1 CAMBIAMENTO DELLA SENSIBILITÀ LETTERARIA NEGLI ANNI

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CAMBIAMENTO DELLA SENSIBILITÀ LETTERARIA NEGLI ANNI ‘PACIFICI’ DELLA
SECONDA REPUBBLICA (1931-1936)
-Progressivo rifiuto del purismo estetico/disumanizzato: rappresentazione delle problematiche
sociali (rehumanización), anche da parte di autori che avevano aderito alle avanguardie (esempi:
Rafael Alberti; Federico García Lorca...)
-Emersione di nuovi autori e nascita della novela social (Díaz Fernández, Sender, Arconada,
Arderíus, Antonio Espina…)
-Influenza dei grandi blocchi ideologici internazionali; viaggi verso l’URSS (Alberti, Aub,
Bergamín…) e verso l’Italia fascista (Giménez Caballero…)
-Nuove case editrici che pubblicano anche testi di critica sociale e politica (Historia Nueva,
Zeus, Cénit…)
-Nascita di riviste politicizzate come Octubre (dir. Rafael Alberti + María Teresa León, Madrid
1933) e Nueva Cultura (dir. Renau, Valencia 1935)
-Estensione del pubblico lettore soprattutto nelle aree urbane (nascita del libro tascabile, e di
eventi come la feria del libro -1933-)
-Diffusione di nuovi media, Radio, Cinema.
SELEZIONE TESTI ESEMPLIFICATIVI
José Díaz Fernández, El Nuevo Romanticismo, 1930:
“Quella che fu chiamata avanguardia letteraria negli ultimi anni non sarà altro che l’ultima tappa
di una sensibilità in liquidazione. I letterati neoclassicisti sono diventati letterati aridi. La vera
avanguardia sarà quella che saprà assestare le sue nuove forme di espressione alle inquietudini del
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pensiero. Salutiamo il nuovo romanticismo dell’uomo […] che far[à] un’arte per la vita, e non una
vita per l’arte.”
Rafael Alberti, Con los zapatos puestos tengo que morir. (Elegía Cívica), 1930:
¿No eres tú acaso ese que esperan las ciudades empapeladas de saliva y de odio?
Cien mil balcones candentes se arrojan de improviso sobre los pueblos desordenados.
Ayer no se sabía aún el rencor que las tejas y las cornisas guardan hacia las flores,
hacia las cabezas peladas de los curas sifilíticos,
hacia los obreros que desconoscen ese lugar donde las pistolas se hastían aguardando la presión
[repentina de unos dedos.
Oíd el alba de las manos arriba,
el alba de las náuseas y los lechos desbaratados,
de la consumación de la parálisis progresiva del mundo y la arteriosclerosis del cielo.
Pablo Neruda, “Por una poesía sin pureza” in Caballo verde para la poesía, 1935:
“[…] Una poesia impura come un vestito, come un corpo, con macchie di nutrizione e
atteggiamenti vergognosi, con rughe, osservazioni, sogni, veglie, profezie, dichiarazioni d’amore e
di odio, bestie, scossoni, idilli, convinzioni politiche, negazioni, dubbi, affermazioni [...] chi fugge
dal cattivo gusto, cade nella freddezza.”
Antonio Machado (Juan de Mairena), 1935:
“El Niño Juan, el hombrecito
escucha el tiempo en su prisión:
una quejumbre de mosquito
en un zumbido de peón.
El niño está en el cuarto oscuro,
donde su madre lo encerró;
es el poeta, el poeta puro
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que canta: ¡el tiempo, el tiempo y yo!”
SITUAZIONE CULTURALE ALLO SCOPPIO DELLA GUERRA:
Le componenti socialmente e culturalmente più avanzate si schierano in larghissima
maggioranza a sostegno della repubblica e contro la sollevazione militare (fatto relazionato anche
con il fallimento della rivolta nei tre principali centri cittadini, Madrid, Barcellona e Valencia).
Folto raggruppamento di autori repubblicani:
Manuel Azaña, Max Aub, Ramón J. Sender, Arturo Barea, Rafael Alberti, Pedro Salinas, Luis
Cernuda, Emilio Prados, Manuel Altolaguirre, José Bergamín, María Zambrano, Antonio Espina,
José Díaz Fernández, Rafael Dieste, Paulino Masip, Benjamín Jarnés, Antonio Sánchez Barbudo,
Francisco Ayala, León Felipe, Federico García Lorca, Miguel Hernández, Juán Ramón Jiménez,
Luis Buñuel, Pablo Picasso, Antonio Machado, María Teresa León, Manuel Chaves Nogales,
Ramón Gaya, José Moreno Villa, Juan Gi.-Albert, Arturo Serrano-Plaja…
Massiccio anche il sostegno da parte di autori stranieri:
Pablo Neruda, César Vallejo, Ernest Hemingway, John Dos Passos, André Malraux, Simone Weil,
André Gide, Alejo Carpentier, Vicente Huidobro, Tristan Tzara... 148 scrittori inglesi firmano il
manifesto “Autheor Take Side of the Spanish War”, tra cui: Stephen Spender, George Orwell,
Auden, Koestler.
Fioritura di eventi, manifestazioni e riviste filo-repubblicani:
-Alianza de intelectuales antifascistas para la defensa de la cultura (fond. 30 luglio 1936, sezione
spagnola della Associazione internazionale degli scrittori per la difesa della cultura.) Organo della
Alianza è la rivista El mono azul, che contiene, tra le varie sezioni, anche quella dedicata al
Romancero de la guerra civil.
-Mentre El mono azul è la pubblicazione più ‘agguerrita’, quella di maggiore respiro intellettuale è
Hora de España (1937-38).
-Diffusione di nuovi strumenti di comunicazione: i manifesti della guerra civile.
-Nel luglio 1937 si tiene a Valencia il II Congresso internazionale degli scrittori, dove viene letta la
Ponencia Colectiva:
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“[…]Una serie de contradicciones nos atormentaban. Lo puro, por anti-humano, no podía
satisfacernos en el fondo; lo revolucionario, en la forma, nos ofrecía tan sólo débiles signos de una
propaganda cuya necesidad social no comprendíamos y cuya simpleza de contenido no podía
bastarnos. Con todo, y por instinto tal vez, más que por comprensión, cada vez estábamos más del
lado del pueblo. [...] Así, con una responsabilidad serena y aun conciente y voluntaria disciplina,
queremos colaborar con nuestro pueblo a ganar la guerra, a conquistar por ese único hecho, sólo y
sencillamente: el hombre.”
Nettamente inferiori per numero e (salvo eccezioni) per qualità, gli autori che si schierano con i
ribelli nazionalisti:
Rafael Sánchez Mazas, Ernesto Giménez Caballero, Ramiro Ledesma Ramos, Julio Camba, Rafael
García Serrano, Edgar Neville, Agustín de Foxá, Wenceslao Fernández Flórez, Dionisio Ridruejo,
Manuel Machado, Gerardo Diego, Jorge Guillén.
LETTERATURA DI GUERRA. TEMI PRINCIPALI PER SCHIERAMENTI:
Argomenti dei nazionalisti: difesa dei valori cattolici (imperialismo spirituale); mantenimento
dell’ordine costituito; adesione all’ideologia fascista (Falange). (Vs) precedenti criminosi della
repubblica; (Vs) barbarie massonica-comunista.
Esempi:
Wenceslao Fernández Flórez, Una isla en el Mar Rojo, 1939:
“Il capobanda ordinò di cavargli gli occhi. Poi lo condussero […] a mani legate, con le terribili
fosse sanguinanti sul volto, piene di mosche. Camminava così, silenzioso e cieco, con i suoi
carnefici come Lazarillos, tra le grida di scherno e di odio del popolaccio. […] Quando sveniva, il
capo di quella turba di assassini faceva sì che un medico lo rianimasse con una iniezione.”
Augustín de Foxá, Madrid de Corte a Checa, 1938:
“Era un ragazzo di 22 anni, alto, romantico e generoso che si vergognava del suo cuore. Perché
aveva un’intelligenza fine e matura, affaticata dai film russi, dalla pittura cubista di Picasso e dai
giornali satirici […] era nato nel secolo dell’auto e della disumanizzazione dell’arte e così dovette
abbandonare Dio nella sordidezza dell’università, la fidanzata nei libri zoologici di Freud e la Patria
nel trattato di Ginevra.”
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Argomenti dei repubblicani: difesa dei valori democratici (libertà, diritti civili, dignità attraverso
il lavoro e l’istruzione…); legalitá della Repubblica. (Vs) fascismo internazionale; (vs) barbarie dei
moros; (vs) arroganza dei señoritos.
Elementi problematici espressi nella letteratura repubblicana:
•
difficoltà nel mantenimento dell’ordine (violenza interna).
•
problemi connessi alla divisione partitica interna al frente popular.
•
difficile integrazione del pacifismo repubblicano.
Esempi:
Ramón J Sender, Contraataque, 1937:
“Quando don Chisciotte dice a Sancio che non vuole archibugi né pistole, perché sono armi vili,
che possono, in mano al debole, uccidere il forte a distanza, diceva quella verità che tante volte ci
ha feriti nei primi mesi di guerra. La macchina ci cercava allora dalle sue ombre sfumate e ci
gettava addosso impunemente il suo acciaio.”
“In trincea avrebbe usato la mitragliatrice, il mortaio, il fucile o la bomba, però portava con sé il
coltello, perché là dove non fosse arrivata la meccanica della guerra moderna, sarebbe arrivato
l’impeto primitivo del suo braccio.”
“Poco dopo, gli aerei erano nuovamente sopra di noi e si sentivano le mitragliatrici. Udimmo
passare alcuni proiettili. Arrivavano caldi dalle viscere della nebbia e crepitavano sopra le nostre
teste. Alcuni si conficcarono in terra, non lontano. Arrivavano prima del suono e così, quando
sentivamo il tactactac della mitragliatrice, loro erano già passati. I motori rombavano in tutte le
direzioni ed era inutile cercare riparo dietro un albero, poiché, credendo di coprirci, ci esponevamo
di più.”
Arturo Barea, La forja de un rebelde:
“I partiti politici erano divisi in gruppi locali e i sindacati in gruppi professionali. Tutti […]
facevano propaganda per attirare nuovi membri. I muri di Madrid erano ricoperti di manifesti:
“Affiliati alla CNT!” “Entra nel Partito Comunista!” “Unisciti al POUM!” I repubblicani, invece,
erano semplicemente spariti.”
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“I tram non arrivavano fino a lì: tornavano indietro verso il centro della città, molto prima. I vetri
rotti dei lampioni, delle vetrine; le pensiline, rotte […] E soprattutto il silenzio, quel silenzio
mostruoso nel cuore del quartiere era una delle forme più dure del terrore […] Il dolore era
intangibile, vago e immenso, come doveva essere il dolore umano prima dell’esistenza dell’uomo, il
dolore umano di non esistere. L’assenza, la sensazione dell’assente assoluto. Più avanzavo, e più la
strada morta si impossessava di me. C’erano case assurdamente intatte proprio accanto a immensi
cumuli di scorie e detriti. C’erano case tagliate nettamente da un colpo d’ascia gigante che
mostravano le loro viscere come una casa delle bambole aperta. […] Entrai in una taverna che non
era ferita, ma solo abbandonata. Sedie e panche stavano attorno ai tavoli dipinti di rosso, le bottiglie
e i bicchieri erano ancora là dove li avevano lasciati gli avventori. […] Nel lavello del bancone
l’acqua era spessa e piena di melma sul fondo. Dal collo quadrato di una bottiglia, annerito da
macchie secche di vino, apparve lentamente un ragno, si posizionò sulla cima con le sue dita pelose
e restò a guardarmi. Me ne andai in fretta, quasi correndo, braccato dallo sguardo delle cose morte. I
binari del tram, divelti dalla pavimentazione di pietra, ritorti in riccioli convulsi, mi chiudevano il
passo, come serpi piene di furia. La strada non aveva fine.”
“Tutto, intorno a me, era distruzione, ripugnante e disgustosa come un ragno calpestato […] mi
soffocava la sensazione di impotenza di fronte alla tragedia. Che amarezza pensare che io ero un
entusiasta della pace, che amarezza pronunciare la parola pacifismo. Mi ero trasformato in un
belligerante. […] Dovevamo uccidere per conquistare il diritto di vivere. Volevo piangere e
gridare.”
“Parla e scrivi quello che credi di sapere, quello che hai visto e pensato. Raccontalo in modo
onorevole, con tutta la tua verità. Non fare programmi su ciò in cui non credi e non mentire. Dì solo
quello che hai pensato e visto e lascia che anche gli altri, sentendoti o leggendoti, si sentano
trascinati a dire la loro verità. Allora smetterai di sentire quel dolore che senti.”
Pablo Neruda, España en el corazón, 1937:
Preguntaréis: Y dónde están las lilas?
Y la metafísica cubierta de amapolas?
Y la lluvia que a menudo golpeaba
sus palabras llenándolas
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de agujeros y pájaros?
Os voy a contar todo lo que me pasa.
Yo vivía en un barrio
de Madrid, con campanas,
con relojes, con árboles.
Desde allí se veía el rostro seco de Castilla
como un océano de cuero.
Mi casa era llamada la casa de las flores, porque por todas partes
estallaban geranios: era
una bella casa
con perros y chiquillos
Raúl, te acuerdas?
Te acuerdas, Rafael?
Federico, te acuerdas
Debajo de la tierra,
Te acuerdas de mi casa con balcones en donde
La luz de junio ahogaba flores en tu boca?
Hermano, hermano!
[…] Y una mañana todo estaba ardiendo,
Y una mañana todas las hogueras
Salían de la tierra
Devorando seres
Y desde entonces fuego
Pólvora desde entonces,
Y desde entonces sangre.
Bandidos con aviones y con moros,
bandidos con sortijas y duquesas,
bandidos con frailes negros bendiciendo
venían por el cielo a matar niños,
y por las calles la sangre de los niños
corría simplemente, como sangre de niños.
[…] Generales
Traidores:
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Mirad mi casa muerta,
Mirad España rota:
Pero de cada casa muerta sale metal ardiendo
En vez de flores.
Pero de cada hueco de España
sale España,
Pero de cada niño muerto sale un fusil con ojos
Pero de cada crimen nacen balas
Que os hallarán un día el sitio
Del corazón.
Preguntaréis por qué su poesía
No nos habla del sueño, de las hojas,
De los grandes volcanes de su país natal?
Venid a ver la sangre por las calles,
Venid a ver
La sangre por las calles,
Venid a ver la sangre
Por las calles!
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