sono cognomi Sefarditi. La forma prevalente originale è quella con la "u", perché probabilmente derivata da Nunez, ma esistono prevedibili trasformazioni successive tipo Nunez -> Nones, come in Lumbroso / Lombroso. Le famiglie Nones tracciano la loro discendenza dalla Tribù di Beniamino (1) PARIS Lituania, Russia (A); Galizia° REICH RIZZARDI Germania, Polonia (A) Italia (S/I) RIZZARDO RUCCHEL RUKHEL; RUKHELSON; ROKHELES SALOMON SICHER SOLOMON SIKER#; SIKAR; SHIKER; SHIKOR WIDMAN V. TAB. III ZARD WIDMANN ZADRA ZARDI Russia, Polonia Russia - Odessa (A) Galizia (A) Odessa – Russia (A) (S) (P) (A) Il nome non sembra direttamente correlato alla città di Parigi (Paris in francese ed altre lingue) Da Vilkomir, Kremenets, Poltava Gubernia Prestatori di denaro Ebrei, viventi nel ‘400 – ‘500 ad Iseo (sul lago omonimo), dove visse il più importante gruppo ebraico del bresciano (Giacomo, Anselmo, e Leone, fuggito da Palazzolo) (15) Deriva dal nome proprio Rokhel (Yiddish). Da questo tipico cognome Aschenazita nascono una miriade di possibili varianti. Cognome ora estinto in Val di Non e in Italia #Forma del Cognome molto comune ad Odessa, con la stessa sonorità che in Val di Non Gli ultimi Zardi della Val di Non sono ora presenti quasi esclusivamente a Trento ° una parte della Galizia rumena fece parte anche della Russia. # v. lo specifico riferimento in “I luoghi geografici” ٠Nella Genesi 32, 3, quando Giacobbe incontra i messi di Dio dice: “Questo è un campo di Dio. E chiamo quel luogo Machanaim”. Anche nella Haftarà di Vaichì (Genesi), esiste un luogo di nome Machanaim, che potrebbe indicare il “luogo di Dio”, con una parola sempre derivata da Machan. ^ La descrizione che Gabriella Chini Romanese, ora scomparsa, fa di uno dei Leoni di Segno, suo paese, sembra calzare con quella tradizionale di molti mediorientali: “Nel suo viso, dalla carnagione olivastra, spiccavano occhi vivaci e bei baffi scuri!”, da “Anni Cinquanta Un’infanzia felice a Segno e dintorni”, p 53, Associazione Culturale P. Eusebio F. Chini, Segno, 2001. Ciascuno di questi cognomi riveste un particolare interesse, perché la sua storia, origine e provenienza rappresenta una appartenenza a gruppi apparentemente molto diversi, e spesso non è chiaro il motivo del sovrapporsi di origini ebraiche così distanti tra di loro (l’Europa dell’Est degli Aschenaziti, il Mediterraneo e la Persia dei Sefarditi) in un luogo così a lato rispetto alla “Grande Storia”, e neppure è noto il periodo esatto in cui ciò sia avvenuto. Ciascuno dei cognomi presenti ora o nel passato della Val di Non, o di quella parte della Val di Sole immediatamente limitrofa alla Valle di Non, fa parte di Comunità Ebraiche storicamente molto note, e oggi tali cognomi sono portati da persone viventi direttamente in Israele, o in diversi altri Paesi del mondo. Una breve storia relativa alla nascita, scomparsa e rinascita nell’uso dei cognomi è contenuta nella TAB. II. TAB. II BREVE STORIA DELL’EVOLUZIONE DEI COGNOMI (modif. da Jeff Malka, 2000) • Nel periodo di Babilonia era tradizione acquisire cognomi Aramaici. L’aggiunta dei suffissi “alef – yod” stava implicitamente ad indicare "imparentato, collegato con", com’è in Barzelai (Barzel = ferro), o in alef, come in Malka, dalla parola ebraica Melekh (il Re). • I Romani avevano tre nomi. Il primo era il nome vero e proprio (Marcus), il secondo indicava la “familia” (Tullius), mentre il terzo la “gens” (Ciceroni). Questo sistema sparì con l’arrivo della religione Cristiana. • Intorno al XII secolo i cognomi patronimici iniziarono a ricomparire, ma essi erano ora collegati a numerosi elementi generici, la terra (de Valois), descrittivi (Carpentiere) o simili. Così, il nome individuale divenne il "nome", e il nome di famiglia il " cognome ". Molti Giudei formarono allora dei cognomi di famiglia con sonorità simil – Europee, che erano nei fatti degli acronimi ebraici (es. Barbacovi). • Infine, nel XVI e XVII secolo, le autorità dell’Europa centrale iniziarono ad obbligare le famiglie Ebraiche ad adottare cognomi di famiglia fissati per via ereditaria. Nella Val di Non, ciascuno dei cognomi elencati nella TAB. I è presente principalmente in uno dei paesi che compongono la Valle stessa, come a conferma della provenienza quasi esclusivamente tribale/familiare del cognome. Per la conoscenza della diffusione storica dei cognomi, uno strumento di indagine molto utile è rappresentato dai Registri Parrocchiali, resi obbligatori dopo il Concilio di Trento dalla Chiesa Cattolica per tutti i soggetti presenti nelle varie Comunità, indipendentemente dalla loro religione di origine. La Chiesa Cattolica disponeva, in questo modo, di un mezzo di controllo delle varie popolazioni presenti nella sua vasta area di influenza. I numerosi cognomi ebraici osservati in Val di Non vedono la contemporanea presenza di nomi aschenaziti (provenienti dalla Polonia, Russia, o, più raramente dalla Germania, detta in ebraico “Aschenazi”), e di nomi sefarditi (originari di tutto il Mediterraneo, dalla Persia alla Spagna, in ebraico detta “Sefarad”). Tra i cognomi ebraici sefarditi, quelli che trovano origine nelle Comunità Ebraiche Italiane sono relativamente pochi, e non rappresentano, in ogni modo, la maggioranza dei cognomi israeliti della Val di Non. Analogamente, non sono neppure presenti i cognomi aschenaziti tipici del vicino Sud Tirolo, che per molti secoli, quasi nove, ha esplicitamente o implicitamente dominato la Val di Non. Tra i cognomi aschenaziti s’incontrano così i vari Barbacovi, Mosin, Casparo/Kaspar, tutti ebrei di provenienza russa o russo/polacca; Widmann / Widman, Graif (anche nelle versioni, Graiff o Grajff) e, in parte, Paris, dalla Galizia Rumena; Abram, Franch, Erlicher, Zard/i, Calov/i, Reich ancora da zone di influenza aschenazita; il cognome Nones, invece, proviene dagli Ebrei portoghesi e francesi, mentre Donati, Campagnano, Cattani, Rizzardi sono cognomi Sefarditi, ma presenti anche in alcune Comunità italiane; fa eccezione Maccani, o anche Machani fino al 1700, che proviene direttamente dalla Persia (1). Particolare nella sua provenienza è il piccolo gruppo di cognomi aschenaziti originario di Odessa, quali Sicher, Zadra e Cheller. Odessa è posta sul Mar Nero, non lontana dalle zone di Zadracarta. Vicino ad Odessa, inoltre, si trovava la cittadina di nome Zadra, altra significativa prova dello stretto legame tra i cognomi ebraici noti e i luoghi geografici (v. Capitolo IV). La guerra fatta dai Russi alla libera Comunità Ebraica di Odessa per lungo tempo fino al XVIII secolo, potrebbe aver pesato nella successiva migrazione verso l’attuale Val di Non di alcune famiglie israelite. Di regola, ciascuno di questi cognomi si trova sempre all’interno di uno, o al massimo due, paesi della Valle. Questa particolare suddivisione potrebbe avere un significato. La distribuzione dei vari cognomi starebbe ad indicare il frazionamento di quella che era la tribù d’origine, o, ancora più probabile, la corrispondenza tra la presenza di ebrei di diversa provenienza e il momento del loro arrivo in periodi successivi nella Valle, luogo relativamente sicuro per molti ebrei. Alcuni dei cognomi Israeliti presenti nella TAB. I sono ora scomparsi dalla Val di Non, come Rosat o Tarro, mentre erano all’epoca presenti nei Registri Parrocchiali della Valle. Questi cognomi scomparvero durante il XVIII secolo dalla zona, ma è possibile ritrovarli ancora, in numero realmente limitato, soltanto in aree ristrette, come la Sicilia, dove i Giudei che li portavano vissero o si convertirono poi forzatamente al Cattolicesimo in gran numero, a partire dal XVI secolo. Molti di questi cognomi hanno quasi certamente rappresentato la traduzione in termini più o meno espliciti di quello che era il ruolo iniziale della famiglia, della persona all’interno della Comunità Ebraica. Un primo chiaro esempio di ciò è il cognome BARBACOVI, BARBAKOF(F). Secondo l’autorevole fonte del “BETH HATEFUTSOTH”, vale a dire gli studiosi che a Gerusalemme si incaricano di conservare memoria dei cognomi ebraici della diaspora, questo nome di famiglia è un acronimo ebraico. In Barbacovi/Barbakoff, i suffissi slavi “ovi” o “off" significano "figlio di", mentre la restante parte sarebbe l’acronimo dei termini ebraici "Ben Reb Baruch Cohen" (figlio del Rabbino, benedetto il sacerdote). In ebraico, Baruch significa benedetto, e Baruch è, a tutt’oggi, uno dei nomi propri ebraici a carattere votivo, dati ai neonati, per augurare loro buona fortuna (14). Secondo il “BETH HATEFUTSOTH”, la necessità delle “autorità dell’Europa centrale, nel XVI e XVII secolo, di forzare le famiglie giudee ad adottare dei cognomi di famiglia fissati ereditariamente, aveva spinto le famiglie di molti ebrei ad inventare cognomi con sonorità europea, che erano, in realtà acronimi ebraici. • IL COGNOME ZADRA Zadra è uno degli antichi cognomi ebraici (v. TAB. II), ancora oggi riportato sui due più importanti dizionari dei cognomi ebraici di Polonia e di Russia ora in commercio, pubblicati negli Stati Uniti (20) (21). (Figg. 13, 14, 15, 16) Gli Zadra sono presenti, da tempo imprecisato, come famiglie autonome e non come emigranti per lavoro o per libertà, in molte località del mondo, oltre che nella Val di Non. Non tutti gli Zadra esistenti nel mondo, quindi, provengono dalla Val di Non; alcuni di loro provengono direttamente da Israele, o dall’antica zona di Babilonia, o, ancor meglio, dalle zone della diaspora in cui trovarono rifugio le tribù di Israele in fuga (Egitto, Afghanistan, Nord Africa). Il troncone principale di questa famiglia sembra, in ogni caso, nascere dalla regione di Babilonia, da cui venne espulsa per giungere a Zadracarta. Ovviamente, nei paesi di tradizione religiosa islamica, come ad es. l’Algeria o l’Afghanistan, le famiglie Zadra sono musulmane; si può, anzi, considerare che il gruppo più numeroso di Zadra ora esistente nel mondo sia musulmano. Le famiglie Zadra della Val di Non si insediarono principalmente a Tres (Fig. 4), e si separarono intorno al 1450, per motivi non noti, stabilendosi, una parte di loro, in un altro piccolo paese, Cis (Figg. 5, 6). A Tres, essi probabilmente arrivarono al seguito delle truppe Romane, con altre famiglie di Israeliti, raggruppate nel popolo anauno, intorno alla prima metà del I secolo d.e.c., così come segnalato dalla Tavola Clesiana, fortuitamente ritrovata a Cles, capoluogo della Valle, agli inizi del ‘900. In questa Tavola è raccontato l’arrivo di tre popolazioni e il conferimento della cittadinanza romana agli Anauni. TAB. III ELENCO DOCUMENTATO DELLE VARIANTI EBRAICHE DEL COGNOME ZADRA, PRESENTI OGGI O NEL PASSATO COGNOME BASE E VARIAZIONI PAESE NEI QUALI È ORA PRESENTE ▫ SADRA SPAGNA, IRAN, MAROCCO, SIRIA, FRANCIA, SADRADIN O SADRADDIN SPAGNA SADRAN AFGHANISTAN, FRANCIA, SPAGNA TUNISIA, MAROCCO, SPAGNA◊ ITALIA*, AFGHANISTAN, ALGERIA, EGITTO, FRANCIA^ SADRAOUI ▫ ZADRA ▫ ZADRAY PAESE NEI QUALI ERA PRESENTE NOTE IRAN, POLONIA, RUSSIA, SPAGNA (?), MAROCCO (?), SIRIA (?), FRANCIA (?) AFGHANISTAN IRAN, POLONIA, RUSSIA° FONTI BIBLIOGRAFICHE Da un elenco di 7897 Cognomi Sefarditi La terminazione “din” è una aggiunta finale della lingua armena; indica la tribù v. gli specifici riferimenti nel testo In Arabo, “oui” indica la tribù d’appartenenza *La VdN è divenuta italiana nel 1918, dopo la caduta dell’Impero AustroUngarico; - in Egitto il gruppo degli Zadra è presente da oltre duemila anni (v. nota relativa); - in Polonia, fino al 1920 nelle Comunità Ebraiche di Wyszkow, Wegrow, Ciechanowiech Ebrei provenienti dalla Spagna verso Gerusalemme, che hanno fondato un paese in Francia, Sadroc - Indice dei Documenti Ebraici - Polonia (178,935 cognomi). Ricavato da oltre 1.800.000 documenti Ebraici di nascita, matrimonio, divorzio e morte, collocati negli archivi di Polonia. Database aggiornato costantemente, in conformità ad un progetto in evoluzione. - JewishGen - Ricerca delle Famiglie (da 82,912 cognomi). I cognomi sono stati ricercati, segnalati, e raccolti da circa 60.000 genealogisti Ebrei in tutto il mondo. Database costantemente aggiornato in conformità ad un progetto in evoluzione. - Dizionario dei cognomi Ebraici dell’Impero Russo (49.167 cognomi). In inglese. - Dizionario dei cognomi Ebraici del Regno di Polonia (32.871 cognomi). In inglese ° da Odessa Registrazione della documentazione a partire dai Consolati Russi (38.534 cognomi), sulla base delle transazioni commerciali di 70.000 persone attraverso i consolati zaristi Russi con gli Stati Uniti, dal 1849 al 1926. (Microfiche in Inglese). JewishGen - Ricerca delle Famiglie (da 82,912 cognomi). I cognomi sono stati ricercati, segnalati e raccolti da circa 60.000 genealogisti Ebrei in tutto il mondo. Il Database è costantemente aggiornato in conformità ad un progetto in evoluzione. Dizionario dei cognomi Ebraici dall’Impero Russo (49.167 cognomi), in inglese. ▫ ZADRE ZADRIJ▫ RUSSIA ▫ provenienti da Odessa ZADRAN AFGHANISTAN, POLONIA AFGHANISTAN, POLONIA ZADRAPA ZADRAZIL POLONIA UNGHERIA, POLONIA POLONIA UNGHERIA, POLONIA ZADROIVITCH ISRAELE POLONIA, RUSSIA ZADROYEVSKY ISRAELE POLONIA, RUSSIA ▫ In Afghanistan le tre diverse versioni (Sadran, Zadra, Zadran), sono sempre all’interno della stessa tribù Zadra Il suffisso “zil” sta ad indicare “figlio di” La terminazione -itch significa “figlio di” nelle lingue slave. La terminazione -yevsky significa “figlio di” nelle lingue slave secondo i ricercatori di JewishGen (v.), tutti cognomi sopra elencati fanno parte di un unico gruppo, contraddistinto da un unico identificativo D-93100; ^ con doppia provenienza, o dalla Val di Non o dall’Algeria; ◊ probabilmente come immigrati recenti da un altro paese. La sonorità “sadr/sadra” è, tuttavia, molto frequente in tutto l’oriente, dalla Turchia fino al Pakistan, ed è presente anche nell’Africa orientale, nelle zone prospicienti al mare. Una famiglia Sadra in Israele proviene dalla Turchia. In origine, il loro cognome di famiglia era Sardas, ma lo cambiarono in Sadra per renderlo profondamente “ebraico” (2). Esistono anche località con la sonorità semitica “sadr/sadra”: Sadra in Turchia, Sadra in Pakistan, Sadr Bazar in Pakistan Sadr al Husan in Sudan, Sadrabad (Sadra bad) Pishkooh, Sadrabad Restaq, Sadrabad Ardakan, Sadra hé Dow, Sadra hé Yak, in Iran (5). Analogamente a Zadracarta, città di “Zadra” (gli organizzatori responsabili), Sadrabad significa “città di Sadr”. Il termine Sadr ha un due significati, molto legati l’uno all’altro, anche se apparentemente distinti. Il primo è “cuore (come in italiano, anche come bontà, coraggio), petto” e il secondo significato è “alto, ciò che sta in alto”, anche nel senso di “dignitario civile o religioso”; in questo particolare senso è, a tutt’oggi, molto diffuso in Iran, con significato analogo alle parole arabe scheick, visir. In Iraq, invece, un ben noto sceicco è Moqtad-al-Sadr, ben noto leader oppositore degli americani, ma figlio dello sceicco grande oppositore di Saddam Hussein, al quale, infatti, è stata dedicata Sadr City. Come è esposto nel Cap. III “ZADRACARTA E GLI AVVENIMENTI STORICI INIZIALI”, la seconda Diaspora Ebraica si diresse verso l’attuale Iran/Irak e da lì verso l’Afghanistan, ove le tracce della presenza Israelitica si sono concretizzate anche nella Tribù Zadran e nel cognome derivato Zadra (Fig. 7). Abbondanti tracce storico-geografiche di Zadracarta sono contenute nell’articolo apparso sul "Corriere della Sera" del 24 Dicembre 2001, "Caccia nelle caverne bombardate…". Al termine dell’articolo, il giornalista parla di Gulab Din, capo della tribù Zadran. Questa tribù vive in una regione chiamata Paktia (Pashtun), collocata a circa 70 km a sud di Kabul. Gli Zadran sono ora dei pashtun (pakti) e la loro regione di riferimento si trova vicino alla frontiera col Pakistan, nella regione di Gardez (Paktia), a sud di Kabul. La “n” finale del loro nome deriva dall’Aramaico, e sta ad indicare il soggetto grammaticale, la forma nominale del termine. Secondo un testo pubblicato nel 1973 dal prof. Louis Dupré, docente di storia contemporanea a Princeton, e contenente interessantissimi excursus sulla storia, tradizioni e costumi dell’Afghanistan, molti componenti della piccola tribù o clan degli Zadran usano portare un curioso corto cappello cilindrico, di significato non precisato, ma forse residuo dell’antico ruolo rabbinico. Molti, inoltre, hanno assunto come cognome il nome del clan. I componenti del piccolo gruppo Zadran, precisa Dupré, fanno parte di un più grande raggruppamento, i Carrani, traslitterato in Currani per favorire la dizione americana (5). Gli Zadra d’Afghanistan, oggi, comprendono, tra gli altri, Amanullah Zadra, che è ministro del dipartimento degli affari esteri nel governo Afghano, mentre Azam Zadra è vicegovernatore della provincia di Nangarhar est, in pratica vice - capo d’una delle venti tribù Afgane, la tribù Zadran, che dispone di un proprio esercito di circa 2000 soldati. Questi Zadra non hanno la “n aramaica” finale. Il cognome Zadra è diffuso in Afghanistan con le varianti Zadran, Sadran, e quest’ultima versione è riportata anche sulla Guida Telefonica del Kenia, ed. 98/99 (Kenya Telephone Directory, 98/99), nella zona costiera, insieme alla versione modificata Sadrudin. Il cognome Sadran arrivò in Kenia, forse dalla Persia durante il tardo Medio Evo per via dei commerci; le città di Malindi, Mombasa e Zanzibar, conquistate e fondate dai Portoghesi all’inizio del XVI sec., rappresentavano un approccio obbligato per le navi che portavano merci verso i ricchi e nascenti mercati dell’Europa. Circa 100 Zadra vivono in Egitto ad Assuit (Deir Durtinka), 300 km a sud del Cairo. Essi sono prevalentemente Copti e in parte Musulmani. I loro nomi, tuttavia, rappresentano poco la tradizionale derivazione musulmana, ma ricordano, al contrario, il legame con la tradizione ebraica; si possono perciò trovare Daniel, Ismail, Samuel, Iesha. A questo proposito, un legame particolare tra i Copti e gli Ebrei d’Egitto è costituito dalla Sinagoga del Cairo, che, a testimonianza di un antico legame, è racchiusa in un gruppo di chiese Copte. Assuit rappresenta, inoltre, un pezzo importante di storia all’interno della Diaspora ebraica. In quella zona, oggi famosa per via di Gesù e della tradizione Cristiana, la famiglia di Gesù arrivò insieme a numerosi altri Ebrei, fuggendo da Israele per le persecuzioni erroneamente attribuite al re di Israele Erode, molto più probabilmente create dai Romani, già vicini alla decisione che poi presero, di espellere tutti gli Ebrei da Israele. Ancor oggi esiste un Convento dedicato a Maria, madre di Gesù, a Durunka montagnola di Assuit (Deir Durtinka). Come conferma della lontana origine del nome Zadra in Egitto, uno degli Zadra algerini, ha affermato che la sua famiglia anticamente proveniva dall’Egitto, confermando quindi implicitamente le affermazioni di uno Zadra egiziano sulla millenaria presenza della sua famiglia in Egitto. Nell’area Russo-Polacca c’erano alcuni Zadra ebrei e numerose altre varianti del cognome Zadra (Zadranowicz, Zadrażyński, Zadrażny, Zadrawa, ecc.), oltre a quelle elencate nella TAB. III. Ciascuna di queste differenti versioni è forse legata alle tante possibili varianti introdotte nel cognome nel corso del tempo, alcune per semplici passaggi ad altre comunità di riferimento, altre, per i più vari e casuali motivi, non ultimi gli errori di trascrizione o le evoluzioni legate al paese di soggiorno. Una particolare menzione e ricordo va agli Zadra ebrei-polacchi che furono vittime della cinica assenza umana, incarnata dai nazisti durante la Shoà. Questi Zadra, dai tipici nomi ebraici e yiddish, Aharon, Rosa, Alter, Shmuel, Chaim, Khava, Szlata, Sara, Yosefa, provenivano per la maggior parte da Jadow, oppure da Varsavia, o ancora da Shepetovka, una cittadina vicino a Varsavia (37). Queste famiglie Zadra costituiscono, quindi, un nuovo allargamento di quanto già noto in precedenza sugli Zadra Ebrei polacchi. Riguardando i cognomi Aschenaziti Polacchi, un particolare sicuramente importante è che nella Polonia del ‘900, Zadra, o Zadran, o Sadra, o Sadran non mancano mai (TAB. III), confermando quindi la variabilità del risultato finale, nel momento in cui si opera la traslitterazione in lettere latine di un cognome d’origine e significato aramaico. Un esempio indicativo di queste trasformazioni sonoro/grafiche proviene dai cinque cognomi SADRA presenti nell'elenco degli emigrati negli USA, intorno all'inizio degli anni 1900. In quell’elenco erano riportati: 1 Paolo Sadra, austriaco di Klesz. Questo chiaro esempio di trasformazione sonoro/grafica del nome della cittadina, Cles, mutato inconsapevolmente in Klesz dall’impiegato doganale americano, nel tentativo di scrivere “correttamente” in lingua tedesca il nome dell’originaria città di Cles, dimostra la frequente necessità delle persone di trasformare il cognome o la località, a seconda della lingua d’origine e delle condizioni di base del trascrittore. La trasformazione di Zadra in Sadra segue quasi certamente lo stesso percorso interpretativo e mentale utilizzato per la cittadina di “Klesz”. 2 Un’altro Sadra, siriano. 3 Due Sadra, polacchi. 4 Un terzo Sadra, russo. Poiché all’ingresso negli Stati Unti per immigrazione era obbligatorio dichiarare la propria religione, gli ultimi tre Sadra si dichiararono ebrei. Il cognome Zadra, divenuto Sadra alla frontiera statunitense, paese che non possiede la sonorità zeta nella propria lingua, rivela la facilità di trasformare Zadra in Sadra (1) (5). Numerose varianti Sadra del cognome Zadra sono, infatti, ancora presenti in Polonia, in numero addirittura superiore allo stesso cognome Zadra. Esistono numerosi documenti sulla presenza fino al 1920 d’un piccolo gruppo di ebrei Zadra in Polonia, in particolare in tre cittadine Ciechanow, Wegrow, e Wyszków (Fig. 8). Le prime due città facevano capo a Wyszków come città capo-Distretto per i documenti di nascita, matrimonio, morte ed altro ancora; Wyszkow è situata nel nord-est della Polonia. Nella Tab. IV è riportato l’atto di matrimonio stipulato tra Jankiel Zadra e Zlata Wrobel a Wegrow (Fig. 9). Jankiel, o anche spesso Jankele, è un tipico nome degli ebrei delle Comunità Aschenazite. TAB. IV Atto di matrimonio di Jankiel Joskowicz Zadra Surname Marriage Act in Wegrow, PSA M1854-95, records in Fond 234 in Siedlce Archive Gubernia: Siedlce / Province: Warszawa Last updated February 2001* Given name Marriage Year ZADRA Jankiel Joskowicz March 5, 1862 M/4 WRÓBEL Zlata Ajzykowna March 5, 1862 M/4 Type / Act # *Atto di matrimonio in Wegrow, Atti pubblici di Matrimonio 1854-95, Wegrow, Polonia In realtà, il database di Wyszkow comprende anche atti di nascita, matrimonio, e morte della Comunità Ebraica pre-1896, e comprende anche gli elenchi degli Ebrei di altre Comunità, utilizzati durante l’occupazione della Polonia da parte dei nazisti, per arrestare, torturare, eliminare fisicamente, gli Ebrei ed attuare così la Shoà. L’elenco qui di seguito riportato, in forma abbreviata, è l’esempio di una lista di appartenenti alla Comunità Ebraica di Wyszkow durante i primi anni dell’’800. Elenco di appartenenti alla Comunità Ebraica di Wyszkow W waa // PPrroovviinnccee:: W Waarrsszzaaw w ((GGuubbeerrnniiaa:: W mee lliisstt:: Wyysszzkkoow waa)) SSuurrnnaam Waarrsszzaaw AABBAA,, AABBEELLO WIICCZZ,, AABBRRAAM OW MUUSSTT,, AABBO WIICCZZ,, AABBGGAAM OW ODDZZKKII,, ZZAACCHHAARRIIAASSZZEEW …ZZAABBRRO MCCZZYYKK,, … RAA,, DR WIICCZZ,, ZZAAD ZZAALLO ONNDDZZ [[ZZAALLAADDZZ]],, ZZAALLO WIICCZZ OW Un problema considerevole nel reperimento dei documenti è che, spesso, i confini e le appartenenze di vaste zone e città alle diverse “nazioni” sono variati spesso, e più volte nel corso del tempo. Per molti secoli, ad es., l’Ucraina è stata una parte della Polonia, che era, a sua volta, suddivisa e parte della Russia nella sua zona orientale e della Germania nella regione occidentale, per tutto il corso dell’800. Quelle zone furono, d’altro canto, il territorio di residenza di numerosissime Comunità Israelitiche a partire dall’alto Medioevo, in particolare dal IX- X sec. d.e.c.. • ALTRI COGNOMI LEGATI A LOCALITÀ O CON UN PARTICOLARE SIGNIFICATO I nomi di molte località sono contemporaneamente cognomi di persone e riferimenti biblici (TAB. VI); in qualche caso, il cognome che corrisponde ad una località, ha un preciso significato in ebraico. TAB. VI ALTRI COGNOMI O SOPRANNOMI DI FAMIGLIA LEGATI A LOCALITÀ O CON UN PARTICOLARE SIGNIFICATO Località della Val di Non Cognome* / gruppo di famiglie# con lo stesso cognome nella Val di Non Cognome ebraico presente in altre zone Significato in Ebraico/Aramaico o in altro contesto Asson: Polonia, Marocco (2) (20) (21) Polonia, Germania (21) (la pronuncia è molto probabilmente simile in tutte e tre i luoghi) ? Disgrazia, sfortuna, catastrofe Asson Asson* Cires (Tres, pronunciato con la z dolce, zires) Non nota Non noto Mechel (Val di Non) Non presente Mechel (A); poche famiglie a Trieste^ Sores (?) (Tres) ? Sores (A); presente a (A) Kiev nel passato Simbeni Simbeni* Tafuri (Tres) Mandiei# / Mandei# a Tres / mandel I Mandei (secondo la pronuncia italiana; in ebraico mandai) facevano parte di una religione mesopotamica (c.d. dualismo, II-III sec. e.c.); Mandel è un cognome aschenazita (da Man, 19) Possibile trasformazione di “mechal”, in ebraico “recipiente; cisterna; bacino di riserva” V. le osservazioni nel Cap. IV “I LUOGHI GEOGRAFICI DELLA VAL DI NON LEGATI ALL’ORIGINE EBRAICA” Jozefowicz-Simbeni (A); Synben in Polonia Soprannome / riconoscimento di un ? Possibile legame con Tapuri, gruppo di famiglie di Tres# città d’Ircania; in lingua ebraico - aramaica e farsi, le lettere “p” e “f” hanno uguale scrittura ^ A Trieste, sotto l’Impero Austro-Ungarico, erano presenti numerose Comunità Ebraiche, molte delle quali composte da commercianti, medici, avvocati (v. Ettore Schmidt, alias Italo Svevo, noto romanziere, in particolare, per “La coscienza di Zeno”, “Senilità”). Capitolo IIl LA CITTA’ DI ZADRACARTA • ZADRACARTA E GLI AVVENIMENTI STORICI INIZIALI Secondo le numerose e ormai vaste fonti storiche disponibili, a partire dal periodo di Ciro, la città di Zadracarta era posta in Ircania, vicino alle rive sud orientali del Mar Caspio, e la posizione di Zadracarta rimase immutata sicuramente fino all’epoca d’Alessandro Magno (Figg. 1, 2, 3) (12) (13). Non a caso, infatti, questa città si trovava sulla famosa “Strada Regia” dell’esercito d’Alessandro Magno, quasi a metà percorso tra l’inizio di quello che oggi è il Deserto Libico, e il Pakistan, appena oltre il cuore dell’Asia. Alessandro Magno attraversò, in realtà, le stesse strade di Ciro, passando da Zadracarta e raggiungendo poi Israele. Zadracarta era il luogo d'esilio degli Ebrei non graditi nella Comunità di Babilonia (da “Heritage Of The Jews Of Afghanistan”) (25), ma era, inoltre, il luogo sulla “via della seta” attraverso cui passarono gli Ebrei delle tribù poi giunte in Afghanistan, cioè nella vasta zona in cui oggi si pensa che avvenne la dispersione delle dieci Tribù d'Israele. La sparizione della città-fortezza di Zadracarta, oggi probabilmente identificabile con Meeshit, città santa nella Regione di Korasan, resta un fatto difficilmente spiegabile. Il quesito sul motivo sostanziale per il quale, improvvisamente, Zadracarta scomparve dalle cronache storiche e, conseguentemente, anche dagli atlanti storici, è sempre aperto, pur ammettendo il rapporto con la Comunità Ebraica che l’abitava. Molto probabilmente si può pensare alle prime fondamentali manifestazioni di scontro tra le regole di giustizia della religione monoteista di Israele e il sempre più forte anti-ebraismo di altri popoli. In seguito, da quelle località, lo spostamento delle Tribù d’Israele avvenne verso due direzioni: Israele, e poi l’Egitto e l’Africa del Nord ed Orientale, e, dall’altra parte, l’Afghanistan, con le propaggini dell’India e della Cina, ma con tempi lunghi e “a fisarmonica” nella sua esecuzione. Il primo spostamento avvenne in due tempi, con un primo momento collegato ad un decreto dell’Imperatore Ciro, re di Persia e conquistatore dell'impero di Babilonia (538 a.e.c.), che liberò circa 50mila ebrei, ed il secondo (Secondo Ritorno), meno d'un secolo dopo, condotto dalla grande figura del Profeta Ezdra lo Scriba, il Sacerdote capo dei casati sacerdotali e scriba (funzionario fidato del Re di Persia), che descrisse l’allontanamento verso est di una parte delle Comunità Ebraiche che vivevano nelle regioni d’Ircania (la zona di Zadracarta). Quando Ciro il Grande conquistò Babilonia nel 538 a.e.c. ed emanò un editto che permetteva agli Ebrei in esilio di ritornare a Gerusalemme, è possibile che molti Israeliti decisero di rimanere in Persia, come prolungamento non più coatto della loro prigionia, ma volontaria emancipazione, e come segno del nuovo legame ad una terra. L’altra direzione verso cui, quasi certamente, si realizzò lo spostamento dei Giudei, è l’Afghanistan, luogo d’insediamento delle dieci Tribù d’Israele, avvenuto secondo la leggenda all’epoca di Re Saul. Si pensa anzi, con buon’approssimazione, che i nomi di alcune delle locali tribù afgane conservino tracce dell’origine ebraica, come nel caso delle Tribù Durranni (Tribù di Dan), Yussafzai (Yosef) e Afridi (Ephraim). Durante il Medio Evo, due diversi commentatori, Avraham Ibn Ezra e Beniamino Tudela a distanza di un secolo, citarono la presenza in quell’area, rispettivamente, di 40,000 e di 80,000 Ebrei. In quella zona, un motivo forte della loro successiva scomparsa è, quasi certamente, la continua spinta alle conversioni forzate all’Islam, sia in Iran, sia in Afghanistan, analogamente a quanto accadde con le ondate di conversioni coatte in tutta l’area europea di influenza cristiana. Nonostante la conversione, in base alle osservazioni di Amnon Elias, ebreo nato a Kabul e immigrato in Israele nel 1950, numerose usanze odierne in Afghanistan possono essere ricondotte alle radici Giudaiche (The Jerusalem Post, "Heritage of the Jews of Afghanistan“, October 18, 2001) (25) (11). L’origine della comunità Ebraica Afghana sembra, quindi, strettamente collegata a quella persiana. L’Ircania, l’antica regione di Zadracarta, si chiama, oggi, Mazandaran. • IL SIGNIFICATO DI ZADRACARTA La parola Zadracarta è l’insieme di due altre parole molto importanti, sia in aramaico, che in ebraico. In queste due lingue, “carta”, trascritto indifferentemente in lettere latine con la “c” o la “k”, significa "città", e tale significato è giunto immutato fino ai giorni nostri nei nomi di molte città, anche apparentemente molto lontane (v. ad es., Giakarta, nella lontana Indonesia), mentre Zadra (da leggersi nelle lingue semitiche con la “s” di secchio) è ancora una importantissima parola sia in ebraico che in aramaico. Zadra ha, infatti, le stesse tre lettere ebraiche (samech – dalet – resh) della Pasqua Ebraica, il "seder", ma deriva dalla parola aramaica Zadran (sadran). In Aramaico la lettera finale “n” corrisponde al sostantivo (caso nominativo) (Figg. 10, 11, 12). Zadra, quindi, corrisponde a numerosi significati, tutti legati al concetto di organizzazione: “organizzare, disporre, sistemare, aggiustare, riordinare, mettere in ordine, preparare, combinare, predisporre, stabilire”. Per dare l’idea di come ancora nella parola sadran sia rimasto il significato originario mutuato dall’Aramaico, nei kibbutz d’Israele, la persona oggi più importante per chi vi giunge non è il "segretario“ del kibbutz (mazkir), ma lo “sadran ha-avodah”, lo “sadran”, in altre parole chi funge da organizzatore della Comunità del kibbutz. La parola “sadran” è poi usata nei teatri d’Israele per indicare la "maschera", una figura essenziale ed efficace per prevenire, anche in questo caso organizzando(i-seder), il caos assoluto che nasce quando, in sua assenza, ciascuno si sente autorizzato a spingere e mostrarsi arrogante per trovare un buon posto (Dr. Joseph Lowin, Executive Director National Center for the Hebrew Language, NY, USA) (26). In aramaico, quindi, Zadracarta significa la città dello “sadran”, o, ancor meglio, di “haSadran” o “haSadranut”, vale a dire la città del giudice o di chi fa funzionare la Comunità per farla vivere, e lo Sadran è quindi la persona che sistematicamente riorganizza le tradizioni; sadran, infatti, significa anche la persona erudita, lo studioso metodico. Alcuni studi delle iscrizioni Giudeo-Persiane sulle prime tombe ebraiche dell’Afghanistan scoperte nel 1946, hanno dimostrato la presenza d’un antico Giudice Rabbinico all’interno delle comunità ebraiche, ricordato sulla tomba come Rosh Ha Sadranut, il Primo nella Organizzazione, secondo la Legge Rabbinica, parola collegata al titolo in aramaico del capo della scuola rabbinica (Raish Sidra) (11). Una parola molto vicina nella radice, e perciò molto probabilmente derivata dall’antica parola aramaica sadran, è Sadron (v. Cap. IV I luoghi geografici della Val di Non legati all’origine ebraica), il nome di una montagna e di una malga (Figg. 17, 18) poste di fronte a Cis, paese della Val di Non/Val di Sole, dove gli Zadra trasmigrarono intorno al 1450 provenienti dall'altro paese, Tres. È possibile, invece, che il nome Cis derivi dalla terminologia latina, e significhi quindi “al di là”, intendendosi in questo caso “al di là del fiume (Noce)” rispetto al punto di partenza, Tres. L’ipotesi più valida è che anche Anaunia sia un nome di origine ebraica. Negli archivi comunali di numerosi paesi della Val di Non (Cles), e della Val di Sole (Monclassico, Malè), esistono numerosi documenti scritti in Latino Medioevale, in cui la Val di Non è sempre scritta con il nome di Anania. Questa parola ebraica, ANANIA, significa, nel riferimento biblico, "YAWEH è misericordioso". Per chi, proveniente dalla lontana Zadracarta, si insediava in quella terra, benedirla con un nome così evocativo era sicuramente una scelta intensamente riconoscente. Esistono poi la parola ANAN, solo brevemente menzionata nella Bibbia, che in lingua ebraica significa “nuvole”, e la parola ANANI, che, sempre in ebraico, significa "la mia nuvola", e che, ancora nella Bibbia, rimanda direttamente ai discendenti di Re David. La discendenza da Re Davide torna ancora in un altro documento che parla degli Ebrei d’Afghanistan. Capitolo IV I LUOGHI GEOGRAFICI DELLA VAL DI NON LEGATI ALL’ORIGINE EBRAICA • LA VAL DI NON, DI SOLE E LE VALLI CONTIGUE Un altro importante ruolo, nella comprensione delle radici aramaico / giudaiche della Val di Non, è svolto dai nomi geografici della Valle. Numerosi nomi di località nonesi hanno, infatti, la stessa origine aramaico / ebraica dei cognomi. All’inizio della Val di Sole, la Valle immediatamente contigua alla Valle di Non, c’è una valle chiamata “Val di Rabbi” (Fig. 19). La parola Rabbi fa riferimento diretto alla figura del sacerdote ebreo, o, più in generale, sempre in ebraico, al capo di una comunità. La frase “Val di Rabbi” fa pensare poi, anche ad un luogo ove era possibile trovare il Sacerdote d’una delle Comunità Ebraiche presenti nelle contigue valli di Sole e di Non. In Val di Rabbi, come anche in alcune altre piccole località delle Valli di Non e di Sole, esisteva una particolarità nell’organizzazione della vita sociale. Questa era, infatti, regolata dalla turnazione delle cariche su base annuale, e a tutti era garantita la possibilità di accedervi. La libera elezione dei responsabili della cosa pubblica, possibile per tutti, costituiva, perciò, un'orgogliosa affermazione di autonomia, e costituiva, indubbiamente, un esempio di democrazia avanzatissimo per l’epoca, quando ancora il principio di disuguaglianza sembrava rientrare tra le “leggi naturali” e cristiane. Questo principio, nel suo voler porre tutti su uno stesso piano, ricorda da vicino le regole di reciproco rispetto e non proprietà perenne per gli individui, tipico di alcuni gruppi del popolo d’Israele che applicavano la legge biblica della perdita della proprietà durante l’anno sabbatico. Queste strutture di autogoverno sono documentate dal 1300 nelle “Carte di regola di Pejo” e nella tradizione delle "Consortéle" a Rabbi (33). Molto vicino alla Val di Rabbi, quasi a quest’ultima prospiciente, c’è Malé, capoluogo della Val di Sole. Malè, però, è anche una parola ebraica molto comune e versatile, che ha essenzialmente il significato di “pieno, riempito”, oltre ad entrare nella costruzione di numerose altre parole composte, ed è, inoltre, il nome di un fondamentale accento grammaticale della lingua ebraica. Roen è il nome della montagna più alta del gruppo dei Monti Anauni, che separano due Valli contigue, Val di Non e Val d’Adige. Il Roen ha una vista panoramica, ad est, sulle Dolomiti che lo fronteggiano. La caratteristica di questa montagna è che la sua sommità è tonda, e relativamente facile da raggiungere, senza pareti rocciose. Il nome del monte, Roen, corrisponde direttamente alla parola Aramaica “roen”, che in italiano significa "la vedetta, posto di vedetta, di osservazione", molto simile, se non sovrapponibile al verbo Ebraico “roè”, osservare. Durante il periodo di dominazione Romana, e forse anche in epoche successive, probabilmente fino a tutto il 1600, la montagna aveva funzione di sorveglianza sul passo che collegava le due valli, di Non e d’Adige, attraverso i villaggi di Tres e Vervò, in pratica di controllo della presenza di nemici in arrivo dal sud o dal nord. A quell’epoca, infatti, e per lungo tempo in seguito, la Val d’Adige era caratterizzata per larga parte da vaste zone acquitrinose e paludose, che impedivano il passaggio delle persone e delle merci per lunghi periodi dell’anno, costringendo quindi anche le truppe, a scegliere la risalita attraverso il piccolo Passo (zona Favogna), che sboccava nei territori di Tres e Vervò. L’attuale passo della Rocchetta, situato all’inizio della Val di Non, fu costruito verso l’inizio del ‘900 dagli Austriaci. Tra gli altri nomi geografici giudaico/ aramaici della Valle di Non, vi è il Lago Rosso Tovel, il lago che nel passato diveniva rosso durante l’estate per via della presenza dell’alga denominata “glenodinium sanguineum”. “Tovel” è una parola la cui prima immediata traduzione ("Tov El“) può essere "Dio è buono", oppure " la bontà del Signore", quasi forse ad indicare la bellezza del mondo da Lui creato (Fig. 20). Esiste anche una località biblica con un nome molto simile, Tofel (Deuteronomio 1,1), che indica la sonorità tipicamente semitica della parola Tovel / Tòfel. Analogamente, infatti, la parola Tevel è il cognome russo Yiddish che deriva da Dovid, nome ebraico del Re David (Samuel 1, 16:13) (20). Un discorso a parte vale per la località Sores, posta sulla strada dell’antico passo che delimitava le due Valli, d’Adige e di Non, e che, secondo l’interpretazione locale sull’origine del nome, deriverebbe direttamente dal soprannome della madre della persona che aveva costruito la baita in quella località. Se invece accettassimo l’origine ebraica, visto che quel luogo ha in realtà più di un nome, il nome Sores potrebbe avere origine dal riferimento biblico alla omonima città della Tribù di Giuda, posta a mezza montagna. Il brano biblico da cui prenderebbe il nome la località della Val di Non, inizia in questa maniera descrittiva: “Le città poste all'estremità della tribù dei figli di Giuda, … Sulle montagne: Samir, Iattir, Soco, … Sores, Carem, Gallim, …. Sores in Val di Non, quindi, corrisponderebbe in pieno alle caratteristiche descritte nella Bibbia, vale a dire quelle di una località posta a metà montagna nel cammino verso altre mete o realtà poste più in alto. Sores, infatti, si trova a mezza montagna rispetto al vecchio passo percorso dall’epoca delle truppe romane alla fine del secolo XIX. Sores, poi, è, anche un cognome ebraico aschenazita di Kiev (20). Esiste poi, il paesino di Mechel già descritto nei Capitoli “I cognomi ebraici della Val di Non” e “Altri cognomi legati a località o con un particolare significato”. Mechel, oltre che il nome del paesino noneso, è il cognome ebraico aschenazita polacco dell’attuale ambasciatore d’Israele all’ONU, Arye Mechel, ed è anche una parola di derivazione ebraica (TAB. VI). Analogamente a Sores, anche per Mechel esiste una leggenda locale a spiegazione del nome. Si tratta della storia di un siciliano che arrivò nel paese portando su un carretto le arance che voleva vendere, senza però che nessuno dei paesani uscisse per acquistarle. Quando infine, stanco e contrariato, si decise ad andarsene, il carretto si rovesciò e, viste le arance a terra, solo in quel momento i paesani uscirono per raccoglierle senza pagarle, urlando “mé chel” “mé chel” (mia quella), indicando con questa frase il possesso di alcune delle arance cadute a terra. La montagna Sadron, vicino a Cis, richiama, inoltre direttamente il termine aramaico/ebraico “Sadron Avodà”, vale a dire una precisa figura all’interno del kibbutz in Israele. Il monte, in qualche documento medioevale, prendeva anche il nome Sedron (34). Un altro esempio molto indicativo dell’origine ebraica della toponomastica locale può essere rappresentato dal nome stesso della Valle, Non. Nella lingua ebraica, Non e Nun (il padre di Giosuè) sono scritte nella stessa maniera (nun-vav-nun); la provenienza, dunque, di questo nome della Valle, altrimenti oscura, sembrerebbe così chiarita. Da questo termine discenderebbe, quindi, il nome dato al popolo che tra i primi colonizzò la valle, i Nones(i). Nonostante l’indubbia forza di questi legami tra la parola ebraica e quella nonesa, alcuni punti restano ancora da chiarire, soprattutto riguardo al nome del popolo Anauni/Anani. Così, anche il nome del fiume che scorre all’interno della Val di Sole e poi la Val di Non, il fiume Noce, presenta numerose possibili interpretazioni rispetto alla sua origine. Esso, infatti, fu arbitrariamente trasformato in Noce da Nosio/Nosium, mentre in dialetto locale si chiama Noss. Secondo lo storico locale Silvestro Valenti, la parola non avrebbe origine italiana, e, perciò, neppure latina. Il riferimento dei documenti medioevali sembrerebbe quindi, più ad una parola proveniente da altra realtà culturale, non escluso orientale (34). Il nome stesso della cittadina di Coredo, quando è pronunciato alla maniera degli abitanti della Val di Non, vale a dire, Coret, o quando riprende il nome dei nobili del paese (Coret), in ebraico significa “Egli ascolta”. Infine, a Fondo, un paese dell’Alta Val di Non, esiste un posto detto “sas del coèn”, liberamente indicato anche “Grotta del Colera”. In questo caso, ancora, il riferimento diretto è alla parola ebraica che significa “sacerdote”, o alla tribù israelita “Coèn”, oltre che al cognome da questa derivato. Anche qui, di nuovo, secondo l’interpretazione locale, coèn sarebbe invece la grotta naturale raggiunta da una famiglia di Cavareno (Comune non molto distante), per trovare rifugio dal contagio del colera che aveva colpito la zona, decimando molte famiglie. Come spesso capita nelle storie popolari, non è, però, infrequente che, su una base ben più concreta e colta, s’innestino una o più storie popolari, spesso lontane e scollegate dal fatto iniziale. Ovviamente, come nel caso del sores e di méchel, è anche possibile che esista una base di verità per entrambe le versioni dell’interpretazione, quella ebraica e quella popolare, che, magari, non si elidono vicendevolmente, ma si integrano in alcune parti. Nel caso del coèn, è singolare la totale sovrapponibilità tra la pronuncia della parola ebraica e quella locale, ed è possibile che, in epoche ben lontane da un’idea di assistenza sanitaria moderna, gli ammalati “difficili” venissero già raccolti e portati nel posto dove il sacerdote poteva pregare o compiere altre azioni a favore dei malati affetti da patologie contagiose, ad esempio colera, così come per tanto tempo capitò nel passato nei villaggi (shtétl) della Russia o della Polonia. È molto probabile, poi, che altri luoghi della Valle si leghino a cognomi Aschenaziti o parole ebraico/aramaiche, e che solo un’analisi approfondita possa fornire ulteriori elementi, anche se spesso può essere difficoltoso trovare immediatamente la parola di origine, in particolare se aramaica. • I QUARTIERI DI TRES, UN PAESE DELLA VAL DI NON I quartieri di Tres, un paese della media Val di Non, rimandano in molti elementi alla storia ebraica della Valle (TAB. VII) (Fig. 21). Il primo e più semplice esempio di quartiere con nome ebraico-aramaico è “la Tavana”, nome che ad una prima lettura appare senza significato. Se, però, si cerca la traduzione ebraico-aramaica della parola “Tavana”, si scopre che “Tavan” è il tagliatore di paglia e “Teven” la paglia, e questo rimanda subito alla funzione che era anticamente svolta dalle persone che risiedevano in quel quartiere o, ancora più probabile, all’attività che si praticava maggiormente in quella località. La disposizione dei “quartieri / località” fondamentali del paese (Tavana, Temola, Todesca) richiamano un significato iniziale che potrebbe corrispondere all’insediamento di gruppi particolari di popolazione, oppure richiamava luoghi deputati ad una specifica attività, con significati, tuttavia, persi da tantissimo tempo. TAB. VII QUARTIERI O LOCALITÀ DI TRES CON UN PARTICOLARE SIGNIFICATO LOCALITÀ VARIANTI LOCALI DEL NOME O DI ALTRI LUOGHI SIGNIFICATO EBRAICO (E) E/O ARAMAICO (A) DELLA PAROLA NOTE Spesso presente come cognome Tavani o Tavan in varie parti d'Italia, in particolare in zone in cui le Comunità Ebraiche erano più diffuse Mimièla (E) da solo; in ogni caso Espressione composta, scritta in ebraico "mimeila"; il cognome Mimiela/Mimiolla è ora estinto Tedeschi, Probabile legame con gli Contrada Todeschi Ebrei d’origine Aschenazita / Todesca che s’insediarono nella Valle Témola (E) (A) Radice ebraico/aramaica t-m-l di difficile interpretazione *Le parole ebraiche ed aramaiche si basano sulle vocali espresse, quindi le due parole sono presenti sul dizionario come un’unica parola (t-v-n, tet – vav - nun), con diverse vocali espresse. Tavana • (E) Tavan*: tagliatore di paglia (E) Teven*: paglia ZADRA E I LUOGHI GEOGRAFICI ATTUALI Altrettanto interessante è il nome Zadra dato a varie località nel mondo (TAB. VIII). In Algeria ci sono due villaggi che si chiamano Zadra, l'uno non lontano dall'altro. Sempre in Algeria, inoltre, esiste anche una montagna di nome Zadra (8). In Germania c’è Zadrau, dove la finale u significa "di", quindi città degli Zadra; in Francia, è presente Sadroc, dove è ancor oggi nota e riportata nei documenti ufficiali la storia degli Sadra che fondarono la città mentre si recavano verso Gerusalemme; in Iran c’è Zadrak. TAB. VIII LUOGHI GEOGRAFICI, LOCALITÀ E CITTÀ DI NOME ZADRA ODIERNE PAESE DI RIFERIMENTO Germania Algeria Nome locale Zadrau Zadra Latitudine (DMS) Longitudine (DMS) Altitudine (metri) 53° 2' 60N 36° 25' 60N 11° 10' 60E 1° 46' 60E 516 Iran Francia Zadrak Sadroc 32° 42' 6N 52° 43' 36E 2143 ? ? NOTE v. testo Regione di Koudia; località nelle vicinanze: Tazerout; El Limmt; Bou Kala, Djebel (www.calle.com) v. testo • ZADRA E I LUOGHI GEOGRAFICI DEL PASSATO Fino al XVIII secolo, esisteva nella regione di Crimea, adiacente ad Odessa, un paesino che si chiamava Zadra, anche se la sua individuazione è legata a prove documentali e non ad un atlante storico. Secondo l’indicazione del Dizionario dei Cognomi Ebraici Russi di Alexander Beider (20), Zadra è un cognome che proviene da Odessa. In questa città viveva una variegata comunità ebraica, che aveva raggiunto una tale autonomia e benessere sociale da poter fondare una piccola Repubblica Democratica di Odessa, molto simile nell’organizzazione sociale al modello trovato in Val di Rabbi. La Repubblica Democratica di Odessa fu distrutta dai cosacchi, famosi per il loro antisemitismo e per il loro amore all’asservimento ad un padrone. Si trattava, anche in questo caso, di uno dei tanti esempi di “russificazione” dei territori conquistati e circostanti la Russia. Dopo l’occupazione della Crimea da parte dei Russi, avvenuta intorno al 1700, i nomi dei vari luoghi della Crimea furono completamente cambiati e “russificati”. Alcuni degli Ebrei aschenaziti abitanti nella città di Zadra, in particolare polacchi, come ad es. Krehlik o Kolar, erano quasi certamente provenienti dall’area Bohemo/Moldava, che aveva fatto parte, alternativamente, dell’Austria e della Polonia (v. TAB. II). A dimostrazione del continuo rimescolamento geografico avvenuto in passato nell’attribuzione dell’appartenenza ad una nazione o meno, è qui di seguito riportata la riproduzione di una carta geografica del XVIII secolo, stampata a Venezia, ed intitolata “Le provincie di Bulgaria e Rumelia” (Venezia, 1791). A quell’epoca, Venezia confinava con l’Impero Musulmano Turco – Ottomano, anche se il confine non è visibile nella riproduzione (Figg. 22, 23, per gentile concessione di Marcella Zadra). In questa cartina, nella zona dell’Impero Musulmano Turco – Ottomano, si può notare la cittadina di nome Zadra. TAB. IX ZADRA E I LUOGHI GEOGRAFICI DEL PASSATO PAESE DI RIFERIMENTO Odessa / Crimea Bulgaria Libia (Cirenaica) Nome Periodo di NOTE della riferimento località all’epoca Zadra ? – XVIII/XIX Informazioni sulla città ebraica di Zadra confermate sec. anche da un messaggio email dei discendenti di Francis Krehlik, nato a Zadra, nella zona della Crimea (oggi Repubblica Ucraina), nel 1855, e poi sposatosi con Antonia Kolar, nata a Czochosl, Russia; entrambi i coniugi erano ebrei Zadra sec. XVIII (e La città di Zadra era presente almeno fino al XVIII precedenti?) secolo; la zona faceva parte dell’area dominata dai musulmani (v. Fig. 22) Zadra sec. XIII – Località ben documentata, descritta su numerosi XVIII portolani, a cominciare dal XIII secolo fino al XVII; la località si chiama ora Shahhat, e si trova sulla costa, non lontano da Bengasi, vicino a Tulmeitha. La maggior parte dei portolani riporta Zadra; solamente uno riporta Satra (atlante anonimo, XIV sec.), ed un altro Sadra (portolano del Giroldi, cartografo veneto, 1426) (5) Capitolo V I RESTI ARCHEOLOGICI E I DOCUMENTI EBRAICI IN VAL DI NON In Val di Non, come in altre regioni italiane (Trentino - Sud Tirolo, Lombardia) i resti documentali ed archeologici sono scarsi se non nulli. Ufficialmente, in Val di Non esiste un solo luogo di culto Israelita, trasformato nel XIII secolo da Tempio Ebraico in Chiesa cattolica. Tali trasformazioni avevano il significato non tanto di annullare totalmente i giudei, peraltro sempre avversati e combattuti dai cristiani, quanto di eliminare i segni, “i simboli” della loro presenza, quasi a monito della necessità – obbligo per gli israeliti di vivere comunque nascosti, appartati. È molto probabile che i cambi forzati di religione siano stati molto più numerosi anche di quanto si possa al momento attuale immaginare e documentare, vista la contemporanea presenza di popolazioni di origine ebraica e di popolazioni cristiane, per un lunghissimo periodo. Esiste un documento del 1262 (5), con un brano che fa comprendere molto efficacemente i difficili legami degli Ebrei della Val di Non con il potere vescovile e le popolazioni non ebraiche. In questo brano il vescovo Egnone, dei conti di Appiano, autorizzava Benvenuto Corezolla, Fazino Hosterio, Thurisendo Ypothecario a coniare moneta da 20 denari con le stesse modalità già in precedenza utilizzate da un certo Jacobino fu Trintinello e dai suoi soci. Questo documento è molto importante, e si presta a fondamentali considerazioni, perché, nel principato di Trento come ovunque a quell’epoca, il lavoro di coniar moneta era lavoro "da ebrei", giacché il denaro era ufficialmente lo “sterco del diavolo”, e maneggiare il denaro significava venire a contatto con il “diavolo”. Tutto questo almeno fino al terribile episodio di Simonino, che segnò l’arrivo dei frati francescani che, volendo introdurre i Monti di Pietà a Trento, avevano la necessità di estromettere gli Ebrei dal controllo dei banchi di pegno, analogamente a quanto avveniva in altri paesi. Corezzolla, quindi, cognome tipico solo di Tres, evidenzia un gruppo di ebrei che avevano una funzione precisa nel Principato Vescovile di Trento. Questo stesso cognome ebraico era presente anche in Polonia, a testimonianza del fatto che le popolazioni israelite erano obbligate a spostarsi per sfuggire alle persecuzioni. Federico Steinhaus, Presidente della Comunità Ebraica di Merano, a proposito delle presenze ebraiche nel Trentino, afferma che “in alcuni centri continuavano a risiedere Israeliti, e i documenti lo ricordano; però essi non poterono dotarsi di quelle strutture essenziali, come la sinagoga ed il cimitero, che permetterebbero di ricostruire la loro storia” (24). Le difficoltà legate alla loro presenza nelle valli di Non e Sole, e nelle vallate a queste afferenti e direttamente collegate, era iniziata molto presto per gli Ebrei. All’epoca di Carlo Magno, tutta l’Europa divenne di religione cristiana con le armi e la violenza. Un documento, divenuto anche una lapide di una chiesa della Val Rendena, narra che l’Imperatore Carlo Magno tolse dai castelli la nobiltà Ebraica che li possedeva, “tagliandogli la testa e passandoli a fil di spada”, tranne nel caso in cui gli Ebrei si fossero convertiti al Cristianesimo (Fig. 24) (38). Uno di quei nobili Ebrei si chiamava Cattani, come i Cattani della frazione di Denno e delle numerose Comunità Ebraiche italiane. Il ricordo del passaggio di Carlo Magno, o forse di un suo generale, resta ancora oggi nel nome della ben nota località Campo Carlo Magno, adiacente a Madonna di Campiglio e non lontana da Malè. Si ripete ancora in questo luogo, il ruolo di Carlo Magno come portatore della religione cristiana in Europa, così come per lui era già avvenuto con l’islam in Spagna, lotta ben rappresentata dalla Chanson de Roland, archetipo mentale della divisione tra le due religioni. Esiste un saggio in lingua siciliana che conferma ulteriormente la difficoltà per il popolo d’Israele di poter sopravvivere mantenendo la propria identità e lasciando traccia visibile o riconoscibile della propria presenza. Pur in una zona così lontana geograficamente dalle Valli di Non e di Sole com’è la Sicilia, e pur in luoghi in cui le Comunità Ebraiche erano numerosissime, eppure anche in quei luoghi le Comunità Israelitiche riuscirono a vivere a lungo, millequattrocento anni secondo l’Autore del brano, dott. Gaetano Cipolla, tanto da potersi legittimamente sentire tra i primi veri abitanti di quella terra siciliana. In quella terra, come quasi certamente in Val di Non e di Sole, gli Ebrei praticavano vari mestieri, non ultimo quello di contadino ed operaio, a fianco dei più noti e permessi lavori di prestatore di denaro e addetto alla riscossione di tasse, medico, avvocato, commerciante. "…Ma nenti dâ prisenza di l'Ebrei era visibili ê me occhi inesperti. Naturalmenti, l'Ebrei non conquistarunu mai a Sicilia e non lassarunu mai monumenti a iddi stissi pî posteri. Eppuru ci stesiru milli e quattrucentu anni, spartennusi i boni tempi chî brutti, campannu a latu di Cristiani e di l'Arabi in relativa armunia, comu medici, mircanti, contadini, mastri specializzati ntâ produzioni dâ sita comu tinturi, scarpara, contribuennu non pocu a vita ecunomica e culturali dâ Sicilia. Cu tuttu ciò, ddi milli e quattrucentu anni di storia pari ca furunu scancillati dâ cuscenza siciliana."… (Dal saggio "L'Ebrei ntâ Sicilia - The Jews in Sicily”, del dott. Gaetano Cipolla, scritto sia in Siciliano che in Inglese, ed apparso per la prima volta in ARBA SICULA, Volume XV, No. 1 & 2, Primavera & Autunno 1994, pag. 1 di 6). È molto probabile, ad esempio, che la famiglia De Tonno o De Tono, conquistatori di tutta la Val di Non, abbia “germanizzato” il proprio cognome in Thun, innanzitutto come segno di deferenza verso la potentissima famiglia dei conti di Tirolo, che dall’XI secolo comandava sulla Val di Non e sul Principe Vescovo di Trento, ma altrettanto probabilmente per dare un segno tangibile della loro conversione dall’Ebraismo al Cristianesimo. Anche in questo caso, come già era avvenuto per il terribile Inquisitore Torquemada, probabile ebreo convertito, il Principe Vescovo Pietro Vigilio Thun decretò la conversione o l'espulsione dal Principato (1777) di tutti gli Ebrei sul finire del XVIII secolo, sancendo così la scomparsa della Religione Ebraica dalla Val di Non, non dei discendenti del popolo di Israele dalle valle che da secoli ormai l’abitavano. Capitolo VI UN DOCUMENTO PARTICOLARE SULLA PRESENZA EBRAICA IN VAL DI NON Partendo dal 1563, dopo il Concilio di Trento, ogni chiesa parrocchiale Cattolica doveva conservare, aggiornato, un registro delle nascite, matrimoni, e decessi della popolazione dipendente da quella parrocchia. Nasceva così, il primo embrione dell’anagrafe moderna, dopo la sua scomparsa dai tempi dei Censimenti e registrazioni latine; in realtà, tuttavia, lo scopo della Chiesa Cattolica era quello di poter controllare il territorio dal punto di vista religioso e sociale. Anche gli Ebrei, perciò, erano obbligati a registrarsi presso la chiesa parrocchiale Cattolica, lasciando così traccia della loro identità e presenza, con la registrazione di nascite, matrimoni, decessi, negli archivi parrocchiali. Con questa poco nota modalità, in molti casi, un patrimonio umano, religioso, e storico che altrimenti si sarebbe perso, poté sopravvivere fino ad oggi. Nel 1936, un villeggiante romano della cittadina di Coredo eseguì una interessante ricerca statistica negli archivi parrocchiali della cittadina (31). Il dott. Gino Barbieri, che lavorava all’Istituto di Statistica di Roma, descrisse nella sua breve ricerca alcuni fondamentali dati anagrafico - statistici, tra cui l’̏Ammontare della popolazione di Coredo dal 1572 al 1936”, la “Natalità, mortalità, e nuzialità dal 1572 al 1936”, ma soprattutto lavorò su una “Tabella dei battezzati, maritati e morti di Coredo di Val di Non, secondo i registri parrocchiali”, nella quale compariva una strano gruppo di “non comunicati”. Il dott. Barbieri cercò di identificare perciò chi fossero questi “non comunicati”, che in presenza di un modesto incremento degli abitanti fino al 1818 (il 18% circa), diminuirono nel paese di Coredo dal 45% nel XVI secolo (1572), al 22% della seconda metà del ‘700 (da 234 a 141 individui), per poi scomparire definitivamente proprio intorno al periodo dell’editto del Principe Vescovo Conte di Thun (1777), che proibiva definitivamente la presenza degli Ebrei nelle Valli del Trentino. Nel testo, lo statistico formulava varie ipotesi sull’identità dei “non comunicanti”, in altre parole persone che non facevano la comunione, termine usato ad indicare chiunque fosse al di fuori della Chiesa Cattolica: la presenza di giovani ancora non comunicati, il decremento delle nascite, l’aumento della popolazione giovanile, l’incremento della mortalità, l’immigrazione di nuove popolazioni, ipotesi tutte che, egli stesso, alla fine dell’analisi, definì non credibili. La tabella da lui elaborata per mostrare lo strano fenomeno di questa quota di popolazione di “non comunicanti”, che non aumentano quando la popolazione di Coredo aumenta, ma fluttuano invece seguendo regole non interpretabili statisticamente (Figg. 25, 26, 27), evidenzia chiaramente la lucida e approfondita ricerca effettuata dal dott. Barbieri, che non gli permise, però, di giungere a possibili conclusioni, perché egli non considerò l’esistenza di Giudei all’interno della popolazione di Coredo. All’epoca del primo “censimento”, nel XVI secolo quindi, la popolazione israelita ammontava a quasi la metà di tutti gli abitanti di Coredo, come ancor oggi testimoniato, tra gli altri elementi, dai cognomi di origine ebraica prevalenti tra gli abitanti. È molto probabile che, a quell’epoca, anche negli altri paesi della valle di Non le percentuali di giudei fossero molto simili, pur con possibili variazioni tra i vari comuni, legate in questo caso alla storia del singolo lembo di terra. Capitolo VII UN EPISODIO SIGNIFICATIVO Tra le altre dimostrazioni della presenza della Comunità Ebraica in Val di Non, si può citare la storia dei ceramisti ebrei di tradizione persiana, provenienti da Faenza, città oggi sede del Museo Internazionale delle Ceramiche, che, per sfuggire ad una delle tante persecuzioni anti-ebraiche del XVI secolo, si rifugiarono a Sfruz, paesino della Val di Non. Il villaggio era, all’epoca, molto famoso per l’arte delle stufe di maiolica (Fig. 28). L’episodio della fuga e del successivo rifugio a Sfruz dei ceramisti ebrei, è ben documentato in due testi di diverso interesse, l’uno ebraico (29), l’altro sulle stufe lì prodotte (30). Gli Ebrei di Faenza erano in quegli anni sottoposti a torture, uccisioni, esproprio dei loro legittimi beni, a causa solo della loro religione. In quel piccolo paese della Val di Non, essi trovarono ospitalità, rifugio e accoglienza all’interno di quella Comunità. La lunga tradizione di ceramiche e stufe uniche è rimasta presente a Sfruz fino all’alba del XIX secolo. L’episodio della fuga e del carattere di terra di rifugio per gli Israeliti provenienti da altre Comunità, mette in luce il ruolo di enclave, almeno parzialmente protetta, che ebbe la Valle di Non per un lungo periodo per tanti Ebrei, all’interno di un mondo che era, comunque, ostile alla permanenza di Ebrei liberi e proprietari di beni nelle Comunità miste che si erano formate nel tempo. Capitolo VIII QUALE LINGUA? In Latino e Ladino – Spagnolo, i nomi di due paesi della Val di Non, Tres (Fig. 4) e Cis (fig. 5,6), significano, rispettivamente, "tre" e "al di là“. Cis significa anche “le terre lontane”, quasi ad indicare una separazione prodottasi ad un certo momento tra i due gruppi di Zadra che le abitavano, probabilmente intorno al 1400-1450. Le parole dialettali, e un gran numero dei nomi dei paesi della Valle corrispondono inoltre, a parole Ladino – Spagnole. Le stesse parole sono, inoltre, cognomi Aschenaziti (v. TAB. I), fatto che se da un lato sembra confondere le carte, dall’altro mette ancor più in luce l’intreccio continuo e sotterraneo tra lingua e realtà lontane che avvenne per i giudei della Val di Non. Il Ladino è oggi considerato da numerosi studiosi non ebrei della lingua ladina, una molto probabile, se non certa, base del variegato dialetto Nones (33). Il Ladino, d’altro canto, è analogamente considerato da quasi tutti i migliori linguisti sefarditi una lingua emanazione diretta delle Comunità Ebraiche (3); dunque, trovare una valle che, di base, parla un dialetto ladino non può, di per sé, stupire, se si pensa che un gruppo di Ebrei, pur con diverse provenienze, doveva trovare una lingua comune. Oppure, semplicemente, il Ladino si impose per la maggior comprensibilità. Contrariamente a quanto consolidato da studi di storici ebrei e non ebrei, che portano a considerare che le Comunità Ebraiche fossero stabilizzate solo in alcuni luoghi precisi e già ben noti, o a percorsi migratori ben conosciuti, in questi anni si è scoperto che i movimenti migratori di popolazioni ebraiche hanno preso anche altre strade. È interessante sapere, ad es., che a Vienna, già nel passato, esisteva una Comunità di origine ebraico – sefardita, di provenienza sia Portoghese che Turco- Anatolica, diversamente da quanto affermato in passato, sulla sola presenza, in quella città, di ebrei aschenaziti. Qualcosa di simile dal punto di vista linguistico - migratorio, potrebbe essere accaduto in Val di Non, Val di Sole, e Val di Rabbi, che, pur essendo state storicamente parte integrante del mondo di lingua germanica per oltre mille anni, sono, tuttavia, sempre rimaste legate al Ladino (33). In Val di Non, esistono poi, probabilmente, alcune parole che possono ricordare l’origine ebraicoaramaica, insieme alle numerose parole ora scomparse e dimenticate. Kipà o Kippà, parola dialettale nonesa che significa girare, ribaltare, ribaltarsi, ma anche parola ebraica che rimanda al copricapo rituale o alla cima, potrebbe essere l’esempio più evidente d’un indicativo elenco di parole ladine mescolate con altre ebraico-aramaiche (1). Analogamente, la parola “pinza” indica una “schiacciata”, una “tortina senza lievito cotta sotto la cenere”, e anche questo (il pane azzimo preparato in condizioni precarie per la Pasqua ebraica) potrebbe rimandare ad una origine ebraico-aramaica ora occultata e scomparsa, ma, per lungo tempo presente. Capitolo IX CONCLUSIONI: LA DISCUSSIONE TEORICA, I PUNTI CONTROVERSI E QUELLI ANCORA DA CHIARIRE E DA SVILUPPARE Secondo la storiografia tradizionale, le Comunità Ebraiche del Trentino e Sud Tirolo erano localizzate in pochi posti bene individuati. “Presenti lungo l'asta dell'Adige forse ancora dal secolo XI-XII a Trento, più tardi a Rovereto, Nomi, Isera, Mori, Avio e poi a Riva, Arco ed in Valsugana, fino al secolo XIX gli Ebrei nella nostra provincia formarono una minoranza di scarsa consistenza. Sono ben note le persecuzioni ai tempi del Simonino (1475), quando gli Israeliti di Trento, appartenenti a tre famiglie, accusati ingiustamente di omicidio rituale, vennero torturati e uccisi. Nella nostra provincia il fatto fu di grave ostacolo ad una pacifica presenza ebraica; unica eccezione, di forte spessore culturale, fu Riva del Garda, dove fra il 1430 ed il 1776 viveva una rispettata comunità, che ebbe anche una tipografia in lingua ebraica (di Jacob Marcaria). Tracce di presenza ebraica si trovano a Pergine Valsugana (sette persone) ed ancora in Trento, nonostante la scomunica ebraica sulla città, ai primi dell'era moderna. Tuttavia, sul finire del XVIII secolo il Principe Vescovo Pietro Vigilio Thun ne decretò l'espulsione dal Principato (1777). Nel secolo scorso si ebbero i primi turisti di religione ebraica in varie zone della nostra provincia: a Pejo, nel 1893, era presente Leone Romanin Jacur. Nel vicino Alto Adige/Südtirol si sa di poche famiglie ebraiche residenti a Bolzano, a Merano ed a Bressanone. Solo durante il 1800 la presenza crebbe: anzi, proprio alcuni Ebrei furono benemeriti del progresso sociale e civile del territorio. Erano Ebrei i finanziatori dei consorzi di bonifica dell'Adige, della costruzione delle ferrovie Mori-Arco-Riva, della Bolzano-Caldaro, della funicolare della Mendola, oltre alla ferrovia della Val Venosta. Altri gestivano fabbriche a Vilpiano, a Gries, a Colle Isarco; altri, ancora, si occupavano di banche ed alberghi, specialmente a Merano. Qui il medico Rafael Hausmann, un Ebreo, ideò e divulgò la famosa ed ancor attuale cura dell'uva. Alla fine del secolo a Merano risiedevano una novantina d’Ebrei, ma un altro migliaio che proveniva dalla Mitteleuropa ogni anno vi passava un periodo di ferie o di cura nel sanatorio della Fondazione Königswarter. Una sinagoga era officiata nel sanatorio; un'altra, tuttora funzionante, sorse nel 1901 "regnante Francesco Giuseppe"(24). Questa la storia “ufficiale”, ritrovabile nelle principali fonti bibliografiche, cartacee o informatiche. Sicuramente, ciò che emerge con chiarezza, è che, oggi, è difficoltoso ottenere facilmente informazioni sulle antiche presenze giudaiche in Valle di Non, così come in tutto il Trentino – Sud Tirolo. Questo per vari motivi, che spesso si intrecciano in maniera tale da creare un nodo difficilmente scioglibile. Esistono, infatti, numerosi elementi di riflessione, alcuni noti, altri sicuramente molto meno. Tra quelli più dibattuti ma accertati, vi è l’estrema mobilità dei Giudei nelle Comunità Ebraiche di Bolzano e Merano. In queste città, la Comunità era essenzialmente "non residente", se non in piccola parte, contrariamente a quanto avvenne, ad es., a Pergine; a Merano, gli Israeliti facevano riferimento a Hohenems sul lago di Costanza fino al sec. XIX. Solo dopo quell’epoca, i cambiamenti indotti dal turismo all’interno dell’Impero Austro-Ungarico, portò ad avere una Sinagoga ed un rabbino fissi. L’unica particolarità poteva essere rappresentata dalla vicinanza tra Ebrei “stanziali” ed “Ebrei” solo temporaneamente residenti, fatto che tuttavia non costituiva un’eccezione rispetto ad altre situazioni locali (v. Riva del Garda), o molto più lontane (Roma, la già citata Hohenems sul lago di Costanza). Nonostante la vicinanza temporale, neppure in questa località è stato possibile rinvenire le lapidi sepolcrali che appartenevano ad un piccolo cimitero ottocentesco, smantellato ai primi del secolo XX. Tanto meno, poi, è stato possibile rinvenire, ad oggi, segni concreti delle passate presenze ebraiche. Spesso, così, gli unici dati frammentari talora disponibili sono costituiti da testimonianze indirette degli atti processuali, espressione del Tribunale vescovile, o, ancor più spesso, da alcuni reperti occasionali, come lo furono alcuni registri di massari della Chiesa di S. Maria Maggiore a Pergine, dove casualmente vennero registrati i contatti commerciali con alcuni Ebrei. Certamente “il silenzio delle fonti dell’Archivio del Principato vescovile di Trento” (35), le varie calamità intercorse a livello centrale e periferico (incendi, abbandoni, saccheggi, incuria, degrado, le difficoltà linguistiche, …), insieme ad uno dei più potenti motori di esclusione e aggressione individuale e sociale, l’antiebraismo, hanno giocato un ruolo fondamentale nel sancire la definitiva (?) scomparsa di una memoria storica e di una religione. Nel caso della Val di Non e, parzialmente, della Val di Sole, la grande mole di dati indiretti prima presentati fa pensare ad una realtà completamente diversa. In quelle zone l’insediamento avvenne quasi certamente da parte di un nucleo di popolazione molto consistente, una vasta tribù, che mantenne, perciò, una quota di potere sul territorio molto particolare, pur se sempre un potere contrattato, altalenante e suddiviso con le più potenti popolazioni cristiane, particolarmente a partire dall’VIII – IX sec d.e.c.. Nonostante ciò, anche lì l’integrazione tra la Comunità Ebraica e quella Cristiana era “di interdipendenza e di reciproco inserimento fra Ebrei e Cristiani”, confermando i dati ampiamente già noti grazie alle ricerche effettuate, ad es., sulla piccola Comunità di Pergine, dove “Ebrei e Cristiani si frequentavano abitualmente condividendo non solo lavori comuni, ma il gioco delle carte, i balli, le mascherate di carnevale e altri divertimenti” (36). Risulta, perciò, difficile capire perché anche in Val di Non e di Sole, come a Pergine, Riva, Arco, e negli altri paesi e cittadine delle Valli Trentine, non avrebbero dovuto insediarsi uno o più banchi di pegno e delle tasse, visto che proprio uno dei paesi della Val di Non si chiama Banco (Bancho fino al XVIII sec.), e proprio in quelle zone, oltre ai Leoni, sono presenti altri Ebrei Sefarditi, come i Bergamo, che esercitavano, pur in zone lontane, tale attività di prestito. L’episodio curioso di Coredo nel 1971, quando alcuni lavori casuali di rifacimento di un palazzo in passato destinato al Capitano dei soldati e probabilmente al Banco delle tasse (e di prestito?), fecero comparire una vera e propria fortuna in monete d’argento, con qualche moneta d’oro (mainardi e ragnesi), dell’epoca dal XII al XIV sec., fa nuovamente pensare alla presenza di un’attività di tasse e prestiti gestita da Ebrei, unici autorizzati dalla Chiesa Cattolica a trattare il denaro in così grande quantità e per conto terzi (i nobili e gli ecclesiastici). Tale attività era, come già ricordato, direttamente proibita ai Cattolici fino al XV – XVI sec.. La disomogeneità di provenienza dei cognomi Aschenaziti e Sefarditi, ulteriormente mescolati al loro interno per origine (v. TAB. I), confermerebbe questa situazione di “mobilità”, molto superiore al pensabile oggi in occidente in condizioni di relativa facilità di movimento, mobilità che era necessaria alle varie Comunità Ebraiche per sopravvivere e per garantirsi una minima sicurezza. D’altro canto, se i Giudei fossero stati “una minoranza di scarsa consistenza”, con pochi isolati insediamenti nelle cittadine citate del Trentino, quale motivo avrebbe avuto il Principe – Vescovo Pietro Vigilio Thun, nobile proprio della Val di Non, per decretare la decisione d’espulsione degli Ebrei da tutto l’intiero Principato nel 1777? Proprio il Principe Vescovo proveniente dalla Val di Non, quello che conosceva e ben sapeva la situazione della sua Valle, non era certo preoccupato per i pochi Israeliti della Valsugana o delle Valli Giudicarie. Il Principe Vescovo, come molti altri suoi predecessori, era spesso un’appartenente alle più nobili famiglie della Val di Non (Thun, Clesio), ed era ben al corrente della presenza di "non-comunicanti" nella Valle, come documentato nella cittadina di Coredo. Egli non voleva interrompere il lungo processo di “degiudaizzazione” intrapreso da secoli in tutte le “terre cristiane” dalle forze politico-religiose in quel momento al potere, anzi voleva dare “un colpo finale” a quell’opera, culminata poi, un secolo e mezzo dopo, con la tremenda e terrificante Shoa, come ha ben descritto e riconosciuto lo stesso attuale Pontefice, Giovanni Paolo II. Nel libro del 1900 su “L’insediamento di Madonna di Campiglio e i suoi dintorni” (28), tradotto dal tedesco dalla prof. Maria Luisa Crosina, Max Kuntze riferisce un’antica tradizione, secondo la quale Carlo Magno, nel suo viaggio di discesa dall’Europa verso la laguna veneta, traversando la Val di Sole, si scontrò con diverse comunità ebraiche proprietarie di castelli fortificati. I nobili ebrei cercarono di contrastargli il passo, dopo il Tonale: lo scontro avvenne presso Pellizzano (Malè) con vittoria di Carlomagno. L’iscrizione su una lapide della chiesa della Val Rendena, e i documenti citati, ci narrano e confermano l’inizio precoce dell’opera di “degiudaizzazione”, iniziata durante l’epoca di Carlomagno contro i nobili ebrei delle Valli di Sole e Non. Spesso, quindi, si pensa che i Giudei non appartenessero al mondo dei nobili, dimenticando che, anche in questo caso come in molti altri, gli Ebrei si comportavano e vivevano come chiunque altro, quando possibile, ed assumevano o erano insigniti dello scudo araldico, o dello stemma. Si dimentica così la tradizione, seppure leggendaria, e la storia e il martirio dei nobili di quelle valli, e spesso si cita come primo esempio di “nobiltà ebraica” conosciuto in Italia, solo il caso di Forlì nel 1383. In questo caso, invece, il riferimento è ad un’epoca ben più antica (fine dell’VIII secolo), e ci tramanda che in quelle terre marginali esistevano già delle comunità ebraiche, in grado di armarsi ed opporre resistenza, e di rappresentare la classe dirigente dell’epoca, “la nobiltà”. Una leggenda, così ben documentata, ha quasi certamente un valido nucleo di verità, soprattutto se è fuori della norma attesa(38). La trascrizione medioevale “Anania”, che torna costantemente e come unica versione nei documenti dell’epoca medioevale, rafforza l’origine ebraica di questo nome, e fornisce l’indicazione che già ai tempi di Claudio (prima metà del primo secolo d.e.c.), alcune colonie ebraiche si erano stabilite in quelle valli da diverso tempo, trovando un territorio al quale poter assegnare un nome ebraico. Osservando la realtà di una Comunità Ebraica nota, quella romana, i primissimi contatti degli ebrei di Giudea con Roma risalgono al dibattuto trattato del 161 a.e.c., ai tempi di Giuda Maccabeo. Ai tempi di Augusto, a Roma gli ebrei erano conosciuti ed erano già abbastanza popolari, prima, quindi, che l’Imperatore Tito potesse deportare un gran numero di Ebrei a Roma nel 70 d.e.c.. Nel corso della trattazione, si è parlato dei cognomi Ebraici (TAB. I.); uno di questi cognomi, Rizzardo/i, fa riferimento diretto agli Ebrei della Comunità di Brescia (15). A Brescia, l’antica Brixia romana, esiste la grande piazza del Foro, sulla quale si affaccia direttamente il grande Tempio Capitolino, voluto dall’Imperatore Vespasiano nel 73 d.e.c.. Proprio in questo monumento vi è un ricchissimo Lapidario, nel quale si trovano lapidi che fanno riferimento agli Ebrei dell’epoca (15). Proprio a Brescia, dunque, è ben documentata la gran diaspora che aveva portato un consistente numero di ebrei in Italia, e che poteva aver già raggiunto, forse da ben prima che nella seconda metà del primo secolo d.e.c., l’ANANIA/ANAUNIA, zona molto prossima a “Brixia”, e punto di passaggio obbligato, nonché forse base di comunicazione con l’Europa centrale e dell’est. Però, sempre a Brescia, si evidenzia la marginalità alla quale furono costrette le varie Comunità Ebraiche lungo un tempo lunghissimo, dall’epoca romana a tutto il 1800, fatto che provocò così sempre la scomparsa e annullamento della vita di un’intiera Comunità, della sua storia, dei suoi documenti, delle sue tracce caratteristiche. Come è riportato in Lombardia Itinerari Ebraici (15): “La vita del gruppo (Ebraico, N.d.A.), sempre molto precaria, fu continuamente in balia della diffusa predicazione francescana, violentemente antiebraica non solo a Brescia-città ma in tutte le valli e campagne. Questa assunse momenti di particolare tensione dopo il processo di Trento del 1475 nel quale gli ebrei della città furono incolpati di omicidio rituale. Nel 1572 fu decretata l’espulsione degli ebrei da Brescia e da tutta la zona. …da allora in poi, a Brescia non si riformerà più una comunità organizzata. Il secolo… fu dominato …da un alto numero di conversioni (spesso forzate), dall’obbligo di portare il segno (una “o” gialla sul mantello), ma anche da continui contatti e interscambi tra i piccoli nuclei ebraici sparsi nelle vallate dei fiumi Oglio, Mella, Chiese, e Mincio”. È molto probabile che gli stessi scambi avvennero anche con le residue e superstiti comunità del Trentino/Val di Non/ Val di Sole, dove, non a caso, proseguì la mal tollerata presenza ebraica fino, sicuramente, a tutto il 1700 e, forse, in modo molto nascosto, anche oltre. Resta da completare, ora, il lungo tragitto qui delineato nelle sue varie parti e capitoli. Ciascuna di loro è, in realtà, una fonte di studi autonomi, di ben lunga durata e vaste proporzioni, poiché solo il legame, apparentemente minore e marginale, tra la lingua ebraico-aramaica e il ladino della Val di Non e della Val di Sole sono molto più che l’espressione di una pura casualità. BIBLIOGRAFIA 1) Felice Zadra. Ancient Jewish Movement from Persia to the Austro-Hungarian Empire and Eastern Europe, and the Discovery of Jewish Settlements in the Non Valley (Italy). 22nd IAJGS International Conference on Jewish Genealogy, Toronto, Ontario, Canada, August 4 – 9, 2002. 2) Felice Zadra. Ricerca personale in Val di Non sui documenti disponibili negli Archivi Parrocchiali, nei Comuni, Pro Loco, o da persone, principalmente a Tres, Cis, Coredo, negli anni dal 1990 al 2002 3) www.sephardichouse.org www.sephardim.com Siti Internet contenenti, tra le altre informazioni, elenchi di cognomi sefarditi 4) "Cognomi* di Gemona" (*Iob), raccolti da Enos Costantini. Estratto presentato al convegno organizzato dal Circolo Culturale “Tina Modotti” nel maggio 1997 su: "La cultura a Gemona: palla al piede o assist?". Pubblicato tra gli inserti della rivista Pense & Maravèe 5) Federico Zadra. Ricerche su carte geografiche e documenti, comunicazioni personali. 6) Giampaolo Cadalanu. Chi ha ridotto l’Afghanistan a una cartina del risiko. Il Venerdì di Repubblica, suppl. settimanale, 18 Ottobre 2002, n. 761 7) Laurence J. Silberstein. (1994). Others Within and Others Without, in : “The Other is Jewish Thought and History: Construction of Jewish Culture and Identity”, a cura di Laurence J. Silberstein e Robert L. Cohen., p. 26 8) Dati ricavati dal sito Internet www.calle.com/info 9) Bibbia, II Re 18:11; 17:6; I Cronache 5:26 10) Bibbia, Zaccaria 6:8 11) Guy Matalon, PhD. The "Other" in "Afghan" Identity: Medieval Jewish community of Afghanistan, first published in Mardom Nama-e Bakhter, an Afghan scientific journal edited by Latif Tabibi, and Daud Saba (present on www.afghan-web.com. Afghanistan Online. History, too) 12) Ben Sasson, M.. 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An on-going project, continuously updated (Online database)*. 18) Documenti di Matrimonio Ebraico della famiglia Zadra, ottenuti dall’Archivio Centrale Polacco di Praga, 1999 19) JewishGen Family Finder (82,912 surnames). Surnames being researched by some 60,000 20) 21) 22) 23) 24) 25) 26) 27) 28) 29) 30) 31) 32) 33) 34) 35) 36) 37) 38) Jewish genealogists worldwide. An on-going project--continuously updated (Online database)*. Alexander Beider. A Dictionary of Jewish Surnames from the Russian Empire (49,167 surnames). Avotaynu, Inc., Bergenfield, NJ, USA Alexander Beider. A Dictionary of Jewish Surnames from the Kingdom of Poland (32,871 surnames). Avotaynu, Inc., Bergenfield, NJ, USA Index to Russian Consular Records (38,534 surnames). 70,000 persons who transacted business with the Russian czarist consulates in the United States from about 1849-1926 (Microfiche)*. www.Avotaynu.com Sito Internet di tradizioni e cultura Aschenazita Federico Steinhaus. 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