Karate Wado Ryu SCHEDE TECNICHE 2 COSA E’ IL KARATE Si è soliti individuare le origini del Karate nel metodo di combattimento indiano che venne introdotto dal 28° patriarca buddista Bodhidharma (noto in Giappone come Daruma Taishi), vissuto nel V-VI Secolo d.C., il quale, trasferitosi dall'India in Cina, si stabilì nel tempio di Shao-lin (in giapponese Shorinji). Qui egli avrebbe iniziato ad insegnare tecniche di respirazione ed altri esercizi che sono alla base delle moderne arti marziali. Dalla Cina, secondo una delle ipotesi più credibili, attraverso la Corea la tecnica di combattimento del tempio di Shaolin arrivò nell'arcipelago giapponese delle Ryu Kyu ed ebbe una particolare evoluzione nell'isola di Okinawa dove la tradizione narra che si sviluppò definitivamente quando i Giapponesi invasero l'isola e vietarono ogni arma. Questo metodo di combattimento, conosciuto col nome di Okinawa-te (mani di Okinawa), assunse specifiche denominazioni dal nome di tre località in cui veniva praticato: Shun-te (mani di shun), Naha-te (mani di Naha ) Tomari-te ( mani di Tomari). Da questo momento in poi si è in grado di ricostruire con più sicurezza lo sviluppo e l'evoluzione che hanno portato all' odierna configurazione del Karate e delle varie scuole e stili in cui si articola. Gichin funakoshi, così come Jigoro Kano aveva fatto per il Ju-jitsu, trasformandolo in Ju-do, tramutò il Karate di Okinawa in Karate-do, cioè sviluppò ed esaltò l'aspetto educativo di questa disciplina. Da allora il Karate ha subito ad opera di altri grandi Maestri, una profonda evoluzione sia sul piano tecnico-fisico, sia su quello della concezione stessa della difesa personale. Dal punto di vista tecnico , possiamo così riassumere le più rilevanti novità: * introduzione di criteri di allenamento derivanti dalle moderne concezioni della preatletica, anche con l'utilizzazione dei pesi e con l'ampliamento dell'originario nucleo di esercizi; * evoluzione delle tecniche da combattimento, rispetto alla rigidità dei canoni antichi, con l'individuazione di combinazioni più fluide e meno schematiche, protese anche verso una circolarità delle azioni, prima quasi assente; * sportivizzazione della disciplina, attraverso l'adozione dello shiai kumite (gara sportiva), reso possibile con l'individuazione della nozione di "controllo" dei colpi, decisa nel 1937 in un summit di Maestri in Giappone. Gli aspetti che nello stile Wado rappresentano degli elementi di innovazione o di valorizzazione di alcune tendenze del Karate moderno, possono così essere elencati per titoli: * elementi di fisiologia moderna * innesto di alcune tecniche e principi derivati dal Ju-jitsu: tecniche di proiezione e leva principio della flessibilità ( ju ), in base al quale anziché opporre ad una forza indirizzata verso di noi una forza contraria, si asseconda, attraverso tecniche di schivata, l'azione dell'antagonista, sbilanciandolo utilizzando la sua stessa energia movimenti agili e posizioni sempre raccolte, con: * spostamenti piccoli e rapidi * gambe raccolte, posizioni più alte, e quindi, meno statiche * uso costante del ritorno immediato del pugno ( ikite ) e del piede ( ikiashi ), dopo aver eseguito tecniche di attacco o di parata * movimenti secondo 4 principi, indicati efficacemente con alcuni termini giapponesi: o nagosu : rapidità dell'acqua o inasu : scivolamento ( come una goccia di rugiada ) 3 o noru : fluttuazione (come l'onda del mare ) o nogare : scivolamento all'indietro ( per porsi a distanza ) * essenzialità delle tecniche, in omaggio al principio: sei ryoku zen' yo (massimo risultato con il minimo sforzo) * padroneggiamento della respirazione e della muscolatura, per ottenere fluidità e risparmio di energia: * contrazione massima nell'impatto, decontrazione nei movimenti (è questo uno degli aspetti che consente di compensare e superare il deterioramento fisico dovuto al crescere dell'età) * adozione, nelle tecniche di difesa, del principio della schivate e dell'accompagnamento dei colpi avversari, invece di quello dell'impatto, anche al fine di utilizzare l'energia avversaria contro lo stesso attaccante (ponendolo in squilibrio, scoordinandolo, ponendolo in controtempo, ecc.) * adozione del principio della circolarità: * uso fluido e accentuato della rotazione delle anche uso della rotazione delle avanbraccia e dei pugni, negli attacchi e nelle parate postamenti circolari del corpo (taisabaki, nagashi), tecniche circolari di piede (mawashi geri), tecniche circolari di pugno (mawashi tsuki). La pratica e lo studio del Karate si articola su più "argomenti", tutti indirizzati sullo stesso obiettivo, il miglioramento dell' individuo, sia nel fisico, ma sopratutto nello spirito, nella consapeviolezza di se stessi. Lo studio del Karate è fatto di Kihon, Kata e Kumite. * Il Kihon sono le fondamenta del Karate, non per niente Kihon si traduce con fondamentali, intese come tecniche fondamentali. Nel Kihon si eseguono tutte le tecniche di difesa e offesa, da fermo e in movimento. Il Kihon si può dividere in 4 grandi tronconi; Kihon Uchi, i fondamentali delle percosse, a mano aperta e chiusa. Kihon Uke, fondamentali delle tecniche di parata. Kihon Geri, Fondamentali dele tecniche di calcio. E infine il Renraku Waza, che sono le tecniche in combinazione. e finalità che si perseguono nel kihon sono diverse. Innanzi tutto si impara a controllare il proprio corpo e a esplorarne i propri limiti, inoltre, continuando a provare le tecniche, si riesce a comprendere dei concetti chiave, comuni a tutte le arti marziali, come il controllo dell'equilibrio e l'uso delle leve corporee. La pratica del kihon è una costante negli allenamenti di un buon karateka: la ricerca della perfezione e il continuo desiderio di migliorare il proprio stile sono, infatti, caratteristiche che accomunano il novizio praticante al più veterano ed esperto maestro. * I Kata sono tutto il patrimonio che i fondatori dei vari stili ci hanno lasciato in eredità. Uno degli aspetti più difficili da comprendere per chi si avvicina alla pratica del karate è lo studio dei "kata", le forme di combattimento simulato in cui il karateka esegue, senza avversari, una sequenza di tecniche predefinita. Il kata è, come detto in precedenza, una delle attività del karate più difficili da praticare correttamente perché richiede una concentrazione e un atteggiamento mentale non comuni. Per riuscire a concentrarsi e portare con la massima determinazione tecniche senza trovarsi di fronte degli avversari, occorre aver maturato una comprensione dell'essenza del karate do che va oltre il semplice allenamento fisico. Nel karate il kata è sempre la trasposizione codificata di un combattimento reale tra più avversari e le situazioni possono essere le più varie e di volta in volta si utilizzano tecniche di attacco o di difesa in risposta ai presunti movimenti degli avversari. Non essendo creazione di un unico maestro, i kata derivano dall'esperienza accumulata nel corso di molte generazioni. Nonostante la forma ci sia perfettamente nota, a volte il significato rimane incerto. A ogni tecnica gli allievi possono dare l'interpretazione che più sembra loro verosimile, si presume infatti che ogni karateka individui da solo il significato dei gesti che compie in funzione del proprio progresso personale. 4 Si suppone addirittura che in passato le forme siano state volontariamente deformate per riservare il sapere ai soli discepoli che fossero al corrente di tali alterazioni. Si comprenderebbe perché i gesti abbiano continuato ad essere trasmessi, mentre si sia ormai perduta la maggior parte delle spiegazioni. Non esistono quindi attualmente interpretazioni sicure, e i karateka di un certo livello interpretano i kata alla luce della propria esperienza. Sono dieci gli elementi fondamentali nell'esecuzione del kata: *Lo stato mentale (yo no kisin) è uno stato di massima concentrazione, la stessa concentrazione di un individuo nel momento in cui si sente attaccato; * L' attivo e il passivo (inyo) il karateka deve ricordarsi sempre le situazioni di attacco e difesa; * La forza (chiara no kiojanku) il modo di usare e dosare forza e potenza in ogni momento del kata e in ogni posizione; *La velocità (waza no kankiu) da graduare in base al tipo di tecnica e alla posizione; *La contrazione (taino shin shoku) il grado di contrazione ed espansione del corpo in ogni tecnica e posizione; *La respirazione (kokiu) il controllo della respirazione deve essere sempre in perfetta sintonia con i movimenti del kata; è fondamentale che sia eseguita correttamente; *Il significato (tyakugan) per rendere realistico il kata, ogni tecnica deve essere eseguita come se effettivamente si stesse combattendo, il significato va ricordato in ogni movimento visualizzandolo mentalmente; *Unione di corpo e mente (kiai) è un "urlo" eseguito in punti prestabiliti del kata. Si tratta più precisamente di un'emissione vocale data dalla contrazione della parete addominale e conseguente pressione sul diaframma con simultanea fuoriuscita di aria dalla bocca; *La posizione (keitai no hoji) si riferisce alla corretta posizione da tenersi in ogni tecnica del kata. Eseguire posizioni sempre uguali e corrette permette di iniziare e concludere il kata nello stesso punto (enbusen); *La guardia (zanshin) restare nella posizione di guardia appena terminato il kata permette di conservare lo stato di allerta tipico. Dopo aver ottenuto un perfetto zanshin, ci si rilassa e poi si effettua il saluto (rei). Il Kumite è il combattimento, letteralmente incrociare le mani. Il kumite è il combattimento vero e proprio, un'attività nella quale due avversari si attaccano e difendono vicendevolmente utilizzando le tecniche del karate . Per capire meglio di cosa si tratta, è necessario preliminarmente fare alcune distinzioni. In prima approssimazione distinguiamo il combattimento formale o convenzionale da quello libero. Il combattimento formale o convenzionale Questo tipo di combattùimento necessita di un controllo costante delle tecniche poiché l'attacco deve bloccarsi ad una distanza compresa tra tre e gli zero centimetri dall'avversario e tuttavia deve essere praticato con il kime . Kime (letteralmente visualizzare [me] l' energia [ki]) si può tradurre come "decisione estrema", cioè l'espressione dell'efficacia massima delle tecniche corporee. Due nozioni sono racchiuse all'interno di quella di kime : quella di perfezione estrema e quella di grado di forza elevato fino al limite. I due avversari allora elaborano alternativamente l'attacco e la difesa. Esistono tre forme abituali di combattimento convenzionale: Ippon kumite, consiste in un attacco e una parata semplici scelti fra le tecniche di base e predeterminati, ripetuti da tre a cinque volte. Esempio: 5 1) attacco pugno alto (Jun Tsuki jodan) - parata alta (Jodan age uke) e contrattacco pugno medio (gyaku tzuki chudan) 2) attacco pugno medio (Jun Tsuki chudan) - parata a livello medio (Chudan soto uke) e contrattacco pugno medio (chudan gyaku tzuki) 3) attacco calcio frontale (maegeri) - parata bassa (gedan barai) e contrattacco pugno medio (chudan gyaku tzuki). In questo tipo di combattimento si impara la concordanza delle cadenze che è il livello più elementare, allenandola in modo ripetitivo e inoltre si imparano a valutare i concetti di "distanza" e di "intervallo di tempo". Il combattimento libero Nel combattimento libero tradizionale gli avversari lavorano controllando gli attacchi, lo fanno liberamente seppur nel rispetto di certe convenzioni perché comunque non si tratta di un combattimento reale. Nel combattimento, libero occorre in primo luogo perfezionare la capacità di controllo, la percezione dei movimenti e la percezione degli attacchi dell'avversario. Nel combattimento libero si cerca di integrare la valutazione della distanza con la scelta di tempo e ritmo di esecuzione nella totalità delle tecniche pur restando all'interno della convenzione. Le abilità che si esercitano, consentono di arrivare alla vittoria, da una parte individuando i momenti di vuoto dell'avversario, e dall'altra valutando correttamente sia la distanza che il tempo di esecuzione insieme alla percezione degli istanti di pericolo e di sicurezza. Nel karate gli istanti di sicurezza sono quelli in cui la mano o il piede di un avversario non ci toccano anche se si trovano a distanza molto ravvicinata, e questa è un'analogia rispetto al combattimento con la sciabola. La valutazione rigorosa ed esatta della distanza spaziale e temporale come l'assimilazione e la padronanza dei diversi ritmi sono gli obiettivi da svilupparsi nel metodo di progresso. "L'obiettivo sarà allora quello di acquisire una maturità della propria coscienza che consenta di esistere più intensamente nel tempo e nei gesti del combattimento". 6 HIRONORI OTSUKA I Primi anni La storia di come questo leggendario maestro creò con una miscela di lotta giapponese (jujitsu) ed antico stile del maestro Funakoshi (Shuri-te) risale a 1892. Era il secondo di quattro fratelli ad una classica e tradizionale famiglia di Samurai. Suo padre, Tokujiro Otsuka era un medico, e suo zio Chojiro Ebashi era un guerriero samurai. Il giovane Otsuka fu elevato secondo tradizione. Naturalmente, le arti marziali erano una parte molto importante di questa tradizione e così cominciò a praticare l’antica arte dello Scintoismo-Yoshin-Ryu con suo padre all’età di soli sei, e più tardi (verso i 13 anni) associo il dojo del padrone alla rispettata scuola del maestro Tatsusaburo Nakayama (Yoshin school). Diversamente dalle altre scuole di lotta giapponese del tempo, lo Yoshin-ryu si specializzò nelle tecniche di calcio e pugni oltre alle solite tecniche di proiezione, presa e torsione. Otsuka era profondamente innamorato delle arti marziali, e da piccolo, affascinato dalle storie eccitanti degli eroici samurai raccontate da suo zi, cominciò a fantasticare di diventare un maestro di arti marziali. Eccelse presto a lotta giapponese che all’età di solo 30 anni, fu nominato il nuovo maestro dello Yoshinryu dal Sensei Nakayama perché decise di smettere l’insegnamento a tempo pieno. La nascita di Karate moderno C’erano molte storie misteriose sulle arti del combattimento delle isole di Rykyu, ed Otsuka le aveva sentite come tutti i più seri maestri di arti marziali a quel tempo in Giappone. Quindi quando lesse un articolo nel giornale su una dimostrazione imminente di “Okinawan Tode” di un maestro chiamato Funakoshi, volle andare e vedere questa arte marziale. A quel tempo, il trentenne Otsuka stava lavorando a Tokio come un impiegato di banca, e dovette chedere dei permessi per raggiungere la Sala di Meishojuko dove Funakoshi diede ad una impressionante dimostrazione dello stile di Shuri-te Tode (non ancora noto come Karate). Otsuka fu affascinato da questa prima dimostrazione del Karate, e la sua mente cominciò girare con idee di come alcuni elementi di questa ignota arte marziale potessero migliorare e modernizzare la pratica del Yoshinryu. Otsuka, affascinato dal maestro Funakoshi, si presentò dopo la dimostrazione e chiese di frequentare la scuola del maestro di Okinawan che volentieri accettò tale stimato nuovo studente. Dopo quattro anni, Otsuka era l’istruttore dell’assistente di Fuakoshi, organizzava classi e dimostrazioni viaggiando con Funakoshi in tutto il Giappone per diffondere il Karate. Il terremoto del 1923 procuro la devastazione e morte nel Giappone, che gli comportarono molti cambi. Le vecchie scuole di lotta giapponese cominciarono perdere popolarità e le arti marziali moderne come Judo, Aikido e Karate cominciarono ad attirare l’interesse del pubblico. Otsuka rinunciò del tutto all’insegnamento del Yoshinryu, e si concentro sul Karate e sostenne gli sforzi di Funakoshi nella diffusione del Karate. Genio trova espressione Otsuka lasciò il suo lavoro alla banca a Tokio per praticare la medicina tradizionale come suo padre, si 7 specializzo nel trattamento di danni derivati dalli arti marziali nel 1927. Questo comporto un minor tempo per il Karate anche se continuava a tenere contatti con molti maestri e scuole in tutto il Giappone. A questo punto fondo la prima università di Karate: Tokio University Karate Club, e continuò ad aprire dojo in tutto il paese. Comunque, la relazione tra Otsuka e Funakoshi stava divenendo tesa a causa del brillante successo del giovane maestro. Accentuo il Kumite nei Kata, in grosso contrasto con Funakoshi e sviluppò molte tecniche preordinate del kumite con sgomento di Funakoshi che credeva che fondamentali e kata erano già abbastanza. Influenzato dalla direzione presa da kendo ed anche dal suo nuovo influente amico, Choki Motobu il padrone del leggendario Karate di Okinawan, cominciò i combattimenti liberi con gli studenti che portano una nuova armatura protettivo. Questo era l’inizio del campionato di Karate di stile moderno e determino la fine della relazione di Otsuka con Funakoshi. Capendo che molte delle tecniche insegnate nei tradizionale kata di Okinawan non erano adatte al combattimento, Otsuka cominciò a mescolare i metodi pratici della lotta giapponese con il karate. Sperimentò con maestri come Kenwa Mabuni, Choki Motobu per altre arti marziali e con Kano Sensei di Judo ed Uyeshiba Sensei di Aikido, mescolando la pratica e gli elementi utili del karate di Okinawan con tecniche di arti marziali giapponesi e tradizionali dalla lotta giapponese al kendo. Lavorò praticato accanitamente e qualche volta da solo o con altri maestri per sei ore per giorno. Nel 1940, all’invito del Butokukai, Otsuka registrò delle 36 tecniche ufficiali di kumite così come 16 kata incluso Passai, Niseishi, Wanshu, Jion, Jitte, Rohai, Suparinpei la maggior parte praticati solo nel Wado-Ryu e divenne il fondatore del primo ed unico stile di karate veramente giapponese. Guerriero del 20 secolo Prima della morte del Sensei Otsuka a 90 anni, il maestro viveva in un sobborgo di Tokio, praticando da più di 40 anni un orario dell’allenamento quotidiano iniziando ad addestrarsi di mattina seguito dal suo proprio stile di meditazione Zen chiamato “Lenta meditazione “. Questo tipo di complessa meditazione (tandem) che considera l’addome come il punto di formazione del ki, mentre si concentrava sul respiro e vuotava la mente.Il Sensei Otsuka diceva che se non riusciva a concludere la sua meditazione quotidiana, non avrebbe avuto sufficiente energia per poter insegnare o addestrare correttamente. La meditazione era seguita da una colazione, amministrazione d’ufficio fino a pranzo. Dopo il pasto di mezzogiorno andava in treno nel centro urbano, tutto il viaggio rimaneva in piedi così poteva praticare equilibrio, e poi andava a fare una lunga passeggiata fra le strade affollate di Tokio così che poteva praticare tai-sabaki (corpo che si sposta) evitando il contatto con i pedoni scansandosi, spostandosi o cambiando direzione. Più tardi, andava in uno del suo dojo ad insegnare per un paio di ore. Usava dire del segreto della sua longevità: 8 IL DOJO “ non penso mai al passato, mi concentro nel presente e vivo per il futuro “ 1) Dojo è una parola giapponese che significa “luogo per la ricerca della via"; in sanscrito prende il nome di "Bodi Manda" che significa "Luogo di Saggezza". L’Atmosfera dei Dojo deve essere calma e serena ed il silenzio completo, salvo per i rumori propri della pratica. 2) L’accesso al Dojo è riservato a chi vuoi praticare, quando è già rivestito con il costume adatto I curiosi e coloro che vogliono trovare gli amici, sono pregati di attendere fuori badando di non essere di disturbo Chi è sinceramente interessato ad assistere alla. pratica, potrà farlo mantenendo il più rispettoso silenzio. 3) Nel Dojo siate consapevoli e gioiosi Abbandonate ogni considerazione materiale di fama e ricchezza Dimenticate pregiudizi di razza e di sesso – L’ardore della pratica deve unirsi ad una atmosfera di ricerca interiore SIATE SINCERI. 4) Se entrate a far parte temporaneamente della nostra comunità, accettatene le regole seguendo con buone volontà gli insegnamenti e rispettando la gerarchia dei gradi Vi sono richieste tre qualità: Una buona educazione Un grande amore per l'arte che praticate Una grande fiducia nel Maestro. 5) Le regole tradizionali che vengono insegnate e l’atteggiamento mentale che vi viene suggerito, non sono delle mortificazioni imposte a chi pratica, ma formano un’etica che favorisce il lavoro collettivo ed il progresso individuale. 6) Dovete essere puliti nei costume, nel corpo e nello spirito Entrare nel Dojo coi piede sinistro (uscirne col destro), disporre ordinatamente le calzature con la punta rivolta verso l'uscita Avere rispetto per ogni cosa, osservare gli orari, non mostrarsi a torso nudo; spogliarsi, rivestirsi, attendere in silenzio ed atteggiamento composto. E' bene che le donne portino un costume accollato sotto la casacca. 7) Eseguite con cura i saluti tradizionali, ma, senza abusarne. 8) Parlate il meno possibile; controllato i vostri gesti ed i vostri pensieri concentrandoli su quanto fate e su quanto vedete fare Non vi distraete e non contribuite a distrarre gli altri. SE NON VI SENTITE DI SEGUIRE QUESTE REGOLE NON ENTRATE NEL DOJO!! Ogni insegnamento sarebbe inutile per voi ed il vostro atteggiamento sarebbe dannoso per gli altri. Oss!! 9 LE ARMI DEL KARATE L’arte della mano vuota come metodo di combattimento completo, capace di portare alla vittoria sull’avversario senza l’utilizzo di armi e con il solo uso delle tecniche di percussione (Atemi Waza), era in uso nei paesi orientali già molti secoli fa. Lo studio del Karate ci offre il metodo di combattimento senza armi convenzionali e basati sull’uso specializzato di parti del corpo umano come uniche armi a disposizione e comunque sempre a propria disposizione. Queste alternative alle armi possono essere usate molto efficacemente come strumenti di difesa pura per neutralizzare attacchi di avversari anche in possesso di armi convenzionali. SEIKEN Pugno orizzontale. La parte che colpisce sono le nocche dell’indice e del medio Uraken Tateken Come il Sei-ken ma il pugno è in posizione verticale Tetsui Pugno portato con movimento circolare con il dorso della mano o rovescio Pugno che colpisce dall’alto verso il basso a martello dalla parte del mignolo Haitto Nakadaka ippon ken Hiraken Shuto Taglio interno della mano Pugno con la nocca del dito medio sporgente Pugno portato con le nocche, della prima falange, unite. Taglio esterno della mano Koken Washide Colpo con la parte superiore del polso Mano a formare un becco d’uccello o d’aquila Haiushu Ippon ken Dorso della mano 10 Pugno con la nocca del dito indice sporgente Teisho Seriuto Base del palmo della mano Base del taglio esterno della mano, Nukite Nion nukite Mano a punta di lancia doppia (o con due dita) Mano a punta di lancia Kumate Mano a zampa d’ orso. Empi Sode Avambraccio Hiza Gomito Ginocchio Kakato Mika Zuk Tallone Arco plantare Koshi Kubi Avampiede Collo del piede Sokuto Snae Atama Zuzuki Taglio esterno del piede La Fronte Tibia Nuca 11 LE POSIZIONI Lo studio delle posizioni (dachi), del corpo e principalmente, del contatto dei piedi con il suolo è per l’atleta una delle condizioni essenziali per l’esecuzione delle tecniche. In questa sezione vedremo la proiezione sul tatami dei piedi indicando, con dei segni tratteggiati la posizione del corpo e delle anche. Keisoku Dachi o Musubi Dachi Talloni uniti con una divergenza di circa 60° (posizione utilizzata per il saluto) Heisoku Dachi Piedi (soku) paralleli (hei) Piedi perfettamente allineati con i talloni e i pollici a contatto Achiji Dachi o Shizentai Posizione naturale La distanza dei talloni è circa la lunghezza di un piede e comunque uguale alla larghezza delle spalle Miki / Hidari Shizentai Come la precedente posizione ma con il piede destro (miki) o sinistro (hidari) avanzato 12 Jigotai Dachi Posizione più larga delle spalle Kiba Dachi Posizione del cavaliere La distanza tra i piedi è quella di Jigotai. I piedi sono paralleli e posti sullo stesso asse delle ginocchia. N.B. Questa posizione nel Wado Ryu non è codificata, è prettamente dello stile Shotokan Shiko Dachi Posizone quadrata La distanza tra i piedi è la stessa del kiba dachi ma i piedi, stavolta, sono divergenti. Le ginocchia sono sempre in asse con i piede. Zenkutsu Dachi Posizione col peso in avanti Gamba ant. piegata con il gionocchio Perpendicolare (sulla stessa linea) dell’alluce, gamba post. tesa, piede ant. in linea con la direzione del movimento mentre quello post. è aperto con un’angolazione naturale (circa 40°). Larghezza piedi quanto le spalle. Schiena dritta e anche diagonali 13 Jun Tsuki Notsukomi Dachi Simile a Zenkutsu Dachi ma col busto piegato in avanti. La larghezza della posizione è più stretta di Zenkutsu Dachi, le anche sono quasi laterali e i piedi sono in linea. Busto e gamba posteriore formano un unica linea Gyaku no Ashi Dachi Posizione della gamba (ashi) opposta (gyaku) La posizione è leggermente più corta e più larga di zenkutsu dachi a causa dell’anca che è frontale (e non diagonale come in zenkutsu). I piedi sono entrambi paralleli. Schiena dritta Gyaku Notsukomi Dachi L’alluce del piede post. è in linea con il tallone ant. Il peso è spostato sul piede anteriore e la schiena è sbilanciata in avanti. Per passare da una tecnica all’altra il piede post. compie un movimento a “V” durante il quale sfiora il piede ant. Fudo Dachi Posizione inamovibile (fudo) Largheza e lunghezza come il Gyaku No Ashi. Le anche sono diagonali e la gamba post. è piegata. Il ginocchio post. è sempre in asse e linea col piede post. 14 Shomen-neko Aschi Dachi Posizione del gatto frontale Il peso è al 90% sulla gamba post., il tallone ant. è sollevato e in asse con la tibia, la schiena dritta, le anche frontali e il piede post. parallelo o leggermente aperto (30°). Prende il nome dalla posizione tipica che assumono i felini nel momento dell’attacco alzandosi sulle gambe posteriori. Hanmi-neko Ashi Dachi Posizione a zampe di gatto con il busto semifrontale/diagonale (hanmi) Il peso è al 60% sulla gamba post. le anche sono diagonali, i piedi (con i talloni in linea) formano un angolo di 90° (una ‘L’), il tallone ant. è sollevato e in asse con la tibia, schiena dritta. Ma-hanmi-neko Aschi Dachi Posizione a zampe di gatto con il busto laterale (ma-hanmi) Il peso è al 60% sulla gamba post., il tallone ant. è sollevato e in asse con la tibia, schiena dritta, i piedi (con i talloni in linea) formano un angolo maggiore di 90° e il busto completamente laterale. 15 Kokutsu Dachi Posizione arretrata (kokutsu) La gamba ant. tesa, quella post. piegata, le anche diagonali, schiena dritta, i piedi formano un angolo di 90° (con i talloni in linea) Tate Seishan Dachi L’ alluce del piede ant. è in linea con il tallone post, il peso è al centro, le ginocchia piegate, i piedi paralleli e il busto frontale. Prende il nome dal Kata Seishan, Yoko Seishan Dachi L’alluce del piede post. è in linea con il tallone del piede ant., il peso è al centro, la schiena è dritta e le anche sono frontali. Prende il nome dal Kata Seishan, Naihanchi Dachi Simile allo Shizentai ma i piedi sono convergenti e le ginocchia piegate. Ginocchia in asse con i piedi. Prende il nome dal Kata Naihanchi 16 Kosa Dachi Posizione a croce o incrociata (Kosa) Il peso è sulla gamba ant., quella post. è disposta a 90° rispetto alla direzione di marcia con il ginocchio che sfiora l’incavo del ginocchio della gamba ant., tallone post. sollevato, schiena dritta. Soy-Ashi Dachi Simile al kosa dachi solo che la gamba post non è a squadro ma segue la direzione di marcia Tsuru Aschi Dachi Posizione della gru (tsuru) Il piede della gamba piegata poggia nell’incavo del ginocchio della gamba d’appoggio, schiena dritta. 17 TECNICHE DI PUGNO La parola tsuki significa pugno. Nel karate l'attacco di tsuki è una delle tecniche fondamentali che vengono studiate e ripetute continuamente. L'importanza dello tsuki si può anche dedurre dal continuo allenamento al quale il karateka sottopone le proprie mani. Infatti la teoria del karate insegna che un solo attacco di pugno deve essere sufficiente per fermare l'avversario. L'idea che l'attacco deve essere portato con il massimo dell’efficacia nasce dalla realtà dei vecchi duelli dove chi portava un attacco che non era mortale (quindi non efficace) solitamente finiva per essere sconfitto. Alcune tecniche prendono il nome dalla parte della mano che viene usata per colpire. In questo caso dopo il nome dell’arma del karate usata ci sarà il suffisso uchi (percossa / che percuote) ad indicare la funzione espletata in quel momento dalla stessa. Jun-tsuki Pugno portato con il braccio corrispondente alla gamba anteriore. Pugno sull’ asse centrale del corpo Il gomito del braccio posteriore è chiuso, “nascosto”, nel senso che nella vista frontale non deve essere visibile. Le spalle più schiacciate possibili Jun-tsuki Notsukomi Dachi Pugno anteriore affondato Come il precedente ma portato in Notsukomi: con la schiena inclinata in avanti e il passo più stretto rispetto a Zenkutsu. Durante l’avanzamento la schiena è dritta: una volta che il piede ant. ha poggiato completamente, solo allora si ruotano le anche, si inclina il busto e si lancia il colpo (di solito jodan). Testa dritta 18 Gyaku-tsuki Pugno contrario/opposto Colpo eseguito con il braccio contrario alla gamba che avanza. Solo per i gradi più alti (da verde in su) quando si avanza si va in Fudo-Aschi Dachi per poi sferrare il colpo sul posto con l’ausilio delle anche Gyaku Tsuki in Gyaku-Notsekomi Dachi Pugno contrario affondato La modalità di spostamento è la stessa già descritta in Gyaku Notsekomi Dachi (vedi). Il colpo viene lanciato al momento della rotazione dell’anca Nagashi Tsuki in Taesabaki Pugno deviante (nagashi) Per portare questa tecnica bisogna avanzare dritto col busto frontale . Subito dopo con una rotazione dell’anca (facendo perno sull’avampiede ant) di circa 30° eseguire Jun Tsuki. L’ evoluzione per i gradi più elevati sarà juntsuki notsukomi in diagonale; il braccio post sale per protezione. Tetsui Uchi Pugno a martello Il caricamento della tecnica è sulla spalla opposta con pugno chiuso. Il braccio descrive una traiettoria circolare verso il basso. 19 Ura Tsuki Pugno rovesciato Il colpo colpisce a pugno chiuso, palmo in su. Kagi Tsuki Chudan Pugno a gancio o uncino (kagi) Il pugno colpisce a 45° rispetto alla direzione del movimento con anca a favore. Colpisce generalmente chudan all’altezza del plesso solare. Da non confondersi col Mawashi Tsuki (pugno circolare, foto a dx), che carica dal basso verso l’ alto verticalmente per poi colpire orizzontalmente. Awase Tsuki Con Awase si intendono due tecniche distinte portate contemporaneamente e vicine tra loro. In questo caso sono due pugni che colpiscono bersagli differenti: uno jodan e l’altro chudan. Da non confondere con Morote tsuki dove entrambi i pugni colpiscono lo stesso bersaglio (di solito chudan) Yama Tsuki Pugno della montagna (Yama) Il nome è dovuto al fatto che colpisce contemporaneamente a valle (chudan) e in vetta (jodan). I pugni sono come l’ Awase Tsuki ma più distanti tra loro (a Sx). N.B. nel Kata Bassai non c’è Yama Tsuki, ma un Ura Tsuki Chudan insieme ad un Jodan Uke (a dx). 20 Shuto Uchi Si effettua con traiettoria circolare o dall’interno verso l’esterno (caricamento al fianco con mano aperta in shuto) o dall’esterno verso l’interno (caricamento all’ orecchio). Jodan Haito Uchi Percossa col taglio interno della mano Il caricamento avviene a pugno chiuso dal fianco. Può colpire sul collo o sulla mandibola Nukite in shikodachi Il nukite colpisce nelle costole fluttuanti (leggermente sopra la cintura). Avanzando si frontalizza il busto tenendo le braccia ferme. La gamba post. continua ad avanzare con una traiettoria lineare e prestando attenzione a che le due ginocchia si sfiorino. Una volta che il piede ha finito di poggiare (sempre con il busto frontale e il tallone post. sollevato) si lancia il colpo ruotando sul posto 21 TECNICHE DI CALCIO Nella pratica del karate, le tecniche di gamba rivestono una notevole importanza, dal momento che una tecnica di calcio è molto più potente di una tecnica di pugno. Molto importante durante l'esecuzione di una tecnica di gamba, è il buon equilibrio poiché il peso del nostro corpo viene, durante il movimento, sopportato dalla sola gamba di sostegno. È quindi indispensabile che il piede d’appoggio sia saldamente fissato a terra e che la caviglia di tale gamba sia completamente contratta. Affinché la tecnica sia pienamente efficace, bisogna sfruttare completamente tutto il nostro corpo e non solo la gamba che esegue l'azione. Ruolo determinante durante la tecnica è svolto dalle anche, delle quali bisogna a pieno sfruttare la spinta in direzione dell'attacco; deve inoltre essere rapidamente richiamato indietro il piede che calcia (ikiashi), riportandosi in posizione per la tecnica successiva e per evitare una presa da parte dell'avversario. Mae-geri (calcio frontale) La prima fase di caricamento è portare il tallone della gamba che colpirà al sedere, poi se mpre a gamba piegata portare il ginocchio all’ altezza del bersaglio e a quel punto distendere la gamba e colpire. Quindi il ginocchio fa da mirino. La parte che colpisce è l’ avanmpiede (Koshi) Yoko-geri (calcio laterale) Stessi principi del Mae Geri. Il busto deve rimanere frontale mentre sguardo e guardia si devono voltare verso il bersaglio. 22 Mawashi-geri (calcio circolare) Le cinture binache prima devono aprire il piede anteriore, sollevare lateralmente la gamba poseriore col tallone vicino al sedere, poi ruotare il corpo verso il bersaglio e alla fine distendere la gamba. Le cinture colorate devono invece caricare come nel Mae Geri per poi girare i fianchi. Ura mawashi-geri (calcio circolare inverso) Calcio circolare ma eseguito con traiettoria inversa, dall'interno verso l'esterno. La parte che colpisce è la superficie plantare del piede o il tallone Ushiro-geri (calcio all'indietro) Si esegue girandosi completamente all’avversario e piegando il piede verso il gluteo in fase di caricamento (come il Mae Geri) si estende per calciare con estensione della gamba. La parte che va al bersaglio è il tallone (kakato). Sokuto (calcio di taglio) Il caricamento avviene richiamando la gamba e portando iil piede, già in posizione di taglio, verso il ginocchio e si colpisce estendendo completamente la gamba. Caricando col ginocchio al petto e tirando verso il basso in diagonale si ha il Fumikomi Geri, calcio battente (immagine a dx) 23 Ushiro Mawashi Geri Snae-geri (calcio alla tibia) Stessa tecnica del mae-geri ma il colpo è indirizzato sulla tibia. Kakato-geri (calcio col tallone) Si carica il piede portandolo sopra la testa ed eseguendo la tecnica dall’alto verso il basso. Hiza-geri (ginocchiata) Attacco portato con il ginocchio. 24 Tobi Sokuto geri (calcio di taglio del piede saltato) Tobi Mae Geri (calcio frontale saltato) Tobi Mawashi Geri (calcio circolare saltato) Tobi Ushiro Mawashi Geri (calcio circolare girato saltato) 25 PARATE Altri fondamentali nelle tecniche da combattimento sono le posizioni per evitare, schivare o neutralizzare gli attacchi degli avversari: le parate (Uke). Queste tecniche vengono utilizzate a complemento delle tecniche di pugno o calcio e negli schemi dei kata. Una buona e rapida esecuzione, che varia in funzione dei diverse traiettorie degli attacchi, diviene un’ottima preparazione ad un eventuale contrattacco e previene i possibili danni causati dagli attacchi avversari. Gedan Barai Parata bassa Il caricamento avviene portando il pugno chiuso all’altezza della spalla opposta, l’avambraccio aderente al corpo e con una torsione, mantenendo il gomito fermo, si estende il braccio verso il basso Soto Uke Parata dall’interno verso l’esterno Il caricamento avviene a pugno chiuso sul fianco opposto. Si esegue portando l’avambraccio al fianco contrario e con una torsione si estende passando davanti al petto. il gomito si trova ad un pugno dal corpo, e il pugno arriva alla larghezza e all’ altezza della spalla. Il braccio è piegato circa a 90°, se la parata è Jodan il gomito sta all’ altezza della spalla. Jodan Age Uke Parata alta dal basso verso l’alto (age) Il caricamento avviene portando l’avambraccio del braccio che ha appena parato davanti al volto, il braccio post (che deve parare) sale verticalmente sovrapponendosi al primo, continua la sua ascesa girando e portando l’avambraccio in diagonale, il bicipite vicino all’ orecchio. 26 Uchi Uke Parata dall’esterno verso l’interno Il caricamento avviene portando il pugno chiuso all’altezza dell’orecchio. Si lancia il colpo ruotando l’avambraccio e facendolo scendere verso il basso avendo cura di portare il pugno sulla stessa direzione della spalla opposta Sode Gedan Barai Parata bassa spazzante di avambraccio. La tecnica si esegue con movimento circolare dall’est. verso l’int. L’avambraccio è quasi verticale. Mawashi Empi Uke Parata circolare di gomito La parata, come dice il nome stesso, si effettua con movimento circolare dall’est. verso l’int. Il caricamento avviene con il pugno portato al fianco e il gomito vicino al busto (come hikite). Bisogna prestare attenzione a che il gomito esca leggermente dalla traiettoria del busto senza, però, spostare la spalla. Nagashi Uke Parata deviante Può essere utilizzata sia chudan (foto) che jodan (utilizzata come parata “nascosta” prima del jodan-age-uke negli ippon kumite da cintura blu in su). In entrambi i casi la mano ‘accompagna’ l’attacco dell’avversario e ne discosta la traiettoria quel tanto che basta per non farlo andare a segno. 27 Otoshi Tetsui Uke (Parata col pugno a martello) Caricamento col pugno alla spalla opposta. Morote Uke Sono due parate diverse eseguite in contemporanea. Poiché è una dicitura generica si trovano diverse combinazioni sotto questo nome. Quella in foto la troviamo nel Pinan Shodan e Pinan Godan. Jodan Shuto Uke Parata alta con taglio est. della mano Il caricamento avviene portando la mano aperta all’altezza dell’orecchio opposto avendo cura di far sfiorare il mignolo con l’orecchio. Si lancia la parata torcendo l’avambraccio con movimento circolare dall’int. verso l’est. mettendo l’avambraccio in verticale. 28 Haiushu Uke Parata con il dorso della mano Harai Uke Parata Spazzante (harai/barai) Con movimento circolare si para dall’alto verso il basso di teisho ponendo le dita verso il basso e tenendo il braccio leggermente piegato con il gomito vicino al busto e verso il basso. L’altro braccio sale in kamae. Age Juji Uke Parata incrociata verso l’alto Il caricamento avviene con entrambe le mani ai fianchi e i gomiti stretti, dopodiché le braccia si alzano simultaneamente incrociandosi verso l’alto con i palmi delle mani aperti. Otoshi Juji Uke Parata incrociata verso il basso Anche in questo caso il caricamento avviene con i pugni ai fianchi e gomiti stretti; subito dopo le braccia si distendono insieme incrociandosi verso il basso con i pugni chiusi 29 Kake Uke Parata agganciante (kake) Nel 4° Pinan la troviamo preceduta dall’Haito Uke. Una volta afferrato il braccio dell’avversario (ad altezza jodan) schiacciando il polso e il gomito verso il basso si sbilancia l’avversario verso terra. In applicazione la parata deve essere effettuata prima della chiusura della tecnica dell’avversario Sasae uke E’ una parata combinata: portando un jodan soto uke contemporaneamente si usa l’altro braccio (posizionato in orizzontale con il dorso della mano verso l’alto) per “puntellare” il gomito del braccio che para al fine di rinforzare la parata. Mikazuki Uke Simile al mikazuki geri solo che il movimento viene usato per parare all’altezza dell’avambraccio dell’avversario al fine di mandare a vuoto l’attacco 30 OSSA & MUSCOLI 31 32 33 STRETCHING 34 35 36 37 38