REGIONE CALABRIA DECRETO DEL COMMISSARIO AD ACTA (per l'attuazione del vigente Piano di rientro dai disavanzi del SSR calabrese, secondo i Programmi operativi di cui all'articolo 2, comma 88, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, nominato con Deliberazione del Consiglio dei Ministri in data 12.3.2015) DCA n. 90 del 21 Agosto 2015 OGGETTO: DCA n. 67 del 29 giugno 2015 "P.O. 2013-2015. Programma 7 - Azione 7.2.2Obiettivi P.S.N. - Approvazione linee progettuali anno 2013 (Accordo StatoRegioni 20 febbraio 2014 rep. atti n. 13/CSR e Intesa Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 rep. atti n. 27/CSR) - linee programmatiche 2014-2015" _ Modifiche ed integrazioni. Pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. del --- 1 REGIONE CALABRIA IL COMMISSARIO AD ACTA (per l'attuazione del vigente Piano di rientro dai disavanzi del SSR calabrese, secondo i Programmi operativi di cui all'articolo 2, comma 88, della legge 30 dicembre 2009, n. 191, nominato con Deliberazione del Consiglio dei Ministri in data 12.3.2015) VISTO l'articolo 120 della Costituzione; VISTO l'articolo 8, comma l, della legge 5 Giugno 2003, n.131; VISTO l'articolo 4, commi l e 2, del decreto legge IO Ottobre 2007, n" 159, convertito con modificazioni dalla legge 29 Novembre 2007, n. 222; VISTO l'Accordo sul Piano di rientro della Regione Calabria, firmato tra il Ministro della salute, il Ministro dell'Economia e delle finanze e il Presidente pro tempore della regione in data 17 dicembre 2009, poi recepito con DGR N. 97 del 12 febbraio 2010; RICHIAMATA la Deliberazione del 30 Luglio 2010, con la quale, su proposta delle finanze, di concerto con il Ministro della salute, sentito il Ministro per Presidente pro tempore della Giunta della Regione Calabria è stato nominato realizzazione del Piano di rientro dai disavanzi del Servizio sanitario di contestualmente indicati gli interventi prioritari da realizzare; del Ministro dell'economia e i rapporti con le regioni, il Commissario ad acta per la detta Regione e sono stati RILEVATO che il sopra citato articolo 4, comma 2, del decreto legge n. 159/2007, al fme di assicurare la puntuale attuazione del Piano di rientro, attribuisce al Consiglio dei Ministri - su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sentito il Ministro per i rapporti con le regioni - la facoltà di nominare, anche dopo l'inizio della gestione commissariale, uno o più sub commissari di qualificate e comprovate professionalità ed esperienza in materia di gestione sanitaria, con il compito di affiancare il Commissario ad acta nella predisposizione dei provvedimenti da assumere in esecuzione dell'incarico commissariale; VISTO l'articolo 2, comma 88, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, il quale dispone che per le regioni già sottoposte ai piani di rientro e già commissariate alla data di entrata in vigore della predetta legge restano fermi l'assetto della gestione commissariale previgente per la prosecuzione del piano di rientro, secondo programmi operativi, coerenti con gli obiettivi finanziari programmati, predisposti dal Commissario ad acta, nonché le relative azioni di supporto contabile e gestionale. VISTI gli esiti delle riunioni di verifica dell'attuazione del Piano di rientro, da ultimo della riunione del 28 ottobre e del 12 novembre 2014 con particolare riferimento all'adozione dei Programmi operativi 2013-2015; VISTO il Patto per la salute 2014-2016 di cui all'Intesa Stato-Regioni del lO luglio 2014 (Rep. n. 82/CSR) ed, in particolare l'articolo 12 di detta Intesa; VISTA la legge 23 dicembre 2014, n. 190 (in particolare, l'articolo 1, commi da 569 a 572) che recepisce quanto disposto dal Patto per la salute 2014-2015 di cui alla citata Intesa Stato-Regioni del lO luglio 2014 (Rep. n. 82/CSR) statuendo che la nomina a Commissario ad acta per cui è deliberazione è incompatibile con qualsiasi incarico istituzionale presso la regione soggetta a commissariamento; VISTA la nota prot. n.298/UCL397 del 20 marzo 2015 con la quale il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha trasmesso alla Regione Calabria la Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 12.3.2015 con la quale è stato nominato l'Ing. Massimo Scura quale Commissario ad acta per l'attuazione del vigente Piano di rientro dai disavanzi del SSR calabrese, secondo i Programmi operativi di cui all'articolo 2, comma 88, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, e successive modificazioni; VISTA la medesima Deliberazione del Consiglio dei Ministri in data 12.3.2015 con la quale è stato nominato il Dott. Andrea Urbani suh Commissario unico nell'attuazione del Piano di Rientro dai disavanzi del SSR della regione Calabria con il compito di affiancare il Commissario ad acta nella predisposizione dei prowedimenti da assumere in esecuzione dell'incarico commissariale; RILEVATO che con la anzidetta Deliberazione è stato assegnato al Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro l'incarico prioritario di adottare e ed attuare i Programmi operativi e gli interventi necessari a garantire, in maniera uniforme sul territorio regionale, l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza in 2 ar condizioni di efficienza, appropriatezza, sicurezza e qualità, nei termini indicati dai Tavoli tecnici di verifica, nell'ambito della cornice normativa vigente, con particolare riferimento alle seguenti azioni ed interventi prioritari: l) adozione del provvedimento di riassetto della rete ospedaliera, coerentemente con il Regolamento sugli standard ospedalieri di cui all'Intesa Stato-Regioni del 5 agosto 2014 e con i pareri resi dai Ministeri affiancanti, nonché con le indicazioni formulate dai Tavoli tecnici di verifica; 2) monitoraggio delle procedure per la realizzazione dei nuovi Ospedali secondo quanto previsto dalla normativa vigente e dalla programmazione sanitaria regionale; 3) adozione del provvedimento di riassetto della rete dell'emergenza urgenza secondo quanto previsto dalla normativa vigente; 4) adozione del provvedimento di riassetto della rete di assistenza territoriale, in coerenza con quanto specificatamente previsto dal Patto per la salute 2014-2016; 5) razionalizzazione e contenimento della spesa per il personale; 6) razionalizzazione e contenimento della spesa per l'acquisto di beni e servizi; 7) interventi sulla spesa farmaceutica convenzionata ed ospedaliera al fine di garantire il rispetto dei vigenti tetti di spesa previsti dalla normativa nazionale; 8) definizione dei contratti con gli erogatori privati accreditati e dei tetti di spesa delle relative prestazioni, con l'attivazione, in caso di mancata stipulazione del contratto, di quanto prescritto dall'articolo 8-quinquies> comma 2quìnquies, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e ridefinizione delle tariffe delle prestazioni sanitarie, nel rispetto di quanto disposto dall'art. 15, comma 17, del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 135 del 2012; 9) completamento del riassetto della rete laboratoristica e di assistenza specialistica ambulatoriale; lO) attuazione della normativa statale in materia di autorizzazioni e accreditamenti istituzionali, mediante adeguamento della vigente normativa regionale; Il) interventi sulla spesa relativa alla medicina di base; 12) adozione dei provvedimenti necessari alla regolarizzazione degli interventi di sanità pubblica veterinaria sicurezza degli alimenti; e di 13) rimozione, ai sensi di quanto previsto dall'art. 2, comma 80, della legge n. 191 del 2009, dei provvedimenti, anche legislativi, adottati dagli organi regionali e i provvedimenti aziendali che siano di ostacolo alla piena attuazione del piano di rientro e dei successivi Programmi operativi, nonché in contrasto con la normativa vigente e con i pareri e le valutazioni espressi dai Tavoli tecnici di verifica e dai Ministeri affiancanti; 14) tempestivo trasferimento delle risorse destinate al SSR da parte del bilancio regionale; 15) conclusione della procedura di regolarizzazione delle poste debitorie relative all'ASP di Reggio Calabria; 16) puntuale riconduzione dei tempi di pagamento dei fornitori ai tempi della direttiva europea 2011/7/UE del 2011, recepita con decreto legislativo n. 192 del 2012; TENUTO CONTO che: l'art. l, comma 34 della legge 662/1996 prevede l'individuazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale al cui persegui mento sono vincolate apposite risorse ai sensi dell'art. 34 bis, della stessa legge; l'Accordo tra lo Stato le Regioni e le Province Autonome del 20 febbraio 2014 (repertorio atti n. 13/CSR), definisce le linee progettuali con cui perseguire gli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale di cui sopra e si stabilisce, inoltre, che per l'anno 2013, fermo restando il completamento dei progetti già finanziati con le risorse del 2012, è necessario un nuovo approccio lungo le linee progettuali di cui all'allegato A) del medesimo Accordo; le linee progettuali per l'utilizzo da parte delle Regioni e Province Autonome delle risorse vincolate ai sensi all'art. l, comma 34 e 34 bis, della legge 662/1996 per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale per l'anno 2013, di cui al citato allegato A) dell' Accordo n. 13/2014, sono quelle di seguito elencate: 3 l. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. lO. Il. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. Interventi per il riassetto organizzativo e strutturale della rete dei servizi di assistenza ospedaliera e territoriale - Farmacia dei servizi Modelli avanzati di gestione delle malattie croniche Implementazione del Piano di indirizzo per la riabilitazione di cui all'Accordo Stato-Regioni dellO febbraio 2011 Assistenza ai pazienti in condizioni di Stato Vegetativo e Stato di Minima Coscienza nella fase degli esiti ( Accordo StatoRegioni del 5 maggio 2011) Assistenza agli anziani in condizioni di fragilità e di non autosufficienza Tutela della fragilità e contrasto alle disuguaglianze in sanità (Accordo 22 novembre 2012) Cure palliative e terapia del dolore. Sviluppo dell'assistenza domiciliare palliativa specialistica Sviluppo dei processi di umanizzazione all'interno dei percorsi assistenziali Interventi per l'implementazione della rete per le malattie rare e per la promozione della rete nazionale dei tumori rari Tutela della maternità - percorso nascita - partoanalgesia Tutela della fertilità e della funzione ormonale nelle giovani donne affette da neoplasia o malattie croniche degenerative mediante l'istituzione di biobanche del tessuto ovarico e cellule germinali Implementazione di percorsi diagnostico-assistenziali e di supporto pr migliorare la vita delle donne affette da malattie croniche invalidanti della sfera uro-genitale (endometriosi infiltrante, vulvodinia, cistite interstiziale) Implementazione della rete nazionale dei centri territoriali per la prevenzione e la diagnosi precoce delle infezioni da HPV Implementazione della rete nazionale dei centri territoriali per la prevenzione primaria e la diagnosi precoce dei tumori dell'apparato genitale maschile Definizione di modelli di assistenza ai bambini e adolescenti affetti da patologie croniche, disturbi del comportamento, dell'apprendimento e del linguaggio, da autismo, da disturbo del deficit da attenzione/iperattività (ADHD) e da psicosi affettive e non affettive dell'infanzia e dell'adolescenza mediante l'organizzazione di Centri di riferimento a valenza regionale e/o intemegionale e la realizzazione di reti assistenziali Sviluppo di strumenti del governo clinico e della valutazione della qualità e della sicurezza delle prestazioni - Risk Management Implementazione del "Codice Etico" nelle Aziende Sanitarie Piano Nazionale Prevenzione Superamento OPG e salute mentale Sicurezza nei luoghi di lavoro. l'Intesa del 20 febbraio 2014 (repertorio atti n. 27/CSR) ha sancito l'assegnazione delle risorse vincolate alle Regioni ai sensi all'art. 1, comma 34 e 34 bis, della Legge 662/1996 per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale per l'anno 2013 quantificandole per la Regione Calabria in complessivi € 52.291.794,00; CONSIDERATO che: con DCA del 29 giugno 2015, n. 67, recante "Programma Operativo 2013-2015. Programma 7 - Azione 7.2.2 - Obiettivi P.S.N. - Approvazione linee progettuali anno 2013 (Accordo Stato-Regioni 20 febbraio 2014 rep. atti n. 13/CSR e Intesa Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 rep. atti n. 27/CSR) - linee programmatiche 2014-2015", venivano recepiti l'Intesa del 20 febbraio 2014 (repertorio atti n. 27/CSR) e l'Accordo tra lo Stato le Regioni e le Province Autonome del 20 febbraio 2014 (repertorio atti n. 13/CSR), approvando nel contempo i progetti allegati; con nota n. 0022414-P-03/08/2015 la Direzione Generale della programmazione sanitaria chiedeva chiarimenti in merito al citato DCA, eccependo nel merito che ''pur essendo rispettato l'impegno complessivo della somma assegnata alla Regione, non risultano rispettati i vincoli definiti, per la realizzazione di ciascuna linea progettuale, nel! 'Intesa e nella successiva integrazione inoltrata a tutte le Regioni con nota n. 8895 del 28 marzo 2014"; DATO ATTO del rilievo ministeriale e ritenuto di dovere emendare il DCA n. 67/2015 alla luce di quanto riportato nella nota n. 8895 del 28 marzo 2014; RITENUTO, pertanto, alla luce di quanto sopra, di dovere: modificare il DCA n. 67 del 29 giugno 2015, rimodulando la parte finanziaria delle schede progettuali con le somme di cui all'Intesa Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 rep. atti n. 27/CSR) ed alla successiva integrazione trasmessa dal Ministero della Salute con nota n. 8895 del 28 marzo 2014, non modificando il contenuto delle linee progettuali; modificare conseguentemente le schede di riparto alle singole aziende per l'anno 2013; confermare quant'altro stabilito nel citato DCA n. 67/2015; VISTO il D.Lgs. 502/1992; VISTA la legge 23 dicembre 1996, n. 662; VISTA l'istruttoria della L.R. 91200 l; compiuta dal Dirigente di Servizio/Settore 4 quale Responsabile del Procedimento ai sen~i ~ r tJ DECRETA Per le motivazioni di cui in premessa, che qui si intendono riportate quale parte integrante e sostanziale: MODIFICARE il DCA n. 67 del 29 giugno 2015 rimodulando la parte finanziaria delle schede progettuali con le somme di cui all'Intesa Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 rep. atti n. 27/CSR) ed alla successiva integrazione trasmessa dal Ministero della Salute con nota n. 8895 del 28 marzo 2014, sostituendo all'uopo: l'intero allegato l) del citato DCA n. 67/2015 con l'attuale allegato 1), parte integrante e sostanziale del presente atto; l'allegato 2) del citato DCA n. 67/2015, limitatamente all'annualità 2013, con l'attuale allegato 2), parte integrante e sostanziale del presente atto; DI DARE ATTO che le rettifiche di cui sopra non modificano il contenuto delle linee progettuali già stabilito con il citato DCA n. 67/2015; CONFERMARE quant'altro stabilito con il DCA n. 67 del 29 giugno 2015; DI TRASMETTERE il presente atto al Ministero della Salute, per i successivi adempimenti preVIstI dall'Accordo Stato-Regioni 22 novembre 2012 (repertorio atti n. 227/ CSR), con le modalità indicate nella apposita circolare ministeriale; DI TRASMETTERE il presente decreto, ai sensi dell'art. 3 comma l dell' Accordo del Piano di rientro, ai Ministeri competenti; DI DARE MANDATO alla Struttura Commissariale per la trasmissione del presente decreto al Dirigente generale del Dipartimento Tutela della Salute ed agli interessati; DI DARE MANDATO al Dirigente generale per la pubblicazione sul BURC telematico e sul sito web del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria. Il sub çomndssario Dott. Andrea Urbani ii) /'. /1\. ~ In8~ Il Commissario ad acta \~~ 'v 5 REGIONE CALABRIA DIPARTIMENTO TUTELA DELLA SALUTE E POLITICHE SANITARIE SETTORE AREA UVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA Il Dirigente del Settore Relazione di accompagnamento alla proposta di DCA n.__ del _ Oggetto. DCA N. 67 del 29 giugno 2015 "Programma Operativo 2013-2015. Programma 7 - Azione 7.2.2 Obiettivi P.S.N. - Approvazione linee progettuali anno 2013 (Accordo Stato-Regioni 20 febbraio 2014 rep. atti n. 13/CSR e Intesa Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 rep. atti n. 27/CSR) - linee programmatiche 2014-2015" - modifiche ed integrazioni. Con DCA del 29 giugno 2015, n. 67, recante "Programma Operativo 2013-2015. Programma 7 - Azione 7.2.2 - Obiettivi P.S.N. - Approvazione linee progettuali anno 2013 (Accordo StatoRegioni 20 febbraio 2014 rep. atti n. 13/CSR e Intesa Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 rep. atti n. 27/CSR) - linee programmatiche 2014-2015", venivano recepiti l'Intesa del 20 febbraio 2014 (repertorio atti n. 27/CSR) e l'Accordo tra lo Stato le Regioni e le Province Autonome del 20 febbraio 2014 (repertorio atti n. 13/CSR), approvando nel contempo i progetti allegati. Il Ministero della salute, con nota n. 0022414-P-03/08/2015 della Direzione Generale della programmazione sanitaria chiedeva chiarimenti in merito al citato DCA, eccependo nel merito che ''pur essendo rispettato l'impegno complessivo della somma assegnata alla Regione, non risultano rispettati i vincoli definiti, per la realizzazione di ciascuna linea progettuale, nell 'Intesa e nella successiva integrazione inoltrata a tutte le Regioni con nota n. 8895 del 28 marzo 2014". Rilevata la necessità di dovere adempiere a quanto richiesto dal competente ufficio ministeriale, in quanto nella redazione del DCA in precedenza si era fatto esclusivo riferimento all'Intesa del 20 febbraio assegnando le somme aggiuntive ripartite ad una sola linea progettuale anziché a tutte come invece stabilito con successiva nota n. 8895 del 28 marzo 2014". Il presente provvedimento adegua il DCA n. 67/2015 alla richiesta ministeriale di chiarimenti effettuata con nota n. 0022414-P-03/0812015. via E. Buccarelli, 30 - 88100 - Catanzaro - recapiti: telefono 0961-856535, e-mai!: g.brancati@regcaLit OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETIUALE : l. Interventi per il riassetto organizzativo e strutturale della rete dei servizi di assistenza ospedaliera e territoriale - Farmacia dei servizi TITOLO PROGETIO : Riequilibrio Ospedale - Territorio: consolidamento dell'assistenza primaria. DURATA: 36 mesi (2013-2014 Regione Calabria e 2015) REFERENTE: Dirigente Servizio "Attività Territoriale" servizio13.tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA I principi ispiratori dell'assistenza di primo livello erano già presenti nella Dichiarazione di Alma Ata del lontano 1978: "Le cure il primo livello di contatto degli individui e delle comunità con il Servizio sanitario. Il loro ruolo è di avvicinare il più possibile l'assistenza sanitaria ai luoghi dove la popolazione vive e lavora". Le cure primarie sono il primo punto di contatto tra il cittadino e il SSN, pertanto, diventa necessario promuovere e sviluppare un approccio di rete (Ospedale e territorio) che consenta una presa in carico di tutti i bisogni del cittadino (integrazione socio-sanitaria). Con il Decreto Legge n0158 del 13 settembre 2012 convertito in legge n0189 del 8 novembre 2012 le Regioni organizzano l'assistenza primaria secondo modalità operative monoprofessionali denominate aggregazioni funzionali territoriali (AFT) e forme organizzative multi professionali denominate unità complesse di cure primarie (UCCP) che erogano prestazioni assistenziali tramite il coordinamento e l'integrazione dei medici, delle altre professionalità convenzionate con il Ssn, degli infermieri, delle ostetriche, delle tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e del sociale a rilevanza sanitaria. Le unità complesse di cure primarie sono costituite in reti di poliambulatori territoriali dotati di s~rumentazione di base, aperti al pubblico per tutto l'arco della giornata, nonché nei giorni prefestivi e festivi con idonea turnazione. Le unità complesse operano in coordinamento e in collegamento ospedaliere, con i distretti, con le organizzazioni socio-assistenziali. Le regioni, attraverso sistemi informatici, assicurano l'adesione telematica obbligatoria con le strutture dei medici all'assetto organizzativo e al sistema informativo nazionale, compresi gli aspetti relativi al sistema della tessera sanitaria nonché la partecipazione attiva all'implementazione della ricetta elettronica. Il processo di riorganizzazione delle cure primarie in Calabria, è stato delineato con l'adozione nel Piano regionale per la salute 2004/2006, approvato con la legge regionale 19 marzo 2004, n. 11. Con la DGR del 5.5.2009, n. 250 è avvenuta l'approvazione delle linee progettuali relative agli obiettivi di PSN anno 2009 ( Accordo Stato/Regioni del 25 marzo 2009 (repertorio atti n. 57/CSR) tra le quali nella linea progettuale CURE PRIMARIE insistono i progetti: 1.1.Le cure primarie: il nuovo modello organizzativo regionale (Unità di Cure Primarie - UCP) ed il miglioramento della rete assistenziale; 1.1bis Percorsi diagnostico-terapeutici ospedale - territorio per la gestione delle ulcere cutanee croniche e 1.1 ter Progetto sperimentale per la realizzazione dell' Assistenza Territoriale Integrata "ATI". Con deliberazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri nella seduta del 30 luglio 2010, il presidente della Regione Calabria è stato nominato Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro e l'adozione dei provvedimenti di cui alle linee di intervento previste dallo stesso piano che tra gli obiettivi prevede la riorganizzazione delle rete di assistenza territoriale. Con il DPGR n. 18 del 22.10. 2010 è stato approvato, il riordino delle reti : ospedaliera, emergenza/urgenza e della rete territoriale che prevede in ogni azienda la creazione di un Dipartimento di Cure Primarie. Con il DPGR 31.01.2011, n. 12 sono state emanate le Linee guida sul sistema di cure domiciliari e l'accesso ai servizi territoriali. Con il DPGR 06.05.2011, n. 34 - si è effettuata una rettifica dell' "Ospedale distrettuale" in "Centri di Assistenza Primaria Territoriale C.A.P.T." Con Decreto dirigenziale 16.06.2011, n. 7029 - Istituzione Tavolo di Lavoro permanente sull'emergenzaurgenza presso il Dipartimento Tutela della Salute Con la DGR 17.06.2011, n. 255 è avvenuta l'approvazione dei progetti obiettivi di PSN linee proget anno 2011 (Accordo Stato-Regioni 20.04.2011 rep. atti n. 84 /CSR) tra le quali nella linea progettua della rete CUREPRIMARIE insistono i progetti: 1.1 Modello organizzativo regionale per il miglioramento della rete assistenziale (Riordino rete territoriale -Dipartimento di Cure Primarie ); 1.1.bis Modello organizzativo regionale integrato di cure per la non autosufficienza (Chronic Care Model) ; 1.5 Sistema Informativo Unico Regionale - 118 Calabria. Con la DGR26.09.2011, n. 434 - Obiettivi PSN(Accordo Stato-Regioni 27.07.2011 rep. atti n. 135/CSR). Integrazione DGR n. 255 del 17.06.2011, Approvazione progetto "Riorganizzazione Rete Regionale Emergenza-Urgenzae Continuita' delle Cure: Integrazione della C.A. nella C.O.del 118, secondo le linee guida "modalità organizzative per garantire l'assistenza sanitaria in H24". Con il DPGR28.6.2012 n. 94 Approvazione proposta programmata progetto Riordino, Riorganizzazione e Reingegnerizzazione della rete Urgenza/emergenza Regione Calabria, nel rispetto dei dettami del DPGR18/2010. Il consolidamento e l'adeguamento alle nuove normative successivamente intervenute si è operato in occasione dell'attuazione degli accordi nazionali con i medici di medicina generale, DGR deIl'8.8.2006 n. 580 - con i Pediatri di Libera Scelta DGRdell' 1.6.2007 n. 327 e con gli specialisti ambulatoriali DGR del 15.4.2008 n. 300, che hanno favorito: l'avvio della sperimentazione in alcune Aziende Sanitarie della CaléJbriadelle Unità di Assistenza Primaria; lo sviluppo di forme associative tramite la Medicina di associazione in rete e di gruppo al fine di fornire una risposta adeguata ai bisogni del cittadino con peculiari caratteristiche oro-geografiche del territorio calabrese; l'istituzione di equipe territoriale a livello distrettuale tesa a favorire la concreta integrazione con i servizi distrettuali per l'erogazione dei LEA e per la realizzazione di specifici programmi e progetti assistenziali. Il vigente ACN per la medicina generale, seppur in via di ridenifinizione in ragione di quanto espressamente previsto dal Decreto Balduzzi, (decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 13 settembre 2012, n. 214), coordinato con la legge di conversione 8 novembre 2012, n. 189), lascia spazio a differenti soluzioni nel merito dell'organizzazione delle UCCP ed in particolare agli aspetti più propriamente strutturali. Le possibilità sono, in effetti due: • Attivazione dell'UCCPpresso strutture delle azienda sanitarie (nella nostra realtà regionale CAPT) • Attivazione dell'UCCPpresso strutture messe a disposizione dalle forme associative dei MMG. E' di tutta evidenza, quindi, come nella nostra Regione l'attivazione delle UCCP dovrà avvenire nell'ambito della rete di integrazione ospedale-territorio. Il processo di riorganizzazione ospedale-territorio con lo sviluppo delle cure primarie deve essere in grado di rispondere alle esigenze degli assistiti e garantire appropriatezza, equità e tempestività delle cure. A ciò potranno contribuire le farmacie pubbliche e private operanti in convenzione con il SSN che in base alla normativa vigente possono divenire Centri socio polifunzionali di ulteriori sevizi. Ciò è stato ben compreso dal Parlamento e dal Governo, che hanno varato tre anni fa una normativa innovativa, scaturita dalla legge n. 69/2009, che ha delegato il Governo alla definizione dei nuovi servizi, e dal successivo decreto legislativo n. 153/2009, attuativo della delega. Tale normativa prevede l'erogazione in farmacia di nuovi servizi ad alta valenza socio-sanitaria, quali: la partecipazione all'Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e la presa in carico di particolari pazienti cronici, la realizzazione di iniziative per il corretto uso del farmaco, la partecipazione a programmi di educazione sanitaria e prevenzione, l'effettuazione di autoanalisi di prima istanza, le prenotazioni di prestazioni specialistiche e strumentali ambulatoriali (CUP). Quanto sopra è in coerenza agli obiettivi del Piano Operativo 2013-2015, ai programmi: • Programma 13 Reti assistenziali per intensità di cura • Programma 14 Riequilibrio ospedale-territorio: P14.5) Riorganizzazione dell'assistenza primaria secondo le indicazioni della legge 189/2012 e conseguenti accordi con MMG/PLS per la individuazione o rimodulazione delle forme di associazionismo • Programma 15 Rete Emergenza-urgenza • Programma 17- Assistenza Farmaceutica : P17-.S Monitoraggio attività prescrittiva - P17. <1 Razionalizzazionedell'uso del farmaco in ospedale e P17.6.2) Ottemperanza adempimenti LEA. ~ ,,~,,:) 8 CL,ONTE~TO . tt I d 'I . . 't' . l'' .. 5 A' d " .. l' ~~ organizzazione a ua e e servizIo sani ano reglona e e npartlta In n. zien e sanltane provincia I '~ Q t"'~J)~ '9') .. 2 l'assistenza primaria viene svolta in n. 35 distretti con bacino d'utenza di circa 60.000 abitanti. Il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta rivestono un ruolo centrale, infatti, attraverso l'integrazione con le altre professionalità del territorio (Medici di continuità assistenziale, Specialisti Ambulatoriali), determinano lo sviluppo di forme di assistenza primaria in grado di rispondere ai nuovi bisogni di salute dei cittadini per 24 ore e 7 giorni alla settimana. Il radicale cambiamento dello stato generale di salute, caratterizzato, nell'attuale contesto sanitario, dall'incremento delle patologie croniche e della non autosufficienza, vede l'esigenza di nuovi percorsi assistenziali basati su un approccio multidisciplinare del paziente volto a promuovere meccanismi di integrazione delle prestazioni sanitarie e sociali al fine di garantire l'efficacia della continuità delle cure. Negli ultimi anni risulta che un cospicuo numero di cittadini che si rivolgono al Pronto Soccorso presenta quadri clinici che potrebbero essere affrontati e risolti adeguatamente dal Medico di Medicina Generale. La crescita esponenziale della domanda verso le strutture di Pronto soccorso impone l'adozione di una riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale attraverso nuovi modelli organizzativi che consentano al MMG di assumere il ruolo di principale riferimento sul territorio per il cittadino. La Regione ha intrapreso la sperimentazione de~le UCP, quali aggregazioni integrate tra Medici di Medicina Generale che, realizzano una struttura sanitaria attrezzata, informatizzata che si awale della presenza e del supporto di specialisti ambulatoriali, svolge una funzione di follow-up del pazienti cronici e intende intercettare gli accessi inappropriati ai Pronti Soccorso della Regione (codici bianchi). Ad oggi le UUCP sono state attivate e sono operative nelle ASP di Cosenza e ne II'ASP di Catanzaro. La risposta al momento degli assistiti è estremamente positiva. Si è awiato in questo modo un percorso che ha permesso di realizzare nel territorio un reale punto di priorità della programmazione sanitaria, sede di intercettazione della domanda di salute, di risposta sanitaria, di governo dei percorsi sanitari e socio-sanitari e della loro appropriatezza, di partecipazione diretta alla definizione dei servizi e della prestazioni. Un aspetto di assoluta rilevanza di questo processo culturale ed organizzativo dei servizi è stato costituito dal ruolo e dall'organizzazione dei servizi territoriali e dall'assistenza primaria, in modo particolare dal ruolo del Medico di Medicina Generale che, attraverso una rinnovata centralità è stato in grado di "cogestire" con gli specialisti ambulatoriali ed ospedalieri i percorsi assistenziali dei pazienti. Le farmacie rivolti della Regione Calabria hanno assunto al cittadino bisognoso e portatore a base delle loro attività l'implementazione di servizi di handicap. OBIETTIVI Accelerare l'espansione di modello già realizzato e sperimentato con successo in tutto il territorio regionale con i necessari aggiustamenti leggendo e ragionando sui bisogni del territorio, riallineando quantità e qualità delle risorse. Costituire un sistema unitario ed omogeneo delle cure primarie: il presente progetto si prefigge di far fronte alla grave frammentazione del sistema delle cure primarie che di fatto impedisce un'adeguata presa in carico dei bisogni assistenziali, soprattutto di quelli complessi che attengono alle condizioni di cronicità e quindi di fragilità dei cittadini. Conferire continuità ai processi di cura: E' evidente come lo stesso progetto debba, unita mente al processo di riaggrega zio ne del sistema delle cure primarie, puntare ad awiare percorsi in grado di conferire continuità ai più complessivi processi di cura ed a colmare gli ambiti di contiguità con l'ospedale e con l'assistenza residenziale e con il sistema di protezione sociale garantito dai comuni (in forma singola o associata). AI Dipartimento delle Cure Primarie, va conferito il ruolo di produttore, da interfacciare con quello di committenza affidato invece ai Distretti, ciò consentirà di conferire unitarietà al sistema di erogazione ed al tempo stesso di esaltare la mission di lettura dei bisogni e di programmazione in capo alle macroarticolazioni distrettuali. Consolidare il sistema della Cure Primarie, confermando e sviluppando le scelte strategiche individuate con gli atti di indirizzo regionali e di costituire un riferimento comune per l'implementazione della nuova organizzazione della Medicina convenzionata così come individuata nella Legge di riforma 8 novembre 2012, n. 189 (Balduzzif2012). Integrare il sistema di emergenza territoriale assicurare di ricetta gratuitamente la consegna a domicilio medica da parte del cittadino TEMPI DI ATTUAZIONE Tutte le Aziende Sanitarie Provinciali con il servizio di Continuità assistenziale. richiedente delle specialità medicinali solo a fronte della pres il servizio. della Calabria sono coinvolte nella realizzazione delle attività. 3 progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI Accelerare il percorso di attivazione delle Unità Complesse di Cure primarie e lo sviluppo del Distretto attraverso una piena integrazione con la Medicina Generale. Velocizzare il passaggio dal modello del MMG "single point" al modello "Unità di Cure Primarie". Assumere la responsabilità, da parte del Distretto, della presa in carico del paziente cronico e complesso. Sollecitare il processo di riorganizzazione ospedale/territorio con lo sviluppo delle cure primarie che deve rispondere alle esigenze degli assistiti e con il coinvolgimento dell'ADI e delle farmacie convenzionate (con attivazione sperimentale della farmacia dei servizi, oltre alla consegna dei farmaci a domicilio). Verificare misure di gestione tese a garantire il corretto INDICATORI utilizzo dei farmaci prescritti. (di struttura, di processo, di risultato) : di struttura istituzione dipartimento delle cure primarie istituzione delle UCCP e della farmacia dei servizi n° di assistiti in h24/totale degli assistiti n° di assistiti in h12/totale degli assistiti di processo definizione procedure dimissioni protette con tutti i PP.OO. condivisione nuovo regolamento di funzionamento del servizio ADI definizione accordi di programma con i comuni capofila di zona sociale definizione di PDTA per BPCO-Ipertensione arteriosa - Diabete di risultato riduzione degli accessi in Pronto Soccorso del 20% riduzione dei ricoveri per patologie cronico - degenerative/tot n° di assistiti ultra65enni in ADI pari a14% del totale ricoveri RISULTATI ATTESI L'approccio di riformulazione del complessivo sistema delle cure primarie, passa attraverso l'istituzione del Dipartimento delle Cure Primarie ed una rifondazione del ruolo della Medicina generale (ed in particolare attraverso una valorizzazione della funzione di gate keeping), comunque inserita in un contesto che tiene conto degli altri attori coinvolti nei processi di cura, senza esclusione delle attività socio tutelari in capo ai comuni. Univocità dell'accesso al sistema curante (PUA), valutazione multidimensionale dei bisogni assistenziali, continuità delle cure (integrazione professionale - organizzativa ed istituzionale), rappresentano gli elementi necessari per garantire, attraverso il perseguimento dell'appropriatezza , un razionale ed efficace utilizzo delle risorse disponibili, oltre che equità di accesso e di erogazione delle cure. TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODom Ai fini della trasferibilità dei risultati e dei prodotti alle altre realtà territoriali, è necessario prowedere: -utilizzare la scheda sanitaria informatica finalizzata alla raccolta dati quale presupposto per la creazione osservatorio sugli indicatori di qualità nei servizi di assistenza per le malattie croniche e per gli anziani fragili; -la realizzazione di una banca dati finalizzata a garantire informazioni utili alla definizione di: - un profilo di intervento medico e paramedico, di un - una gestione integrata del paziente sul territorio, - una ottimizzazione dell'assistenza, - un profilo farmaco-epidemiologico del bacino di utenza. 4 RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE Azienda 2013 ASPCosenza 3.379.504,76 ASPCrotone 808.190,71 ASP Catanzaro 1.703.237,37 ASP Vibo Valentia 772.675,73 ASP Reggio Calabria 2.607.676,43 2014 3.324.611,93 874.983,84 1.723.933,02 832.484,46 2.484.425,75 AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro AO Annunziata Cosenza AO Bianchi-Melacrino-Morelli Calabria AO Mater Domini Catanzaro Totali Criterio di distribuzione Reggio FTi 2015 3.324.611,93 874.983,84 1.723.933,02 832.484,46 2.484.425,75 :Ii (\i;<+(rl \< 9.271.285,00 9.240.439,00 Assegnazione delle risorse a quota capitaria 9.240.439,00 5 OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETIUALE : 2. Modelli avanzati di gestione delle malattie croniche TITOLO PROGETIO : Modalità organizzative del lavoro in rete per la gestione delle patologie croniche. DURATA: 36 mesi Regione calabria REFERENTE: Dirigente Servizio "Attività Territoriali" servizio 13. tuteladellasal ute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA Le malattie croniche sono la principale causa di morte in quasi tutti i Paesi. Si tratta di un ampio gruppo di malattie, che comprende le cardiopatie, l'ictus, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche, i disturbi muscoloscheletrici, i difetti della vista e dell'udito, le malattie genetiche. In generale, sono malattie che hanno origine in età giovanile, ma che richiedono anche decenni prima di manifestarsi clinicamente. Dato il lungo decorso, richiedono un'assistenza a lungo termine, ma al contempo presentano diverse opportunità di prevenzione. Alla base delle principali malattie croniche ci sono fattori di rischio comuni e modifica bili, come alimentazione poco sana, consumo di tabacco, abuso di alcol, mancanza di attività fisica. Queste cause possono generare quelli che vengono definiti fattori di rischio intermedi, ovvero l'ipertensione, la glicemia elevata, l'eccesso di colesterolo e l'obesità. Ci sono poi fattori di rischio che non si possono modificare, come l'età o la predisposizione genetica. Nel loro insieme questi fattori di rischio sono responsabili della maggior parte dei decessi per malattie croniche in tutto il mondo e in entrambi i sessi. Le malattie croniche, però, sono legate anche a determinanti impliciti, spesso definiti come "cause delle cause", un riflesso delle principali forze che trainano le modifiche sociali, economiche e culturali: la globalizzazione, l'urbanizzazione, l'invecchiamento progressivo della popolazione, le politiche ambientali, la povertà. In questo scenario, la lotta alle malattie croniche rappresenta una priorità di salute pubblica, sia nei Paesi più ricchi che in quelli più poveri. Da qui la necessità di investire nella prevenzione e nel controllo di queste malattie, da una parte riducendo i fattori di rischio a livello individuale, dall'altra agendo in maniera interdisciplinare e integrata per rimuovere le cause delle cause. Il nuovo scenario socio-sanitario è rappresentato dali' invecchiamento della popolazione, dall'umento malattie cronico-degenerative, dall'alta incidenza di patologie croniche concomitanti, dai crescenti bisogni socio-sanitari, dalla qualità delle cure e dagli stili di vita. Le malattie croniche causano nel mondo il 60% (Circa 35 milioni) di tutti i decessi. Tale situazione epidemiologica ha evidentemente pesanti ricadute in termini di quantità di vita e di qualità della stessa, nonché rappresenta un grosso fardello economico per i singoli individui, le loro famiglie, i sistemi sanitari e le società. I modelli di cura si basano su un approccio "proattivo", improntato al paradigma preventivo, mirato ad evitare o rinviare nel tempo la progressione della malattia; a promuovere l'empowerment del paziente (e della comunità) e la qualificazione del team assistenziale (sanitario e sociale). Gli strumenti di "governo clinico" individuati per tali obiettivi sono: il Disease Management: approccio sistemico e integrato che implica un'azione coordinata tra tutte le componenti e tra tutti gli attori del sistema assistenziale, che, seppur con responsabilità diverse, sono chiamati a sviluppare interventi mirati verso comuni obiettivi; il Chronic Care Model : individua in modo puntuale le variabili fondamentali che rendono possibile un approccio "sistemico" alle malattie croniche, in quanto muove tutte le leve organizzative ed operative per promuovere un approccio appropriato da parte degli operatori. Pone, in un unico quadro d'insieme, tutti quei fattori organizzativi ed operativi del sistema sanitario e della comunità che risultano predisponenti per l'azione. efficace delle "persone" (gli operatori ed i pazienti) dalle cui attività scaturiscono i risultati attesi. Il Chronic Care Model, collocato nella rete assistenziale, riconosce nel setting delle Cure Primarie (Medicina Generale, Pediatria di libera scelta, Medici di Continuità Assistenziale) una delle componenti fondamentali nella erogazione dei servizi sul territorio. Gli strumenti di traduzione organizzativa ed operativa del Chronic Care Model e del Disease Manage Percorsi Assistenziali (PA) Gestione Integrata della malattia. CONTESTO Il presupposto del modello Chronic Care Model è che, per essere efficaci, efficienti e attenti 6 è necessario anche l'impegno di tutto il sistema organizzativo. Le Cure Primarie pazienti, peculiare la cura delle cronicità, perché ad esse, in maniera perché prioritaria, esse rappresentano è affidata la continuità il segmento hanno in affido del SSR più vicino della cura tra i diversi in modo al paziente e livelli di assistenza. Il Piano Operativo prevede nel Programma 13 l'organizzazione di Reti assistenziali per intensità di cura e nel P13.2) la definizione dei percorsi di cura, nonché dei percorsi diagnostico terapeutici relativi ad alcune aree di particolare interesse, in aggiunta all'area oncologica e cardiovascolare, che prevedano la integrazione ospedale/territorio. OBIETTIVI Creazione di reti per intensità di cura. Obiettivo prioritario del Sistema Sanitario Regionale sarà la gestione sul territorio delle patologie croniche, con particolare riferimento a quelle gravi e invalidanti al fine di evitare ricoveri inappropriati (intesi come ricoveri ospedalieri che non sono in grado di modificare in senso positivo il decorso clinico, anche quando effettuati per pazienti "gravi"). A tal fine sarà prioritaria la diffusione di Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA), intesi come la contestualizzazione di linee guida relative ad una patologia o problematica clinica nella specifica realtà organizzativa tenuto conto delle risorse ivi disponibili. I PDTA sono strumenti atti a descrivere obiettivi ed azioni condivise tra le varie componenti coinvolte nella presa in carico (sia operanti nel Distretto, sia negli Ospedali), finalizzati a delineare il migliore percorso praticabile in termini di appropriatezza, privilegiando un'ottica di processo piuttosto che di singoli episodi di cura. Ai fini della concreta attuazione dei PDTA saranno pertanto definiti gli indicatori clinici ed organizzativi, di volumi di attività e di tetti di spesa previsti. TEMPI DI ATTUAZIONE La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effetuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI I percorsi definiti nel triennio riguardano: percorso cardiologico per patologie croniche (prima fra tutte lo scompenso); percorso neurologico per patologie croniche quali sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica (SLA), demenza; percorso nascita; rete diabetologia; rete riabilitazione e lungodegenza. I primi PDTA definiti riguardano le seguenti patologie: BPCO e Diabete. Di seguito vengono elencate le strategie complessive attraverso l'integrazione Ospedale-Territorio: che saranno considerate in tema di continuità dell'assistenza • consolidamento dei modelli di ammissione e dimissione protetta, supportati da protocolli per la presa in carico coordinata del paziente, anche tramite sistemi codificati di corresponsabilità e "figure di riferimento" (case manager); • potenzia mento degli strumenti di scambio informativo, nella fattispecie dei sistemi informativi integrati, a supporto dell'integrazione professionale, evitando la frammentazione degli interventi, garantendo la continuità del processo assistenziale e, dunque, migliorando l'assistenza erogata; • avvio di prassi aziendali atte a definire obiettivi trasversali per il budget dell'Ospedale e per il budget del Distretto (e quindi di UCP e CAPT/CdS). Nel contesto della riorganizzazione si ritiene prioritaria l'integrazione fra specialisti operanti sul territorio ed in ospedale. Concretamente, saranno condivisi i protocolli di cura e l'accesso alla tecnologia, anche grazie alla partecipazione congiunta alle iniziative di formazione che saranno programmate Costituzione per ogni rete di un gruppo regionale, ove non già esistenti. • Approvazione, su proposta di ogni gruppo tecnico, del"documento costitutivo" o di aggiornamento di ogni rete con l'indicazione dei criteri di qualità da soddisfare nei centri hub e nei centri spoke, e l'esplicitazione di indicatori di struttura (minimo 3-5) e processo indicatori di esito (minimo 1-2). • Realizzazione da parte delle singole Aziende Sanitarie di quanto previsto da ciascun documento reti. • Definizione da parte dei gruppi tecnici di ogni rete del livello soglia target (= standard) per ciascun indicatore • Aggiornamento, attivazione di un flusso informativo ogni indicatore tecnico comprendente in ambito regionale. • per ogni rete, contenente Sanitari e il referente costitutivo i dati di misurazione degli indicatori prevt5ti.R su proposta di ogni gruppo tecnico, del documento (attività annuale).' alcuni clinici, Direttori di ciascuna rete, includendo delle e Ii I~tartaaru"'-' ••...•.....•• , ~$~ i? ~ " f::Iil S. ,.r~èlV'1~Q INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) : Approvazione Approvazione del prowedimento regionale che costituisce per ogni rete il gruppo tecnico,ove non presente; del decreto costitutivo Idi aggiornamento di ciascuna rete; La realizzazione delle reti sarà monitorata attraverso il seguente indicatore: (n° centri hub e spoke di ciascuna rete che soddisfa 1'80% dei criteri definiti nel "documento costitutivo") I (n° centri hub + centri spoke di ciascuna rete) Attivazione del flusso informativo per ogni rete, contenente almeno i dati per misurare gli indicatori previsti; Approvazione dei prowedimenti regionali che aggiornano il documento di ciascuna rete, includendo il valore target per ogni indicatore. RISULTATI ATTESI creazione delle Reti per percorsi di cura a forte integrazione ospedale-territorio. TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI Il modello organizzativo del lavoro in rete per le patologie croniche è trasferibile in tutte le Aziende sanitarie Calabresi. RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE: Azienda Assegnazione delle risorse a 8 OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETIUALE : 3. Implementazione del Piano di indirizzo per la riabilitazione di cui all'Accordo Stato-Regioni dellO febbraio 2011 TITOLO PROGETIO : Definizione modello di offerta delle prestazioni riabilitative rete riabilitativa. : Istituzione DURATA: 36 mesi Regione Calabria REFERENTE:Dirigente Servizio "Area delle fragilità, dipendenze patologiche, serviziol o. tuteladellasal ute@pec.regione.calabria.it Salute Mentale" IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA Il Piano di Indirizzo per la Riabilitazione è stato approvato in Conferenza Stato-Regioni il 10 febbraio 201l. Tale documento di indirizzo ha vagliato i grandi progressi della riabilitazione in campo scientifico, clinico, organizzativo e dell'operatività interdisciplinare, facendo tesoro della crescita delle competenze del medico specialista, di tutte le figure professionali coinvolte, da quelle indicate nelle Linee guida del 1998 e nella recente normativa a quelle divenute progressivamente più importanti, come l'assistente sociale e lo psicologo. Il fine ultimo risiede nel voler rendere questi progressi applicabili e funzionali al sistema sanitario e assistenziale del nostro Paese nell'interesse delle persone che presentano ogni genere di disabilità e limitazione. Lo scopo dell'intervento riabilitativo è "guadagnare salute" in un un'ottica che vede la Persona con disabilità e limitazione della partecipazione non più come "malato", ma come "persona avente diritti". Quindi compito dell'intervento riabilitativo è valutare la Persona, per realizzare tutti gli interventi sanitari necessari per consentirle di raggiungere il più alto livello possibile di funzionamento partecipazione, in relazione alla propria volontà e al contesto, nell'ottica di un reale empowerment. Per sviluppare al meglio le potenzialità di salute della Persona in una presa in carico globale e unitaria, la riabilitazione, storicamente considerata il terzo elemento del percorso sanitario insieme alla prevenzione e alla terapia, ha mostrato di doversi integrare con le altre due componenti per la valorizzazione dell'attività fisica e motoria, cognitiva e motivazionale, nella tempestività della presa in cura fin dalla fase acuta, nell'integrazione tra le cure finalizzate al recupero dell'autonomia. La vera emergenza, nonché la grande sfida dei prossimi decenni, risiede nella necessità di incentrare le strategie sanitarie anche sulla gestione della cronicità e sulla prevenzione della disabilità. CONTESTO Il progetto "Modello sperimentale di strutture integrate per la continuità delle cure riabilitative" approvato con DGR 582 del 6.9.2010 e DGR n. 255 17.6.2011, attivato e sperimentato nella provincia di Catanzaro, ha già prodotto alcuni interessanti ed importanti effetti sugli aspetti relativi all'integrazione delle strutture sanitarie nel percorso riabilitativo delle più frequenti condizioni che generano disabilità. L'avanzamento dei precedenti progetti ha evidenziato come tale lavoro vada trasformato e completato, tenendo presenti le indicazioni del Piano d'Indirizzo (PINDRIA), attraverso la sperimentazione di un più profondo e completo processo d'integrazione della strutture che consenta di estendere i criteri adottati nei precedenti progetti a quante più possibili condizioni di disabilità, comprese quelle di tipo respiratorio, cardiologico e perineale, in ambito riabilitativo, coinvolgendo oltre gli aspetti sanitari e socio sanitari anche quelli socio assistenziali. All'avvio del progetto è stato costituito primo gruppo di specialisti medici di varie discipline (fisiatri, neurologi, ortopedici, geriatri) e di professionisti della riabilitazione (fisioterapisti), provenienti dalle AA.OO. e dali' ASP di Catanzaro, per condividere con loro l'impianto del progetto e formare il gruppo interdisciplinare come previsto nello stesso. La sperimentazione si è realizzata nell' ambito territoriale dell'ASP di Catanzaro e ha coinvolto tutte le strutture della suddetta ASP e le Aziende Ospedaliere insistenti nella suddetta area geografica (A.O. Pugliese-Ciaccio, A.O.U. Mater Domini). Il gruppo ha provveduto a censire e stendere una prima mappa delle strutture esistenti seguendo un criterio di distinzione delle strutture in relazione al loro possibile intervento nel percorso terapeutico dal momento acuto o della diagnosi al ritorno del paziente al suo domicilio ed alla sua vita quotidiana. Il gruppo ha provveduto ha analizzare alcuni profili di cura, tenendo presente da un lato la letteratura scientifica dall'altra l'esperienza maturata sul campo dai vari professionisti presenti, e nello specifico il primo qlJello relativo alla disabilità conseguente ad ictus cerebri ed il secondo relativo al percorso di recupero dopo prq~~zfd~ dell'anca. E' stato perfezionato il Percorso Riabilitativo post-Ictus attraverso la collaborazione t a ~~ ~ I . <l' .\ lettiva gi' "'f· ie O si è compiuta una prima sperimentazione di utilizzo nella collaborazione Sanitaria Provinciale e A.O. Pugliese-Ciaccio nel territorio di Catanzaro. Sono stati completamente formulati, sempre in maniera interdisciplinare citate al punto precedente, di collo femore. tra Università Magna Graecia, Azienda e con la partecipazione i Percorsi per le persone disabili da M. di Parkinson, da S. Multipla delle strutture e a seguito di Frattura In continuità con quanto sperimentato ne II'ASP di Catanzaro, con il presente progetto, si intende favorire una maggiore omogeneità delle risposte riabilitative e una chiara articolazione del percorso di cura nei diversi setting assistenziali dal ricovero in acuto alla dimissione e alla presa in carico territoriale (domiciliare o residenziale), al fine di dare completa attuazione suWintero territorio regionale del Piano di indirizzo per la riabilitazione, recepito con DPGR n. 163 del 18/09/2012, per come previsto dal P.O. 2013-2015 al Programma 13. "Reti assistenziali per intensità di curali che, al punto 3) Reti per percorsi di cura a forte integrazione ospedale-territorio, prevede la realizzazione della rete riabilitazione e lungodegenza. OBIETTIVI: trattare la Persona con le sue possibilità determinato la limitazione, e potenzialità di partecipazione rispetto al danno d'organo che ne ha attuare il Modello Bio-Psico-Sociale (lCF) che pone al centro del sistema il cittadino disabile e il suo contesto familiare nella loro interazione con l'ambiente sociale e con le istituzioni orientando conseguentemente tutte le attività rispetto a tale priorità e verificandone i risultati individuare una modalità con l'approccio appropriata di intervento nei diversi e specifici setting e in relazione alla multimorbidità interdisciplinare offrire un percorso riabilitativo unico integrato con i diversi setting terapeutici definire i percorsi assistenziali riabilitativi attuare iniziative di comunicazione, della rete riabilitativa appropriati formazione e condivisione con gli operatori e i caregivers. TEMPI DI ATTUAZIONE La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata valutazione la dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI: La Regione ha istituito un gruppo di lavoro decreto dg n. 28.12.2012 n. 16926 per le attività di riabilitazione che attraverso dovrà predisporre le linee guida regionali redigere specifici percorsi assistenziali. Linee Guida Regionali forniranno indirizzi per la organizzazione della rete dei servizi di riabilitazione e criteri generali per gli interventi di assistenza riabilitativa. Realizzazione di iniziative di comunicazione, formazione e condivisione con gli operatori e i caregivers. Adozione di strumenti di monitoraggio per la raccolta sistematica di indicatori di performance, per garantire l'appropriatezza clinico-organizzativa qualità dell'assistenza erogata. delle prestazioni erogate e di monitorare i percorsi assistenziali integrati e la INDICATORI di risultato: Stesura ed attuazione delle linee guida regionali della riabilitazione Costituzione della rete riabilitativa N. eventi formativi effettuati RISULTATIATTESI: Attivazione della Rete della riabilitazione che prevede un corretto impiego delle risorse e impone una definizione chiara e precisa dei criteri di accesso alle prestazioni di riabilitazione, attraverso una maggiore appropriatezza che comprende: la presa in carico, tempestività dell'intervento, continuità terapeutica, criteri di efficacia ed efficienza, appropriatezza erogativa, validazione scientifica delle prestazioni erogate, coinvolgimento attivo dell'utente e dei suoi familiari, formazione e aggiornamento continuo degli operatori e dei caregiver. RIPARTO DELLE RISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE: Criterio di distribuzione Assegnazione delle risorse a quota capitaria alle ASP e il 25% alla AO Mater Domini 11 OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETIUALE : 4. Assistenza ai pazienti in condizioni di Stato Vegetativo e Stato minima coscienza nella fase degli esiti (Accordo SR 5/5/2011) TITOLO PROGETIO : MESSA A REGIME DEL SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE DI PAZIENTI IN SV E SMC DURATA: 36 mesi REFERENTE:Dirigente Servizio "Area delle fragilità, mentale serviziol0.tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it Regione calabria dipendenze patologiche, salute IMPORTO ASSEGNATO: vedi scheda in calce PREMESSA: Con il progetto: "Modello per la gestione e l'assistenza integrata (h24) di pazienti cronici in SV( Stato Vegetativo) e SMC (Stato di Minima Coscienza )nella Regione Calabria", denominato Oberon, approvato con la DGR 250/2009, si è effettuata una sperimentazione gestionale per l'assistenza di tali pazienti sull'intero territorio regionale. In Calabria, l'assistenza a pazienti in SV e SMC, è attuata grazie all'Istituto S. Anna di Crotone (ISA), centro di eccellenza di carattere nazionale ed internazionale, le cui unità dedicate alla presa in carico di pazienti cronici in SV e SMC sono attive da circa 12 anni e che già dispone di un reparto d'avanguardia denominato SUAP, specificamente destinato a tale categoria di pazienti. Il progetto si è dato l'obiettivo prevedendo: di definire un servizio integrato per pazienti cronici in SV e SMC con differente eziologia 1. assistenza ai pazienti cronici in SVe SMC nella SUAP dell'ISA che, partendo dagli attuali protocolli, ulteriormente migliorata con l'utilizzo di procedure e sistemi per il monitoraggio automatizzato parametri biometrici e per la valutazione dello stato di coscienza; 2. assistenza ai pazienti cronici in SV e SMC per l'ospedalizzazione a domicilio attraverso servizi telemedicina ed un equipe remota di Assistenza Domiciliare Integrata per SV e SMC (ADISV). Il presente progetto nasce dalla volontà di mettere a regime in tutte le ASP della Calabria il modello assistenza integrata OBERON. di pazienti cronici in SV e SMC, realizzato con la sperimentazione sia di di di del progetto Il progetto OBERON, realizzato dall'Istituto S. Anna di Crotone in collaborazione con le 5 ASP della Calabria, rappresenta in Italia l'esperimento più avanzato in termini di assistenza integrata a tale tipologia di pazienti, e per i risultati raggiunti, è diventato un modello di riferimento al punto che una commissione nazionale sugli SV, ha awiato uno studio finalizzato a valutarne l'estensione anche in altre regioni. Le importanti attività svolte nel Piano di sperimentazione gestionale hanno consentito di: • definire, sperimentare e valutare percorsi assistenziali ottimizzati nella Lungodegenza Specializzata (SUAP) che hanno permesso di migliorare il trattamento dei pazienti nel reparto e di acquisire nuova conoscenza nel settore clinico di riferimento; • definire, sperimentare • il monitoraggio automatizzato di parametri vitali dei pazienti, dotati di appositi sensori biometrici integrati ad una piattaforma per la trasmissione h 24 dei dati al Centro Servizi allestito presso l'U.O.S. (Unità Operativa Speciale) dell'Istituto S. Anna e valutare percorsi assistenziali a domicilio, • attivare il teleconsulto tra il domicilio del paziente (generalmente possono essere pianificate e realizzate sessioni con il care giver e/o il medico curante e/o la badante) ed il Centro Servizi in cui sono presenti gli operatori dell'Istituto S. Anna (Dottori, assistenti sociali, assistenti per la gestione delle problematiche legate all'organizzazione del servizio ed all'utilizzo delle tecnologie) • attivare l'assistenza a domicilio di un'equipe remota costituita da Medico, Infermiere Professionale, Fisioterapista e Badante, i cui operatori possono essere messi a disposizione dall'Istituto S. Anna e dalle 5 ASP provinciali e le cui visite sono gestite e organizzate dall'Istituto S. Anna in collaborazione con i referenti designati delle ASP e/o dei Distretti. Tuttavia, proprio per la sua natura sperimentale, il progetto OBERON ha messo in luce alcune criticità che, ai fini del consolidamento basati su un modello che prevede: del modello e della successiva trasformazione da servizio sperimentale a servizio del SSN, sono oggetto di risoluzione grazie alle attività previste nel progetto "Prolungamento de'Ila sperimentazione dell modello .."( Oberon 2.0) approvato con il DCA n. 83 del 4.11.2014. La Regione Calabria sarà dunque nelle condizioni di poter garantire un servizio di continuità :"""fassidll.l:rt7i:3.lo per pazienti in SV e SMC attraverso domiciliarizzazione. Partendo da questi presupposti, il ricovero la presente in Lungodegenza proposta progettuale Specializzata intende SUAP e la successiva mettere a regime il piano di sperimentazione realizzato trasformando OBERON e OBERON 2.0 da servizio sperimentale a servizio ordinario del Sistema Sanitario Nazionale, attuato in Regione Calabria per il tramite delle Aziende Sanitarie Provinciali titolari della funzione. CONTESTO: pazienti che rientrano nel servizIo di assistenza autosufficienti per le quali un sistema organizzato miglioramenti problematiche dello stato di coscienza e per ridurre legate all'assistenza del proprio caro. domiciliare previsto nel presente progetto sono persone non rappresenta un valido metodo per consentire, seppur minimi, i disagi delle famiglie nell'organizzazione Si riportano di seguito alcune informazioni finalizzate ad inquadrare il contesto in cui si opera: - I pazienti cronici in SV ed SMC, anche fluttuante, con diversa eziologia, non sono e gestione in grado di tutte le di provvedere autonomamente ai bisogni primari della vita e necessitano di essere sostenuti ed accuditi in tutte le loro funzioni, anche le più elementari. - L'approccio assistenziale e riabilitativo rappresenta un problema di grande rilevanza medica e sociale poiché il numero e l'aspettativa di vita di individui in tale stato è in progressivo aumento in tutti i paesi industrializzati. - Emergono nel territorio nazionale una serie di esperienze (Regione Calabria, Emilia Romagna, Friuli) in cui si tenta di definire e sperimentare modelli integrati di assistenza. Tra queste, l'esperienza calabrese del progetto OBERON, appare la più importante sia in termini di messa a punto di un sistema integrato e diffuso nell'intero territorio regionale, per l'assistenza a domicilio, sia in termini di procedure, protocolli e sistemi hw e sw disponibili. - Il modello calabrese definito e sperimentato con OBERON prevede come percorso assistenziale per tutti i soggetti in SV, l'accesso ad una Lungodegenza Specializzata "SUAP-Speciale Unità di Accoglienza" dell'Istituto S. Anna, solo dopo essere stati accolti e valutati in una Unità per Gravi Cerebrolesioni; al ricovero in clinica segue, ove possibile, la programmazione e l'attuazione dell'assistenza domiciliare, organizzata attraverso il monitoraggio tecnologico di parametri vitali le cui informazioni vengono trasmesse da casa del paziente al centro servizi dell'Istituto S. Anna localizzato nella U.O.S. (Unità Operativa Speciale) ed attraverso una rete territoriale di Assistenza domiciliare denominata ADISV composta da un Dottore, un Infermiere, un Fisioterapista ed una Badante (denominata ADOSV - " Assistente Domiciliare). _ Nella maggior parte del territorio nazionale, le procedure di dimissione di questi soggetti risultano sempre molto difficoltose, proprio per l'assenza o l'insufficienza di un'efficace rete assistenziale a valle; il che si traduce nel prolungamento dei tempi di degenza nei reparti di riabilitazione intensiva di terzo livello, con allungamento dei tempi attesa per i ricoveri e con un gravissimo incremento dei costi di gestione; - Una Commissione Nazionale sugli Stati Vegetativi del Ministero della Salute ha avviato un tavolo di lavoro per verificare le condizioni di estendibilità ad altre regioni del modello OBERON allo scopo di omogeneizzare l'approccio organizzativo per l'assistenza di tali pazienti. - Relativamente agli aspetti organizzativi, pazienti in SV o SMC. nei nuovi LEA sarà considerata anche l'attività di assistenza domiciliare per i _ Dall'analisi dei dati in possesso dell'ISA, raccolti anche grazie al progetto OBERON, si evince che: o durante lo SV sono state obiettivate attività di coscienza emotiva sommersa; o molti pazienti in SV evolvono verso uno stato di coscienza minima, anche dopo anni, sia in regime di ricovero SUAP, che a domicilio; o il ruolo della stessi curati; iniziale ed il poter gestire famiglia risulta estremamente importante: i familiari non sono soltanto curanti, ma devono essere loro l'approccio messo a punto con OBERON favorisce la domiciliarizzazione del paziente in quanto il training continuo contatto con la clinica attraverso la telemedicina, rendono i familiari consapevoli e capaci di il proprio paziente; o Le attività svolte nel piano di sperimentazione OBERON, hanno consentito di: definire e sperimentare Procedure, protocolli e modulistica di supporto per l'assistenza domiciliare o o o erogare corsi di formazione per gli attori coinvolti realizzare allestimenti infrastruttura li e tecnologici sviluppare sistemi sw di supporto alle attività o realizzare uno studio per la determinazione _ Emerge nel territorio nazionale - pazienti a domicilio. Non esiste in tutto il territorio della tariffa omnicomprensiva una totale assenza di procedure nazionale un servizio riconosciuto per il servizio di assistenza domiciliare. e linee guida unificate per la gestione di tali / ~ dalla sanità pubblica pe ~ sten Q;" < .,:l 4- itI..~ o/(,Q" '&;t ~. () ",9. lRaO tali pazienti. OBIETTIVI obiettivo generale: Mettere a regime il servizio di assistenza domiciliare realizzato con OBERON 2.0 dei protocolli ottimizzati messi a punto nel Piano di sperimentazione per l'assistenza domiciliare integrata di pazienti in SV e SMC; incremento della professionalità del personale medico, degli assistenti obiettivi qualitativi: attuazione sociali, degli infermieri, delle badanti e, in generale, delle persone che per motivi professionali pazienti presso il loro domicilio; verranno a contatto con i miglioramento del sistema organizzativo legato al servizio di assistenza domiciliare per questa tipologia di pazienti. obiettivi quantitativi: copertura integrale e capillare nel territorio regionale delle esigenze del fabbisogno di assistenza di pazienti in SV e SCM, anche fluttuante, incremento diminuzione in condizioni di cronicità con diversa eziologia; del numero di pazienti cronici che passano da SV a SMC; dei costi legati alla gestione clinico-assistenziale di tali pazienti. TEMPI DI ATTUAZIONE La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata attuazione annualmente del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine e coincide con la valutazione del triennio sarà effettuata dello stato di la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI • Produzione e formalizzazione di tutti gli atti necessari a trasformare con particolare riferimento a: • formalizzazione ai pazienti dell'arruolamento • formalizzazione alle ASP provinciali il servizio da sperimentale a istituzionalizzato nel servizio; ed ai referenti da queste indicati per il supporto alla gestione delle equipe remote; • formalizzazione degli incarichi alle figure delle ASP coinvolte; • riconoscimento della tariffa omnicomprensiva • Applicazione delle procedure definite e formalizzate con OBERON 2.0 per l'erogazione del servizio a regime. • Utilizzo dei metodi e delle frequenze di cura definite OBERON e sperimentata con OBERON 2.0 • Attività formative • Attività di comunicazione volte all'aggiornamento e messa a punto delle procedure per i rimborsi. in base alla classificazione professionale degli operatori dei pazienti proposta con coinvolti INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) : Gli indicatori di struttura investimenti sono: infrastrutturali per la copertura dei fabbisogni di posti letto in Regione Calabria per l'assistenza di pazienti cronici in SVe SMC, anche fluttuante, con diversa eziologia grado di conoscenza e di professionalità degli attori coinvolti nel percorso di assistenza a domicilio numero di postazioni tecnologiche attivate a domicilio Gli indicatori di processo sono: frequenza dei ricoveri a domicilio frequenza delle visite e misurazioni a domicilio frequenza delle attività di training per i familiari e per l'equipe remota Gli indicatori di risultato sono: numero di pazienti in SV e SMC per i quali si è evidenziato un miglioramento dei trattamenti costo sanitario medio per paziente tempo di degenza media presso le SUAP numero di pazienti assistiti a domicilio numero dei ricoveri di sollievo presso le SUAP numero di famiglie ed equipe remota formate RISULTATI ATTESI: Atti e documenti necessari a trasformare Rapporti clinici sull'attività il servizio da sperimentale di assistenza a domicilio a istituzionalizzato individuali Documentazione sulla gestione amministrativa ed economica del servizio Studio e analisi dei dati per la creazione di nuova conoscenza nel settore di riferimento Studio per l'estensione del modello ad altri settori clinici TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODom: I risultati del servizio possono essere trasferiti ad altre Regioni e per l'assistenza anche ad altre tipologie pazienti. RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE: di OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETIUALE : 5. Assistenza agli anziani in condizioni di fragilità e di non autosufficienza TITOLO PROGETIO : La presa in carico fragili. DURATA: 36 mesi Regione calabria REFERENTE:Dirigente Servizio" Area delle fragilità, dipendenze patologiche, salute mentale" serviziolO.tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA E' ormai ben noto che la sfida dei sistemi sanitari sia essenzialmente correlata alla transizione demografica ed all'affermarsi delle condizioni di cronicità e di disabilità ad esse correlate. La quota parte di assorbimento delle risorse disponibili correlate all'invecchiamento della popolazione ed ai connessi problemi assistenziali, impone l'adozione di strategie di sistema che garantiscano efficienza allocativa e sostenibilità al sistema. Nello specifico è necessario porre in essere azioni che consentano di agire su più livelli in ragione della stratificazione • prevenzione • diagnosi precoce del rischio: • disease managment Non può trascurarsi di rammentare come due siano i paradigmi che definiscono la fragilità: 1. quello biomedico, secondo il quale la fragilità è una sindrome fisiologica caratterizzata dalla riduzionedelle riserve funzionali e dalla diminuita resistenza agli stressor, risultante dal declino cunulativo di sistemi fisiologici multipli che causano vulnerabilità 2. (Fried); quello bio-psico-sociale, secondo il quale la fragilità è unoo stato dinamico che colpisce un individuo sperimenta perdite in uno o più domini (fisico, psichico, sociale), causate dall'influenza di più variabili che che aumentano il rischio di risultati avversi per la salute (Gobbens). Lo schema che segue sintetizza la correlazione tra età, fragilità e disabilità. t - ~ " ::: _ _ _ " " Invecchiamento "Accelerato" CI) cac O - [ Stato--F~-"-_z.._-iO-~:;-I-_!-__-i-nt!gro - I Invecchiamento "Normale" ";::; c ..... :::::s IL. .s -- ti CONTESTO Il contesto assistenziale regionale è caratterizzato da una forte disomogeneità organizzativa, particolarmente evidente nel livello territoriale (distrettuale) di assistenza, da cui, tra l'altro, scaturisce una debolezza della presa in carico. L'adozione del DPGR n012/2011, per il vero, ha finalmente formalizzato il complessivo processo assistenziale di r· accesso al sistema curante (PUA) - valutazione multidimensionale dei bisogni assistenziali (introduzione delle schede SVAMA e SVAMDI) - definizione dei piani assistenziali individualizzati (PAI) con peculiare riferimento"all'assistenza domiciliare. A supporto di tale logica assistenziale, nella regione è stata implementata un~iatt~<f~f~\in « ..l 4. O 0.1(, '-'~ a ::a "~~IIt- o Q O'\: Illi 6 (progetto SIGEMONA) dedicata all'assistenza territoriale che garantisce l'informatizzazione dei PUA, delle UVM, dei servizi di assistenza domiciliare e della residenzialità. Deve però segnalarsi come, proprio in ragione dalla richiamata disomogeneità organizzativa, a tutt'oggi si assista ad una ancora parziale attuazione del progetto, significativa, peraltro, di una mancata aderenza di alcuni territori alle indicazioni del DPGR n012. Un'ulteriore criticità è da riscontrarsi nella scarsa integrazione della medicina generale nei processi di cura e nella mancanza di continuità nei processi di cura nelle fasi di passaggioterritorio - ospedale e ospedale - territorio. Il Programma 14 Riequilibrio ospedale-territorio del Programma Operativo 2013-2015 al P14.5) Riorganizzazione dell'assistenza primaria secondo le indicazioni della legge 189/2012 e conseguenti accordi con MMG/PLS per la individuazione o rimodulazione delle forme di associazionismo, al P14.8.3) Strumenti di valutazione multidimensionali standardizzati per anziani e disabili; al P 14.8.4) Piano di riorganizzazione, riqualificazione ed implementazione delle Cure Domiciliari, con l'indicazione delle azioni mirate al raggiungimento degli standard nazionali riferiti alla popolazione anziana >65 anni (linee guida sulle cure domiciliari, definizione di profili assistenziali); al P14.8.5) Piano di riorganizzazione, riqualificazione ed implementazione dell'assistenza territoriale e distrettuale, con indicazione delle aree con maggiori criticità (anziani, disabili, pazienti psichiatrici, tossicodipendenti, minori ...);sono indicate le procedure operative per la presa in carico delle persone fragili. OBIETTIVI Creazione, nell'ambito della realizzazione della nuova rete territoriale e della rimodulazione organizzativa della medicina generale, dei presupposti volti alla prevenzione - diagnosi precoce - case management delle condizioni di cronicità al fine di prevenire e ridurre l'impatto assistenziale delle condizioni di fragilità/cronicità. TEMPI DI ATTUAZIONE Tutte le Aziende Sanitarie Provinciali della Calabria sono coinvolte nella realizzazione delle attività. La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI 1. Definizione di una procedura regionale di dimissione protette ospedale - territorio (schema tipo da contestualizzare nelle singole realtà assistenziali) 2. Definizione di una rete regionale dei Punti Unici di Accesso 3. Definizione di un regolamento regionale di funzionamento dei servizi distrettuali di assistenza domiciliare, completo di standard di servizio e tariffazione per livelli di intensità assistenziale 4. Definizione di un format regionale di formazione per medici di medicina generale - operatori distrettuali sui temi dell'accesso al sistema curante (PUA) e della valutazione muldimensionale (SVAMA- SVAMDI) 5. Implementazione progetto SIGEMONA 6. Progettazione e attivazione del CURAP regionale 7. Progettazione e definizione di un programma regionale di telemedicina specialistica e di telesalute rivolta alle patologie croniche (BPCO - Diabete - Malattie cardiovascolari - Disturbi cognitivi) 8. Attivazione di una rete distrettuale di ambulatori per le fragilità 9. Progettazione programma di formacovigilanza " Valutazione dell'abuso di farmaci inappropriati e delle reazioni avverse in pazienti anziani in politerapia" INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato}: di struttura - definizione e approvazione procedure regionali di dimissioni protette definizione e approvazione rete regionale PUA - definizione e approvazione regolamento definizione format progettazione servizi adi e tariffazione per livelli di intensità assistenziali regionale di formazione CURAP regionale - definizione progetto regionale di telemedicina - definizione requisiti ambulatori distrettuali a supporto delle attività dei medici di medicina generale per le fragilità di processo - attivazione procedure di dimissioni protette - attivazione rete regionale PUA 17 - applicazione regolamento - avvio formazione - attivazione - avvio attività di telemedicina - attivazione di risultato adi e valorizzazione delle prestazioni CURAP regionale ambulatori per le fragilità - nOdi dimissioni protette/totale delle dimissioni (valutati per ciascun territorio - n° di Pua attivati/totale - n ° di asp che adottano il regolamento/ - n° di MMG formati/totale - n° di pazienti ultrasettantenni - n° di ambulatori provinciale) dei PUA previsti (valutato per ciascuna ASP) totale asp MMG attivati/n° arruolati in telemedicina/ totale ultrasettantenni distretti RISULTATI ATTESI: L'approvazione della nuova rete territoriale, di avviare un virtuoso unitamente percorso di modulazione periodo ciò consentirà una più appropriata si concretizzerà degli interventi dell'idea in ragione della stratificazione definizione dei processi di personalizzazione di assicurare una più generale appropriatezza appropriatezza, alla complessiva definizione consentirà del rischio. Nel breve degli interventi di livello. Nel medio - lungo periodo, una marcata azione di prevenzione progettuale, di cura e, quindi oltre ai benefici assistenziali delle cronicità/fragilità di con riduzione dell'impatto delle disabilità conseguenti alle condizioni di cronicità. TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm: E' di tutta evidenza come le azioni messe in campo, proprio perchè di livello regionale, basate peraltro sulla valorizzazione delle singole seppur parziali esperienze messe in campo nelle diverse realtà aziendali, garantirà a pieno la trasferibilità dei risultati. RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE: Azienda ASPCosenza ASPCrotone ASP Catanzaro ASP Vibo Valentia ASP Reggio Calabria 2013 675.900,95 161.638,14 340.647,47 154.535,15 521.535,29 2014 643.825,27 154.733,09 324.234,09 146.247,68 496.039,87 2015 643.825,27 154.733,09 324.234,09 146.247,68 496.039,87 AD Pugliese-Ciaccio Catanzaro AD Annunziata Cosenza AD Bianchi-Melacrino-Morelli Calabria Reggio AD Mater Domini Catanzaro Totali Criterio di distribuzione 1.854.257,00 1.765.080,00 Assegnazione delle risorse a quota capitaria 1.765.080,00 18 OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETTUALE: 6. Contrasto alle disuguaglianze in Sanità TITOLO PROGETTO: Medicina d'iniziativa per una sanità più equa DURATA: 36 mesi Regione Calabria REFERENTE:Dirigente Servizio" Area delle fragilità, dipendenze patologiche, serviziol0.tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce salute mentale" PREMESSA L'equità di accesso ai servizi sanitari è l'obiettivo centrale del sistema sanitario nazionale, diritto alla salute sancito dalla stessa Costituzione Italiana (art. 3 paragrafo 2 e art. 32) che nel 2001 ha visto l'integrazione di un nuovo articolo che stabilisce come una delle competenze esclusive dello Stato, sia la determinazione dei livelli essenziali dei servizi relativi ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti nel complesso del territorio nazionale. L'obiettivo prevalente risulta essere quello di garantire l'equità nell'accesso ai livelli essenziali di assistenza secondo i bisogni di cura della popolazione, contrastando le determinanti di diseguaglianza. Gli osservatori di politiche sanitarie regionali e nazionali, rilevano quanto le disuguaglianze sociali abbiano un forte impatto sulla salute degli individui e quanto, fattori quali lo stile di vita, le politiche economiche e sociali, e il ruolo dell'investimento nella salute e nell'assistenza sanitaria determinino significative differenze nello stato di salute della popolazione (OMS, 2005). Va inoltre evidenziato quanto rilevato dagli studi nella maggioranza dei paesi, sia in via di sviluppo che industrializzati, relativamente al fatto che gli individui che godono di buone condizioni socioeconomiche tendono ad avere non solo una più lunga speranza di vita ma anche di qualità miglipre. Emerge dai rapporti sui determinanti delle diseguaglianze, come "iI rapporto fra salute e condizione socioeconomica risulta bivalente: lo stato di salute influenza la posizione socioeconomica (selezione), o il contesto sociale conduce alla malattia (causa). Sicuramente gli individui nei gruppi socio-economici inferiori hanno una maggiore probabilità di sviluppare problemi di salute rispetto alle loro controparti, così da suggerire che sebbene entrambe le direzioni siano possibili, l'effetto "causa" anziché "selezione" appare la spiegazione principale per le disuguaglianze socioeconomiche nella salute" (Rapporto:I'equità nell'accesso alle cure sanitarie 2007, cap 1 "I determinanti delle diseguaglianze" - C. Masseria 2007). La Regione Calabria intende, per l'offerta di salute alle categorie fragili, trarre valido supporto dalla realizzazione del progetto CCM "Linee d'intervento transculturali nella Medicina di Base e nel Materno Infantile", (soggetto capofila ASP di Catanzaro con le ASP e AO di Cagliari, Olbia, Palermo, Benevento, Catanzaro e l' INMP (1st. Naz. Migranti e Povertà) di Roma), che ha potuto validare un percorso volto a garantire salute ai migranti in quanto categorie fragili. Nell'ambito dello stesso è si è rilevata l'efficacia dell'attivazione di Ambulatori distrettuali per utenti non iscrivi bili al SSRaventi anche funzione di Centro di Orientamento ed Informazione. La Regione Calabria presenta forti criticità per quanto riguarda la qualità della vita. Utilizzando i dati del Rapporto sulla qualità della vita delle province pubblicato da il Sole 24 ore (2008). Il rapporto presenta la graduatoria delle 103 province italiane e delle regioni stilata sulla base di un indice sintetico costruito attraverso una serie di dati statistici elaborati in 36 parametri relativi a 6 macro-aree tematiche: Tenore di vita, Affari e lavoro, Servizi e Ambiente, Ordine pubblico, Popolazione e Tempo libero. Le province calabresi si collocano tutte nella parte bassa della graduatoria: Crotone al 74° posto (con 3 posti in più rispetto al 2007), Vibo Valentia all'8r (+8 posti), Cosenza all'85° (+ 5 posti), Catanzaro all'86° (+13) e Reggio Calabria al 92° (+ 5 posti). Nella classifica per Regioni, la Calabria si colloca al lr. Questi indicatori evidenziano una situazione ancora largamente carente rispetto alla media nazionale. A ciò si aggiunge la mobilità determinate dalle spinte migratorie che interessano in particolar modo la Calabria. La regione presenta dunque ancora condizioni di forti criticità anche in termini di servizi essenziali per la qualità della vita. CONTESTO: Il Servizio Sanitario Nazionale fin dalla sua attivazione nel 1978, è stato basato sul principio dell'universalità e su tre cardini fondamentali: l'equità,l'uguaglianza, la solidarietà. La legge istitutiva del SSN esplicita infatti gli obiettivi di supera mento delle disuguaglianze nelle condizioni socio-sanitarie del Paese attraverso: "Ia promozione, il mantenimento ed il recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l'eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio" (L.833 del 1978, art.l, comma 3). Nella stessa legge, una particolare attenzione è stata posta alle disuguaglianze territoriali (L. 833/1978, art. 2, comma 2, punto a), poi ripresa anche nei decreti di riforma della L. 833/1978, in particolare il D.Lgs. 502/1992, il D.Lgs. 229/1999 e la Legge n. 328 del 2000. Assicu ~nd l'e'rogazione di livelli essenziali di assistenza in condizioni di uniformità sul territorio nazionale, si manifesta ti 1'Q9port .it' di cr; <IfI. Q ft f, "1/0 !~IQ ~ Q ~~~....- garantire che tutti i cittadini possano accedere a servizi sanitari e sociali appropriati ed efficaci, nel rispetto, quindi, di un principio di equità. " Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 ed i successivi hanno posto le basi per innestare interventi atti a ridurre le disuguaglianze nella salute, evidenziando la necessità di valutare l'impatto degli atti di programmazione sanitaria sull'equità. Così il PSR ed il P.R.P. afferenti alla Regione Calabria hanno determinato azioni coerenti, volte a ridurre le barriere e le criticità che determinano disparità di offerta di salute. Ancor oggi il tema dell'equità di accesso, del contrasto delle diseguaglianze e del superamento del divario strutturale e qualitativo dell'offerta sanitaria tra le diverse realtà regionali rappresenta anche per la Regione Calabria un asse prioritario nella programmazione sanitaria. Tale obiettivo in una politica sanitaria volta a potenziare il territorio permette di pensare ad azioni che coinvolgano in primis i servizi di prima assistenza e che possano lavorare con tutti gli attori della "rete". Tra le azioni del Programma 11 - sanità pubblica al Pl1.1) Azioni coerenti con il Programma nazionale di Prevenzione vi è la messa a sistema di strumenti di monitoraggio epidemiologico sistemi informativi del territorio sanitari e dei sistemi di sorveglianza di popolazione. regionale attraverso la valorizzazione dei OBIETTIVI • Promozione di azioni di medicina d'iniziativa, volte a contrastare la diseguaglianza tutela delle categorie fragili (migranti, rom, età evolutiva, anziani, ecc.); • Implementazione percorsi comuni fra Medicina di Base, Continuità Assistenziale e Distretti Socio Sanitari atti ad individuare e raggiungere le categorie fragili; favorire l'equità di accesso e • Pianificazione d'interventi di tipo preventivo e programmazione integrata con la "rete" territoriale; • presso ogni Distretto Socio-Sanitario di servizi innovativi "Ambulatori dedicati aventi anche funzione di Centri di Orientamento ed Informazione" (da ora in poi ACOI) rivolti ai soggetti "non iscrivi bili al SSR" fra essi i Migranti e categorie fragili. Tali ambulatori, aperti due volte a settimana, dovranno avere fra il personale anche i mediatori transculturali e assistenti sociali. Gli stessi saranno attivati presso ogni DSSdelle ASP regionali ed avranno fra le loro competenze anche: • rilevare i bisogni, supporta re, accompagnare le categorie contribuire alla "ridistribuzione del bene salute" . • attivare équipes itineranti da realizzare in cooperazione con i Consultori Familiari che per vocazione lavorano con una metodologia basata sull'offerta attiva così da raggiungere in tempi più brevi le categorie fragili e maggiormente a rischio. • Implementazione di azioni di tutela e prevenzione dello stato di salute degli anziani, relativamente agli organi di senso della vista e dell'udito che permettono di migliorare la qualità della vita di categorie fragili e di mantenere un Attivazione migliore contatto "fragili" e predisposizione di percorsi innovativi volti a con la realtà; • Creazione di un Osservatorio Regionale finalizzato a monitorare socio-sanitarie e sanitarie. • • • Informazione: promuovendo una diffusa e capillare informazione per la popolazione. Arruolamento di figure professionali di mediazione transculturale per un'attività integrata. Coinvolgimento dei Consultori Familiari quali servizi di primo livello che di per sé si occupano tra l'altro di categorie • i bisogni ed i livelli di accessibilità delle prestazioni fragili (donne, famiglie, bambini, migranti e rom ecc. ); Interventi di educazione socio-sanitaria, alle fasce più deboli della popolazione, anche fuori dai normali presidi sanitari. TEMPI DI ATTUAZIONE Tutte le Aziende Sanitarie Provinciali della Calabria sono coinvolte nella realizzazione delle attività. La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti AZIONI Per il raggiungimento degli obiettivi sopraindicati, il progetto vedrà il coinvolgimento di tutte le ASP, lo stesso sarà coordinato a livello Regionale da un Comitato di Coordinamento, costituito dai referenti Aziendali dell'area immigrazione e consultoria li, che avrà il compito di predisporre, monitorare e valutare le fasi attuative del progetto, di elaborare le relative linee guida e i protocolli operativi.anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. Conclusa la fase della formazione si procederà alla comunicazione esterna del progetto, M.C.A., farmacie, privato sociale, associazioni di volontariato ecc. ed alla diffusione coinvolgendo -M.M.G., P.L.S., e reali one dr teriale lo..; a:: CSi Z:) UBS dI e l1'l Q e!~o,..., ~~1t.,.,,--~ informativo e di strumenti utili a permettere agli operatori di perseguire gli obiettivi Implementazione dell'attività sociale del territorio; • Attivazione d'iniziativa; • • Promozione delle attività di sensibilizzazione ed educazione sanitaria nelle scuole e nei punti di aggregazione dei soggetti fragili quali (nomadi, migranti, aree di povertà, anziani ecc ); Cooperazione con organismi afferenti alla rete territoriale, includendo le associazioni onlus e del privato sociale al fine di consentire la massima diffusione delle attività previste dal progetto; Arruolamento di mediatori transculturali; • Attività di monitoraggio • INDICATORI (di struttura, operative dinamiche e multidisciplinari con la "rete" istituzionale e del privato • di metodologie di rete dei servizi di base in cooperazione di progetto. attraverso l'offerta attiva della medicina e diffusione delle buone pratiche. di processo, di risultato) : • Apertura degli ACOI: n. di ore aperte al pubblico • Attività degli ACOI: n. di accessi e n. di prestazioni erogate • Medicina d'iniziativa: n. di percorsi attivati a favore delle fasce deboli e n. di utenza raggiunta • Interventi • Àttività di Integrazione: n. di azioni sinergiche attivate con i Consultori familiari, n. di azioni prodotte con la "rete" operativa sul territorio, n. protocolli d'intesa, accordi di collaborazione ecc .. di educazione sanitaria sensibilizzazione: • Osservatorio • Monitoraggio Regionale: Attivazione n. degli incontri e delle attività di sensibilizzazione prodotte in cooperazione Osservatorio Regionale e n di report prodotti Valutazione e diffusione buone pratiche: realizzazione di 4 monitoraggi e report finale RISULTATI ATTESI • Apertura degli ACOI: attivazione • Attività degli ACOI: totale di apertura al pubblico di almeno il 50% del totale delle ore previste; • Arruolamento personale: almeno del 30% di ACOI arruolamento raggiungimento almeno del 50% del personale indicato • Medicina d'iniziativa: • Interventi almeno del 50% dell'utenza individuata attraverso i MMG • Attività di Integrazione: maggiore coinvolgimento dei servizi di primo livello fra essi i Consultori, delle azioni sinergiche attivate, protocolli d'intesa, accordi di collaborazione ecc .. • Osservatorio • Monitoraggio report. di educazione sanitaria sensibilizzazione: aumento del 30% dell'attività Regionale: Attivazione Osservatorio Valutazione e diffusione implementazione Regionale buone pratiche: realizzazione di monitoraggio e valutazione finale attraverso TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm Messa a regime delle attività in tutte le ASP RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE: Azienda ASPCosenza ASPCrotone ASP catanzaro ASP Vibo Valentia ASP Reggio calabria 2013 608.310,75 2014 364.756,99 145.474,30 132.803,50 306.582,67 183.693,71 139.081,61 127.996,12 469.381,67 281.029,68 2015 364.756,99 132.803,50 183.693,71 127.996,12 281.029,68 AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro AO Annunziata Cosenza AO Bianchi-Melacrino-Morelli Calabria Reggio AO Mater Domini Catanzaro Totali Criterio di distribuzione 1.668.831,00 1.090.280,00 Assegnazione delle risorse a quota capitaria 1.090.280,00 t0*~ :è tj(, 118c11 ~ ~ Q) I-f O ~ OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETTUALE : 7. Cure palliative e terapia del dolore. Sviluppo dell'assistenza domiciliare palliativa specialistica TITOLO PROGETTO: Riorganizzazione della rete regionale di cure palliative e terapia del dolore. DURATA: 36 mesi Regione calabria REFERENTE : Servizio territoriale servizio7.tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA: In ottemperanza a quanto previsto dalla L. 38/2010 e tenuto conto delle lacune non colmate con la stessa, la Conferenza Stato/Regioni ha approvato, nella seduta del 25 luglio 2012, l' "Intesa, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della Legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano sulla proposta del Ministro della Salute, di cui all'art. 5 della Legge 15 marzo 2010, n. 38,di definizione dei requisiti minimi e delle modalità organizzative necessari per l'accreditamento delle strutture di assistenza ai malati in fase terminale e delle unità di cure palliative e della terapia del dolore". Nell'Intesa in parola si legge che "[ ...] Le strutture sanitarie che erogano cure palliative e terapia del dolore assicurano un programma di cura individuale e personalizzato che, nel riconoscere la dignità e l'autonomia del paziente offre un'assistenza che deve rispettare standard di qualità e appropriatezza evidenziando, così come sottolineato dal legislatore, le diverse specificità dei percorsi assistenziali nelle cure palliative e nella terapia del dolore. Da questa esigenza è stato necessario costituire due reti nazionali specifiche così come definite dall'art. 2 comma 1 della legge 38/2010 " [...] volte a garantire la continuità assistenziale del malato dalla struttura ospedaliera al suo domicilio e costituite dall'insieme delle strutture sanitarie, ospedaliere e territoriali, e assistenziali, delle figure professionali e degli interventi diagnostici e terapeutici [....] L'ambito di riferimento delle cure palliative e della terapia del dolore in età pediatrica necessita di strutture e percorsi specifici così come stabilito dalla legge 38/2010 che tiene conto dell'Accordo Stato/Regioni del 27 giugno 2007 e del documento tecnico approvato il 20 marzo 2008 dalla Conferenza Stato/Regioni. La definizione della rete di assistenza della terapia del dolore nell'adulto ha richiesto un particolare impegno per la mancanza di riferimenti normativi precedenti che potessero indicare la direzione verso cui rivolgersi. La definizione di requisiti minimi e delle modalità organizzative, risponde dunque all'esigenza primaria di fornire cure adeguate ai bisogni del malato e della sua famiglia per qualunque patologia evolutiva durante tutto il suo decorso, per ogni età e in ogni luogo di cura, sull'intero territorio nazionale, garantendo equità nell'accesso ai servizi e qualità delle cure nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza. Nel P.O. 2013/2015 al Programma 14.4. Rete di Terapia del dolore, Rete di Cure palliative, Rete di terapia del dolore e cure palliative in età pediatrica insiste la Riorganizzazione ed implementazione delle Reti (dolore/palliazione). CONTESTO: La Regione Calabria, con la DGR n. 320 del 2 maggio 2006, disponeva l'attivazione di una rete dei servizi per i malati terminali per consolidare il sistema di assistenza integrato ed articolato tra ospedali, hospice ed assistenza domiciliare, al fine di aumentare la speranza e la qualità di vita dei malati terminali. Il modello organizzativo cui la Regione si ispira, nell'ambito delle cure palliative, prevede infatti l'attivazione ed il coordinamento di tutte le risorse intra ed extra-ospedaliere, coinvolgendo anche le organizzazioni di volontariato ed il Terzo Settore secondo i principi di prossimità e sussidiarietà previsti dalla Legge 328/00 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali). Con riferimento alla realizzazione degli hospice in base alla Legge 39/99, la Regione ha approvato la DGR 466 del 7 agosto 2000, "Programma regionale per la realizzazione di Centri residenziali di cure palliative (Hospice) all'interno della rete di assistenza ai malati terminali" con annessi i "requisiti specifici strutturali, tecnologici ed organizzativi". Successivamente, nel Piano Sanitario Regionale 2004-2006 è stato ribadito l'obiettivo di voler portare a compimento le strutture residenziali al fine di garantire l'assistenza a "pazienti in fase critica che per diverse motivazioni non possono essere seguiti in regime domiciliare e per i quali il ricovero ospedaliero risulta non necessario ed inadeguato alle loro esigenze". In base alla Legge 39/99, i posti complessivi per gli Hospice programmati in Calabria sono 84, p,,a'riaBtI,41~ abitanti. Considerando quanto indicato nel DM Salute 43/2007: "Definizione degli standard rei IviJlI'a' :! [;1"- cc. ,...- ~k t~- 10.000 nza ai malati terminali in trattamento palliativo in attuazione dell'articolo l, comma 169 della legge 30 dicembre 2004, n. 311", il numero complessivo di posti letto attualmente già programmati non richiede aggiornamenti. Se si considera che, secondo dati ISS, il numero di decessi per cancro in Regione Calabria è nell'intorno di 4.500/anno, deriverebbe un fabbisogno di circa 80 posti letto. Nella Regione Calabria, a fine 2013, risultano operativi n. 2 Hospice per un totale di 20 posti letto complessivi. Uno dei due hospice è pubblico (Hospice San Giuseppe Moscati di Cassano Jonio - ASP di CS), il secondo è stato dato in gestione alla Fondazione "Via delle Stelle" (Hospice Via delle Stelle - San Sperato - ASP di Reggio Calabria); sono in fase di completamento gli Hospice di Siderno, Melicucco (ASP di Reggio Calabria) e Catanzaro; infine, sono in fase di programmazione gli Hospice di Rogliano e Nicotera. Con i Decreti Dirigenziali n.11162 e n.11163 del 6 settembre 2011 sono state approvate le Linee Guida per l'attuazione delle Reti di Cure Palliative e di Terapia del dolore, ai sensi della legge 38/2010. La Rete di Terapia del Dolore è composta da un Centro Hub sito nell'AO di Cosenza dove sono allocati n° 10 posti letto e gestisce processi ad alta complessità. Sono, altresì, programmate Strutture Spoke di tipo ospedaliero e territoriale in tutte le Province con l'integrazione delle AFT. In particolare risultano attivi gli Spoke ospedalieri presso: ASP di Catanzaro (Ospedale di Lamezia Terme), ASP di Crotone (Ospedale), ASP di Vibo Valentia (Ospedale), AO di Reggio Calabria (Ospedale Morelli), AO Pugliese- Ciaccio (Ospedale Ciaccio); mentre risultano attivi gli Spoke territoriali di I livello presso: ASP di Cosenza (Poliambulatorio di Serra Spiga), ASP di Catanzaro (Poliambulatorio di Catanzaro Lido), ASP di Reggio Calabria (Poliambulatorio di Cinquefrondi). Completano la Rete di Terapia del dolore i Nuclei di Cure Primarie che si stanno organizzando a vario titolo sul territorio regionale. È da includere, come subarticolazione della Rete di terapia del dolore, la Rete per lo Studio delle Cefalee, già attiva, formata dal Centro di riferimento regionale de II'AO "Pugliese Ciaccio" di Catanzaro e da altri ambulatori posti nell'ambito delle altre Province. Inoltre, con il DPGR n. 168 dell'8 ottobre 2012 è stata recepita l'intesa Stato Regioni del 25.07.2012, relativa alla definizione dei requisiti minimi e delle modalità organizzative necessarie per l'accreditamento assistenza ai malati in fase terminale e delle unita di cure palliative e della terapia del dolore. delle strutture di La ricostruzione della Rete di terapia del dolore e delle cure palliative Regionale, necessita di una forte azione di integrazione della componente di governo clinico e organizzativo che risente troppo delle differenti esperienze professionali da cui sono originate le singole esperienze ospedaliere e distrettuali. OBIETTIVI : Garantire l'uniformità di offerta ed i relativi percorsi di cura, anche domiciliare, su tutto il territorio regionale. TEMPI DI ATTUAZIONE - La durata del progetto stato di attuazione è di tre anni, la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio dello sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI - Riorganizzazione ed implementazione delle Reti (dolore/palliazione); Definizione dei requisiti di accreditamento e dei protocolli di cura per l'assistenza domiciliare; Individuazione di azioni per l'appropriatezza prescrittiva e prestazionale; Definizione del tariffario per cure palliative residenziali sulla base dell'intensità assistenziale e della patologia del paziente; - Implementazione dell'informazione, da parte delle Aziende sanitarie ed ospedaliere, ai cittadini (Carta dei servizi, poster, ecc.), anche attraverso i social network, garantendo l'effettiva disponibilità/accessibilità alle cure palliative per i malati anche nelle fasi iniziali ed alla Rete di terapia del dolore anche per i pazienti con cronicità e disabilità correlate al dolore. E' necessario e prioritario educare alla palliazione anche con iniziative pubbliche (Giornata del sollievo, ecc.); - Programmazione di audit periodici con le Aziende per il monitoraggio degli obiettivi. INDICATORI: Approvazione del documento di programmazione ed attuazione delle Reti (dolore/palliazione); Percentuale di posti letto attivati rispetto ai programmati nei tempi previsti; Percentuale del personale dedicato che è stato destinatario di eventi di formazione. RISULTATI ATTESI: Riorganizzazione sul territorio regionale delle reti di cure palliative e terapia del dolore. Ogni rete aziendale di cure palliative deve essere operativa in tutte le sue articolazioni assistenziali ed al suo interno vanno coordinati e sviluppati i servizi ospedalieri e territoriali, pubblici e privati, dedicati alla cura di tali malati e per offrire un valido supporto alle loro famiglie. La rete sanitaria è strettamente integrata con quella socio-assistenziale, al fine di offrire un approccio completo alle esigenze della persona malata, alla quale deve essere garantito anche un adeguato supporto psicologico durante il programma assistenziale e per i familiari anche dopo il decesso del congiunto per l'accompagnamento al lutto. Nella rete deve essere favorita l'integrazione delle organizzazioni non profit e delle Associazioni di volontariato. operativa in tutte le sue articolazioni assistenziali ed al suo interno vanno coordinati e sviluppati i servizi ospedalieri e territoriali, pubblici e privati, dedicati alla cura di tali malati e per offrire un valido supporto alle loro famiglie. TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm: Il modello organizzativo del lavoro in rete delle cure palliative e della terapia del dolore è trasferibile in tutte Aziende Sanitarie ed Ospedaliere della Calabria. RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE: Criterio di distribuzione Assegnazione delle risorse a quota capitaria alle ASP, alle AO è stata effettuata in %. 24 le OBIETIIVI DI PIANO2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep.Atti n. 13/CSR LINEAPROGETIUAlE: 8 . Sviluppo dei processi di umanizzazione all'interno dei percorsi assistenziali TITOLOPROGETIO: Umanizzazione delle cure nella RegioneCalabria Regione calabria DURATA: 36 mesi REFERENTE : Servizio territoriale servizi07.tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it IMPORTOASSEGNATO:vedi tabella in calce PREMESSA: In un contesto in cui le trasformazioni che stanno investendo le organizzazioni sanitarie si fanno sempre più pressanti, sia dal punto di vista economico che sul fronte della qualità delle prestazioni erogate, è richiesto un forte impegno di tutte le risorse professionali nel difficile tentativo di conciliare i progressi in campo medico, scientifico e tecnologico ed il processo di umanizzazione delle cure e di attenzione agli aspetti psicologici e relazionali della persona matata. l'umanizzazione dell'assistenza investe numerosi ambiti: significa prendere in carico il cittadino nel percorso di cura, curare la relazione tra professionisti sanitari e pazienti e familiari,prestare attenzione al comfort degli ambienti e ai processi organizzativi vicini alle esigenze dei cittadini, assicurarsi la trasparenza e l'accessibilità delle informazioni nonché la partecipazione civica quale contributo al buon andamento della qualità dei servizi e dei processi organizzativi. E' per questo motivo che lo sviluppo dei proce~si di umanizzazione deve rendere i luoghi di assistenza e le pratiche medico assistenziali vicine al paziente conciliando assistenzae bisogno di informazione, con percorsi di cura vicini alla persona, sicuri, accoglienti. Gli elementi su cui si fonda l'umanizzazione sono: • la salute come diritto del singolo cittadino e dovere della collettività, in una costante interrelazione tra individuo, sistema di cure e Comunità; • la persona come totalità e sintesi dei vari aspetti fisici, mentali, emotivi e spirituali; • il benessere inteso come condizione soggettiva di consapevolezza da realizzare nell'equilibrio tra le diverse componenti della persona; • il rispetto della dignità persanale a fondamento di qualunque rapporto tra operatori e pazienti. la programmazione regionale si realizza coniugando le politiche di accoglienza, informazione e condivisione dei percorsi assistenziali con l'assistito, attraverso tre aspetti: a) l'umanizzazione delle organizzazioni b) l'umanizzazione della conoscenza/competenza c) l'umanizzazione dell'accoglienza/ospitalità. CONTESTO: Umanizzare significa riorganizzare strutture e servizi, formulare nuove forme di conoscenza/competenza e prospettare diverse modalità di accoglienza e di ospitalità del paziente e del suo bisogno. Ma per rispondere adeguatamente ai bisogni è fondamentale, innanzitutto, la definizione di regole che determinano anche funzioni organizzative ed esplicitano i ruoli. Per questo motivo uno strumento fondamentale è rappresentato dalla definizione dei Percorsi Terapeutici DiagnosticoAssistenziali (PDTA), previsti al P. 13. Reti assistenziali per intensità di cura P13.2) Definizione dei percorsi di cura, nonché dei percorsi diagnostico terapeutici relativi ad alcune aree di particolare interesse, in aggiunta all'area oncologica e cardiovascolare, che prevedano la integrazione ospedale/territorio del P.O. 2013/2015. All'interno di una siffatta cornice organizzativa i percorsi assistenziali, in modo naturale e senza forzature, debbono essere condivisi da tutte le componenti coinvolte nella presa in carico del paziente sia in ambito territoriale che in ambito ospedaliero. OBIETTIVI: L'obiettivo fondamentale è rappresentato dalla capacità del SSR di assicurare una presa in carico organizzata e coordinata, garantendo la continuità dell'assistenza. Di conseguenzagli obiettivi da perseguire si identificano in : • Migliorare l'ascolto ed il riconoscimento dei bisogni dei pazienti e dei loro familiari e utiUzzare strategie di • intervento per rispondere ad essi; Mettere in atto una più efficace modalità di comunicazione e nuovi modelli relazionali c - 1f • • • e tra gli operatori; Sviluppare il lavoro in èquipe secondo un approccio integrato tra le diverse figure professionali: multidisciplinarietà e multiprofessionalità sono elementi cardine per formulare una azione integrata, offrendo soluzioni capaci di accompagnare e supportare la crescita di salute e benessere delle persone; Rafforzare il senso d'appartenenza e migliorare il clima interno; Attivare sinergie tra operatori, pazienti, familiari e associazionidi volontariato. TEMPI DI ATTUAZIONE La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI Il progetto prevede almeno una attività progettuale in tema di formazione del personale e una attività progettuale in tema di cambiamento organizzativo, orientate al rispetto e alla specificità della persona, all'accessibilità fisica, vivibilità e comfort dei luoghi di cura, all'accesso alle informazioni, semplificazione e trasparenza, cura della relazione con il paziente e con il cittadino, indirizzate prioritariamente nelle seguenti aree assistenziali: Area critica: preparare adeguatamente gli operatori impegnati nel primo livello di accoglienza ed adottare modelli di accoglienza degli assistiti e dei familiari nei luoghi di pronto soccorso; Pediatria: modificare la prassi di accoglimento dei bambini e dei loro familiari, approfondendo aspetti relazionali, tecnico-diagnostici e terapeutici; Comunicazione: • fornire a tutti gli operatori una preparazione professionale sui problemi delle relazioni e della comunicazione e • promuovere una capillare e trasparente informazione ai cittadini sui servizi che si erogano nelle strutture sociosanitarie, attraverso gli strumenti di comunicazione deII'Azienda (carta dei servizi, siti web, bollettini periodici), favorendo anche la condivisione delle regole di funzionamento del SSR; • sviluppare un coordinamento a livello regionale delle informazioni al cittadino, coinvolgendo la rete delle Aziende ULSS ed Ospedaliere, le società scientifiche, le farmacie territoriali, le diverse competenze professionali, al fine di garantire validità delle informazioni ed uniformità contenutistica; • diffondere la cultura dell'empowerment, quale strumento per compiere in modo responsabile le scelte che riguardano il proprio stato di salute; Oncologia: favorire, la relazione e la comunicazione che divengono il fondamento del rapporto medico-paziente per gli aspetti verbali e non verbali e per quelli emozionali e comportamentali, perché incidono significativamente sulla efficacia della diagnosi e della terapia, favorendo un utilizzo appropriato delle terapie a maggiore efficacia antalgica; Assistenza domiciliare: favorire la comunicazione tra professionisti socio-sanitari e assistiti, adottando linee guida in grado di orientare la modalità, di volta in volta preferibile, con cui trasmettere le informazioni al paziente e coinvolgerlo nelle scelte; Occorre porre in atto metodologie con cui valutare periodicamente il grado di soddisfazione dell'utente in merito all'assistenza ed ai servizi di cui ha fruito, nell'ottica di rimediare ad eventuali lacune o omissioni. E' necessario promuovere progetti di formazione orientati prevalentemente a: - fornire a tutti gli operatori una preparazione professionale sui problemi delle relazioni e della comunicazione; - preparare adeguatamente gli operatori impegnati nel primo livello di accoglienza; - adottare modelli di accoglienzadegli assistiti e dei familiari nei luoghi di pronto soccorso; - sviluppare un'attività di psicologia clinica ospedaliera all'interno dei presidi ospedalieri ed in stretta sinergia con i servizi territoriali, con funzioni di diagnosi, sostegno, psicoterapia breve, nonché formazione/supervisione degli operatori sanitari e promozione della salute in ambito psicologico anche del personale aziendale ospedaliero; INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) : Numero di questionari somministrati sulla qualità percepita - Stesura del programma regionale di umanizzazione delle cure, da implementare in funzione dei risultati emersi dai questionari sulla qualità percepita dagli utenti. -Numero Corsi di formazione /informazione degli operatori. - Numero eventi informativi rivolti alla popolazione. RISULTATI ATTESI: Miglioramento della umanizzazione delle cure nelle aree assistenziali: Area critica, Pediatria, Comunicazione, Oncologia, Assistenza domiciliare attraverso : - l'implementazione e la diffusione delle buone pratiche; - Il miglioramento degli aspetti relazionali; - l'implementazione del livello di comunicazione con gli assistiti e con le relative famiglie; - l'incremento dell'accessibilità, della vivibilità e del comfort dei luoghi di cura e assistenza; - la garanzia dell'accesso alle informazioni con la disponibilità di materiale informativo/educativo. TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI: E' di tutta evidenza come le azioni messe in campo, a livello regionale, basate, peraltro, sulla valorizzazione delle diverse realtà aziendali, garantirà a pieno la trasferibilità dei risultati. RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE: Azienda ASPCosenza ASPCrotone ASP Catanzaro ASP Vibo Valentia ASP Reggio Calabria AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro AO Annunziata Cosenza AO Bianchi-Melacrino-Morelli Reggio Calabria AO Mater Domini Catanzaro Totali Criterio di distribuzione 2013 2014 2015 164.822,78 157.163,33 157.163,33 164.822,78 157.163,33 157.163,33 164.822,78 157.163,33 157.163,33 157.163,33 164.822,78 157.163,33 164.822,78 157.163,33 157.163,33 157.163,33 164.822,78 157.163,33 164.822,78 157.163,33 157.163,33 164.822,78 157.163,33 157.163,33 164.822,76 157.163,33 157.163,33 1.414.470,00 1.483.405,00 1.414.470,00 L'assegnazione delle risorse è ripartita per la stessa quota a tutte le Aziende OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETIUALE : 9. Interventi per l'implementazione della Rete per le malattie Rare e per la promozione della rete nazionale tumori rari. TITOLO PROGETIO : Creazione di una Rete Calabrese dei Tumori Rari da integrare con la Rete Nazionale per i Tumori Rari DURATA: 36 mesi REFERENTE: Dirigente Settore n.5 Attività Ospedaliera ed Emergenza -urgenza Regione Calabria settore5.tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA: Il criterio internazionalmente accettato per definire una malattia oncologica "rara" è epidemiologico e di incidenza, essendo inferiore o uguale a 5/100.000, cui va aggiunta la quota di pazienti prevalenti che sono inferiore a 50/100.000. Trattasi quindi di tumori 'rari' singolarmente presi ma 'frequenti' nella loro totalità a tal punto che costituiscono circa il 20% dei casi totali di neoplasia maligna: in pratica la somma di 2 "big killer", cioè di tumori più frequenti per incidenza e mortalità. Trattasi quindi di un problema sociale rilevante sia in termini guantitativi che etici, dal momento che si espongono tali pazienti a possibili discriminazioni in termini di opportunità di cura rispetto ad altri pazienti oncologici, data: a) la scarsità di expertise dei singoli specialisti, b) la necessità di condividere informazione testuale sui casi clinici, c) l'obbligo di consultazione ("second opinion") radiologica e patologica con trasferimento fisico degli esami di imaging (TAC, RM, PET, Scintigrafia, etc.) e/o dei preparati istopatologici data l'incidenza non trascurabile di errori diagnostici o di classificazione che possono ripercuotersi drammaticamente sulla pianificazione oncologica. d) l'impegno a progettare una evoluzione verso il trasferimento online di cui al punto c); e) la ridotta disponibilità dell'indispensabile multidisciplinarietà richiesta che contrasta con geografica delle risorse professionali; f) la relativa minor disponibilità di farmaci o tecnologie peculiari per la cura di tali forme rare; l'aumentata migrazione sanitaria per tali patologie, con lievitazione dei costi sanitari anche legati ad un outcome generalmente criteri di follow-up . la dispersione peggiore per pazienti seguiti a distanza, ad es. a causa di una mancanza di uniformità dei CONTESTO: La Rete Calabrese dei Tumori Rari (ReCaTuR) è un professional online network, con piattaforma web, strutturato e permanente, collaborativo tra le strutture oncologiche del territorio regionale, che si inserisce nella Rete Tumori Rari nazionale, la quale mira ad abbattere ogni possibile barriera culturale, logistica e organizzativa tali da impedire al paziente portatore di tumore raro il diritto a ricevere cure di alta qualità nell' ambito della propria Regione. L'elemento fondamentale per una corretta diagnosi e gestione di tali tumori rari risiede nella condivisione dei vari momenti di cura e di ricerca: in tal senso la telematica costituisce oggi la vera e unica modalità di abbattimento dello spazio, di gestione integrata e di studio di tali pazienti con tumori rari. L'adesione delle strutture Oncologiche regionali calabresi a ReCaTuR awerrà in maniera formalizzata tramite un accesso protetto da smart card dedicata, per il quale ogni Struttura firmerà un convenzione ad hoc La sede della Centrale Operativa di ReCaTuR è nell'Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica dell' Azienda Ospedaliera di Cosenza, che già aderisce alla Rete Tumori Rari nazionale con sede ali' INT di Milano (Dr. Paolo Casali), mentre le Strutture Oncologiche di afferenza sono tutte le UU. OO.Cc. di Oncologia Medica e di Anatomia Patologica delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere e Universitarie regionali, così da assicurare l'inserimento di ogni possibile nuovo caso clinico. La Centrale tecnologica di ReCaTuR, per indagini clinico-molecolari per l'inquadramento dei tumori rari nell'ambito di sindromi eredi-familiari (Counselling e Testing Genetico) e per la identificazione di target molecolari ai fini della pianificazione terapeutica è nel Centro di Riferimento Regionale per il Counselling Genetico e le Terapie Innovative in Oncologia Medica dell'Università Magna Grecia di Catanzaro. La gestione affidata ali' Azienda Ospedaliera di Cosenza. L'attività rientra nel Programma 13 Reti assistenziali per intensità di cura del P.O. 2013-2015 al P13.2) Definizione dei percorsi di cura, nonché dei percorsi diagnostico terapeutici relativi ad alcune aree di particolar~1n aggiunta all'area oncologica e cardiovascolare, che prevedano la integrazione ospedale/territorio. ,Q;"f; ~ V;: .. P! ~ ~'(i~v 3' •. ~/.::o. ,;) ~ • HO OBIETTIVI: RecaTuR vuole assicurare ai pazienti calabresi adulti e pediatrici con tumori rari (sarcomi, ORL, NET, etc) un'alta qualità di cure tramite: 1. la registrazione e condivisione tra le UU.OO.Cc. dei casi clinici, mediante la prioritaria creazione di un unico Database Regionale dei Tumori Rari dei pazienti calabresi posto nella Centrale Operativa del' U.O.c. di Oncologia Medica di Cosenza e supportato da un'adeguata dotazione tecnologica e di personale ,operativo, che si interfaccia 2. 3. 4. 5. con i vari centri clinici, pure essi adeguatamente tecnodotati, che hanno in carico i singoli pazienti con tumore raro, e che possono così consultare attraverso la rete colleghi prowisti di expertise su quella neoplasia rara; La Centrale Operativa funge da centro "provider" di teleconsultazioni per quanto riguarda quella neoplasia, verso il centro clinico "user" che ne beneficia e che troverà in esso le informazioni fondamentali sul paziente e su tutte le "transazioni" che hanno avuto luogo in rete. Il data base di rete è accessibile da ogni centro aderente per quanto riguarda i casi da esso inseriti o con esso condivisi e da esso si potranno estrarre informazioni retrospettive utili per la Ricerca Clinica e Traslazionale, assolutamente indispensabile per una patologia oncologica rara; l'elaborazione di progetti comuni tra le Aziende per la creazione di una rete di consultazioni opinion"), che evolva verso un' attività di tele patologia e di teleradiologia, adeguata sotto ("second il profilo tecnologico, comprendente anche la stereoscopia 3D e, in particolare un sistema dotato di intelligenza artificiale, capace di fornire una visualizzazione scientifica stereoscopica della patologia per comparare la casistica di piattaforma a partire dai dati alfanumerici inseriti dal medico e dai dati spaziali del!' imaging; l' omogeneizzazione diagnostica e terapeutica nelle varie strutture partecipanti con evoluzione verso veri e 6. propri Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA); il razionale e facilitato accesso dei pazienti alle risorse assistenziali disponibili anche extra regionali; 7. 8. la possibilità di inserimento dei pazienti stessi in protocolli di Ricerca. la creazione di una centrale tecnologica per le analisi molecolari in sede o, in casi particolari, necessarie alle attività di Counselling Genetico in Oncologia e per l'individualizzazione terapeutica su analisi molecolari, rappresenta un corredato essenziale in un campo dove la genetica gioca un ruolo basilare e dove sono difficilmente applicabili i criteri convenzionali della Medicina basata sul!' evidenza. TEMPI DI ATTUAZIONE La durata del progetto stato di attuazione è di tre anni, la verifica viene effetuata annualmente e coincide con la valutazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio dello sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI Allestimento centrale operativa Formazione del personale centrale operativa Formazione strutture oncologiche regionali Awio delle attività INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) : • Copertura previste) • Dotazione Tecnologica (n° sedi adeguate per l'inputjoutput sedi effettivamente presenti) • Dotazione Personale (n° data manager previsti/n° data manager effettivamente presenti) Attivazione di una piattaforma per analisi molecolari presso l'Università Magna Graecia di Catanzaro grazie al parco ad elevata tecnologia già disponibile (sequenziamento convenzionale, next generation sequencing, low • di RecaTuR (n° Strutture Oncologiche e high density profiling in PCR quantitativa • • Tempestività • • Tempestività Formazione [attività calabresi partecipanti/n° Oncologiche dei casi clinici nelle strutture coinvolte calabresi previsti/n° e microarray). previste/ attività effettivamente portate a termine (deve tendere a 1)]; d'accesso dei casi clinici (timing registrazione) Adeguatezza dei casi clinici (% casi non rispondenti "second opinion" Strutture ai criteri di registrazione) (% casi con timing di risposta> allo standard); ~ ~<ç-'\ ~ ~ O &~,. '~""(, ..... ~ ~ .AIO"\.Q 29 • Gestione della privacy (% casi con consenso informato) • Numero di casi con caratterizzazione ReCaTuR). clinica e biomolecolare (casi con analisi molecolare/sul numero di casi • Efficacia di ReCaTuR (% pazienti inseriti/pazienti • Valutazione della soddisfazione dei clinici (questionari • • Valutazione della soddisfazione dei pazienti (questionari di gradimento) Numerosità totale e percentuale di pazienti valutati per correlati biologici e produzione standard di riferimento internazionale. • Costituzione di una rete per l'afferenza a procedure adeguate di caratterizzazione bio-molecola re dei pazienti afferenti a ReCaTuR in dialogo con le strutture operanti in early clinical trials a livello internazionale. • W lavori scientifici pubblicati su riviste con IF attesi) di gradimento) dei dati molecolari su RISULTATI ATTESI: ReCaTuR vuole promuovere tumori rari, in primo la conoscenza e la diffusione di linee guida della buona pratica nella gestione dei luogo tra gli Oncologi Medici e tra gli Anatomo-patologi, mediante la realizzazione di un'integrazione e un'armonizzazione dei Centri di expertise locali e nazionali (professional online network), con piattaforma web, che si dotino di una struttura organizzativa capace di prowedere a un più agile trasferimento per seconde opinioni peer to peer dei dati clinici relativi a pazienti portatori di una malattia singolarmente rara ma frequente nel complesso e di garantire così che i risultati della ricerca clinica vengano trasferiti nella pratica medica, migliorando in ultima analisi la gestione clinica da tale settore del!' Oncologia, anche tramite POTA ad hoc disegnati. TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm: Il modello organizzativo del lavoro è trasferibile in tutte le Aziende sanitarie Calabresi. RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE: Azienda ASPCosenza ASPCrotone ASP Catanzaro ASP Vibo Valentia ASP Reaio Calabria AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro AO Annunziata Cosenza AO Bianchi-Melacrino-Morelli AO Mater Domini Catanzaro Totali Criterio di distribuzione Reggio Calabria 2013 2014 145.691,64 138.689,70 145.691,64 138.689,70 145.691,64 138.689,70 145.691,64 138.689,70 145.691,64 138.689,70 145.691,64 138.689,70 713.889,07 696.689,70 145.691,64 138.689,70 305.952,45 277.379,40 2.039.683,00 1.944.897,00 Assegnazione delle risorse a quota capitaria 2015 138.689,70 138.689,70 138.689,70 138.689,70 138.689,70 138.689,70 696.689,70 138.689,70 277.379,40 1.944.897,00 OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETTUALE : 10 Tutela della Maternità-Percorso nascita-Partoanalgesia TITOLO PROGETTO: Riorganizzazione del percorso nascita integrazione ospedale-territorio DURATA: 36 mesi Regione calabria REFERENTE: Servizio territoriale servizio 7.tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA: Il Piano Sanitario Nazionale 2011/2013 prevede la tutela della donna durante tutto il percorso nascita (dalla fase preconcezionale al puerperio) e del nascituro. In un contesto nel quale, in generale, si può dire che l'assistenza nel settore materno infantile sia nel complesso buona, vi sono molti punti per i quali è possibile un deciso miglioramento: • grado di integrazione in rete dei servizi: primo livello (consultori familiari, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta), secondo livello (poliambulatori distrettuali e ospedalieri) e terzo livello (centri nascita a diverso livello di complessità); • razionalizzazione dei punti nascita con l'obiettivo di una soglia minima di almeno 500 parti; • potenzia mento della lotta al dolore anche nei settori nei quali, a causa di limiti culturali non ancora superati, esso è spesso misconosciuto e sottotrattato, come awiene durante il travaglio ed il parto per via naturale. Infatti, uno degli obiettivi del Piano Sanitario è il miglioramento dell'assistenza ostetrica e pediatrica/neonatologica nel periodo perinatale, anche nel quadro di un'umanizzazione dell'evento nascita che deve prevedere il parto indolore. D'altronde, la recente proposta di legge "Norme per la tutela dei diritti della partoriente, la promozione del parto fisiologico e la salvaguardia della salute del neonato", prevede tra le finalità la promozione della più ampia conoscenza delle modalità di assistenza e delle pratiche sanitarie in uso, compresa la tecnica del parto indolore, la verifica dei livelli di assistenza assicurati e l'armonizzazione delle modalità di assistenza alla gravidanza, al parto ed al puerperio, per la salvaguardia della salute della madre e del nascituro. Inoltre l'Accordo Stato-Regioni del dicembre 2010 sul percorso nascita, sancisce l'impegno a sviluppare un programma Nazionale, articolato in dieci linee di azioni, per la promozione ed il miglioramento della qualità, dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo. CONTESTO: In Italia, negli ultimi decenni, la natalità del primo figlio. Sono notevolmente è drasticamente diminuita ed sicurezza e è aumentata l'età media delle donne alla nascita cresciute le gravidanze di donne al di sopra dei 35 anni, che sono alla base di una eccessiva medicalizzazione e di una sovrabbondanza di prestazioni diagnostiche. In costante aumento anche il ricorso al taglio cesareo. Rispetto alla soglia del 15%, che secondo l'OMS garantisce il massimo beneficio complessivo per la madre e il feto, l'Italia è il paese europeo con la massima incidenza di parti cesarei, con valore del 38,3% del 2008, ed estrema variabilità per area geografica. Tra l'altro la percentuale dei parti cesarei va aumentando con progressione lineare dalle strutture con maggior numero di parti a quelle a minor numero, raggiungendo il 50% nelle strutture con parti/anno <500, con valori di gran lunga maggiori presso le strutture private accreditate (61%) e quelle non accreditate (75%) rispetto a quelle pubbliche (34%); In Calabria, negli ultimi anni, si è registrata una alta incidenza di parti cesarei che nel 2010 ha raggiunto la percentuale del 42% nei Punti Nascita degli ospedali pubblici e del 61% nelle Case di Cura Accreditate. Da ciò l'esigenza di fornire un modello organizzativo assistenziale che soddisfi i bisogni di benessere psico-fisico della donna e del bambino durante la gravidanza e l'evento nascita, e che favorisca il parto fisiologico, pur tutelando la libera scelta della gestante. Un contributo per favorire il parto vagina le, oltre che la sua umanizzazione, metodica poco diffusa, la partoanalgesia. ottobre tradizionalmente 2010 ha proceduto alla riorganizzazione della rete ospedaliera riduzione dei punti nascita con numero di parti inferiori territorio con la valorizzazione dei Distretti, Il Dipartilll€nto e territoriale, sia attraverso una maggiore Familiari, dei Dipartimenti dedicato di una Tutela della Salute con DPGR 18 del 22 a 500, sia attraverso dei Consultori 1) Percorso nascita gravidanza fisiologica con ambulatorio è dato inoltre dall'introduzione la progressiva integrazione Materno-Infantile, ospedale- della rete di 2) 3) 4) 5) Percorso nascita gravidanza patologica con ambulatorio dedicato Personalizzazione degli ambulatori di assistenza alla fisiologia Corso di preparazione al parto e corso interculturale di accompagnamento Assistenza one-to-one ostetrica/partoriente in travaglio alla nascita 6) Utilizzo di linee guida comuni da parte di tutti gli operatori 7) Presenza di un famigliare scelto dalla donna durante il travaglio 8) Percorsi alternativi per il parto (parto attivo, parto in acqua, sgabello ...) In collaborazione con le Aziende Ospedaliere si è proceduto ad una prima attività di monitoraggio e formazione al fine di implementare in tutti i Punti Nascita dell' ASP la analgesia epidurale concordata. Nell'ambito delle azioni intraprese per incrementare la Parto Analgesia nel 2011, nelle ASP e nelle AO sono state avviate azioni volte a migliorare sono in grado di affrontare la qualità delle cure offerte all'utenza in ambito ostetrico, serenamente taglio cesareo su richiesta materna, dell'emergenza; riduzione L'attività l'eventualità assicurando del travaglio, la possibile opzione analgesica, come alternativa la presenza della figura dell'anestesista-rianimatore, tale attività ha portato un incremento al quale garante del parto analgesia del 5% sul totale dei parti spontanei ed una del 5% dei tagli cesarei. con una punta del 7% relativamente finora svolta e programmata offrendo alle donne che non al progetto svolto nell'ASP e AO di Cosenza. si integra con quanto previsto nel Piano operativo 2013-2015 nell'attuazione di reti assistenziali per intensità di cura. OBIElTIVI: Procedendo con quanto indicato dall'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 sul Percorso Nascita, ed in linea con quanto già realizzato dalle Aziende Sanitarie Provinciali ed Ospedaliere della Calabria nel 2012 e cioè la riorganizzazione delle attività legate al percorso nascita attraverso il Coordinamento dei Consultori e dei Dipartimenti Materno Infantile in alcuni casi interaziendali, la realizzazione del Percorso Nascita proseguirà seguendo il "modello assistenziale partecipato" nella triade madre-padre-bambino nel periodo di gestazione e nascita. Le finalità generali che il progetto si pone sono le seguenti: • Garantire la presa in carico, la continuità assistenziale, l'umanizzazione dell'evento nascita, attraverso l'integrazione dei servizi tra territorio e ospedale, al fine di perseguire la tutela della salute materna, del benessere del nascituro e della famiglia nell'esperienza • Ridurre la percentuale di T.C.; • Incrementare gli ambulatori della genitorialità; della gravidanza fisiologica presso i Consultori Familiari; • Incrementare l'attivazione • Incrementare gli ambulatori degli ambulatori • Incrementare la percentuale di donne che allattano in maniera esclusiva alla dimissione e in maniera completa a sei mesi e durata dell'allattamento almeno fino al primo anno di vita del bambino, secondo le raccomandazioni deIl'OMS; • Assicurare l'utilizzo del diario della gravidanza da consegnare, Familiari; • Implementare nascita; • Favorire dimissioni protette la diffusione della gravidanza a termine presso i punti nascita; della gravidanza ad alto rischio presso le U.O. di Ostetricia e Ginecologia; di corsi di accompagnamento a tutte le donne in gravidanza alla nascita sul territorio delle puerpere e dei neonati promuovendo presso i Consultori in collaborazione con i punti il ritorno al territorio. TEMPI DI ATTUAZIONE Tutte le Aziende Sanitarie Provinciali della Calabria sono coinvolte nella realizzazione delle attività. La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI Implementare diffondere promuovere gli ambulatori del triennio sarà effettuata la valutazione dei risultati della gravidanza fisiologica, gestita nei Consultori Familiari, tra le gravide il diario della gravidanza, i corsi di accompagnamento alla nascita a gestione integrata (territoriale migliorare l'assistenza domiciliare in puerperio garantire a tutte le donne che lo richiedono la paroanalgesia ed ospedaliera) '\. ~ q;;~ _ Ollt.~",' :; IIllt ~ {) /I INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) : • un monitoraggio delle attività del Comitato di coordinamento, prodotti e la valutazione della relazione finale; • un monitoraggio delle attività formative: • numero di dimissioni precoci/totale • numero visite domiciliari attraverso numero di professionisti il numero di riunioni effettuate, i lavori coinvolti e il numero di ore di formazione; delle donne che hanno partorito; in puerperioftotale delle donne che hanno partorito; • numero dei T.C. nelle primiparef totale delle donne che hanno partorito; • numero al seno in maniera esclusiva alla dimissione • numero di donne che partecipano partorito; • monitoraggio delle modificazioni indotte dalla partoanalgesia, attraverso la valutazione dei seguenti indicatori: - aumento del numero dei parti nelle UU.OO. che effettuano la partoanalgesia; di donne che allattano e completa a sei mesi/totale delle donne che hanno partorito; - ai Corsi di accompagnamento alla nascita sul totale di donne che hanno percentuale di parti effettuati in analgesia; riduzione dei parti cesarei in termini percentuali; RISULTATI ATTESI: Il progetto comporta un elevato grado di interazione tra le professionalità coinvolte, con la creazione di un gruppo interdisciplinare costituito da ostetriche, ginecologi, neonatologi, pediatri ed anestesisti, finalizzato al monitoraggio dei risultati raggiunti, e che aumenta l'efficienza interna del sistema; Aumento del 10% del numero delle visite domiciliari in puerperio; Aumento del 10% del numero di donne che allattano al seno in maniera esclusiva alla dimissione e in maniera completa a sei mesi; Incremento del 10% delle donne che partecipano ai Corsi di accompagnamento alla nascita; Estensione della parto analgesia; Riduzione dei tagli cesarei TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI: Messa a regime di tutte le attività previste dal DPGR n° 28 del 21 Marzo 2012 RIPARTO DELLE RISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE: Azienda ASP Cosenza ASP Crotone ASP Catanzaro ASP Vibo Valentia ASP Reggio Calabria AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro AO Annunziata Cosenza AO Bianchi-Melacrino-Morelli Reggio Calabria 2013 252.631,47 95.546,95 116.727,63 65.012,01 225.504,16 128.353,63 123.476,06 105.302,09 2014 715.664,10 291.230,30 315.610,30 208.559,90 672.223,35 464.993,27 433.299,26 392.296,52 2015 715.664,10 291.230,30 315.610,30 208.559,90 672.223,35 464.993,27 433.299,26 392.296,52 1.112.554,00 3.943.817,00 3.943.817,00 AO Mater Domini Catanzaro Totali Criterio di distribuzione Assegnazione delle risorse sul n. dei parti OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETIUALE : 11 Tutela della fertilità e della funzione ormonale nelle giovani donne affette da neoplasia o da malattie croniche degenerative mediante l'istituzione di biobanche del tessuto ovarico e cellule germinali TITOLO PROGETIO : Realizzazione di una rete regionale interdisciplinare per l'attuazione di percorsi diagnostico-terapeutici finalizzati alla preservazione della fertilità in giovani affetti da patologia neo plastica e al successivo supporto alla procreazione dei soggetti guariti. DURATA: 36 mesi Regione Calabria REFERENTE: Dirigente del Servizio "Attività Territoriale" Servizio13.tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA La prevenzione dell'infertilità giovanile indotta dai trattamenti antineoplastici, e il successivo supporto procreativo dei soggetti guariti, è una tematica di grande rilevanza socio-sanitaria, a lungo ignorata, ma che sta richiamando sempre più l'attenzione degli operatori sanitari, dei pazienti e degli organismi deputati alla gestione e programmazione sanitaria. Infatti, in Italia, circa 8-9 mila persone d'età compresa tra i 15 e i 39 anni si ammala di tumore e quindi si sottopone a terapie farmacologiche, radianti e a interventi chirurgici che possono limitare la loro capacità riproduttiva. Tra tali tumori, i 2/3 insorgono nella donna e di questi, circa il 40% sono tumori della mammella (http://www.tumori.net). Tra i giovani maschi, prevalgono i tumori del testicolo e i linfomi. Si tratta, quindi, nella grande maggioranza dei casi, di tumori fondamentale garantire a questi pazienti la massima Il problema è particolarmente complesso e rilevante moderna l'età della prima gravidanza nella donna è anni. La diagnosi precoce del cancro e l'utilizzo notevolmente la prognosi della malattia determinando ad elevato tasso di guaribilità e, proprio per questo, diventa possibilità di procreazione negli anni futuri. per le giovani donne. Infatti, sempre più spesso nella società collocata per fattori socio-economici e culturali tra i 30 e i 40 di associazioni farmacologiche innovative hanno migliorato un numero crescente di guarigioni associato, tuttavia, ad un incremento del tasso di infertilità. Gran parte dei trattamenti chemioterapici utilizzati nella cura del cancro della mammella ha, infatti, un rischio medio-alto di indurre amenorrea definitiva in questa fascia di età, determinando, comunque, nei casi che riprendono a mestruare, una riduzione consistente della riserva funzionale ovarica. Ciò è legato alla fisiologia dell'ovaio: nei mammiferi, durante il periodo embrio/fetale, le cellule germinali primordiali danno origine agli ovociti primari il cui numero è predeterminato e definitivo e non può più aumentare, anzi è destinato a diminuire prima e dopo la nascita a seguito di processi apoptotici. Allo stadio di "dictiato" gli ovociti soprawissuti vengono circondati da un monostrato di cellule pre-follicolari per formare il follicolo primordiale. Gli ovociti all'interno del follicolo primordiale presenti alla nascita costituiscono la riserva ovarica. Nel corso della vita della donna, si assiste, fisiologicamente, ad una perdita progressiva del potenziale di fertilità nelle donne, dovuta al declino quantitativo e qualitativo dei follicoli ovarici; tale processo diventa più rapido nelle donne dai 30 ai 40 anni (in questa fase si perde il 75% della riserva follicolare). Questo processo fisiologico viene drammaticamente aumentato dai trattamenti chemioterapici, che esplicano effetto gonadotossico sia sul "pool" di follicoli primordiali (che vengono mandati in atresia) che sui follicoli primari e secondari per effetto pro-apoptotico sulle cellule della granulosa. L'apoptosi porta al rapido esaurimento della riserva follicolare ovarica e alla perdita di fertilità. A ciò è possibile che si aggiunga anche un danno vasco la re indotto dagli stessi farmaci. Nel caso di giovani donne con tumore mammario il problema è reso ancora più complesso dal fatto che il 60-70% circa di tali tumori è ormonosensibile. Ciò, se da un lato aumenta le probabilità di guarigione, dall'altro rende ancor più problematico il problema della preservazione della fertilità e del supporto procreativo delle pazienti guarite. Infatti, in queste donne, da un lato la necessità di effettuare trattamenti ormonali della durata di circa 5 anni contribuisce a ridurre la fertilità, dall'altro, essendo il tumore stimolato dagli estrogeni, pone la necessità di impiegare strategie nonstandard nell'induzione dell'ovulazione, sia in fase di preservazione (congelamento degli oociti) sia in fase di induzione dell'ovulazione nelle donne guarite e con riserva ovarica residua. Nel maschio i farmaci citostatici, bloccano la spermatogenesi e alterano la funzione delle cellule di Leydig, deputate alla secrezione di ormoni maschili. cumulative cisplatino, ciclofosfamide di Nel caso di tumori del testicolo, e procarbazina, mostra inoltre, un deficit la preservazione di della fertilità è spermatogenesi variabili: a completamento la conta spermatica del trattamento pre-trattamento, chemioterapico può richiedere il tipo e la dose di chemioterapia anni e dipende da almeno tre antiblastica adottata, l'età del malato. CONTESTO Ancora oggi nella comune pratica clinica, il problema del rischio cura delle neoplasie è un argomento poco discusso nel colloquio Raramente si fa una stima del rischio stesso e quasi mai si sceglie gonadotossico in relazione all'età e, soprattutto, al desiderio di infertilità indotta dalle terapie utilizzate per la medico-paziente, anche in ambiente specialistico. la strategia terapeutica tenendo conto del rischio di procreazione. AI fine di migliorare la qualità assistenziale nella nostra regione, è necessario istituire un gruppo multidisciplinare su base regionale altamente specializzato per la valutazione del rischio di infertilità in giovani che hanno una diagnosi di cancro. L'attuazione di tale presente progetto richiede: -strutture adeguate (centro oncologico, centro di sterilità, disponibilità di una bio-bank per la per l'approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umane) e locali idonei -personale medico e non medico esperto nel settore (ginecologi oncologi, ginecologi e biologi esperti in medicina della riproduzione, embriologi, chirurghi oncologi, oncologi medici, ostetriche ed infermieri) -attivazione di una rete territoriale multidisciplinare (coinvolgimento di una sede centrale e almeno tre sedi satellite presenti sul territorio con specificità differenti: almeno una unità di chirurgia oncologica, una di ginecologia oncologica, una unità di oncologia medica e un centro di medicina della riproduzione). -professionalità capaci di organizzare l'interazione dei suddetti specialisti, nonché la raccolta dei dati al fine di realizzare materiale divulgativo cartaceo ed informatizzato. Sarà necessario individuare spazi nell'ambito delle strutture partecipanti al progetto ove realizzare la valutazione multidisciplinare, nonché locali idonei alla valutazione clinico strumentale della paziente. Le azioni previste nel presente progetto trovano rispondenza nelle finalità previste al Programma 13 Reti assistenziali per intensità di cura, P13.1. Individuazione dei presidi secondo il modello Hub & Spoke secondo la logica dell'intensità delle cure (es. rete trauma, oncologia, ictus, trapianti, ecc.); relativa individuazione dei Centri di riferimento e P13.2. Definizione dei percorsi di cura, nonché dei percorsi diagnostico terapeutici relativi ad alcune aree di particolare interesse, in aggiunta all'area oncologica e cardiovascolare, che prevedano la integrazione ospedale/territorio. OBIETTIVI: 1) Divulgazione della problematica nella popolazione generale e nella comunità medico-scientifica 2) Creazione del servizio di counseling multidisciplinare ed identificazione dei percorsi terapeutici 3) Attuazione delle procedure di selezione ed identificazione dei pazienti 4) Attuazione delle procedure di preservazione della fertilità 5) Monitoraggio e follow-up dei pazienti trattati TEMPI DI ATTUAZIONE La durata del progetto stato di attuazione è di tre anni, del P.O. 2013-2015 la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio dello sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI: divulgazione della problematica nella popolazione generale e nella comunità medico-scientifica; creazione del servizio di counseling multidisciplinare ed identificazione dei percorsi terapeutici; corsi di aggiornamento e formazione per ginecologi oncologi, ginecologi esperti di PMA, oncologi medici, chirurghi oncologi, personale infermieristico ed ostetrico dedicato, psicologi; attuazione delle procedure di selezione ed identificazione dei pazienti; attuazione delle procedure di preservazione della fertilità; attuazione delle procedure di preservazione della fertilità; corsi di aggiornamento e formazione per ginecologi oncologi, ginecologi esperti di PMA, oncologi medici, chirurghi oncologi, personale infermieristico dedicato, psicologi; monitoraggio e follow-up delle pazienti trattate; audit interno per il controllo di qualità. La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effetuata annualmente e coincide con I stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. del trien ~ Io..t tx: ~ ~.,.O INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) attivazione di corsi informativi specifici per le pazienti, con diffusione di depliant e volantini: 1 incontro provincia della regione nell'arco dei primi 3 mesi di attività per un totale di 2 incontri all'anno per provincia. -istituzione di una rete web e canali di comunicazione per medici di medicina generale e specialisti. -creazione di spazi dedicati con figure professionali siano presenti almeno un professionista specialista in medicina della riproduzione, in ogni che coprano il nuovo servizio: almeno 2 giorni a settimana in cui per ogni specialità un infermiere (chirurgo e ginecologo oncologo, oncologo medico, dedicato e una ostetrica). - accesso alla rete assistenziale di almeno 50 pazienti per il primo anno e 100 pazienti nel secondo anno - corsi di aggiornamento per i medici specialisti, psicologi e il personale infermieristico nella Rete Assistenziale: almeno 4 corsi di aggiornamento e ostetrico dedicato operanti nel primo anno, 3 nel secondo. RISULTATI ATTESI • creare di un corretto percorso diagnostico (valutazione del rischio di infertilità) e terapeutico per i giovani pazienti oncologici • utilizzare procedure farmacologica allo stato dell'arte dell'ovaio, per la preservazione criopreservazione della fertilità di ovociti, criopreservazione dei soggetti a rischio (protezione di tessuto ovarico, criopreservazione del liquido spermatico, ect.) • stilare linee guida regionali per la preservazione della fertilità un programma di formazione continua su queste tematiche in giovani affetti da patologia neo plastica e attivare dedicato agli operatori sanitari regionali. TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI: La creazione di un di una rete regionale interdisciplinare per l'attuazione di percorsi diagnostico-terapeutici finalizzati alla preservazione della fertilità in giovani affetti da patologia neoplastica e al successivo supporto alla procreazione dei soggetti guariti regionale consentirà di ottenere trasparenza e qualità nel contesto di ogni decisione diagnostica e terapeutica. L'impiego di protocolli condivisi da esperti del settore su tutto il territorio regionale, lo sviluppo della ricerca scientifica garantirà il raggiungimento di elevati livelli di qualità nell'assistenza di tutte le giovani pazienti calabresi affette da patologia oncologiche in cui la preservazione della fertilità è mandatoria. Le giornate dedicate agli incontri e i corsi di aggiornamento garantiranno la trasferibilità dei risultati ottenuti e dei prodotti ai professionisti di tutta la regione che indirettamente parteciperanno al funzionamento della rete stessa. La realizzazione di un percorso territoriale di facile accesso per le donne eviterà inoltre la fuga delle stesse dalla regione, riducendo le spese sanitarie dei DRG extraregionali. La possibilità di disporre di un team multidisciplinare, consentirà sia di migliorare la qualità del' assistenza clinica, chirurgica e psicologica sia di garantire la continuità dell'assistenza. La creazione di un di una rete regionale interdisciplinare per l'attuazione di percorsi diagnostico-terapeutici alla preservazione della fertilità fornisce di per sé un modello immediatamente ospedaliere di medesima tipologia presenti nel territorio nazionale. RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE: Azienda 2013 ASPCosenza 158.936,25 ASPCrotone 158.936,25 ASP Catanzaro 158.936,25 ASP Vibo Valentia 158.936,25 ASP Reggio Calabria 158.936,25 AD Pugliese-Ciaccio Catanzaro 370.851,25 AD Annunziata Cosenza 158.936,25 AD Bianchi-Melacrino-Morelli Reggio Calabria 158.936,25 trasferibile finalizzati alle altre strutture 2014 151.550,36 151.550,36 151.550,36 151.550,36 151.550,36 2015 151.550,36 151.550,36 151.550,36 151.550,36 151.550,36 353.617,50 151.550,35 353.617,50 151.550,35 151.550,35 151.550,35 1.414.470,00 1.414.470,00 AD Mater Domini Catanzaro Totali Criterio di distribuzione 1.483.405,00 Assegnazione delle risorse in eguale quota per AO - in" AO Pugliese/Ciaccio Catanzaro AS/ .•... , ~ li'" \ /'" i ~ ; ;:SG\O ~Gl,I ~~ Y,Q 36~~ OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETIUALE: 12.lmplementazione di percorsi diagnostico-assistenziali supporto per migliorare la vita delle donne affette da malattie croniche invalidanti sfera uro-genitale (endometriosi infiltrante, vulvodinia, cistite interstiziale) TITOLO PROGETIO: Implementazione di percorsi diagnostico-assistenziali migliorare la vita delle pazienti con endometriosi infiltrante e di della e di supporto per DURATA: 36 mesi Regione calabria REFERENTE: Dirigente di Servizio "Attività Territoriali" Servizio13. tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA L'endometriosi è una patologia infiammatoria cronica estrogeno-dipendente, ad eziopatogenesi multifattoriale, caratterizzata dalla presenza di endometrio in sede ectopica. Colpisce fino al 10-15% delle donne in età riproduttiva (sono più di 3 milioni le donne affette in Italia) ed è causa di infertilità nel 30-40% dei casi. La malattia è inoltre la principale causa ginecologica di dolore pelvico cronico (chronic pelvic pain, CPP): l'endometriosi, è presente nel 5080% delle donne con CPP.Sebbene l'endometriosi sia la più frequente causa ginecologica di CPP,tuttavia esistono altre condizioni non-ginecologiche quali la sindrome del Colon Irritabile (Irritable Bowel Syndrome, IBS) o la Cistite Interstiziale/Sindrome della Vescica Dolorosa (Interstitial Cystitis/Painful Bladder Syndrome, IC/PBS) associate a CPP. Una corretta diagnosi differenziale è fondamentale per differenti motivi: la gestione terapeutica di tali disturbi è completamente differente da quella richiesta per l'endometriosi; l'iter diagnostico è spesso lunghissimo, e questo non è accettabile soprattutto per una paziente che desidera avere una gravidanza; la paziente viene spesso sottoposta a procedure inutili e costosissime che gravano irreparabilmente sulla spesa sanitaria. In molti casi, ancora, in assenza di un corretto inquadramento diagnostico il CPP porta a lunghe e costose degenze in ospedale o addirittura ad interventi chirurgici del tutto inutili se non controproducenti e dannosi per la salute riproduttiva della donna. Accanto a questi sopra citati che rappresentano costi diretti della malattia, esistono poi dei costi indiretti correlati all'endometriosi quali la ridotta qualità di vita della donna, le ripercussioni psicologiche, la ridotta produttività in ambiente lavorativo. L'endometriosi infiltrante rappresenta la forma più severa ed invalidante e si associa quasi nel 100% dei casi a dolore pelvico catameniale e dispareunia. Nel caso in cui ci sia poi anche interessamento colico, la dismenorrea correla con sintomi intestinali quali la diarrea, la costipazione, la dischezia. In quasi 2/3 dei casi è proprio la sintomatologia dolorosa a rappresentare l'indicazione all'intervento chirurgico. La dismenorrea e la dispareunia si risolvono nel 70 e nel 65% dei casi, rispettivamente. Tuttavia, si tratta di una chirurgia complessa non esente da rischi di sequele e complicanze (rischio del 22% di resezione intestinale e 11% di complicanze maggiori). Proprio a causa della sua complessità, l'intervento chirurgico dovrebbe essere effettuato esclusivamente da ginecologi con una elevata expertise chirurgica e specializzati nel trattamento della chirurgia dell'endometriosi infiltrante, nel contesto di una equipe esperta e multidisciplinare (è necessaria presenza del chirurgo colo-retta le e dell'urologo). Pertanto, solo centri specializzati che effettuano un numero minimo richiesto di interventi per endometriosi profonda all'anno (high volume surgery), dovrebbero occuparsi del trattamento delle pazienti affette da tale patologia. Inoltre, anche se l'intervento è spesso efficace nella risoluzione immediata dei sintomi, esiste comunque un rischio di recidiva e dunque di reintervento. La dismenorrea può ricomparire addirittura nel 50-70% dei casi, soprattutto quando il trattamento chirurgico non è supportato da una adeguata terapia medica post-operatoria. Sulla base di tali considerazioni, un attento counseling della paziente associato ad un supporto oltre che clinico, anche psicologico sia nella fase di diagnosi che del trattamento, è fondamentale. Poiché l'endometriosi si presenta soprattutto in età riproduttiva, nella scelta del trattamento chirurgico va sempre considerato l'effetto e dell'endometriosi per se e della chirurgia, sulle capacità riproduttive della donna. In presenza di endometriosi infiltrante, effettuare un trattamento chirurgico ha significato solo in presenza di una sintomatologia dolorosa resistente alla terapia medica, ,mentre il desiderio riproduttivo da solo non è una indicazione alla chirurgia. CONTESTO Poiché la gestione della paziente con DIE è assai complessa sia per ragioni prettamente cliniche che diagnosi e trattamento dovrebbero essere effettuate solo in centri specializzati. In Calabria non esiste ad oggi un centro specializzato di riferimento per la prevenzione, dell'endometriosi infiltrante, nello specifico. Per tale Regionale Specializzato che faccia capo ad un percorso l'unitarietà della persona, istituisca su tutto il territorio: a)nuove strategie di prevenzione basate sull'impiego di pazienti a rischio; b)nuovi percorsi diagnostici che facilitino la diagnosi e la cura dell'endometriosi in generale, e motivo si rende necessaria la nascita di un Centro clinico assistenziale che, sottolineando la centralità e strumenti l'inquadramento di prevenzione già disponibili della paziente con CPP consentendo e validati nelle di differenziare il dolore di natura endometriosica, di pertinenza ginecologica, da quello di natura non ginecologica quali IBS o IC/PBS così da ottimizzare i tempi, ridurre i costi e migliorare la qualità di vita della paziente affetta da CPP a breve e lungo termine; c)nuove strategie terapeutiche (mediche e/o chirurgico) patient-tailored, attraverso la diffusione di protocolli scientificamente rigorosi e standardizzati. Definire una Rete di Assistenza Sanitaria Regionale in cui siano coinvolti: un centro altamente specializzato nella gestione e nel trattamento dell'endometriosi e almeno 3 sedi che saranno identificati come centri satellite. Il centro specializzato dovrà possedere tutti i requisiti richiesti per essere riconosciuto come Centro Regionale Altamente continuità soprattutto Specializzato: garantire il controllo dell'attività assistenziale; disporre si personale medico laparoscopica e di "fertility sparing"; garantire clinica; volume adeguato di pazienti; assicurare la ed infermieristico dedicato; expertise chirurgica un percorso multidisciplinare (Ginecologi, Chirurghi Generali, Urologi, Radiologi, Patologi, Esperti di PMA, Psicologi, Nutrizionisti, Fisioterapisti, Terapisti del dolore.) Il centro specializzato regionale si dovrà fare promotore, su tutto il territorio, attraverso un sistema di Rete Assistenziale, della diffusione e dell'attuazione di protocolli condivisi per la prevenzione, la diagnosi (inclusa la diagnosi differenziale del CPP endometriosi correlato da quello correlato sicurezza oncologica e il sostegno psicologico delle pazienti con endometriosi. a IBS e IC/PBS), il trattamento, la Le azioni previste nel presente progetto trovano rispondenza nelle finalità previste al Programma 13 Reti assistenziali per intensità di cura, P13.l. Individuazione dei presidi secondo il modello Hub & Spoke secondo la logica dell'intensità delle cure (es. rete trauma, oncologia, ictus, trapianti, ecc.); relativa individuazione dei Centri di riferimento e P13.2. Definizione dei percorsi di cura, nonché dei percorsi diagnostico terapeutici relativi ad alcune aree di particolare interesse, in aggiunta all'area oncologica e cardiovascolare, che prevedano la integrazione ospedale/territorio. OBIETTIVI Creare un Centro Regionale Altamente ricerca dell'endometriosi infiltrante. Specializzato di riferimento per la prevenzione, la diagnosi, la cura e la Informare le donne della esistenza della malattia, dei sintomi e segni con cui la patologia si presenta, informarla della necessità di essere gestita in un centro specializzato, offrendo tutti i contatti e i numeri di riferimento. Potenziare l'expertise del personale operante nel Centro di Riferimento, formare ed addestrare medici specialisti (ginecologi, urologi, chirurghi,patologi, radiologi) medici di medicina generale, psicologi e personale infermieristico dei distretti periferici della Rete Assistenziale Regionale. Definire e diffondere comuni protocolli diagnostici e terapeutici efficaci nella riduzione del dolore e nel preservare il potenziale riproduttivo. Creare un Registro Regionale di patologia che garantisca la completezza, l'omogeneità dei dati, nonché il controllo dell'attività clinica su tutto il territorio e renda più facile l'accesso ai dati per studi clinici, epidemiologici, ricerca scientifica e dati statistici. Creare una cartella Cartella Clinica informatizzata presso il Centro di Riferimento, e diffonderla a tutta la rete Assistenziale regionale cosi da garantire la completezza e l'omogeneità dei dati clinici e chirurgici, rendere più facile l'estrapolazione dei dati stessi e la loro consultazione agli altri specialisti (chirurghi, urologi, medici della riproduzione) operanti nella stesso centro o dei centri satelliti. Promuovere la ricerca scientifica attraverso la condivisione dei dati ai fini di identificare nuove strategie di prevenzione primaria e di diagnosi precoce, prevenzione oncologica, terapie innovative. TEMPI DI ATTUAZIONE AZIONI A 18 mesi: Identificare e potenziare un CENTRO SPECIALIZZATO REGIONALE; creare nel Centro un ambulatorio dedicato e una Cartella Clinica informatizzata. Attivazione dei corsi di Aggiornamento per i medici e il personale infermieristico dedicato operante presso la struttura centrale. Diffusione dei protocolli di prevenzione, diagnosi e terapia nel centro e nelle unità satellite. Organizzazione di giornate informative svolte su tutto il territorio dedicate alle pazienti. Organizzazione di giornate informative dedicate ai medici di medicina generale e dei medici operanti sul territorio (ambulatori e consultori). Attivazione di corsi di formazione per i Ginecologi, Urologi, Chirurghi Generali, Radiologi, Anatomo-Patologi, Psicologi e per Personale infermieristico dedicato operante presso le sedi satellite. A 36 mesi: Creazione di un registro regionale dell'endometriosi (coinvolgente l'anatomia patologica). Attivazione di sistemi di controllo e monitoraggio della qualità nel sistema di prevenzione, la diagnosi e la cura dell'endometriosi, dell'intera rete di assistenza regionale. Prosecuzione dei corsi di formazione per i medici specialisti e attivazione di procedure di audit interna della qualità. Prosecuzione delle giornate formative e di aggiornamento dedicate a pazienti e operatori della rete di Assistenza. La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effetuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) : • Nascita di un centro regionale specializzato nella gestione di pazienti con endometriosi • Creazione di una cartella clinica informatizzata • Attivazione • Diffusione di depliant e volanti informativi di un ambulatorio per pazienti e medici di medicina generale • Gestione pazienti con endometriosi/anno: minimo 150 • Interventi • Corsi di formazione per personale medico e infermieristico primo anno e 3 incontri nel corso del secondo anno. • Corsi di aggiornamento per personale medico (ginecologi, urologi, chirurghi colo-retta le, radiologi anatomopatologi) e infermieristico dedicato operanti nella rete assistenziale: almeno 4 incontri nel primo anno; 3 incontri nel corso del secondo anno, • Nascita di un registro regionale dell'endometriosi endometriosi/anno: dedicato minimo 50 dedicato operante sul territorio: che coinvolga anche l'anatomia almeno 4 incontri nel patologica. RISULTATI ATTESI Creare un percorso clinico assistenziale che: sottolinei la centralità e l'unitarietà della persona; istituisca su tutto il territorio nuove strategie di prevenzione; istituisca nuovi percorsi diagnostici che ottimizzino i tempi della diagnosi; riduca la spesa sanitaria; migliori la qualità di vita della paziente con endometriosi infiltrante e CPP da altre cause (IBS e IC/PBS); istituisca strategie terapeutiche personalizzate. TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm La realizzazione di un percorso territoriale di elevati livelli di qualità nell'assistenza di facile accesso per le donne con endometriosi garantirà il raggiungi mento di tutte le pazienti calabresi affette da endometriosi, consentirà anche di ridurre i tempi per la diagnosi della patologia, riducendo i costi diretti e indiretti ad essa correlata. La presenza di un centro che offre qualità e continuità assistenziale, eviterà la fuga delle pazienti stesse dalla regione, riducendo le spese sanitarie dei DRG extraregionali. La possibilità di disporre di un team multidisciplinare, consentirà sia di migliorare la qualità dell'assistenza clinica, chirurgica e psicologica sia di garantire la continuità dell'assistenza nel tempo e in tutta la regione. La nascita di un registro regionale dell'endometriosi faciliterà il controllo della qualità dei dati, la condivisione dei dati stessi e il loro impiego a fini statistici, epidemiologici e di ricerca. La nascita di una Rete Assistenziale Regionale per la gestione dell'endometriosi trasferibile alle altre strutture '*'-~ in Calabria, fornisce di per sé un modello immediatamente ospedaliere di medesima tipologia presenti nel territorio nazionale. 1S t" ~ RIPARTO DELLE RISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE: OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20.02.2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETIUALE: 13. Implementazione della Rete Nazionale dei centri territoriali per la prevenzione primaria e la diagnosi precoce delle infezioni da HPV TITOLO DEL PROGETIO: Prevenzione delle Infezioni da HPV attraverso la vaccinazione DURATA:36 mesi REFERENTE:Dirigente del Servizio "Prevenzione e promozione della salute" - Regione Calabria servizio9.tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA L'infezione da HPV è estremamente donne sessualmente frequente nella popolazione: si stima, infatti, che almeno il 75% delle attive si infetti nel corso della propria vita con un virus Hpv di qualunque tipo, e che oltre il 50% si infetti con un tipo ad alto rischio oncogeno. A livello mondiale, la prevalenza delle infezioni da Hpv in donne asintomatiche varia dal 2% al 44%. Negli Stati Uniti, secondo uno studio pubblicato nel febbraio 2007, risulta positivo all'Hpv il 26,8% delle donne fra i 14 e i 59 anni, pari a 24,9 milioni di donne in tutto il Paese. In Italia, studi condotti programmi in donne di età tra 17 e 70 anni, in occasione di controlli di screening organizzato, mostrano una prevalenza per qualunque ginecologici di routine o di tipo di Hpv compresa tra 7 e 16%. La prevalenza aumenta al 35-54% in caso di donne con diagnosi di citologia anormale, per raggiungere il 96% in caso di displasia severa o oltre. La prevalenza delle infezioni da Hpv varia con l'età: nelle giovani donne sessualmente attive, mentre un secondo picco di prevalenza intorno alla menopausa o dopo. Uno studio condotto nell'Italia settentrionale è più elevata si nota nelle donne in donne tra 25 e 70 anni ha mostrato come la prevalenza diminuisca dal 13-14% nella fascia di età 25-39 anni, all'l1% nelle donne tra 40 e 44 anni, e al 5% nelle donne oltre i 44 anni. è il 16, pari al 30% circa di tutte le infezioni. In ogni caso, la maggior parte delle infezioni (fra il 70 e il 90%) è transitoria, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno. In particolare, è stato documentato che, a Nelle casistiche italiane, il tipo di virus più frequente distanza di 18 mesi dall'infezione, 1'80% delle donne era Hpv-negativa. verso la persistenza sembra dipendere dal tipo del virus, ed La probabilità che l'infezione evolva è più elevata per i tipi ad alto rischio, incluso l'Hpv 16. CONTESTO L'Intesa del 20/12/2007, raggiungimento programma aveva fissato di una copertura di vaccinazione. marzo 2012, ha confermato obiettivo di copertura dell'obiettivo come obiettivo del programma ~95%, con tre dosi di vaccino, di immunizzazione entro i cinque per HPV il anni dall'inizio del Il nuovo Piano Nazionale della Prevenzione Vaccinale 2012-2014, approvato le scelte strategiche vaccina le. Tuttavia, posto all'epoca, esso alla indicate nell'Intesa luce delle del 2007, in termini difficoltà incontrate è stato rimodulato come segue: "Raggiungimento nel a di target e raggiungimento di coperture vaccinali per 3 dosi di HPV ~ 70% nelle dodicenni a partire dalla coorte del 2001, ~ 80% nelle dodicenni a partire dalla coorte del 2002, ~ 95% nelle dodicenni a partire dalla coorte del 2003". La vaccinazione HPV è stata attivata nel 2010 è stata implementata in Calabria a partire dal 2008 ma soltanto 30.06.10 le coperture coorte raggiunte in Calabria per 3 dosi di HPV sono: 53% per la coorte 1997 e 23,4% per la 1998. L'attività prestazioni vaccinale e ciò condiziona svolta previsti caratteristiche tempi per le procedure demografiche di accesso inadeguati nelle ASP calabresi negativamente maggioranza dei servizi vaccinali presenti sicurezza in tutte le ASP della regione. AI l'adesione sul territorio vaccinali. delle popolazioni si caratterizza ad una vaccinazione regionale L'allocazione per la disomogeneità di recente introduzione. La non risponde agli standard di qualità e delle sedi vaccinali risponde ~co ivi residenti, ed i servizi risultano poco fruibili Ipblic~~ che in alcune sedi favoriscono delle sedute vaccinali sovraffolla 8IC t-I alle ~ I p~<iCJftaI ~\~ ~~ "?r O\U e. sanitario e sotto utilizzato in molte sedi ed insufficiente alle vaccinazione e ciò favorisce una comunicazione in altre, prevale l'utilizzo di personale non dedicato poco efficace. Inoltre con il DCA n. 43 del 21 maggio 2015, si è approvato, per quanto riguarda la vaccinazione anti-HPV tra l'altro, ha introdotto dodicesimo anno di vita e nelle donne 25-enni. In quest'ultimo bidirezionale donne con il primo appuntamento 25-enni sarà mantenuta antecedentemente ed in Nuova Calendario vaccinale che l'offerta attiva a favore caso, per poter sfruttare per lo screening della cervice uterina. utilizzata per recuperare quante non generale, a far aumentare coorti già oggetto le coperture di offerta donne potrà fossero state facenti dell'offerta tutte le fasce d'età, soprattutto femminile se sarà accompagnata si potrà contare sulla collaborazione anno di età e nelle e buoni livelli di copertura del vaccino anti-papilloma virus, previsti dal nella popolazione questa nuova strategia, che favorirà l'aumento con un'adeguata parte della all'attenzione i livelli di copertura la priorità di vaccinare le dodicenni; vaccinate virus a favore dei il vaccino vaccinali anche nelle ragazzine al dodicesimo Fino ad adesso è stata rispettata prevede l'ampliamento riportando attiva. La Regione così punta a raggiungere Piano Nazionale di Prevenzione nella popolazione maschile. contribuire, sinergico del vaccino alle coorte 1995, avranno raggiunto e superato tale età. La campagna vaccinale anti-papilloma di giovani l'effetto al L'offerta anche quando, tra cinque anni circa, le prime ragazze vaccinate maschi e della nuova coorte dei maschi promozione delle coperture attraverso in i media e se di tutti gli Operatori della Sanità regionale. BREVE DESCRIZIONE DEL PROGETTO La campagna vaccinale sarà coordinata dal Dipartimento MMG, ed altri servizi socio-sanitari quali ad es. (consultori individuate e successivamente dalle liste anagrafiche comportamenti e le procedure verranno di Prevenzione familiari invitate con il coinvolgimento dei PLS, ecc.). I soggetti da vaccinare verranno mediante realizzati corsi di formazione, lettera. AI fine di omologare con il coinvolgimento di tutti i gli attori della rete quali: • Operatori dei centri vaccinali • MMG • PLS • Ostetriche e Ginecologi sia Consultoriali Anche la comunicazione e l'informazione che Ospedalieri . rivolta ai cittadini, dovrà adottare strategie comunicative specifiche affinchè si possa raggiungere una adesione consapevole alla vaccinazione. OBIETTIVI • Prevenzione delle Infezioni da HPV 16/18 attraverso • Implementazione dell'adesione • Pianificazione d'interventi • Coinvolgimento • Formazione degli operatori la vaccinazione HPV come da calendario avccinale. alla vaccinazione. mirati per le categorie fragili. di altri servizi sanitari (es. Consultori) al fine di offrire attivamente sanitari coinvolti, (MMG, PLS, operatori la vaccinazione. dei centri vaccinali e dei Consultori Familiari) • Informazione rivolta a tutta la comunità al fine di migliorare l'adesione consapevole alla vaccinazione. AZIONI E TEMPI DI ATTUAZIONE • Offerta attiva della vaccinazione mediante lettera. • Ridurre le diseguaglianze nell'offerta vaccinali. • vaccinale sul territorio regionale migliorando la qualità dei servizi • Informazione e coinvolgimento al progetto di (MMG, PLS, Ostetriche, aziendali Formazione di tutto il personale mediante corsi interdisciplinari • Campagne informative rivolte alla popolazione La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata effettuata annualmente Centri Screening e/o Peer Education. utilizzando strategie comunicative famiglie, associazioni giovanili, scuole (docenti referenti per l'educazione dello stato di attuazione Ginecologi, specifiche destinate a alla salute). e coincide con la valutazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) • Chiamata attiva mediante lettera alla coorte individuate • Vaccinare il 70% delle dodicenni per 3 dosi di HPV • Riqualificare i servizi vaccinali presenti sul territorio • Campagne informative • Produrre materiale informativo • Realizzare corsi di formazione mediante una ridistribuzione degli stessi scolastiche dirette ai docenti referenti alla salute delle scuole medie inf. multilingua con tutti gli attori della rete RISULTATI ATTESI Prevenzione delle infezioni da HPV 16/18. Incremento delle coperture vaccinali. TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm Definire strategie operative che permettono di implementare la vaccinazione in Calabria RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE Azienda ASPCosenza ASPCrotone ASP catanzaro ASP Vibo Valentia ASP Reggio calabria 2013 2014 202.770,25 48.491,43 212.804,50 43.831,75 102.194,22 91.846,85 46.360,54 156.460,56 41.428,06 140.514,84 2015 212.804,50 43.831,75 91.846,85 41.428,06 140.514,84 AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro AO Annunziata Cosenza AO Bianchi-Melacrino-Morelli Reggio Calabria AO Mater Domini Catanzaro Totali Criterio di distribuzione 556.277,00 530.426,00 530.426,00 Assegnazione delle risorse a quota capitaria sarà OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETTUALE : 14. Implementazione della rete nazionale dei centri territoriali per la prevenzione primaria e la diagnosi precoce dei tumori dell'apparato genitale maschile TITOLO PROGETTO: Implementazione rete oncologica per la diagnosi precoce dei tumori maschili Regione calabria DURATA: 36 mesi REFERENTE: Dirigente servizio 9 Prevenzione promozione della salute, medicina veterinaria Servizio9. tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA: Il carcinoma prostatico e divenuto, nell'ultimo decennio, il tumore piu frequente nella popolazione maschile dei Paesi occidentali. Alla base di questo fenomeno, piu che la presenza di fattori di rischio, esiste la maggiore probabilita di diagnosticare tale malattia, che è presente in forma latente nel 15-30% dei soggetti oltre i 50 anni e in circa il 70% degli ottantenni. La diffusione del dosaggio dell'antigene prostatico specifico (PSA) nell'ultimo decennio ha profondamente modificato l'epidemiologia di questo tumore, anche in senso qualitativo. L'emergere di forme clinicamente silenti e biologicamente non aggressive ha infatti reso piu difficile l'interpretazione degli studi eziologici e la valutazione della diversa distribuzione dei fattori di rischio in passato correlati all'insorgenza di questa malattia, tra i quali il consumo elevato di carne e latticini, dieta ricca di calcio (con conseguente elevata concentrazione di IGF-I ematico) e alti livellidi androgeni nel sangue. La malattia appare peraltro legata a fattori ereditari in una minoranza dei casi «15%). Allo stato attuale, mentre e in discussione l'attuazione dello screening organizzato, esistono evidenze sufficienti che attribuiscono a questa pratica un'elevata quantita di sovradiagnosi. I GCT rappresentano circa 1-1,5% di tutte le neoplasie dell'uomo, e rappresentano la neoplasia maligna più frequente nei maschi di età compresa tra i 15 e 40 anni. L'incidenza dei tumori del testicolo è di 3-6 nuovi casi all'anno per 100.000 maschi nei paesi occidentali, con un aumento di incidenza osservato negli ultimi 30 anni. Circa il 95% sono neoplasie primitive del testicolo, mentre nel 5% dei casi vi è una sede primitiva extragonadica, più frequentemente nel mediastino o nel retroperitoneo. Nel 40% dei casi si tratta di seminoma puro, mentre circa il 60% sono tumori non-seminomatosi o tumori misti. Fattori di rischio ben definiti sono rappresentati dalla presenza di un tumore nel testicolo controlaterale o di neoplasia testicolare intraepiteliale (TIN), una storia di criptorchidismo o di testicolo ritenuto, un testicolo ipotrofico, la sindrome di Klinefelter. La presenza di infertilità o di riduzione della fertilità può avere un ruolo importante nello sviluppo di queste neoplasie ed è comunque argomento di studio. Una storia familiare di tumore testicolare tra i parenti di primo grado è stata riportata in alcuni casi. Il tumore del testicolo è generalmente sospettato ali' esame clinico. Un' ecografia testicolare è necessaria per confermare il sospetto clinico. La diagnosi patologica è basata sull'esame istologico del testicolo rimosso mediante orchiectomia condotta per via inguinale. La biopsia intraoperatoria molto raramente è necessaria. La chirurgia con preservazione d'organo può essere un'alternativa solo in casi molto selezionati: come ad esempio in pazienti con livelli di testosterone preoperatorio normali e piccole neoplasie bilaterali sincrone senza invasione della rete testis, o tumori controlaterali metacroni, o in casi di paziente mono-orchide. Nei pazienti che esordiscono con malattia extragonadica primitiva è necessario effettuare la biopsia della lesione, con la procedura meno invasiva possibile. Nei pazienti con GCT metastatico a prognosi sfavorevole, in cui la chemioterapia deve essere iniziata il prima possibile, può rendersi necessario posticipare l'intervento di orchiectomia dopo la fine del primo ciclo o al termine del programma chemioterapico. CONTESTO: Nel 2011 si sono osservati 7.520 decessi per cancro prostatico (ISTAT), pur considerando che le comorbidità generalmente presenti nelle persone anziane possono rendere complesso separare i decessi per tumore della prostata da quelli con tumore della prostata. In considerazione della diversa aggressività delle differenti forme tumorali, il carcinoma prostatico, pur trovandosi al primo posto per incidenza, occupa il terzo posto nella scala della mortalità (8% sul totale dei decessi oncologici), nella quasi totalità dei casi riguardanti Si tratta comunque di una causa di morte in costante moderata diminuzione maschi al ?i~~$ (-1,8% per anno) 13 \* ,....\ o r~UII v A conferma del diverso ruolo giocato dall'anticipazione diagnostica, legata ad una consistente quota di sovradiagnosi nell'Italia settentrionale, rispetto al Centro e al Meridione, non si osservano sostanziali differenze di mortalità per questa neoplasia fra le varie aree del Paese, con livelli assestati sui 15 decessi ogni 100.000 abitanti/anno. il tasso d'incidenza dei tumori del testicolo si colloca in Italia a livello di fascia medio alta, attorno a 6xl00.000 con una stima attorno a 1.600-2.000 nuovi casi fanno quasi equamente ripartita fra seminomi e non seminomi. Nella fascia di eta fino a 50 anni costituiscono la principale malattia neo plastica assommando al 12% di tutte le diagnosi nel genere maschile. Dopo i 50 anni l'incidenza si riduce del 90% e oltre i 70 anni vi sono non piu di una cinquantina di casi/anno. Quasi 40.000 persone hanno avuto una diagnosi in Italia di tumore al testicolo nel corso della vita con valori di circa il 10% da meno di due anni, 14% da 2-5 anni, 17% da 5-10 anni, 11% da 10-20 anni ed oltre un terzo da oltre venti anni6. La proporzione maggiore e al Nord con circa 140xl00.000 maschi mentre neoplasie per singole sedi i numeri del cancro in italia al Sud scende attorno a 100xl00.000, con un dato medio nazionale attorno a 120x100.000. Indubbiamente il numero di guariti da tumore a testicolo rappresenta un'importante popolazione di studio per le possibili complicanze a lungo termine dei trattamenti impiegati. OBIETTIVI: In tale contesto assistenziali è quello di definire ed implementare lo scopo de progetto strutturati in rete oncologica per la prevenzione dei percorsi diagnostico-terapeutico e la diagnosi precoce dei tumori della prostata e del testicolo. I principi generali che devono essere perseguiti nella caratterizzazione • rispondere all'incremento dell'incidenza • puntare sull' appropriatezza della rete per i tumori maschili sono i seguenti: delle patologie con cure specifiche di alta qualità; e sulla sobrietà nell'impiego della diagnostica, degli strumenti terapeutici e delle scelte di tipologia assistenziale; • ridurre la migrazione sanitaria extraregionale • superare la frammentarietà diagnostico-terapeutico all'lnformation, per interventi e la disomogeneità delle razionalizzare l'impiego di risorse umane e materiali; • puntare • assicurare accreditamento assistenziali, ottimizzando il percorso il ricorso a soluzioni innovative relative & Technology (ICT); • organizzativi prestazioni e assistenziale del paziente, anche mediante Communication sull' sul carcinoma prostatico; professionale delle strutture assistenziali e sull'uso di adeguati strumenti e gestionali; ambiti professionale di ricerca di base e clinica adeguati alle aspettative dei pazienti e della comunità oncologica. TEMPI DI ATTUAZIONE La durata del progetto stato di attuazione è di tre anni, la verifica viene effettuata del P.O. 2013-2015 annualmente e coincide con la valutazione di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio dello sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI Il coordinamento della rete oncologica prevista dal P.O. 2013-2015 identifica la pianificazione degli aspetti metodologici per garantire procedure standardizzate, il controllo dei processi e le strategie finalizzate alla prevenzione e cura. La Regione sviluppa la strategia, fornisce indirizzi , adotta linee guida, definisce modelli organizzativi, effettua il monitoraggio attraverso la rilevazione di informazioni pertinenti, cura lo scambio di esperienze, la formazione e l'aggiornamento, cura la comunicazione con campagne o altre iniziative, porta avanti per il controllo e il miglioramento della qualità dei programmi locali. Tutto ciò sarà realizzato mediante la stesura di specifici PDTA e campagne informativa specifica. INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) : Riduzione della percentuale Riduzione % indagini inutili di migrazione sanitaria RISULTATI ATTESI: POTA per i tumori della prostata POTA per i tumori del testicolo TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm: Il modello organizzativo del lavoro in rete per i tumori della prostata e del testicolo è trasferibile sanitarie ed ospedaliere Calabresi. in tutte le Aziende RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE: Azienda 2013 202.770,25 48.491,43 102.194,22 46.360,54 156.460,56 ASPCosenza ASPCrotone ASP Catanzaro ASP Vibo Valentia ASP Reggio Calabria 2014 212.804,50 43.831,75 91.846,85 41.428,06 140.514,84 2015 212.804,50 43.831,75 91.846,85 41.428,06 140.514,84 AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro AO Annunziata Cosenza AO Bianchi-Melacrino-Morelli Reggio Calabria AO Mater Domini Catanzaro Totali Criterio di distribuzione 556.277,00 530.426,00 530.426,00 Assegnazione delle risorse a quota capitarla 46 OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETIUALE : 15. Definizione di modelli di assistenza ai bambini e adolescenti affetti da patologie croniche, disturbi del comportamento, dell'apprendimento e del linguaggio, da autismo, da disturbo del deficit da attenzione/iperattività (ADHD) e da psicosi affettive e non affettive dell'infanzia e dell'adolescenza mediante l'organizzazione di Centri di riferimento Regione Calabria a valenza regionale e/o interrregionale e la realizzazione di reti assistenziali TITOLO PROGETIO : Percorsi clinico-assistenziale integrati per minori con patologie neuropsichiche, neurologiche, psichiatriche, neuropsicologiche e del neuro sviluppo. DURATA: 36 mesi REFERENTE: Dirigente Servizio "Attività Territoriale" servizio13. tuteladellasal ute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA: La Neuropsichiatria Infantile è quella disciplina che attraverso le sue Strutture: le Unità Operative di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (UONPIA) a livello Universitario, Ospedaliero e soprattutto Territoriali si occupa dell'ampio spettro delle patologie citate indicate nella linea 15 dell'Accordo Stato/Regioni del 20.2.2014 piuttosto complesse in quanto trattasi di patologie: • dello sviluppo e o presenti nell'arco evolutivo del minore; • che interferiscono • prevalentemente • che in gran parte necessitano di interventi • che richiedono interventi sui processi di crescita determinando ritardi, distorsioni o devianze dello stesso; croniche ad elevato potenziale disabilitante articolati e a notevole impatto emotivo; globali per tutto l'arco evolutivo della vita e anche in età adulta; prolungati nel tempo sia di tipo squisitamente clinico che socio-ambientale; • ad elevata incidenza cronica e disabilitanti che richiedono interventi globali, individuali e contestuali per tutto l'arco evolutivo, con attenzione,al suo processo di crescita, e al contesto familiare e ambientale. La problematica neuropsichiatrica ivi compresa la disabilità in età evolutiva e adolescenziale è notevolmente presente nella nostra realtà calabrese anche se sottovalutata sia sul piano preventivo che diagnostico curativo che riabilitativo e di organizzazione dei servizi e del relativo organico. I pochi servizi e presidi che svolgono funzioni relative a tale settore non sono ancora inseriti in un quadro globale di intervento, malgrado, i Progetti Obiettivi Materno Infantile (P.O.M.I.) e Tutela Salute Mentali (P.O.T.S.M.) legati al Piano Sanitario Nazionale, ne individuino le competenze e l'organizzazione. La tutela della salute Neuropisichiatrica in età evolutiva e adolescenziale, di fatto, costituisce un impegno di "valenza strategica" del sistema sociosanitario, per il riflesso che gli interventi medesimi in questa fascia di età 0-18 hanno sulla qualità del benessere psico-fisico nella popolazione complessiva attuale e futura. L'ultimo P.O.M.l.sostiene, infatti, che "le patologia neuropsichiatriche dell'adulto fondano molto spesso le loro basi nell'età evolutiva". 'che nel 49% dei casi di patologia adulta, il soggetto ha presentato dei segnali in età evolutiva. ". CONTESTO: Da quanto emerge dai dati sull'argomento vi è un incremento dei disturbi psicopatologici situazioni traumatiche o malattie croniche presentano un rischio piuttosto alto Sembra in età evolutiva. Minori con nello sviluppare patologie psichiatriche, e che lo stesso awiene nei bambini con un disturbo neuropsichico. Sappiamo pure che a fronte di una patologia grave in qualunque componente di una famiglia, tale rischio aumenta per tutti i componenti, adulti e bambini. Di conseguenza un intervento adeguato di supporto in queste situazioni trasforma i fattori di rischio in fattori protettivi, sia per i ragazzi che per l'ambiente che li circonda. I servizi di NPIA nella nostra realtà stanno lavorando sull'individuazione e la sperimentazione di modelli organizzativi gestionali e clinici per la presa in carico dei disturbi mentali in età evolutiva, per la riabilitazione in età evolutiva per il trattamento integrato delle disabilità Neuromotorie in Età Evolutiva e per i disturbi dello sviluppo e dello spettro autistico. La vasta area del bisogno Neuropsichiatrico in età evolutiva e la complessa articolazione degli interventi sia intrasversale che in verticale (multidisciplinarietà, Rete, appropriatezza e durata della presa in carico ), l'aumento dei fattori di rischio ambientali, l'incremento delle problematiche e l'attuale letteratura scientifica internazionale che conferma la valenza che interventi naturale di questi minori portatori clinici appropriati e precoci hanno nel modificare in modo SOS'.J.CIt~tH:.. di situazioni problematiche a cui va incluso tutto il disa . situazioni di rischio per la salute mentale, ci spingono a individuare ulteriori e qualificati interventi che incidano positivamente sula qualità di vita dei minori con tali problematiche. Ciò risponde ad un principio irrinunciabile del diritto alla cura, all'assistenza e all'integrazione sociale del minore in difficoltà sia essa psichiatrica, neurologica, neuropsicologica e o psicosociale. Diventa, quindi, una responsabilità del mondo sanitario utilizzare tutti gli strumenti attualmente a disposizione per impedire l'acuirsi di situazioni di disagio e l'evoluzione verso quadri patologici più strutturati, riducendo contestualmente la sofferenza e le limitazioni del minore, gli oneri assistenziali della famiglia, della sanità e della società. E' fondamentale, pertanto pensare alla realizzazione di strutture o a reti di strutture capaci di garantire governo Clinico, processi operativi integrati e interventi specialistici e contesti di vita competenti che riducano o limitano gli interventi riabilitativi in strutture sanitarie facilitando l'uso e l'utilizzo di situazioni esperienziali negli ambienti quotidiani di vita, favorire l'empawerment degli operatori presenti nei luoghi e nei contesti di vita del minore con bisogni specifici evitando, quando possibile, che tutto ciò che è per lui abbia il significato di terapia e quindi non di integrazione, ma di separazione ( es. ippoterapia, arteterpia, idroterapia, pet-terapy, aromoterapia). Creare cultura,ambienti e contesti di vita competenti, che correttamente indirizzati possano contribuire al processo di crescita del minore con bisogni specifici insieme ai suoi pari. Realizzare una presa in carico clinica che si occupa e si preoccupa della crescita del minore malgrado la situazione problematica e garantire così una presa in carico globale e contemporaneamente specifica per quel minore con quella specifica problematica che vive e cresce in un determinato contesto. Allo stato attuale non esiste in Calabria una Struttura dedicata al trattamento integrato delle disabilità infantili e ciò provoca un enorme dispendio di risorse sia umane che economiche con risultati spesso o a volte tutt'altro che Soddisfacenti. La carenza di tali strutture costringe i minori con le loro famiglie ad una emigrazione sanitaria verso Strutture prevalentemente del Nord Italia con oneri economici piuttosto impegnativi e con estremi disagi per le Famiglie, per il nostro Sistema Sanitario e sociale. Di conseguenza è necessario prestare particolare attenzione ai bisogni dell'infanzia e dell'adolescenza e oggi ciò costituisce un impegno di "valenza strategica" dei sistemi sociosanitari, per il riflesso che gli interventi di promozione della salute, di cura e riabilitazione, in questa fascia di età 0-18 hanno sulla qualità del benessere psico-fisico nella popolazione complessiva attuale e futura. Il P.O. 2013-2015 al Programma 14 Riequilibrio ospedale-territorio prevede al P14.8.5.3) la Riqualificazione dell'assistenza territoriale per pazienti psichiatrici e al P14.8.5.5) l'Implementazione dell'assistenza territoriale per Minori. OBIETTIVI : Con il presente • • progetto si intende apportare appropriatezza a quanto già in essere un miglioramento della: e qualità delle prestazioni erogate (centro di eccellenza per il trattamento rete assistenziale e riabilitativa territoriale garantita dalle UO territoriali integrato) di NPIA • crescita professionale degli operatori • qualità delle prestazioni erogate con riduzione della migrazione sanitaria • qualità di vita dei minori medesimi e delle famiglie • competenza del contesto e dell'erogazione degli interventi offerti (attività educative e del tempo libero, attività laboratoristiche e costruttive che facilitano l'acquisizione di abilità, saperi e favoriscono ove possibile un orientamento lavorativo). TEMPI DI ATTUAZIONE La durata del progetto stato di attuazione coinvolti è di tre anni, la verifica viene effettuata del P.O. 2013-2015 annualmente e coincide con la valutazione di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio dello sarà effettuata valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI Il progetto integra, implementa e dà continuità alle progettualità precedentemente ne II'ASP di Catanzaro con estensione a livello delle altre Aziende Regionali. realizzate in via sperimentale • Occorre effettuare l'analisi dell'esistente con l'individuazione delle strutture da coinvolgere rispetto alle specifiche competenze in relazione alle patologie croniche, ai disturbi del comportamento, dell'apprendimento e del linguaggio, da autismo, da disturbo del deficit da attenzione/iperattività (ADHD) e da psicosi affettive e non affettive dell'infanzia e dell'adolescenza; • realizzare un percorso clinico per ciascuna struttura coinvolta; • creare una rete delle Strutture del governo con costruzione clinico e del percorso la trasversale e verticale dei servizi coinvolti; • effettuare attività formative • applicare il corretto utilizzo di interventi e azioni riconosciuti in letteratura scientifica come strumenti idonei a contrastare il potenziale evolutivo delle patologie citate ( interventi chirurgici clinici farmacologici, ortesi, ausili tecnologici per la gestione ambientale il gioco la comunicazione e gli apprendimenti ecc) • Coinvolgere i portatori • realizzare dei laboratori creativi costruttivi • Collaborare con i servizi territoriali per la predisposizione di protocolli operativi che prevedano interventi atti a favorire un contesto competente che consenta un migliore risultato sul piano motivazionale, quali la partecipazione rispondenti ai ruoli e alle competenze specifiche del personale coinvolto; di interesse; attiva del minore e interattivi; in integrazione con i coetanei, al fine di rendere più funzionale quanto appreso e impostato nelle strutture sanitarie, attraverso attività in Piscina, Ludoteche, maneggi, agriturismi, spazi o strutture ludiche o sportive alternative utili per sviluppare e o favorire anche ove possibile un percorso di orientamento lavorativo. • Individuare e condividere strumenti valutativi per la presa in carico individuale del minore, in collaborazione con la famiglia e le strutture coinvolte, con l'obiettivo come espressamente definito nelle Linee Guida per la Riabilitazione del 2011 di "Guadagnare Salute" e costruire Ben-Essere per motivare il minore alla crescita e alla messa in gioco malgrado i limiti posti dalla patologia. INDICATORI: • n° utilizzo di scale di valutazione funzionale validate la partecipazione sociale in relazione alle performance • n° di trattamenti/anno • n° di ricoveri fuori regione e per quale tipologia di problemi • n. di trattamenti/anno di chirurgia funzionale • n. di trattamenti/anno farmacologici • n° trattamenti • n° interventi individuate e per l'autonomia e in regione farmacologici per la spasticità (tossina botulinica, pompe al baclofene, ecc.) per altre problematiche di attività competenti (n° invii in piscina, in laboratori costruttivi e artistici, in agriturismi ecc.) RISULTATI ATTESI: Creazione di modello di percoso clinico-assistenziale integrato per bambini ed adolescenti affetti da patologie croniche, disturbi del comportamento, dell'apprendimento e del linguaggio, da autismo, da disturbo del deficit da attenzione/iperattività (ADHD) e da psicosi affettive e non affettive dell'infanzia e dell'adolescenza. Realizzazione di un Centro di riferimento a valenza regionale. Potenzia mento e realizzazione di reti assistenziali per patologie neurologiche, psichiatriche, neuropsicologiche e del neurosviluppo in età infantile e adolescenziale. TRASFERIBIUTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm: Il modello organizzativo di un percorso clinico assistenziale integrato per minori con disturbi neuropsichici è trasferibile in tutte le ASP e AD della Calabria. RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE: Azienda 2013 540.720,54 129.310,46 272.517,87 123.628,07 417.228,06 ASPCosenza ASPCrotone ASP Catanzaro ASP Vibo Valentia ASP Reggio Calabria 2014 515.937,82 123.997,39 259.829,24 117.197,49 397.508,05 2015 515.937,82 123.997,39 259.829,24 117.197,49 397.508,05 AD Pugliese-Ciaccio Catanzaro AD Annunziata Cosenza AD Bianchi-Melacrino-Morelli Reggio Calabria AD Mater Domini Catanzaro Totali Criterio di distribuzione 1.414.470,00 1.483.405,00 1.414.470,00 Assegnazione delle risorse a quota capitaria'; ~ (~~~ < ~ ~ - ~ ~"'1VO 49 OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETTUALE : 16. Sviluppo di strumenti del governo clinico e della valutazione della qualità e della sicurezza delle prestazioni - Risk Management TITOLO PROGETTO: Sicurezza e rischio clinico DURATA: 36 mesi REFERENTE : Dirigente Regione calabria del Settore n.5 Attività Ospedaliera urge nza settore5. tuteladellasalute@pec.regione.calabria. ed Emergenza - it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA: Il Governo Clinico (Clinica I Governance) può essere definito come "il contesto in cui i servizi sanitari si rendono responsabili del miglioramento continuo della qualità dell'assistenza e mantengono elevati livelli di prestazioni creando un ambiente che favorisce l'espressione dell'eccellenza clinica, assistenziale ed organizzativa, nel limite delle risorse disponibili" (NHS, UK,1998). L'attuazione di politiche di governo clinico rappresenta un obiettivo strategico finalizzato a creare maggiore coerenza e trasparenza, a migliorare la qualità dei servizi erogati, a garantire alle istituzioni coinvolte supporto per definire priorità ed operare scelte di allocazione delle risorse limitate, in modo sistematico, operare le cure mediche in piena sicurezza. un ad Il processo prevede che si passi da una logica di "governement" ad (regole, prescrizioni, divieti, autorizzazioni) una logica di "governance" (costruzione del consenso per la concreta attuazione delle politiche scelte) e che si valorizzi il ruolo dei dirigenti e di tutte le professioni socio-sanitarie, anche attraverso il loro apporto negli organi di governo regionali ed aziendali, con il coinvolgimento nei processi decisionali, in particolare nel governo clinico. Il governo clinico, come strategia gestionale, economico-finanziaria, grado l'organizzazione intende rendere ogni azione (clinica, assistenziale, organizzativa, gestionale) coerente e finalizzata alla qualità dell'assistenza, vuole inoltre mettere in di evolvere, sviluppando meccanismi di feed-back che le permettano di apprendere continuamente dalle proprie esperienze. (es. gestione del rischio clinico, audit clinici implementazione di linee guida, innovazione tecnologica ed organizzativa, accreditamento). Gli aspetti che caratterizzano a seguito di il concetto di governo clinico sono in generale: la condivisione multidisciplinare - per ottenere i risultati desiderati occorre che le capacità tecnico-cliniche dei team di lavoro siano supportate da un ambiente organizzativo e amministrativo funzionale al raggiungimento degli obiettivi prefissati di sicurezza, efficacia, appropriatezza, efficienza, equità. la responsabilizzazione, come impegno del team di sottoporsi a valutazione prestazioni secondo principi professionalmente condivisi, con comparazione e monitoraggio delle proprie dei dati e delle esperienze (benchmarking). la partecipazione attiva dei cittadini, mediante dell'organizzazione, e con comportamenti opzioni diagnostico-terapeutiche. una politica trasparenti di comunicazione e di informazione da parte dei clinici, per favorire da parte la consapevolezza delle l'organizzazione dipartimentale, che rappresenta la sede operativa dei percorsi clinico- assistenziali, favorendo il coordinamento dei comportamenti clinici ed assistenziali basati sulle prove di efficacia, costituendo l'ambito privilegiato per assicurare la misurazione e comparazione degli esiti, la gestione del rischio clinico, la contestualizzazione di linee guida e protocolli diagnostico-terapeutici-assistenziali, la formazione continua, il coinvolgimento del paziente, la corretta gestione della documentazione sanitaria, l'informazione corretta e trasparente, la ricerca e sviluppo dell'innovazione tecnica-organizzativa. CONTESTO: Il Piano di Rientro 2010-2012, relativamente al programma operativo per la gestione del rischio clinico aveva individuato delle azioni prioritarie, che sono state attuate. In particolare, con delibera G.R. 369/2009, sono state adottate le raccomandazioni ministeriali relative all'uso del cloruro di potassio, all'identificazione del paziente e del sito chirurgico, alla prevenzione della ritenzione di garze e strumenti nel sito chirurgico e al monitoraggio degli eventi sentinella e del contenzioso attraverso gli applicativi SIMES del Ministero della Salute. Con lo stesso atto deliberativo veniva introdotta in tutte le Aziende Ospedaliere e Sanitarie della Regione la Scheda Unica di Terap~ si fornivano indicazioni per la corretta compilazione e gestione della Cartella Clinica e in ma i Consenso informato, approvando i relativi moduli. . ~~ e'~ ~ "o Con le Delibere di Giunta Regionale n. 728/2009 e 390/2010 sono stati approvati i percorsi assistenziali del paziente con ictus e per scompenso cardiaco e dolore toracico. Con delibera G.R. 780/2009 è stata approvata la procedura per la vigilanza sui dispositivi medici e con la n. 391/2010 sono state approvate le procedure per la gestione del rischio clinico legato alle terapie farmacologiche, per la prevenzione del suicidio in ospedale, per la prevenzione della morte materna correlata al travaglio e/o parto, per la prevenzione dell'osteonecrosi della mascella/mandibola da bifosfonati. Con delibera di Giunta regionale del 614/2010 sono stati approvati i protocolli regionali per la prevenzione del tromboembolismo venoso in medicina e in ortopedia e traumatologia. Con Decreto del Commissario ad Acta n. 16/2010 è stata approvata la procedura sulla reazione da incompatibilità ABO, con DCA n. 8 /2011 sono state approvate la procedura per la regolamentazione di richieste di trasferimento, tra ospedali, di pazienti in età neonata le o pediatrica, la procedura sulla corretta gestione delle apparecchiature, degli strumenti, dei farmaci e del materiale di consumo del SUEM 118 e il protocollo per la decontaminazione, detersione e sterilizzazione dei dispositivi medici. Con DCA n. 11/2011 è stato approvato il regolamento per il Comitato valutazione e gestione sinistri. Con DPGR n. 96 del 28 giugno 2012, è stato recepito il manuale per la sicurezza in sala operatoria, raccomandazione e check list elaborate dal Ministero della Salute ed è stato fatto obbligo alle Aziende Sanitarie e Ospedaliere dell'adozione delle stesse. Il DPGR n. 158 del 3 settembre 2012 ha chiarito che l'adozione della check list e delle raccomandazioni ministeriali è obbligatoria anche per le strutture private accreditate dell'accreditamento e sono state indicate le sanzioni in termini in caso di inadempienza. di abbattimenti tariffari fino alla revoca Con DPGR n. 78 del giugno 2013 è stata recepita la raccomandazione n. 12 del Ministero della salute per la prevenzione degli errori in terapia con farmaci Look-alike Sound-alike (LASA) e approvati indirizzi sulla modalità della loro gestione; con DPGR n. 94 del luglio 2013 è stata recepita la raccomandazione ministeriale n.14 per la prevenzione degli errori in terapia con farmaci antiblastici e centralizzazione della loro preparazione. Nel corso dell'anno 2013, per come previsto dai DPGR nn. 96 e 158 del 2012, è stata avviata dal Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie attività di monitoraggio volta alla verifica dell'adozione della checklist di sala operatoria da parte delle unità operative chirurgiche delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate del Servizio sanitario regionale. Il monitoraggio dell'implementazione delle raccomandazioni approvate avviene da parte dei risk manager aziendali attraverso degli appositi questionari predisposti e i cui esiti vengono trasmessi al Dipartimento Tutela della Salute. Inoltre tutte le Aziende partecipano al monitoraggio via web istituito dali' Agenas quale strumento di supporto alle Regioni. Per rendere più funzionale il modello organizzativo regionale di gestione del Rischio clinico con il Programma 18 - Sicurezza e Rischio Clinico del Piano Operativo 2013-2015, si ritiene necessario modificare l'attuale strutturazione prevedendo un sistema a rete per la gestione del rischio clinico, costituita da un gruppo di esperti che, grazie all'interscambio continuo di dati ed esperienze, produca innovazione e miglioramento. I componenti di questa rete sono i responsabili della struttura del Rischio Clinico, istituita o da istituirsi presso ciascuna Azienda con attività dedicata esclusivamente al rischio clinico. Il funzionamento di detta struttura sarà disciplinato da apposito regolamento, uguale per tutte le Aziende, soggetto ad approvazione regionale. La struttura dovrà essere diretta da Dirigenti medici con comprovata esperienza e che hanno da più tempo svolto attività in tale campo. A tal fine la Regione si impegna a definire le credenziali e i privileges degli operatori nel settore del rischio clinico. I responsabili delle strutture aziendali costituiscono il gruppo regionale per la gestione del rischio clinico. Il coordinamento del Gruppo è effettuato dal Dirigente del competente Settore del Dipartimento. In relazione alle tematiche di volta in volta affrontate il suddetto gruppo può avvalersi di specifiche competenze sia Aziendali che Regionali, per l'elaborazione di linee di indirizzo, raccomandazioni, buone pratiche. Tale sistema regionale mira a garantire un approccio omogeneo alla Gestione del Rischio, promuovere, condividere e coordinare le iniziative per la sicurezza del paziente e degli Operatori. • Aumentare la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari completando consentono di ridurre gli eventi avversi prevenibili e indirettamente i costi. • Favorire il ruolo e l'autonomia del Rischio Clinico onde ottenere procedure di miglioramento continuo dei processi assistenziali e della appropriatezza, riconducendo ad una gestione unitaria e uniforme gli aspetti di rischio inerenti la sicurezza e la gestione del contenzioso medico-legale quale obiettivo di risultato del governo clinico aziendale. • Potenziare e rendere più operativa la rete Regionale per la Gestione del Rischio Clinico che uniformi le organizzazioni delle singole Aziende determinando una omogenea diffusione delle iniziative, degli strumenti di prevenzione e della cultura sulla sicurezza. I Principi della Programmazione e attuando quelle misure che Regionale La Regione Calabria in linea con i documenti ministeriali si propone di: • elaborare direttive • promuovere e linee guida per la adeguata gestione del rischio clinico; • stimolare le varie Aziende a sperimentare metodi e strumenti di segnalazione degli errori, di raccolta e di elaborazione dei dati per ottenere informazioni sulle procedure ad alto rischio, e sulle frequenze degli errori; ulteriori eventi di formazione periodicamente per diffondere la cultura della prevenzione dell'errore; • monitorare • avviare la costituzione di un network per la realizzazione di un database regionale per la raccolta dei dati relativi alla gestione del rischio clinico; e garantire un feedback informativo; • accrescere sistemi appropriati • creare attitudine alla trasparenza illustrando successi ed insuccessi; • valorizzare l'opinione del cittadino onde apprendere miglioramento della pratica clinica; • promuovere l'efficacia della formazione, come capacità del sistema di sviluppare programmi e valutazione del personale i cui risultati siano misurabili e monitorati; di comunicazione sistemi appropriati interna ed esterna e ogni processo di umanizzazione. e al rendere di comunicazione conto (accountability) pubblicando correttivi risultati e percepiti fuori dal sistema che consentono il • predisporre • favorire il miglioramento continuo della qualità come programma identificare e disseminare innovazione e buone pratiche. dentro l'organizzazione i propri di formazione e verso l'esterno; dell'organizzazione e come capacità di TEMPI DI ATTUAZIONE Tutte le Aziende Sanitarie Provinciali ed Ospedaliere della Calabria sono coinvolte nella realizzazione delle attività. La durata del progetto è di tre anni , la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI del Gruppo Regionale • Rivisitazione delle precedenti procedure regionali con applicazione in tutte le Aziende; Individuazione set di indicatori per il monitoraggio dell'applicazione delle procedure a livello aziendale; di • Implementazione • Valutazione degli attuali sistemi assicurativi; e sviluppo del sistema di segnalazione spontanea; • Sensibilizzazione alla gestione del rischio clinico nei diversi setting assistenziali e nell'assistenza territoriale, con valorizzazione del post-discharge reporting. AZIONI entro il 31.12.2014 • Mappatura • • • Elaborazione ed interpretazione degli eventi/sinistri verificatisi in Azienda negli ultimi anni; Realizzazione di nuove procedure aziendali e di buone pratiche cliniche; Monitoraggio dell'applicazione dei dati relativi ai sinistri; delle procedure ministeriali e regionali già predisposte; • Formulazione e approvazione di linee guida per i piani di comunicazione avversi; • Monitoraggio dell'implementazione della raccomandazione per la sicurezza in sala operatori~-~ • Monitoraggio e analisi sullo stato del recepimento terapia oncologica; della raccomandazione interna e esterna degli eventi ministeriale sl"a ~'~No(J:J'",,~ ...: ~~~~~~--- "'" • Acquisizione elementi documentali dalle Aziende del SSR. sugli eventi di formazione dedicati alla sicurezza dei pazienti, realizzati AZIONI entro il 31.12.2015 • Collaborazione con le associazioni degli utenti per promuovere riguardanti i rapporti tra operatori sanitari ed utenti; • Monitoraggio • Continuo monitoraggio recepite e applicate; • Stesura piano finalizzato all'abbattimento dei premi assicurativi e individuazioni contenimento del contenzioso e definizione del"profilo di rischio" di ogni Azienda. sull'adeguamento delle strutture della implementazione individuate l'approfondimento di tematiche quali UFA centralizzate; di tutte le raccomandazioni ministeriali precedentemente azioni di INDICATORI: • Numero di eventi formativi dedicati alla sicurezza dei pazienti • % abbattimento • % aziende che implementano • % aziende che adottano le linee guida per i piani di comunicazione • % Verifiche per l'applicazione raccomandazioni premi assicurativi aziendali il modello regionale gestione rischio clinico interna ed esterna RISULTATI ATTESI: • Implementazione • Adozione delle linee guida per i piani di comunicazione modello regionale gestione del rischio clinico • Costituzione di un network per la realizzazione di un database regionale per la raccolta dei dati relativi alla gestione del rischio clinico. interna ed esterna TRASFERIBILlTÀDEI RISULTATI E DEI PRODOm: Il modello Calabria. regionale gestione del rischio clinico è trasferibile in tutte le Aziende sanitarie ed ospedaliere RIPARTO DELLERISORSEE CRITERI DI DISTRIBUZIONE: Azienda 2013 2014 2015 ASPCosenza 536.017,25 333.333,33 333.333,33 ASPCrotone 536.017,25 333.333,33 333.333,33 ASP Catanzaro 536.017,25 333.333,33 333.333,33 ASP Vibo Valentia 536.017,25 333.333,33 333.333,33 ASP Reggio Calabria 536.017,25 333.333,33 333.333,33 AO Pugliese-Ciaccio Catanzaro 482.106,69 467.377,08 467.377,08 AO Annunziata Cosenza 482.106,69 467.377,08 467.377,08 482.106,69 467.377,08 467.377,08 482.106,68 467.377,08 467.377,08 3.708.513,00 3.356.174,97 3.356.174,97 AO Bianchi-Melacrino-Morelli AO Mater Domini Catanzaro Totali Criterio di distribuzione Reggio Calabria Assegnazione delle risorse ad eguale quota % della OBIETIIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETIUALE : 17. Implementazione Codice Etico nelle Aziende TITOLO PROGETIO : Implementazione della "carta etica" degli operatori DURATA: 36 mesi ( 2013-2014 e 2015) REFERENTE:Dirigente Servizio "Attività Territoriale" servizio13.tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it Regione calabria PREMESSA: adozione sanitari IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce L'importanza di Codici Etici attualmente rivestita dal tema dell'etica d'impresa è comprovata aziendali. Nell'accezione tradizionale, il Codice Etico aziendale dalla crescente rappresenta un fondamentale strumento per l'esternalizzazione dei principi che ispirano l'attività d'impresa, costituendo un documento nel quale vengono ufficialmente definiti i valori che caratterizzano l'ente, al rispetto dei quali deve uniformarsi il comportamento dei soggetti che in esso interagiscono. Più in generale e nella sfera dell'impresa privata, il Codice Etico rappresenta l'orientamento al valore di un'impresa, della quale esso individua i caratteri e definisce la mission, giungendo a poter essere considerato alla stregua di una vera e propria "carta costituzionale" dell'impresa stessa. È in questo ambito, infatti, che il Codice Etico svolge la propria funzione di prevenzione dei comportamenti irresponsabili o illeciti da parte di chi opera in nome e per conto dell'azienda, definendo le responsabilità etiche e sociali dei propri dirigenti, quadri, dipendenti e, spesso, anche fornitori, verso i diversi gruppi di stockholders. Con riferimento a questi ultimi, il Codice Etico è divenuto uno strumento indispensabile al fine di garantire un'equa ed efficace gestione delle transazioni e delle relazioni umane, di sostenere la reputazione dell'impresa e, conseguentemente, creare fiducia verso l'esterno. La predisposizione del Codice Etico ha, come presupposto, l'introduzione di Modelli Organizzativi comportamentali atti a perseguire fondamentalmente due finalità: - impedire o ostacolare condotte contrarie alle prescrizioni di legge; - incentivare la migliore qualità delle attività svolte dalle aziende, tramite i propri collaboratori, in considerazione dei valori espressamente individuati. In Italia il Codice Etico è stato introdotto con il D. Lgs. 231 del 8 giugno 2001, in esecuzione della delega di cui all'art. 11 della legge 29 settembre 2000 n. 300, che ha inteso adeguare la normativa interna in materia di responsabilità delle persone giuridiche ad alcune convenzioni internazionali cui l'Italia aveva già da tempo aderito. CONTESTO: Il codice etico rappresenta l'orientamento al valore di un'azienda, della quale esso individua i caratteri e definisce la mission, giungendo a poter essere considerato alla stregua di una vera e propria "carta costituzionale" dell'Azienda stessa. È in questo ambito, infatti, che il codice etico svolge la propria funzione di prevenzione dei comportamenti irresponsabili o illeciti da parte di chi opera in nome e per conto dell'Azienda, definendo le responsabilità etiche e sociali dei propri dirigenti, quadri, dipendenti e anche fornitori verso i diversi gruppi di stockholders. Con riferimento a questi ultimi, il Codice Etico è divenuto uno strumento indispensabile al fine di garantire un' equa ed efficace gestione delle transazioni e delle relazioni umane, di sostenere la reputazione dell'impresa e, conseguentemente, creare fiducia verso l'esterno. Secondo questa prospettiva, il "fondamento etico" dell' Azienda risiede nella sua capacità di promuovere il benessere della società attraverso la soddisfazione degli interessi del consumatore e del lavoratore. L'etica aziendale richiede qualcosa in più che il semplice evitare pratiche illegali, e, pertanto, la gestione dell'etica in azienda esige l'adozione di un approccio fondato sull'idea di integrità che combini l'attenzione per la legge con un'enfasi sulla responsabilità etica manageriale. Una strategia basata sul principio di integrità permette, infatti, di stabilire uno standard di condotta più solido, mentre il principio di conformità alle leggi si basa sulla necessità di evitare sanzioni, il principio di integrità si fonda sull'idea di autogoverno e di responsabilità dei collaboratori in conformità ad una serie di principi e valori etici guida. La condivisione di questi principi da parte non solo della Direzione, ma di tutti i lavoratori fornirà quel valore aggiunto per fare di ciascuna realtà aziendale un motore di sviluppo del bene e del progresso sociale. La creazione di una cultura aziendale ispirata all'etica richiede, peraltro, un piano di lavoro, un programma in cui la redazione di un codice di condotta interno è un importante primo passo verso la costruzione di un' Le azioni del presente progetto trovano rispondenza nel Programma Programma 18. Sicurezza e Rischio Clinico del P.O.2013-2015. 14. Riequilibrio osped ~l:!gmeJiJ1~ OBIETTIVI : Identificare i principali valori etici aziendali e, in seguito, sviluppare le fasi operative Adottare la "carta etica" quale strumento per garantire la coerenza tra valori individuati e condivisi e scelte professionali effettuate dando vita al Codice di comportamenti con regole professionali concordate, per unità organizzativa coinvolta, nel rispetto dei diversi codici deontologici , delle Leggi e dei contratti, valorizzando la formazione e l'esperienza degli operatori al fine di attuare l'umanizzazione delle cure con conseguente aumento del gradimento da parte dei cittadini Sviluppare una cultura interna orientata al"cliente" in tutti i processi assistenziali Promuovere il pieno coinvolgimento delle risorse umane e di tutte le professionalità tra il personale delle Aziende ed il cittadino. nel miglioramento dei rapporti TEMPI DI ATTUAZIONE Tutte le Aziende Sanitarie Provinciali della Calabria sono coinvolte nella realizzazione delle attività. La durata del progetto è di tre anni, la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione dello stato di attuazione del P.O. 2013-2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI La prima fase consiste nell'individuazione, dei componenti del Gruppo di lavoro che avrà il compito di Implementare il Codice Etico Comportamentale che deve risultare come output finale di un processo organizzato, • costituzione del Gruppo di lavoro; • analisi dei rischi; • definizione del modello organizzativo; • stesura del codice etico; • condivisione • controllo della diffusione del codice - comportamentale; dei valori; INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) : Numero incontri del gruppo di lavoro Numero di ASP che adottano il codice etico Numero incontri formativi/informativi Numero incontri informativi rivolti agli operatori rivolti ai cittadini/utenti RISULTATI ATTESI: Stesura ed adozione della "carta etica" come strumento che valorizzi i singoli professionisti, in linea con quanto previsto dai codici etici di ciascuna categoria professionale e che aiuti ad orientare i cittadini, al fine di compiere scelte informate utili ad aumentare il grado di soddisfazione. TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI Implementare il codice etico in tutte le ASP e AO della Regione Calabria. RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE Azienda ASPCosenza ASPCrotone ASP catanzaro ASP Vibo Valentia ASP Reggio calabria AD Pugliese-Ciaccio Catanzaro AD Annunziata Cosenza AD Bianchi-Melacrino-Morelli AD Mater Domini Catanzaro Totali Criterio di distribuzione Reggio Calabria 2013 2014 2015 41.342,89 39.411,44 39.411,44 41.342,89 39.411,44 39.411,44 41.342,89 39.411,44 39.411,44 41.342,89 39.411,44 39.411,44 41.342,89 39.411,44 39.411,44 41.342,89 39.411,44 39.411,44 41.342,89 39.411,44 39.411,44 41.342,89 39.411,44 39.411,44 41.342,88 39.411,44 39.411,44 372.086,00 354.703,00 354.703,00 Assegnazione delle risorse ad eguale quota OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETTUALE : 18 TITOLO PROGETTO: PIANO REGIONALE DELLA PREVENZIONE DURATA: 36 mesi Regione Calabria REFERENTE: Dirigente Servizio Prevenzione e promozione della salute- Medicina Veterinaria Servizio9. tuteladellasalute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA: L'Accordo Stato Regioni del 7/2/2013 dicembre 2013 e ha demandato di Prevenzione ha esteso la vigenza del Piano Nazionale Prevenzione alle Regioni - PPM di procedere alla riprogrammazione per l'anno 2013. confermando previsto dagli obiettivi il vincolo della certificazione di Piano, nonché il sistema di valutazione 2010-2012 al 31 dei propri Piani Regionali ai fini dell'accesso al finanziamento di cui all'Intesa Stato Regioni del 10/02/2011; CONTESTO: Con Deliberazione di Giunta Regionale n. 851 del 29/12/2010 Regionale della Prevenzione, costituito Con Decreto n. 157 del 14/01/2011 linee di intervento, per l'attuazione le schede esecutive dei progetti/programmi sono stati formalizzati Il Piano regionale della prevenzione tematiche tutte le politiche regionali. Nelle more dell'adozione adeguamento per dal Ministero 2010 - 12 ha promosso e sviluppato sociali e sanitarie comunque influenzano le condizioni di salute e di benessere, rafforzando peculiari della prevenzione, i gruppi di lavoro ed i referenti 2011 e 2012 la Regione Calabria è stata certificata tra tutti gli attori del "sistema prevenzione"sulle con il Programma previsti nel del Piano Regionale della Prevenzione; delle rendicontazioni Salute, quale adempiente. il proprio Piano dal Quadro Strategico e dal Piano Operativo; sono state approvate Piano Operativo e con Decreto n. 888 del 16/02/2011 A seguito dell'invio la Regione Calabria ha approvato della l'integrazione e, più in generale, sulle scelte che così l'obiettivo di promuovere del PRP 2014-2018 la Regione ha regolamentato la salute in taluni aspetti le cui azioni sono inserite nel Programma 11 - Sanità Pubblica - Pl1.1) Azioni coerenti nazionale di Prevenzione agli standard nazionali. P 11.2 Qualificazione Programma dei programmi 12 - Sanità Veterinaria vaccinali e di screening con e Sicurezza Alimentare del Piano Operativo 2013-2015. OBIETTIVI Nella riprogrammazione confermare a) il Quadro Strategico approvato con Deliberazione eliminare taluni progetti attività istituzionali b) per l'anno 2013 si è ritenuto effettuata confermare di: di Giunta Regionale n. 851 del 29/12/2010; che, conclusa la propria valenza progettuale, possono entrare a far parte delle di Prevenzione; le linee progettuali che necessitano di ulteriori azioni, per il raggiungimento degli obiettivi generali fissati nel Piano; c) rimodulare taluni progetti nei risultati attesi, nell'ottica d) rimodulare e) garantire negli obiettivi specifici, nel target, negli indicatori del consolidamento degli obiettivi i valori attesi per gli indicatori, quantificandoli nel complesso la continuità di processo e/o di risultato, generali; al 31/12/2013; delle linee progettuali del PRP, operando l'aggiornamento del Quadro Operativo del PRP. TEMPI DI ATTUAZIONE Le attività del 2013 sono concluse con la certificazione effettuata dal Ministero della salute per l'anno di riferimento. Negli anni successivi gli obiettivi previsti dal P.O: 2013-2015, copertura della presente linea, rientrano con particolare vaccinale (DCA n.43/2015), per la sicurezza alimentare la copertura e la sanità veterinaria 14/2014), secondo i crono programmi La verifica viene effettuata riferimento definiti dal annualmente nell'attuazione alle attività dei prowedimenti degli screening oncologici (piani specifici e obiettivi (DCA n. 50/2015),gli DCA n. 61/2015, di ogni annualità sarà effettuata della interventi n. 127/2014, n. L~E_~..JO P.O. ed espressi nei citati DCA. e coincide con la valutazione dello stato di attuazione 2015 di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine regionali tese a realizzare il miglioramento de., .. P.~C!1f- la valutazione~*' ri 4>~ f'fi -':0 &:g a Q •• ~<\ raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI Attuazione dei progetti del PRP Attuazione delle disposizioni regionali INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) Indicatori delle singole linee progettuali (DCA N. 84/2014) Indicatori fissati nelle singole disposizioni regionali RISULTATI ATTESI Scostamento massimo del 20% del valore degli indicatori delle linee progettuali Messa a regime attesi nelle singole linee progettuali, in misura ~80% PRP anno 2013. delle azione previste nei piani regionali specifici e conseguimento obiettivi del Piano Operativo Triennale. TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOm Messa a regime delle linee progettuali interventi, Uniformità del PRP 2013 negli anni successivi ed integrazione con i programmi, gli le azioni del prossimo PRP. delle azione specifiche, attraverso l'Implementazione Sanitarie. RIPARTO DELLERISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE Azienda dei piani regionali in tutte le Aziende OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETTUALE : 19. Superamento TITOLO PROGETTO: Miglioramento Regione calabria OPG e salute mentale del trattamento dei disturbi borderline DURATA: 36 mesi REFERENTE: Dirigente Servizio Area fragilità, dipendenze patologiche, servizio 10. tute ladellasal ute@pec.regione.calabria.it di personalità salute mentale IMPORTO ASSEGNATO: vedi tabella in calce PREMESSA: Il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) ha un'elevata prevalenza nella popolazione che afferisce ai Dipartimenti di Salute Mentale, dove le percentuali rappresentano circa il 10-20% dei pazienti ambulatoriali (Gunderson, 2001) ed il 20% nei reparti ospedalieri (Widiger , 1991). Da tali dati si evince come circa un paziente su cinque nella routine ambulatoriale è affetto anche da un DBP, percentuale che owiamente cresce se consideriamo anche i pazienti sotto diagnosticati. Il DBP è, pertanto, estremamente diffuso, con importanti conseguenze cliniche, poiché complica spesso il decorso e la prognosi di quasi tutti i più ricorrenti disturbi psichiatrici: Depressione, Disturbo Bipolare, Disturbo Post-Traumatico da Stress, Disturbo da Attacchi di Panico, Disturbo Ossessivo-Compulsivo, Disturbi Somatoformi o da Somatizzazione, Abuso di Sostanze, Etilismo e Disturbi dell'Alimentazione. L'esordio precoce (prima adolescenza), l'alta tendenza alla cronicità, l'elevato livello di impulsività con adozione di comportamenti a rischio, le condotte parasuicidarie, con alto rischio di suicidio, il significativo grado di disabilità e gli elevati costi di gestione, sono le ragione che ne rendono irrinunciabile il trattamento e fondamentale un intervento di prevenzione, inteso sia come diagnosi precoce che come adozione di strategie di trattamento tempestive ed efficaci. I costi diretti e indiretti sono consistenti: il Servizio Sanitario sostiene oneri elevati per via dell'alta utilizzazione del Pronto Soccorso e dei prolungati e ripetuti ricoveri psichiatrici. A tutto ciò si aggiungono i costi indiretti, dove accanto allo scarso funzionamento sociale (sovrapponibile della Schizofrenia- (Gunderson, 2004) va certamente menzionato l'importante carico familiare. a quello Nella pratica clinica ospedaliera e ambulatoriale accade sempre più spesso di entrare in contatto con pazienti con disturbi gravi di personalità, in particolare Disturbi Borderline, che mostrano un quadro clinico polisintomatico o di comorbilità con disturbi in asse I, associato ad una compromissione persistente dell'adattamento psicosociale e a difficoltà nel mantenere nel tempo una relazione terapeutica valida. In particolare, questi pazienti vanno incontro a drop-out in una percentuale che si aggira intorno al 50% e sono impegnativi e faticosi sia per il terapeuta che per la struttura che Tenuto conto la diagnosi di dei problemi li prende in carico. che il 19% circa dei pazienti ricoverati e 1'11% della popolazione psichiatrica soddisfa i criteri DSM-V per Disturbo Borderline di Personalità, l'individuazione di strategie di intervento efficaci si pone come uno più attuali nella pratica clinica. Negli ultimi 10 anni sono stati pubblicati diversi studi controllati randomizzati che hanno valutato Tali modelli, un setting terapeutico. più efficaci in ricovero, psicoterapia l'efficacia di modelli di intervento altamente strutturati e specifici. pur partendo da presupposti teorici molto diversi tra loro, sono in parte accomunati dal fatto di adottare multiplo. in cui tutte le figure professionali coinvolte sono parte integrante di un unico progetto Senza entrare nel merito di ciascun modello, è possibile affermare che tali trattamenti si sono dimostrati rispetto al trattamento abitualmente utilizzato per questi pazienti (il c.d. treatment as usual, consistente gestione della farmacoterapia e successiva presa in carico ambulatoriale con visite di controllo e di sostegno) . CONTESTO: Nella Regione Calabria non abbiamo dati epidemiologici certi sulla consistenza del fenomeno, sebbene la difficoltà di trattamento di questa tipologia dei pazienti sia riportata da pressoché tutti gli operatori, sia dei servizi territoriali che ospedalieri. I pochi dati epidemiologici in nostro possesso indicano che nei servizi di diagnosi e cura la durata media di degenza di questi pazienti è sovrapponibile a quella dei pazienti affetti da schizofrenia, il che indica come questa patologia sia impegnativa sul piano clinico. Nelle strutture residenziali il 10% dell'utenza è rappresentato da soggetti affetti da disturbo di personalità. Le esperienze anedottiche riportate dagli operatori indicano come spesso alle urgenti richieste . 611pc9~1paziente borderline si risponda con interventi molteplici e caotici, dettati dalla necessità e dall'urg necessario quantificare il fenomeno e definirne o~,o !Varì"ficati e e! - i "\ spesso per niente fondati su prove empiriche di efficacia. Appare, pertanto, zt gli attuali percorsi di pres· aricl~ra i-~ ento. L'esperienza clinica di chi opera sul campo può fornire una preziosa base di conoscenza da cui partire per riflettere sulle modalità di trattamento più efficaci ed implementarle nella pratica clinica dei servizi. Nel P.O. 2013-2015 insiste il Programma 16 - Sanità penitenziaria e al P16.2) sono illustrate le azioni relativa alla Disattivazione Ospedali Psichiatrici Giudiziari e individuazione dei percorsi di presa in carico dei relativi pazienti; Piano di riorganizzazione, riqualificazione ed implementazione dell'assistenza sanitaria ai pazienti con misure di sicurezza detentiva provenienti dagli Ospedali Psichiatrici Giudiziari a seguito della chiusura delle strutture e dei nuovi pazienti nelle medesime condizioni, per le quali si farà fronte con il finanziamento apposito previsto dalla normativa del settore, come da DPGR-CA n. 99 del 9.7.2013 "Programma per la realizzazione di strutture sanitarie extraospedaliere per il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, ai sensi della legge 17 febbraio 2012, n. 9, art 3-ter e s.m.i .. Le attività previste nel presente progetto rientrano nel Programma 14. Riequilibrio ospedale-territorio che al P14.8.5.3) Riqualificazione dell'assistenza territoriale per pazienti psichiatrici. La regione Calabria con DPGR -CA n. 8 del 6.2.2014 Recepimento del Piano di Azioni Nazionale pe rla Salute Mentale. OBIETTIVI: Il progetto si pone i seguenti obiettivi: • Migliorare l'individuazione e l'assessment dei pazienti affetti da disturbo borderline di personalità • Implementare nella pratica clinica dei servizi i trattamenti efficaci nel trattamento di questa tipologia di pazienti psicoterapici e psicofarmacologici • Approntare raccomandazioni assistenziali nei servizi. per questi pazienti regionali che definiscano i percorsi ritenuti maggiormente diagnostico terapeutici TEMPI DI ATTUAZIONE La durata del progetto stato di attuazione è di tre anni, la verifica viene effettuata del P.O. 2013-2015 annualmente e coincide con la valutazione di cui al DCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio dello sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI l)costituzione di un gruppo di lavoro regionale, costituito dai Direttori dei DSM delle 5 ASP e da referenti aziendali, che segua la fase attuativa del progetto, definisca le modalità operative, i ruoli, le responsabilità dei soggetti coinvolti nell'attuazione del piano e tutte le possibili criticità che potrebbero ostacolare lo sviluppo del progetto. 2) formazione degli operatori appartenenti alle Unità Operative dei DSM alle tematiche specifiche riguardanti l'individuazione precoce, valutazione e trattamenti ritenuti più adeguati dalla letteratura per i pazienti borderline. 3) rilevazione dei dati epidemiologici relativi ai pazienti borderline presi in carico dai servizi nel corso del triennio, al fine di conoscerne le caratteristiche socio-demografiche e cliniche, la tipologia e l'appropriatezza dei trattamenti. INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) : • Costituzione anagrafica del personale del DSM • Individuazione dei referenti aziendali • N. di operatori che completano • N. di servizi che inviano i dati epidemiologici • Stesura di raccomandazioni • Verifica dell'impatto il programma formativo richiesti regionali per il percorso clinico-assistenziale delle raccomandazioni dei pazienti sui servizi RISULTATI ATTESI: I dati epidemiologici raccolti nel corso del triennio consentiranno alla Regione Calabria di avere dati di prevalenza attendibili e scientificamente validi sulla problematica dei pazienti borderline. Alla luce di questi dati, che saranno elaborati statisticamente, potrà essere definito un protocollo operativo, completo e condiviso da utilizzare in tutti i servizi regionali , riguardante la presa in carico, la tempestività dell'intervento, l'appropriatezza e la validazione scientifica delle prestazioni erogate. TRASFERIBIUTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI: Il modello psichiatriche operativo del lavoro attraverso presenti nella regione Calabria. le raccomandazioni RIPARTO DELLE RISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE: Azienda 2013 2014 2015 OBIETTIVI DI PIANO 2013 - Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 Rep. Atti n. 13/CSR LINEA PROGETTUALE : 20. Sicurezza nei luoghi di lavoro TITOLO PROGETTO : Sicurezza in edilizia ed agricoltura e prevenzione delle malattie professionali DURATA: 36 mesi Regione calabria REFERENTE: Dirigente Servizio "Prevenzione e Promozione della Salute" Servizio9 ..tuteladellasal ute@pec.regione.calabria.it IMPORTO ASSEGNATO: vedi scheda in calce PREMESSA Il settore delle costruzioni rappresenta una delle priorità di rischio nazionale per il numero elevato di infortuni denunciati. Il contesto da analizzare è rappresentato da una realtà lavorativa, quella del cantiere edile, che è molto complessa, trattandosi di luogo temporaneo e mobile e, per forza di cose, molto precario, in cui spesso vengono disattese le norme in materia di sicurezza, per cui sono numerose le condizioni al di sotto del minimo etico di sicurezza. E' inoltre un contesto lavorativo in cui è abbastanza abituale l'utilizzo di lavoratori in "nero", di minori, di immigrati, di popolazione anziana, di manodopera non ben addestrata e non formata sui rischi legati all'attività lavorativa. I problemi più presenti sono rappresentati da un inadeguato livello di sensibilità e di consapevolezza del rischio con conseguente assunzione di abitudini e comportamenti errati da parte dei lavoratori che in ogni caso si trovano a lavorare con opere prowisionali non a norma, con attrezzature obsolete e spesso prive dei dispositivi di sicurezza, in assenza di dispositivi individuali di protezione ecc. Anche l''andamento degli infortuni in agricoltura desta ancora preoccupazione, sebbene negli ultimi anni si sia registrata una tendenza alla diminuzione. Molteplici sono i fattori che contribuiscono a farli accadere: la frammentarietà della realtà produttiva, la tipologia di azienda, spesso a conduzione familiare, l'età elevata, il basso grado di formazione e addestramento dei capi azienda, l'utilizzo di manodopera straniera migrante, spesso non formata se non addirittura improwisata, il lavoro sommerso, la presenza di persone che si dedicano all'attività agricola in maniera saltuaria. Le neoplasie rappresentano la seconda causa di decesso dopo le malattie cardiovascolari nell'Unione Europea e sono la prima causa di morte nei soggetti medio giovani (45 - 64 anni).1 tumori professionali sono quelle neoplasie nella cui genesi ha agito come causa o concausa l'attività CONTESTO In Calabria nel 2012 risultano awenuti flessione in termini percentuali lavorativa con esposizione ad agenti cancerogeni. complessivamente deIl'11,86%. Il valore 1.268 infortuni in meno rispetto all'anno 2011, con una assoluto infortuni degli è pari a 10.689, sul dato indubbiamente ha inciso anche il calo occupazionale. Il dato disaggregato per modalità di evento mostra un calo significativo per quanto attiene gli infortuni aventi per ambiente di lavoro la strada, awenuti con mezzo di trasporto, pari a -17,43%, seguito dal dato di quelli in itinere pari al 13,82%, questi ultimi costituiscono il 9% degli infortuni awenuti in Calabria, su questo dato incide soprattutto la provincia di Cosenza con un numero di infortuni pari a 327. Va notato che nel corso dell'anno 2011 il primato sugli infortuni awenuti in itinere andava attribuito alla provincia di Catanzaro con ben 382 casi, mentre, nel 2012 sulla medesima provincia i casi si sono ridotti del -34,04%. Dopo molti anni di costante aumento del fenomeno, nel 2012 si è registrato un calo delle segnalazioni delle denunce di malattia professionale (l'ultima variazione negativa rispetto all'anno precedente risaliva al 2003): -1,6% (oltre 700 denunce in meno), da 46.756 casi del 2011 ai 46.005 del 2012 (rilevazione per anno di manifestazione). La riduzione percentuale non è forse particolarmente rilevante e il numero permane ben al di sopra delle denunce dell'anno 2010 e precedenti, ma va considerato che tale risultato arriva dopo tre anni di aumenti record (+9,9% confronto 2011 -2010, +21,7% confronto 2010-2009 e +16,0% confronto 2009-2008) e rappresenta quindi, quanto meno nel 2012, un'inversione di tendenza. Il calo è generalizzato ma più significativo in termini percentuali (-2,8%) in Agricoltura, che nell'Industria e servizi (1,3%). La diminuzione ha riguardato quasi tutte le patologie, ma non quelle osteo-articolari e muscolo-tendinee (protagoniste del boom di denunce di questi anni) che continuano a crescere anche nel 2012, incrementando la loro quota sul fenomeno dal 66% del 2011 al 69% (era il 44 nel 2008). Le azioni del presente progetto si identificano nel Programma 11 - Sanità Pubblica al P11.1) Azionircoere.Q,ti con il Programma nazionale di Prevenzione e al Pll.3) ~). O N[C "". Prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro. :: <i~ .,~ ~. ;, OBIETTIVI Riduzione degli infortuni mortali e con esiti invalidanti e delle malattie professionali, con particolare riferimento ai settori edilizia e agricoltura. TEMPI DI ATTUAZIONE è di tre anni, la durata del progetto stato di attuazione la verifica viene effettuata annualmente e coincide con la valutazione del P.O. 2013-2015 di cui al OCA n. 14 del 2.4.2015 al termine del triennio dello sarà effettuata la valutazione dei risultati raggiunti anche sotto il profilo del rapporto costo/benefici. AZIONI settore agricoltura • Censimento Aziende Agricole regionali; • Realizzazione Piani di intervento sulle aziende; • Attivazione destinati ad operatori SPISAl; • Informazione/promozione • Azioni di vigilanza mirate alle macchine; • Controllo Ufficiale sulle Aziende Agricole di percorsi formativi alle aziende (media, opuscoli, locandine, convegni); settore Edilizia • Redazione dei Piani di controllo in base alla quota cantieri da ispezionare in collaborazione • Percorsi formativi • Seminari e diffusione di materiale informativo • Controlli Ufficiali sui Cantieri monitorauio mirati agli operatori con OPl, INAll, INPS; addetti al controllo; per le imprese; dei rischi e del danni da esposizione a cancerogeni (tumori professionali) • Formazione operatori SPISAl; • Attivazione • Verifica e controllo delle valutazioni del rischio; • Verifica e controllo dei protocolli • Campagna di sensibilizzazione collaborazione con medici di base e Ospedali; di sorveglianza sanitaria; INDICATORI (di struttura, di processo, di risultato) • W annuo di aziende agricole controllate sul totale dei controlli programmati; • W annuo di cantieri controllati • % annua di riduzione degli infortuni • W di valutazioni corrette del rischio cancerogeno sul totale dei OVR visionati • W di protocolli sul totale dei controlli programmati; sanitari adeguati al rischio cancerogeno sul totale dei protocolli elaborati dai Medici Competenti RISULTATI ATTESI • Controllo di 250 aziende agricole (2013); di 508 aziende agricole (2014); di 510 aziende agricole (2015). • controllo • % annuale di OVR corretti> di n° 1370 cantieri (2013); di n° 1370 cantieri (2014); di n° 1370 cantieri (2015); Trend di riduzione degli infortuni Garantire una corretta esposti, favorendo 90% ; % annuale di protocolli 90% in edilizia e in agricoltura. valutazione del rischio cancerogeno la ricerca attiva dei tumori professionali ed una corretta sorveglianza al fine di ridurre l'esposizione. TRASFERIBILlTÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI le attività entreranno sanitari adeguati> a regime a termine della fase progettuale. sanitaria sui lavoratori RIPARTO DELLE RISORSE E CRITERI DI DISTRIBUZIONE Azienda 2013 2014 2015