il dalmata - Fondazione scientifico culturale Eugenio Dario e Maria

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N. 83 Anno XVIII delle pubblicazioni
dei Dalmati di Trieste
n° 1 - giugno 2014
Taxe perque Italy
Spedizione in a.p. art. 2 20/C legge 622/96 filiale di Trieste c.p.o. via Brigata Casale
in caso di mancato recapito, inviare all’Ufficio Trieste-CPO per la restituzione
al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto.
IL DALMATA
LIBERO
NOMINATO A SPALATO UN CORRISPONDENTE CONSOLARE PROVVISORIO
LA POLITICA ADRIATICA DELL’ITALIA
PRIVATA DI OGNI VISIONE STRATEGICA
La chiusura del Consolato di Spalato ha provocato danni a Italia, Dalmazia e Croazia,
ha agevolato la rottamazione del Ministro degli Esteri Bonino e della Vice Marta Dassù
Torna a Zara il nome Callelarga
Undici mila degli attuali zaratini, di cui almeno dieci mila
sono croati, hanno firmato una petizione depositata al
Comune per chiedere che il nome storico “Callelarga” fosse
ripristinato per sostituire il nome “Široka ulica” imposto dai
titini. Per chi non è conoscitore delle lingue slave, “široka”
non ha nulla a che vedere con il vento di Scirocco, ma significa
semplicemente “larga”. Fin dai tempi del regime comunista
a Zara, in gran parte della Dalmazia e perfino nella Croazia
continentale, le orchestrine suonavano la canzone “Callelarga”
che poi altro non era se non il nostro “Adio Zara”, inno
dedicato dagli esuli zaratini alla loro città. Allora qualcuno
gridò allo scippo. Poi vi fu una seconda “Kalelarga” con una
musica diversa. Oggi dobbiamo prendere atto che queste
canzoni hanno contribuito a tenere vivo il nome Callelarga
che, peraltro, era correntemente adottato in città un po’ da
tutti. Speriamo che il Comune accolga la petizione popolare.
L’ISLAM LIBERA
FEDERICO MOTKA
Servizio a pag. 3
L’ADDETTO CONSOLARE A SPALATO
La dott.ssa Maja Medić è stata nominata Corrispondente consolare di Spalato in attesa della nomina di un Vice Console onorario. Il Dalmata Libero ha inviato vive felicitazioni e gli auguri
di buon lavoro.
Servizio a pag. 2
La rottamazione del Ministro
degli Esteri Emma Bonino è
dovuta alle debolezze dimostrate nella gestione del processo contro i nostri due fucilieri
del Battaglione San Marco imprigionati in India, non meno
che alla demolizione della politica adriatica dell’Italia, simboleggiata dalla chiusura del
Consolato di Spalato. Quando l’on. Bonino ha preso atto
delle reazioni degli amici spalatini, dei Dalmati di Trieste e
delle numerose interrogazioni
parlamentari bipartisan e delle vibranti proteste di Trieste
amplificate nel n. 81 de Il Dalmata ha dovuto ammettere di
aver sottovalutato il problema.
Più decisivo nella rottamazione
della Vice Ministro degli Esteri Marta Dassù è stato, invece,
il fatto di aver preso per buone
le assicurazioni “riservate” ed
i silenzi della FederEsuli che
nulla contano quando non sono
supportati dalla base degli esuli, tenuti all’oscuro di quanto
avveniva. La Dassù è stata poi
nominata nel Consiglio della Finmeccanica, avendo più
competenza in campo economico che in quello della politica estera.
La rete consolare italiana in
Dalmazia è stata così letteralmente decapitata ed il pur
bravissimo Console generale
d’Italia a Fiume Cianfarani si
trova a dover gestire un territorio delicato ed enorme, come
l’Istria e la Dalmazia, la cui
estensione è di poco inferiore
all’intera costa orientale adria-
tica dell’Italia. La chiusura del
Consolato di Spalato è stata
presentata da parte degli scadenti informatori per la Dalmazia a disposizione dei nostri
uffici come un favore fatto alla
Croazia. L’operazione non è
stata, invece, affatto gradita dai
Croati che vedono nella Dalmazia una regione ponte capace di unire la loro cultura ed i
loro interessi economici all’Europa, proprio tramite l’Italia. I
croati di Dalmazia e di Croazia
si sono sentiti traditi dall’Italia
non meno degli esuli italiani di
Dalmazia e, soprattutto, degli
italiani residenti che costituiscono un valido presidio per
la nostra lingua, per la cultura
tradizionale romana veneta ed
italiana ed anche per i grandi
interessi economici, turistici e
commerciali in gioco. Sintomatica in proposito la presa di
posizione del Sindaco croato
di Spalato Ivo Baldasar, che
ostenta in ogni occasione la sua
origine italiana, che si è impegnato a mettere a disposizione
gli ambienti idonei ad ospitare
dott.ssa Maja Medić, una croata vicina alla cultura italiana,
che provvisoriamente svolgerà
la funzione di Corrispondente
consolare di Spalato, al pari dei
colleghi di Lesina, Sebenico,
Zara e Lussino, ma che risulta essere di grado inferiore al
Consolato onorario di Ragusa
– Dubrovnik. Ricordiamo che
per la costituzione ed il funzionamento di Ragusa i “maleElisabetta de Dominis
Continua a pag. 10
pag. 2
giugno 2014
IL DALMATA
LA DOTT. MAJA MEDIĆ NOMINATA IL CAV. PAOLO PERUGINI LASCIA LA
CORRISPONDENTE CONSOLARE DI SPALATO
Per oltre sei mesi Spalato, che
con 178.192 abitanti è la più
grande e più importante città della Dalmazia, è rimasta
senza una presenza consolare
italiana. Era stata preannunciata la nomina di un Console
onorario che, di norma, viene
scelto tra le personalità più importanti della zona e proviene
dalle nostre comunità locali. A
Ragusa c’è Francesco Bongi, a
Lesina la presidente della Comunità italiana dell’isola, dott.
Alessandra Tudor, Cavaliere di
San Marco, a Sebenico la efficiente dott. Rita Rando, a Zara
l’insostituibile Presidente della
Comunità degli italiani prof.
Rina Villani e così via.
A causa di un’incomprensibile
polemica interna alla Ci, il Ministero degli Esteri non ha ritenuto di nominare un italiano
di Spalato, benché non vi fosse
che l’imbarazzo della scelta.
Per non esprimere preferenze
che non abbiamo, elenchiamo
in ordine alfabetico alcune personalità che potrebbero ricoprire l’incarico: la prof. Katja
Babarović, il maestro di musica Damiano Cosimo d’Ambra
Presidente uscente della Ci, la
dott. Ivana Galasso Presidente
per la Dalmazia del CRCD –
Spalato, la dott. Antonella Tudor, attuale V. Presidente della
Comunità, ecc.. Per fortuna,
la situazione si è risolta e noi
continueremo ad impegnarci
per accelerare, per quel poco
che possiamo, le scelte del Ministero.
Il Ministero ha optato provvisoriamente per una valida
personalità croata di Spalato,
la prof.ssa Maja Medić, ottima
conoscitrice della lingua italiana e della nostra cultura. È
stata nominata Corrispondente
consolare, incarico dichiarato
provvisorio in attesa della nomina del Console onorario. Nel
formulare gli auguri di buon
lavoro alla dott.sa Medić, che
consideriamo persona capace e
attiva, non possiamo non ribadire la nostra viva contrarietà
alla chiusura del Consolato di
Spalato. Riteniamo insufficiente il nuovo Console onorario,
per bravo che possa essere, che
non potrà purtroppo essere un
diplomatico di carriera disponibile 24 ore su 24. Il tutto senza un’adeguata retribuzione,
per cui dovrà distribuire le sue
forze tra il suo lavoro quotidiano e quello gratuito prestato al
Consolato. Non potrà reggere
una posizione così importante,
destinata a diventare ancor più
strategica quando venisse approvata da Papa Francesco la
santità di Medjugorje (il traffico attraverso il porto di Spalato verrebbe decuplicato!), o
quando verrà aperto a Spalato
l’Hub delle banche italiane per
coordinare l’attività finanziaria
italiana in tutti i Balcani (fu
rinviato finora a causa della
crisi bancaria che colpisce tutta
l’Europa), nonché la programmata apertura di altri centri finanziari, economici e turistici
nella zona spalatina.
Simone Bais
PRESIDENZA DELLA CI DI CATTARO
Il Cavaliere della Repubblica italiana, Paolo Perugini, dietro la
scrivania, al momento del passaggio delle consegne al neo Presidente Aleksandar Dender
Il restaurato leone di San Marco, l’ultima grande iniziativa di
Perugini realizzata con il contributo della Regione Veneto
Il vecchio leone prima del restauro
Il Presidente della Comunità italiana in Montenegro, con sede
a Cattaro Paolo Perugini, ha rassegnato le dimissioni dall’incarico divenuto particolarmente gravoso dopo la scomparsa della Vice Presidente Maria Grego Radulovic di cui riportiamo il
necrologio a p. 14. Gli è subentrato l’arch. Aleksandar Dender,
uomo di respiro internazionale, nato a Zagabria il 9 dicembre
1949, laureatosi a Belgrado e titolare di una società immobiliare
con vasti interessi a Cattaro, Belgrado, Yalta (Crimea o Ucraina?) e Milano. All’amico Paolo inviamo l’affettuoso saluto del
Direttore, della Redazione, della Fondazione Rustia Traine e dei
Dalmati italiani nel Mondo Delegazione di Trieste che hanno
trovato in lui un prezioso collaboratore ed un attivo realizzatore
di molte iniziative. Al neo Presidente Aleksandar Dender un augurio di buon lavoro in attesa di conoscerlo di persona.
IL DALMATA
giugno 2014
pag. 3
se gli italiani si presentano come italiani e i croati come croati
La Mostra “Zara prima del 2 novembre 1943”
rinsalda l’amicizia tra tutti gli zaratini
Pubblichiamo le franche e leali lettere che si sono scambiati il Direttore croato
dell’Archivio di Zara Ante Gverić e il Presidente degli Esuli dalmati italiani di Trieste
Egregio on. Signore de’Vidovich,
Ho ricevuto Il Dalmata, il numero 81 del novembre scorso.
La ringrazio per bellissimo
l’articolo che parla dalla mostra in Archivio. Anch’io sono
convinto che l’unico modo per
andare avanti nell’Europa del
21° secolo è rispettare vicendevolmente la storia comune tra
Italiani e Croati in Dalmazia e
fare una collaborazione senza
sotterfugi. La nostra storia è
straricca, è una sorgente dove
tutti possiamo approfittare.
Mi fa piacere conoscerLa e spero che ci si riveda presto – come
Lei ha detto. Devo dire che
anche i giornali zaratini hanno scritto sulla mostra in senso positivo e favorevolmente.
La saluto cordialmente,
Ante Gverić
Ravnatelj
DRŽAVNI ARHIV U ZADRU
Ruđera Boškovića bb,
Egregio dott. Ante Gverić
ho molto apprezzato che Lei mi
abbia scritto in italiano sapendo
la mia scarsissima conoscenza
della lingua croata. Ricambio
la cortesia scrivendoLe nella
Sua lingua, perché deve essere
chiaro che le nostre due parlate
hanno pari dignità ed un eguale
posto nella scala dei valori culturali europei.
Le rinnovo per iscritto i miei
più vivi ringraziamenti per
l’accoglienza e soprattutto per
i concetti che Lei ha voluto
esprimere in occasione della
Mostra su “Zara com’era prima
del 2 novembre 1943” che condivido appieno e che sono fondamentali per costruire un’Europa che non sia dei banchieri
ma dei popoli e dei cittadini.
Ho potuto notare, che molti
amici croati di Zara si sono riconosciuti nei colori di Roma
e di Venezia dei manti che
portavamo, rosso amaranto
e oro, perché i dalmati croati
fanno parte a pieno titolo della
grande civiltà latina e di quella
veneta, alla stessa stregua degli italiani e degli altri popoli
presenti nella nostra comune
terra.
Radici comuni così profonde
sono una certezza di una futura
amicizia e collaborazione, peraltro secolari, anzi millenarie.
Le rinnovo i sensi della più
viva amicizia e spero di poterLa rincontrare quanto prima,
On. Renzo de’Vidovich
Accecati dall’ira e dalla voglia di screditare i “maledetti triestini”, due personaggi, che fanno di tutto per lasciar credere di
essere gli informatissimi rappresentati di non meglio identificati
servizi segreti, hanno cercato di far credere che la presenza a
Zara di bandiere, simboli, e manti con i colori di Roma, della Serenissima e dell’Italia avesse irritato le autorità croate. Niente di
più falso, come la pubblicazione di queste due lettere comprova.
Si era scatenato il famoso morbin zaratin quando durante una
gita a Zara el Panzon ed el Generalissimo si erano misteriosamente eclissati per alcune ore ed erano tornati accigliati
dopo un incontro segretissimo. Ancora più sgangherate le risate quando el Panzon ed el Tradutor in una riunione per Il
Dalmata a Mestre, riguardante una presunta irritazione croata
per le bandiere a Zara rispondevano solo a moti, perché c’era
il registratore acceso. Sull’argomento si sono create ben tre
scuole di pensiero:
- gli orgogliosi che sono soddisfatti dell’interessamento del
C.Spionaggio dei Carabinieri, del Servizio Informazioni
dell’Esercito e della Digos;
- i birichini che preparano un pesce d’aprile costruendo nel
giardino di casa un’atomica;
- i mai contenti che pretendono l’interessamento della Cia, del
Kgb e dell’agenzia Nuova Cina.
Andrea Bevanda ha tradotto i discorsi ufficiali dell’on. Renzo
de’Vidovich, rappresentante degli esuli dalmati e del dott. Ante
Gverić, Direttore dell’Archivio di Stato di Zara all’inaugurazione della Mostra “Zara prima del 2 novembre 1943”, allestita
dall’insostituibile Presidente della Ci di Zara prof. Rina Villani
GLI ISLAMICI LIBERANO
FEDERICO MOTKA
Dopo un anno e tre mesi dal rapimento di Federico Motka, un
giovane di origine dalmata che operava con gli organismi umanitari francesi nella tormentata terra di Siria, abbiamo avuto
la bella notizia: è stato liberato ed è tornato in Italia. Per tutto
questo tempo i parenti, tra i quali la nonna Alexandra Luxardo
Motka e la zia Chiara Motka residenti a Trieste, hanno osservato il più assoluto silenzio, non solo con la stampa ma anche con
amici stretti. Poi l’esplosione di gioia di sapere che Federico era
sano, salvo e in Patria. Al padre Francesco, alla zia Chiara ed
alla nonna Alexandra che hanno sopportato con assoluta riservatezza il dolore e le preoccupazioni di sapere Federico in mano
agli islamici, esprimiamo le più vive felicitazioni della Redazione
de Il Dalmata Libero e di tutta la Delegazione di Trieste di cui
Chiara è Vice Presidente e Alexandra Consigliere.
Federico Motka con la zia Chiara
pag. 4
giugno 2014
IL DALMATA
“Il Tempo”, Quotidiano di Roma, 10 febbraio 2014
Il 10 Febbraio polemico a Roma
Dopo il manifesto della sinistra contro gli
Esuli, le dichiarazioni ostili del Vice Sindaco Nieri e la decisione del Sindaco di Roma
Marino di sospendere le gite scolastiche alla
Foiba di Basovizza, Guido Cace Presidente della più antica organizzazione d’Italia
fondata dai profughi dalmati nel 1919, l’Associazione Nazionale Dalmata di Roma, ha
stigmatizzato con forza i fatti ed ha pubblicato un articolo in prima pagina de Il Tempo di Roma. Si è svolta a Roma anche un’importante
manifestazione giovanile, promossa dal Comitato 10 febbraio, in cui ha parlato Carla Elena
Cace che si è guadagnata un’intera pagina del prestigioso quotidiano romano Il Tempo. È stato
presentato in anteprima a Roma il suo libro Foibe ed Esodo. L’Italia negata che ha riscosso
grande successo, come la presentazione di Trieste di cui a p. 6 e 7.
Anche quest’anno il Giorno del Ricordo è stato commemorato nel Veneto a Fossò, dove vi è la prima via dedicata ai Martiri giuliani e
dalmati della Provincia di Venezia. Presente la bandiera della Dalmazia e di altre associazioni. Hanno preso parte alla manifestazione
i sindaci della Riviera di Brenta. Nella foto in rappresentanza dei dalmati, il Cavaliere di San Marco Franco de’Vidovich, il Sindaco di
Fossò Federica Boscaro, il Sindaco di Fiesso d’Artico Andrea Martellato, il Sindaco di Dolo Mariamaddalena Gottardo ed il comandante del Presidio dei Carabinieri.
Simeone dell’Antonia che ha
assunto anche il nome della
madre Cattich, un’importante
famiglia zaratina, per tramandare le tradizioni familiari degli italiani di Dalmazia, insieme con il rappresentante delle
forze armate Guarini rappresenta i dalmati nelle cerimonie
commemorative.
Vincenzo Addobbati, fratello di Pierino, il primo Caduto
dalmata nei moti del ’53 di
Trieste, decorato di Medaglia
d’Oro al Valor Civile, ospite
d’onore al Circolo Ufficiali di
Trieste nella manifestazione
indetta dal dott. Reina, Presidente della Sanità militare del
capoluogo giuliano.
Il compleanno del nostro Direttore è da più di vent’anni
un’occasione di ritrovo dalmatico a Trieste. Si è partiti da
una cinquantina di “intimi” che l’anno scorso erano un’ottantina e quest’anno hanno raggiunto la cifra record di 120
persone che hanno sottoscritto la pergamena offerta al Nostro da Fulvio Del Toso per i suoi ottant’anni. Qualcuno ha
osservato che il ritrovo dalmatico triestino è più numeroso
di alcuni raduni nazionali di associazioni che hanno perso il
contatto con la base.
IL DALMATA
giugno 2014
pag. 5
IN DIFESA DELLA NOSTRA STORIA, FALSATA DA MARXISTI E JUGOSLAVISTI
TRIESTE LANCIA L’OFFENSIVA CULTURALE:
LA VERITÀ SULLA I° E II° GUERRA MONDIALE
Bisognerà esportare anche nel resto d’Italia le tesi in difesa dell’Irredentismo giuliano
dalmata e dell’Interventismo nel Regno d’Italia contro la Lega dei Quattro Imperatori
Nel piazzale di San Giusto,
antistante il Monumento
ai Caduti per la Patria, si
è svolta il 24 maggio, a 99
anni dell’entrata dell’Italia
nella Prima guerra mondiale, un’importante cerimonia
alla presenza dei rappresentanti di tutte le associazioni
combattentistiche, d’arma,
patriottiche e di alcune associazioni degli esuli. La nutrita schiera dei Dalmati è stata
a lungo lodata dall’oratore
ufficiale, gen. Riccardo Basile, Presidente della Grigioverde di Trieste per l’attività
culturale di alto profilo, per
la produzione scientifica dei
ricercatori impegnati nella
Il Sindaco di Trieste Roberto Cosolini ringrazia i Dalmati per la numerosa presenza. Nella foto
uno scorcio della Delegazione e il Sindaco.
difesa della verità storica e
per la costante ed attiva presenza in tutte le occasioni
dove era necessario difende-
re l’Onore e il Sacrificio del
Soldato italiano nella Prima
e nella Seconda guerra mondiale.
Nel Giorno del Ricordo si è
svolta un’unica grande manifestazione di popolo in tutta
l’Italia.
Nel piazzale antistante la Foiba di Basovizza l’Arcivescovo
di Trieste mons. Giampaolo
Crepaldi ha officiato la Santa
Messa per gli infoibati e tutti
gli altri nostri morti.
I Dalmati, con il Gonfalone
del Regno di Dalmazia ed i
manti rosso amaranto e giallo
oro, i colori del Patriziato romano del Regno latino di Dalmazia, successivamente ripresi
dal Patriziato veneto e dalla
nobiltà della Serenissima, erano
molto numerosi, accolti con calore e fotografati da un nugolo
di cineoperatori, fotoreporter e
fotografi. I Dalmati di Trieste
hanno saputo tener alto, anche
in quest’occasione, il nome e le
insegne della Dalmazia. Non si
è accorto di noi solo il giornale
delle quattro scimmiette di Padova che ha preferito pubblicare la foto degli amici di Pola,
omettendo la nostra presenza,
benché nella testata campeggia
ancora un nome dalmatico.
Anche nella cerimonia degli
Alpini alla Foiba di Basovizza, ignorata dalla FederEsuli e
da compagni vari, la presenza
dei Dalmati con insegne, labari
e manti è stata molto gradita.
Il corposo schieramento dei
nostri Alpini costituisce da
sempre un punto di forza delle
nostre manifestazioni militari
e patriottiche. Non si capisce,
quindi, la ragione dell’isolamento di cui nessuno vuole
prendersi la responsabilità.
Evidentemente, il tentativo
ben riuscito di dividere i dalmati per indebolirci e accelerare una nostra fine ingloriosa
fa parte di un disegno politico
più ampio che tende di colpire al cuore tutte le associazioni
patriottiche che costituiscono il
nucleo centrale della tradizione profonda su cui poggia da
sempre la forza reale e morale
d’Italia. Gli alpini hanno tenuto duro, non uno è mancato, e
noi siamo stati accanto a loro
per dimostrare l’attaccamento
dei dalmati ai nostri soldati di
ieri e di oggi. E noi, almeno
quelli di Trieste, continuiamo
ad essere a fianco degli Alpini
del nostro Esercito, della nostra Marina, dei nostri Carabinieri, della nostra Aviazione.
pag. 6
giugno 2014
Pubblichiamo solo un articolo della lunga polemica sorta in seguito alla dissociazione della
Presidente dell’Irci, Chiara Vigini, dalla presentazione del libro sulle Foibe ed Esodo di
Carla Cace. Non entro nei dettagli ampiamente riportati da Il Piccolo, spesso con arguzia
e divertente ironia, ma colgo l’occasione per
ricordare che nelle elezioni per la presidenza
dell’Irci i dalmati si sono trovati su due fronti contrapposti già un paio di anni fa. Mentre
la Fondazione Rustia Traine, da me rappresentata, ha votato quale Presidente l’emerito prof. universitario Giorgio Baroni, il più
grande accademico dalmata vivente, (vedi p.
11) Franco Luxardo, in qualità di Presidente
della Società Dalmata di Storia Patria di Venezia, non ha delegato la cugina Chiara Motka (che veniva da anni incaricata da Nico Luxardo quando
non era ancora ammalato e che è tra l’altro, Segretaria del
più antico ed importante istituto culturale triestino, il Circolo
della Cultura e delle Arti, oltreché l’assessore più votato del
Libero Comune, il Vice Presidente della Delegazione di Trieste
e della Fondazione Rustia Traine), ma Codarin, che ha girato l’incarico a Dario Locchi, persona che nulla sa delle cose
IL DALMATA
dalmatiche. Costui ha preso la parola
contro la candidatura dello zaratino
prof. Baroni, dichiarando di non averlo
mai sentito nominare (tra l’altro aveva
già organizzato due importanti convegni internazionali dell’Irci). Qualcuno si
chiederà perché non abbia reso noto su
Il Dalmata l’ennesima bravata di Franco Luxardo. Non l’ho fatto per evitare
scontri interni. La mia disponibilità non
è servita un gran che, se non a dimostrare la mia grande pazienza e la volontà di
mantenere l’unità che qualcuno attenta,
cercando di sostenere la tesi di un mio
poco credibile caratteraccio quando,
invece, mando giù rospi da anni per i
maldestri interventi di Luxardo a Trieste e su Trieste, al Cdm da me fondato e scippato anni addietro, all’UpT, nella FederEsuli, sempre da me fondata ed
in cui ho rappresentato il nostro Libero Comune per un decennio, tant’è che sono stato anche eletto Presidente, proprio
per senso di equilibrio e preparazione politica che mi è stata
sempre riconosciuta, e solo ora messa in dubbio dai padovani.
Dir.
I vertici prendono le distanze dalla presentazione di un libro sulle foibe
Vigini: «La sala concessa a un solo non socio». Poi corregge: «Ho visto male le carte”
IL DALMATA
giugno 2014
pag. 7
PRESENTATO AL MUSEO DELLA CIVILTÀ ISTRIANA FIUMANA E DALMATA
SUCCESSO DI FOIBE ED ESODO. L’ITALIA NEGATA
NUOVO LIBRO DELLA GIORNALISTA CARLA CACE
La bella manifestazione è stata organizzata dalla Fondazione Rustia Traine e dalla
Delegazione di Trieste del Libero Comune di Zara in Esilio – Dalmati italiani nel Mondo
L’autrice è stata presentata al
pubblico triestino dal nostro
Direttore che ha ricordato che
Carla Cace è una giovane ricercatrice dell’Associazione
Nazionale Dalmata di Roma,
fondata dal nonno Manlio nel
1919 (Secondo esilio) e guidata attualmente dal padre Guido.
Non è un caso infrequente di
tradizioni familiari, le cui radici dalmatiche si conservano da
molte generazioni, perché anche il bisnonno Doimo era un
fervente italiano di Sebenico.
L’autrice, una giornalista professionista di cui abbiamo letto
interessanti articoli su Il Tempo
di Roma ed altri quotidiani e riviste italiane non è alla prima
esperienza letteraria ed è anche
la curatrice della Mostra Foibe
ed Esodo allestita nelle sale interne dell’Altare della Patria in
Roma che ha raggiunto la quota di 40 mila visitatori.
Il presidente de’Vidovich ha
infine sottolineato l’importanza di avere tra i relatori ben tre
giovani di alto livello scientifico che hanno approfondito le
nostre tragedie.
Paolo Sardos Albertini ha rimarcato l’importanza dei capitoli del libro che riguardano la
personalità di Tito, allontanato
- contrariamente a quanto si
crede - dal Cominform perché
troppo rivoluzionario rispetto
ad uno stalinismo ormai burocratizzato, come risulta dagli
studi del giovane Klinger. Il
giovane ricercatore Lorenzo
Salimbeni, che ha ereditato dal
padre Fulvio la meticolosità e
la scientificità con cui cura i
suoi lavori, ha inquadrato il periodo storico con grande efficacia e determinazione. Ha svolto un rapido ma efficace esame
critico di alcuni storici marxisti
che sulle due guerre mondiali
hanno espresso tesi ideologiche in cui la verità ed i fatti
vengono piegati alle esigenze
ideologiche. Enrico Focardi,
uno dei leader dei giovani dalmati di Trieste, ha sottolineato come il libro della Cace ha
dato il giusto rilievo a quanto i
giovani fecero nelle generazioni future ed ha annunciato per
luglio l’adesione al movimento
dalmatico giovanile di persona
già presente oggi alla nostra
manifestazione, nel grembo
della moglie Martina De Vecchi Focardi, (vivissimi applausi), in foto con il marito Enrico
Focardi e la madre Luisa Sardos Albertini.
Infine, Carla Cace ha espresso
la propria sorpresa nell’apprendere che la Presidente dell’Irci
Chiara Vigini avesse fatto un
comunicato stampa nel quale
si dissociava dal libro che non
aveva neppure letto (v. pagina
accanto). Ha illustrato i criteri
che hanno informato la sua ricerca ed ha risposto a numerosi
interventi del pubblico. Una
vera e propria ovazione ha concluso la manifestazione e l’autrice ha firmato una quarantina
di libri acquistati al momento.
Dopo gli interventi dello studente universitario Enrico Focardi, di Paolo Sardos Albertini, Presidente della Lega Nazionale,
del nostro Direttore e del neo ricercatore Lorenzo Salimbeni, ha
preso la parola la giovane autrice Carla Cace che ha risposto
alle numerose domande di un pubblico assai competente
Antonella Tommaseo
Un pubblico attento e numeroso ha partecipato alla presentazione del libro dall’editore Pagine,
Roma della collezione “I Libri del Borghese”
pag. 8
giugno 2014
IL DALMATA
SI RAFFORZA LA TRADIZIONALE PRESENZA
VENEZIA E L’ITALIA RITROVANO LE LORO RAD
Come a Lepanto, si riconciliano gli eredi della Serenissima, continuatrice della tradizione
continentale. Oggi Cristianità e Civiltà romana sono nuovamente minacciati e si rende
A Venezia, nella Chiesa di San Fran
dei Cavalieri di San Marco, si è svo
con la benedizione del Vescovo di Sa
no Gardin. I cavalieri di San Marco
no quale ente morale con il Decreto
n. 101 del 2 maggio 1996 ed è ricon
d’Italia e d’Europa.
Nella foto (Giovannini) i due neo cavalieri di San Marco,
Renzo de’Vidovich e Konrad Eisenbichler
Alla dott. Alessandra Tudor, Presidente degli italiani di Lesina, a Mario
Scopinich, lussignano di
Venezia ed a Franco de’Vidovich dalmata operante
nel Veneto, che già facevano parte dei Cavalieri di
San Marco, si sono aggiunti il prof. Konrad Eisenbichler, lussignano trasferito in Canada ed il nostro
Renzo de’Vidovich, che
irrobustiscono la presenza
dalmatica nella prestigiosa
organizzazione veneta.
La dirigenza dei Cavalieri schierata
IL DALMATA
giugno 2014
pag. 9
DALMATICA NEI CAVALIERI DI SAN MARCO
DICI PER RIAFFERMARSI NELL’EUROPA UNITA
romana nel Mare Nostrum e gli Asburgo, per secoli Sacri romani Imperatori dell’Europa
e necessaria una nuova alleanza tra il mondo latino e germanico, frantumata nell’800.
ncesco della Vigna, adiacente alla storica sede
olta la cerimonia di investitura dei neo cavalieri
anta Romana Chiesa Mons. Gianfranco Agostisono stati riconosciuti anche dallo Stato italiaministeriale pubblicato nella Gazzetta ufficiale
nosciuto dai più importanti ordini cavallereschi
prima della cerimonia
Con la partecipazione di Alfred Tombor-Tintera von Rákóczi, Console dell’Ordine di San
Giorgio della Casa Asburgo-Lorena istituito nel 1768, dell’Arch. Renata Codello, Sovrintendente alle Belle Arti, il Doge e Presidente dei Cavalieri di San Marco, Giuseppe Vianello investe quale nuovo cavaliere il nostro Direttore, che esibisce la medaglia con le insegne
della Serenissima ricevute dalle mani di Sua Altezza Imperiale Carlo d’Asburgo, erede
dell’ultimo Imperatore e Re di Dalmazia, fino al 1918, di cui porta il nome. Alla sua destra,
il cav. Franco de’Vidovich, padrino del neo cavaliere.
Lo storico incontro tra gli eredi del Doge rappresentati da Giuseppe Vianello e dell’Imperatore, rappresentato dal nipote Sua Altezza Imperiale Carlo d’Asburgo Lorena
pag. 10
giugno 2014
IL DALMATA
FRANCO LUXARDO ORDINÒ: VIA DA IL DALMATA NOTIZIE SU TREMUL E L’UI
I CAPI DELL’UNIONE ITALIANA DI FIUME
INTOCCABILI PER CODARIN, GENERALE SENZA TRUPPA
Il Presidente della FederEsuli ha perso i contatti con l’elettorato, gli unici a contare in
Italia sono i dirigenti di sinistra dei “rimasti”, che hanno eletto il Presidente del Fvg
La stampa ha dato scarso rilievo al fatto che la Presidente
del Fvg Debora Serracchiani
deve la sua elezione, avvenuta per soli 1.300 voti, al
supporto dato da alcuni tirapiedi che gravitano nell’orbita
dell’Unione italiana di Fiume e
Capodistria che hanno portato
a votare nelle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia
4.000-4.500 istriani di sinistra,
che hanno fatto la differenza
tra la destra e la sinistra. Come
si ricorderà, Codarin, quando
il Comune di Trieste passò al
Pd fu nominato dalla sinistra
Presidente di EstEnergy. Perse
completamente il proprio elettorato che solo qualche anno
prima lo aveva votato Presidente di destra della Provincia
di Trieste per diventatare uno
dei tanti generali senza esercito
che politicamente non contano niente a Trieste, unica città
dove gli esuli ed i loro discendenti sono ancora numerosi ed
hanno svolto sempre un ruolo
patriottico di primo piano. Per
poter contare qualcosa, la FederEsuli ed il suo Presidente
Codarin, insieme all’eminenza
grigia Stefano Nedoh, tesoriere, revisore dei conti e contabi-
le di quasi tutte le associazioni
ed enti degli esuli, ha pensato
bene di fare un’alleanza strategica con la dirigenza dei
“rimasti” che potendo muovere 4.000-4.500 voti sono
determinanti nelle elezioni del
Presidente della Regione Friuli
Venezia Giulia, dei Presidenti delle Province di Trieste e
Gorizia, dei Sindaci di Trieste,
Gorizia, Muggia e comuni minori. Una potenza di non poco
conto, tenuto presente che la
Presidente della Regione Friuli
Venezia Giulia Debora Serracchiani è anche il n. 2 del Pd
di Renzi. La Serracchiani ha
subito ringraziato i capi dei
“rimasti”, nominando Fabrizio
Somma, già stretto collaboratore della dirigenza dell’Unione italiana di Capodistria, a
Vice Presidente dell’Università popolare di Trieste, cioè
l’organismo che eroga circa 8
milioni di euro alla dirigenza
dell’Unione italiana di Fiume e
Capodistria che, grazie a questi
finanziamenti è diventata inamovibile. Codarin ha, quindi,
mosso il fido Manuele Braico
che nell’elezione di quattro
consiglieri dell’Università popolare ha presentato una lista
di rinnovamento nella quale si
è guardato bene dall’indicare il
nome del Presidente rinnovatore e solo dopo le votazioni ha
promosso Somma addirittura
a Presidente dell’UpT. Braico
risulta essere dirigente di Forza Italia, ma questo non gli ha
impedito di fare da supporter di
Somma, pur fotografato insieme alla Serracchiani, Tremul,
ecc. nella campagna elettorale
del Pd in Istria. Inoltre, la dirigenza ex comunista dei “rimasti” ha fornito alla FederEsuli l’esempio di come si possa
mettere in una società privata
i soldi dello Stato italiano e
quindi, la futura Fondazione
Istria Fiume e Dalmazia, di cui
da un anno si tiene segreta la
bozza dello Statuto e soprattutto le fonti economiche che
costituiranno il patrimonio, a
beneficio non degli esuli ma di
alcuni dirigenti. Come si vede,
vi è un’alleanza strategica tra
la dirigenza della FederEsuli e
la dirigenza dell’Unione italiana dei “rimasti” che può operare solo se queste porcheriole
restano segrete ed ignorate sia
dalla base dei “rimasti”che
degli “esuli”. Ecco spiegato
perché Franco Luxardo è inter-
venuto così pesantemente per
censurare la notizia sui dieci
milioni di euro (venti miliardi
delle vecchie lire) di immobili, diventati di proprietà di due
associazioni private, rispettivamente croata e slovena, ed
è anche spiegato perché de’Vidovich abbia respinto il tentativo di censura, ben sapendo che
avendo toccato questi concreti
interessi di pochi ma potenti dirigenti avrebbe scatenato la reazione di Franco Luxardo che
evidentemente avrà le sue buone ragioni per tenere il bordone
a questo Comitato d’Affari che
può contare sull’acquiescenza
di Giorgio Varisco, che vive
unitamente alla famiglia di
contributi di varie realtà associative facenti capo a Codarin
e Nedoh e di un paio di persone
teleguidate dall’esterno, mentre gran parte dei membri della
nostra Giunta comunale sono
all’oscuro di queste operazioni
o non ne hanno compreso appieno la portata e l’importanza.
LA POLITICA
ADRIATICA
DELL’ITALIA
Continua da pag. 1
Lo scorso 1° maggio sono ricomparsi in
piazza dell’Unità d’Italia di Trieste le bandiere italiane e slovene con la stella rossa.
Pochi ricordano cha la bandiera italiana con la stella rossa era stata imposta
da Tito all’Unione degli Italiani quando
questa Associazione era nient’altro che la
Sezione di fiumani e istriani di lingua italiana della Lega dei Comunisti jugoslavi.
Caduto Tito, la stella russa fu tolta a furor
di popolo e l’Unione degli Italiani divenne
Unione italiana. Ma tutto rimase sostanzialmente uguale. L’Unione italiana si è
trasformata in due Associazioni private
che curiosamente eleggono un deputato al
Sabor di Zagabria ed uno al Parlamento
di Lubiana. Hanno assorbito i beni immobili comprati dallo Stato italiano che sono
entrati nel loro patrimonio. L’Unione italiana gestisce, inoltre, a piacere circa otto
milioni di euro annui forniti dallo Stato
italiano per rinnovare il proprio patrimonio edilizio privato e sorreggere l’attività delle Comunità italiane. In tal modo,
benché vi sia un forte malumore in tutte
le comunità italiane d’Istria, Fiume e Dalmazia, la dirigenza dell’Unione italiana
che le controlla attraverso i finanziamenti
italiani, riesce sempre a rimanere a galla.
detti” triestini dalmati si sono
battuti per vari anni. Oggi la
Croazia mostra ampia disponibilità verso la cultura italiana
e verso la nostra economia ed
intensifica gli sforzi per richiamare sulle coste dalmate turisti
italiani esibendo le vestigia romane e venete come una prova
dell’antica interconnessione
tra le due sponde dell’Adriatico. Inoltre, la Chiesa di papa
Francesco emargina vescovi
e sacerdoti ancora legati ad
un nazionalismo ormai inutile
e controproducente. Il colpo
inferto alla politica adriatica
dell’Italia appare incomprensibile e masochista.
E.d.D.
giugno 2014 pag. 11
IL DALMATA
CONVEGNO DI ALTO PROFILO AL MUSEO ISTRIANO FIUMANO DALMATA
GLI ATTI SULLA LETTERATURA DELL’ESODO
DEI PROFF. GIORGIO BARONI E CRISTINA BENUSSI
Al Convegno internazionale del 2013 hanno dato un contributo ben 68 docenti da tutto
il mondo. Un annuncio eccezionale: il prossimo anno un Convegno sui letterati dalmati
Il dalmata Giorgio Baroni, professore emerito dell’Università
del Sacro Cuore di Milano e la
professoressa Cristina Benussi,
docente di letteratura moderna dell’Università di Trieste,
curatori del volume “L’esodo
giuliano dalmata nella letteratura” contenente gli atti di
un poderoso Convegno internazionale svoltosi a Triese tra
il 28 febbraio e 1 marzo 2013
hanno chiesto di presentare il
volume degli atti al prof. Claudio Griggio, docente di letteratura italiana all’Università
di Udine. Il lungo e minuzioso
intervento dell’oratore che si
è scusato più volte con il pubblico per l’ampiezza della sua
relazione (ma il pubblico lo ha
incoraggiato a continuare!), è
stato seguito con inconsueta attenzione, tanto era avvincente
e interessante. Molti gli scrittori dalmati citati nel convegno
che il prof. Griggio ha sottolineato per l’apporto dato a
questo particolare settore della
letteratura italiana. Impossibile
riassumere i cento richiami che
il prof. Griggio ha reperito nei
lavori degli scrittori oggetto
di analisi, frequenti riferimenti alla Bibbia, a Dante, a Ugo
Foscolo, che ha studiato al Liceo di Spalato, ed ad altri, che
La prof. Cristina Benussi dell’Università di Trieste, il prof.
Giorgio Baroni docente emerito dell’Università del Sacro Cuore
di Milano ed il relatore prof. Claudio Griggio dell’ Università
di Udine
dimostrano come i nostri scrittori abbiano radici che affondano nel profondo della cultura internazionale ed italiana.
Alla fine della presentazione, il
prof. Giorgio Baroni ha dato un
annuncio che ha suscitato nei
presenti vivo consenso: è intenzionato a indire un Convegno
solo sugli autori dalmati che
hanno dato un contributo alla
letteratura italiana, ricordando
che Gianfrancesco Biondi di
Lesina già nel Seicento aveva
scritto il primo romanzo della
letteratura italiana, così come
Giovan Francesco Fortunio
di Selve, isola dell’arcipelago
zaratino nel primo ’500 aveva
pubblicato la prima grammatica della lingua italiana. Il prof.
Baroni ha ringraziato gli amici
triestini per la pubblicazione
del Dizionario bibliografico
degli Uomini illustri della Dalmazia, che gli hanno fornito
Mancano 10.000 € all’Asilo
privato di Zara
Siamo stati troppo ottimisti nel pensare che i finanziamenti
per le attività per l’asilo privato di Zara Pinocchio sarebbero scarseggiati fra qualche anno. Già oggi sappiamo che per
l’annata settembre 2014 - giugno 2015 l’Unione italiana di
Fiume ha stanziato 10.000 euro di meno del necessario. Nessuna tragedia: basterà promettere ai candidati Ui un po’ di voti
nelle prossime elezioni e tutto si aggiusterà. In caso contrario,
gli esuli metteranno le mani in tasca e, oltre a pagare le spese
per giochi ed abbellimenti, tireranno fuori anche i 10.000 euro
mancanti. Come i nostri lettori sanno, tutti gli altri asili pubblici italiani di Fiume e dell’Istria sono pagati integralmente
con i soldi dello Stato croato.
ben 400 nominativi di letterati dalmati che costituiranno la
base delle ricerche e di approfondimenti destinati a durare
almeno un anno.
Grandi applausi sono stati tributati ai curatori degli Atti e
organizzatori del Convegno
e al Relatore così preciso ed
esauriente, pur in presenza di
un numero notevole di letterati
citati nel volume.
Daria Garbin
pag. 12
In prima pagina de Il Dalmata
clonato a Padova vi è una perla che merita di essere sottolineata: la scimmietta che non
vede ammette che Il Dalmata
da me diretto faceva “continuo
riferimento a fatti, avvenimenti e decisioni, sconosciute ai
più, di organismi diversi dal
nostro Libero Comune (Unione italiana, Tremul, FederEsuli, ecc.) che avevano sconcertato i lettori che non erano
al corrente delle cose narrate,
non capivano di che cosa si
parlava,…”.
Da queste premesse i lettori
si aspettavano di essere messi
al corrente delle cose che non
sapevano, perché la FederEsuli non è un organismo a noi
estraneo, ma è stata fondata
dal nostro Libero Comune (ed
io ho firmato l’Atto di costituzione, ho fatto il Presidente e
il Consigliere dell’Esecutivo
per un decennio) per concertare con le altre Associazioni
le nostre richieste al Governo,
le nostre linee strategiche per
far conoscere la nostra tragedia nei libri di scuola (vedi la
nostra presenza nel Ministero della Pubblica Istruzione)
e indirizzare l’azione per far
conoscere l’Esodo e le Foibe
almeno nella storia italiana.
Quindi, quando quattro signori: Luxardo, Ricciardi, Ivanov
e Matulich partecipano segretamente ad una riunione del
Consiglio della Federazione
degli Esuli e non riferiscono a
nessuno ciò che è stato detto,
non è un problema di un ficcanaso che vuole sapere cose
di altri, ma di una legittima
richiesta di sapere e discutere
ciò che è stato deciso.
Ha dato un enorme fastidio
che Il Dalmata (gestione vecchia di ben diciassette anni!)
abbia rivelato che si voleva
chiudere il giornale e travasarlo in un unico organismo
centralizzato per controllarlo
meglio, che Codarin e Nedoh
giugno 2014
siano balzati sulla sedia quando il giornale ha rivelato che
l’importo diviso tra le associazioni, le cui attività non si
vedono, è dell’ordine di due
milioni e ottocento mila euro
l’anno, ma soprattutto che
vogliamo sapere come questi soldi sono stati distribuiti
e spesi. Lo Stato italiano assegna una somma piuttosto
rilevante per l’attività degli
esuli, che per dirla con un alto
dirigente di un’Associazione
consorella, che vuol “cacciare i mercanti dal Tempio”,
qualcuno usa le associazioni
come un bancomat. Un’altra
cosuccia che vale qualche altra decina di milioni di euro
è la costituenda Fondazione
dei maneggioni. Alla scimmietta che non sente l’argomento non interessa, ma a tutti
gli altri dalmati, soprattutto a
quelli che aspettano un’ultima
rata dell’indennizzo per i beni
abbandonati, con i proventi derivanti dall’Accordo di
Osimo. Saranno dei fastidiosi
curiosoni, ma vogliono sapere
che cosa ha concordato con il
Governo la nostra Associazione a loro nome sul patrimonio
di questa fantomatica Fondazione. Perché noi sappiamo,
ed ormai è sulla bocca di tutti
i ben informati, che la FederEsuli anche a nome dei Dalmati
ha chiesto che i fondi stanziati
dall’Accordo di Osimo per gli
indennizzi agli esuli vengano
introitati dallo Stato che lascerebbe alla Fondazione dei
maneggioni qualche decina
di milioni di euro a condizione che nessuno ne sappia
niente, proprio come avvenne
nel primo dopoguerra con i
fondi stanziati dal Trattato di
Pace per gli indennizzi agli
esuli e di cui si è protestato
solo venti - trent’anni dopo.
Che dire delle scuole e degli asili in Dalmazia che non
si possono aprire con i fondi
pubblici croati perché la FederEsuli e l’Unione italiana non
chiedono ai rispettivi Governi
l’applicazione dell’Accordo
Dini – Granić ed il rispetto
dei diritti nei luoghi dove vi
è stata una secolare presenza
italiana? Fatti che riguardano
prevalentemente la Dalmazia
dove esiste solo un Liceo linguistico informatico a Spalato
ed un asilo a Zara, ambedue
privati e, quindi, non finanziati - come accade in Istria ed a
Fiume – da parte dello Stato
croato. La scimmietta che non
parla non si accorge che quando gli altri parlano dell’Unione italiana che ha scippato allo
Stato italiano dieci milioni di
euro di immobili e che riesce
ad avere ascolto dai politici
della sinistra italiana perché,
come ha denunciato il vecchio
Dalmata, porta a votare 4.0004.500 elettori di sinistra, che
sono determinanti dell’elezione del Presidente del Friuli
Venezia Giulia Serracchiani.
Forse la scimmietta che fa gli
scongiuri non ha il coraggio di
capire quanto abbiamo scritto
anche in questo numero a p. 10.
E che dire del Cdm che riceve
dalla sola Regione Friuli Venezia Giulia qualcosa come 160
mila euro l’anno, che opera
a Trieste, senza che nessuno
se ne accorga. Ci siamo dimenticati che sono stato io a
fondarlo per conto di Libero
Comune e che ogni iniziativa
IL DALMATA
è stata bloccata da Franco Luxardo che per anni non ha neanche partecipato alle riunioni,
tagliando fuori i dalmati dagli
stanziamenti per attività importanti. Che dire, infine, della
politica decisa con il Ministero
della Pubblica Istruzione per
la battaglia che solo i dalmati di Trieste conducono per la
verità storica inerente non solo
le Foibe e l’Esodo, ma anche
la Prima e la Seconda guerra
mondiale, dove la Dalmazia
rappresentò un punto nevralgico? Mi fermo qui per ragioni
di spazio, ma tutti questi argomenti verranno affrontati
nel Consiglio comunale e faremo sputar fuori agli occultatori della verità segreti che
non possono essere tali perché
coinvolgono l’intera attività
del nostro Libero Comune e di
noi tutti. Con tanti auguri per
chi vorrebbe chiudere la Delegazione di Trieste ed arrogarsi
il diritto di eleggerne il Presidente, o di scippare un giornale
che ci siamo assunti l’onere di
scrivere e stampare per diciotto anni con il gradimento di
tutti, ad eccezione di qualche
furbetto del quartierino.
Dir.
Nessuno manchi a padova
al Consiglio comunale
del 14 giugno p.v.
È la prima volta in oltre mezzo secolo di attvità che è convocata una seduta del Consiglio comunale fuori dalle striminzite
riunioni che sono indette nell’ambito dei nostri meravigliosi Raduni. Il giornale clonato a Padova non ne da notizia e
l’O.d.G non è tra i più interessanti: state tranquilli, parleremo
di tutto e non ci lasceremo tappare la bocca da nessuno.
Quando a Padova hanno saputo che ventisette consiglieri del
nostro Libero (si fa per dire) Comune di Zara erano pronti
a convocare una seduta straordinaria del Consiglio comunale
(ne bastavano venti), Luxardo & Co. si sono precipitati ad indirla loro, proponendo, però, un Ordine del Giorno nel quale
non è previsto l’esame delle questioni che leggerete nell’articolo sopra questo.
I consiglieri sono vivamente spronati ad intervenire, a pretendere di sapere cosa è stato deciso a loro nome ed a loro
insaputa nelle riunioni con il Governo, nella FederEsuli, e nel
Cdm, ecc.. Anche i nostri concittadini che vogliono conoscere
le verità che direttamente li riguardano devono essere presenti. Non accettiamo di sentir dire “Quelli di Padova mi fanno
schifo, non vengo!”.
giugno 2014 pag. 13
IL DALMATA
Nozze dalmatiche: la tradizione continua
IL DALMATA
LIBERO
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Autorizzazione del Tribunale di
Trieste in corso di registrazione
Editore e Direttore
Renzo de’Vidovich
tel. 040.635944 - fax 040.3483946
Redazione
Elisabetta de’Dominis, Daria Garbin,
Alberto Rutter, Antonella Tommaseo,
Laura Tommaseo Paglia,
Enrico Focardi, Simone Bais, Maria
Sole de’Vidovich
Nella Chiesa di Nôtre Dame de Sion di Trieste,
alla presenza di mons. Ettore Malnati, già
segretario del Vescovo patriota, mons. Santin,
hanno celebrato il loro matrimonio il nostro
assiduo collaboratore e dirigente Enrico
Focardi e Martina De Vecchi. All’elegante
ricevimento presso lo Yacht Club Adriaco
ha partecipato un gran numero di dalmati,
sistemati in tavoli che portavano i nomi
delle città e delle isole della Dalmazia, tra le
quali spiccava Curzola, patria della nonna di
Enrico.
Il 9 marzo 2014 Carla Isabella Elena Cace ha
contratto matrimonio con Matteo Signori.
La cerimonia civile si è svolta in un contesto
unico: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna
e Contemporanea di Roma. A celebrare
l’unione una personalità d’eccezione, il
senatore Domenico Gramazio. La nostra
Redazione augura a Carla di assumere
sempre maggiori impegni nell’Associazione
Nazionale Dalmata e La Rivista Dalmatica,
insieme a Matteo Signori che ha già
collaborato con noi.
c/c postale provvisorio: Fondazione
Rustia Traine (gentilmente concesso)
n.55921985
Iban:IT 84 D 07601 02200
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Sito Internet
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Stampa
Art Group S.r.l. Trieste
Iniziativa realizzata con il contributo
del Governo italiano
ex L. 191/2009
“Il Dalmata libero” l’unico senza censura
La testata clonata appare sterile, senz’anima, senza idee, senza ideali e senza notizie
Quando ormai eravamo pronti
con il n. 83 de Il Dalmata, con
un blitz ci è stato notificato
nell’ultimo giorno di marzo
che Varisco, Luxardo e una
parte della Giunta hanno cambiato il Direttore (senza averne
i poteri!), sostituendomi con
Paolo Scandaletti, estraneo al
nostro ambiente, e chiedendo
al Tribunale di Trieste di sostituire la proprietà della testata
dal nome di “Renzo de’Vidovich, in qualità di Presidente
del Libero Comune di Zara in
Esilio - Delegazione di Trieste” al nome di “Franco Luxardo (il nome è omesso nel
giornale), Sindaco del Libero
Comune di Zara in Esilio” con
sede situata nella fabbrica di
Torreglia.
Basterà una mia carta bollata al Tribunale di Trieste per
bloccare l’operazione, fatta
a mia totale insaputa (tramite Stefano Nedoh, eminenza
grigia del Presidente della
FederEsuli Codarin e amministratore di gran parte delle
associazioni degli esuli, che
si vanta di essere residente in
Slovenia), omettendo di segnalare al giudice Trotta che
il nostro Statuto prevede che
la Delegazione di Trieste è
tuttora dotata di piena autonomia amministrativa. Nulla
sui debiti accumulati in questi diciassette anni e nulla sul
valore della testata periziata
in settanta mila euro. Prima
che il Tribunale avesse deciso
qualcosa sul nostro ricorso,
sarebbe passato parecchio
tempo ed un giornale fermo
finisce per morire. Cosa che
è nei programmi di chi vuole
concentrare l’informazione
del mondo degli esuli in un
solo giornale per soffocare
ogni notizia sgradevole sui
maneggioni del mondo degli
esuli e dei rimasti (vedi Il Dalmata n. 81). Perciò ho deciso
di punire i bricconcelli padovani, lasciando loro l’onere
di fare un giornale. Così vedono quanta fatica c’è, quanti
costi diretti ed indiretti siano
connessi alla stampa ed alla
diffusione di un giornale, del
quale per diciotto anni non si
sono minimamente interessati.
Così i lettori ne trarranno un
vantaggio di cui farebbero volentieri a meno: invece di un
Dalmata ne riceveranno due!
I fratelli padovani faranno
qualche numero de Il Dalmata
per salvare la faccia, per dare
una versione fasulla di come
sono andate le cose omettendo le ragioni per le quali sono
entrati in lite con la Redazione
di Trieste (volevano censurare
l’articolo sull’Unione italiana
e silenziare gli imbrogli della
nascitura Fondazione, pensata solo per portare qualche
beneficio economico ad alcuni
dirigenti), per occultare le notizie alzando un polverone. Il
tutto per raggiungere la programmata chiusura del giornale e travasarne le macerie
ad un docile giornale centralizzato.
Da parte della Delegazione
di Trieste di cui pare vogliano
bloccare l’attività ed assumere
il diritto di nominare il Presidente da sempre liberamente
eletto a Trieste, sede dell’unico
organismo vivente ed esistente
nella nostra Associazione, in-
tendiamo continuare a pubblicare il giornale, con la nuova
testata che ne continui lo spirito, così come Il Dalmata ha
finora continuato a mantenere
lo spirito del Zara del Rime,
mettendo in rilievo tutte le attività che si svolgono, purtroppo
quasi esclusivamente a Trieste
perché non esiste nessun’altra
sede della nostra Associazione
che sia organizzata e funzionante. Continueremo a denunciare malefatte, cattiverie ed
interessi privati di chi della
Causa dalmata intende fare
una professione per sopravvivere, per chi vuole superare
frustrazioni dovute ad una vita
di piccolo borghese per diventare, niente po’ po’ di meno,
che il Presidente dei Dalmati
di tutto il Mondo. Il poveraccio non sa che Gigi Pìrola sarà
presto nominato Presidente dei
Dalmati sparsi in tutte le galassie dell’Universo, per cui
resterà sostanzialmente e sempre un grigio n. 2.
Orsù, ridiamoci un po’ sopra,
prima di rattristarci troppo.
Dir
pag. 14
l’intransigente
Dopo breve malattia è deceduta a Trieste il primo maggio
scorso Ada Ceccoli Gabrielli.
Al suo funerale era presente un
gran numero dei vecchi zarati-
ni e di amici triestini, nonché
molti esuli istriani e fiumani
che hanno voluto dare un ultimo saluto ad una donna che
aveva fatto del patriottismo e
dello spirito dalmatico la sua
principale ragione di vita.
Nella cappella cimiteriale nella la messa officiata da mons.
Pietro Zovatto Decano della
Cappella civica della Beata
Vergine del Rosario l’officiante ha ricordato la spiritualità
di Ada ed il suo attaccamento
al marito Marcello Gabrielli
e le opere di bene cui si era
dedicata con passione ed altruismo. Toccante il saluto del
Presidente dei Dalmati italiani
di Trieste, Renzo de’Vidovich
che rivolgendosi alla salma
ha detto “non era soltanto una
colonna delle nostre attività e
delle nostre associazioni, ma
una roccia sulla quale tutti noi
potevamo appoggiarci nei momenti difficili e quando ogni
cosa sembrava giunta alla fine.
A lei dobbiamo se abbiamo
raccolto molti giovani dediti
alla Causa della Dalmazia ed
a tramandare lo spirito italiano
della nostra terra che ha profondamente amato”.
Era nata a Zara il 22 agosto
del 1922 in un’antica famiglia
zaratina. Trascorse l’infanzia
e la prima giovinezza a Zara
dove compì i primi studi. Attivissima fin dall’infanzia, praticò varie attività sportive ed
giugno 2014
artistiche, in particolare danza ritmica, atletica, pallavolo
ed infine si impegnò nell’arte
filodrammatica recitando in
diverse commedie trasmesse
da Radio Zara ed in numerose
altre allestite dal Dopolavoro di Zara in vari teatri della
città. Durante le Olimpiadi
di Canottaggio partecipò alla
Danza di Sette veli, tratta
dall’opera Salomè, allestita
su una zattera sul mare. Molto
attiva anche nelle organizzazioni “La piccola italiana” e,
più tardi, “La giovane italiana”. Nel 1941, all’inizio della guerra con la Jugoslavia, è
stata tra gli sfollati ad Ancona,
dove gli zaratini furono accolti con la massima disponibilità
e fratellanza dalla gente locale. Tornò a Zara, ma la città fu
colpita da 54 bombardamenti.
Nel gennaio del 1944 seguì
la famiglia in esilio a Trieste.
Unitamente al dottor Renato
conte de’Portada ed a Sinesio
Pouchié fondò il Circolo dalmatico “Jadera” nel maggio
del 1966 nel quale ricoprì la
carica di consigliere prima e
di segretario poi, organizzatrice e promotrice di numerose
manifestazioni patriottiche ed
in difesa della Causa dei Dalmati italiani. Nel 1992 fondò il
“Dalmazia Club 1874 Trieste”
del quale è stata presidente
fino alla sua scomparsa e fece
rinascere il Circolo dalmatico “Jadera” che altri avevano
voluto chiudere. Pur appartenendo a famiglia non nobile,
fu animatrice della Congregazione “San Girolamo” dei
discendenti delle famiglie nobili e patrizie e degli uomini
illustri della Dalmazia: per i
suoi meriti patriottici ed associativi fece parte dei dirigenti
alla pari di nobili e patrizi che
costituirono l’elite del passato
dei dalmati di oggi.
È citata nel Dizionario degli
uomini illustri della componnente culturale illirico – romana, latina veneta e italiana della Nazione dalmata. Con Lei
scompare un pezzo della nostra
Zara, la costante collaboratrice
de Il Dalmata e la dirigente più
attiva delle Associazioni patriottiche triestine.
Daria Garbin
la presidente di
cattaro
È deceduta a Cattaro il 4 febbraio 2014 la prof. Maria Grego Radulović che le organizzazioni dalmatiche conoscono
fin dai tempi in cui segretamente prendeva contatto con la
Delegazione di Trieste quando
ancora imperava il regime jugoslavo di Tito.
Dopo un contatto a Milano tra
il Presidente de’Vidovich ed il
Console generale del Montenegro a Milano Janko Jenkić,
si stabilì l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole
della Dalmazia montenegrina;
Maria fu preziosa collaboratrice nel segnalare le carenze degli insegnanti che non avevano
alcun contatto con l’Italia da
molti decenni ed insegnavano
una lingua italiana molto datata e poco aggiornata. Dopo
la costituzione della Comunità
italiana del Montenegro tenne
stretti contatti con i dalmati di
Trieste e fu tra gli organizzatori
della presenza della Marinarezza di Cattaro alla cerimonia di
consegna dell’anello d’oro alla
città di Cattaro, tenutasi a Venezia in occasione dello Sposalizio della Serenissima con il
mare, il giorno della Sensa del
2005. L’ultima volta che l’abbiamo vista a Trieste è stato in
occasione delle manifestazioni
venete a Muggia con la Banda
dell’Ongia e della Banda Civica di Cattaro. In quell’occasione l’abbiamo fotografata.
Nasce a Pola nel 1949 e nel
1973 si laurea in Giurisprudenza all’Università di Spalato,
dove conclude gli studi postlaurea in Diritto Marittimo.
Alla Facoltà di Giurisprudenza
di Podgorica, nel 1981 conclu-
IL DALMATA
de il Master con la tesi “Nolo
nel trasporto marittimo” e, nel
1992, consegue il Dottorato di
Ricerca in Scienze giuridiche.
Nel 1979 comincia a lavorare nella Facoltà Marittima di
Cattaro, divenendo nel 2004
Professore ordinario e, per due
anni, Preside della Facoltà.
Diviene dalla sua costituzione,
Professore nella Facoltà per
il Turismo e l’Industria alberghiera di Cattaro. In pensione,
continua ad impegnarsi in ambito universitario. Dalla fondazione, nel 1999, è Presidente
della Società degli Amici della
città di Perasto. E’ membro del
Consiglio per la Cultura del
Comune di Cattaro e del locale
Comitato Direttivo del Museo
Marittimo del Montenegro. E’
consulente del Centro Ricerche
Culturali Dalmate di Spalato.
Nel dicembre 2003, dopo esserne stata fra i maggiori promotori, è fra i soci fondatori
della Comunità degli Italiani
di Montenegro, con sede a Cattaro che è costituita essenzialmente dalla minoranza autoctona della Dalmazia montenegrina. Fin dal principio diviene
membro della Presidenza e,
dal 2006, Vicepresidente della
Comunità, dando alla stessa
un apporto fondamentale. Nel
2012 ne diviene Presidente.
Paolo Perugini
la moglie del
general
È mancata ai primi di settembre a Trieste Irma Becker ved.
Damiani di Vergada, zaratina
sempre legatissima al ricordo
della Zara che fu. Era la seconda delle quattro sorelle Becker
(Ines, già sposa di Francesco
Vigiak), Iolanda e Liliana, figlie del comandante lussiniano Giovanni Becker e di Zori
Marcovich, famiglia che viveva a Ceraria, nella casa in cui
stavano anche i Puccinelli, i
Brcic, i Bacchich ed i Bitner.
Quella casa sulla riva all’ingresso della Val di Bora, con
la barchetta di famiglia ormeggiata di fronte al portone, e le
buone famiglie che l’abitavano
era un’altro ricordo indelebile
di cui parlava sempre quando
diceva “mi son zaratina, stavo
giugno 2014 pag. 15
IL DALMATA
a Zeraria”. Sposata nell’agosto del ‘43 con Piero Damiani
di Vergada, ufficiale combattente nell’entroterra di Zara
e nella Lika, riparò dai bombardamenti e dalle disgrazie
della guerra prima a Trieste,
poi nel Bellunese e nel Veneto,
lasciando a Zara ogni cosa materiale. Madre di Ivo, Franco e
Toni, ha affrontato, come tanti
zaratini, un monte di problemi
e di difficoltà ricominciando,
con l’amato Piero, da zero, ma
sempre con caparbietà, con
serenità e con quella dolcezza
che gli era propria e che sarà
difficile dimenticare.
El fio Franco
el romanetto
Mio padre è stato un uomo
dalla vita avventurosa ma con
i piedi per terra. A Zara era
conosciuto come un facoltoso commerciante il quale, con
onestà e capacità era riuscito
a costruirsi una piccola fortuna. Però, io ricordo che a casa
leggeva I Miserabili di Victor
Hugo e ogni tanto, in particolari occasioni, citava versi di
Pascoli o di Dante.
Questo mio padre pratico e insieme idealista mise al mondo
un bel numero di figli assegnando a ciascuno di essi un
nome che iniziava con la lettera R seguita dalle cinque vocali. Così di volta in volta diede
a un figlio il nome di RIccardo, a un altro REmigio a un
altro ROmano, al sottoscritto
RAffaele. E quando arrivò in
famiglia una femmina, dovendo completare la serie delle
cinque vocali, chiamò la figlia
RUbina.
E questo per la cronaca è
l’aneddoto curioso.
Romano Cecconi, come si
vede da questa storia, era mio
fratello maggiore. Nato a Zara
il 12 febbraio 1927 era più vecchio di me di alcuni anni. Ed è
morto a Vienna il 1° aprile 2014.
Pur essendo diversi ci volevamo molto bene e avevamo lavorato insieme, a Venezia, per
lungo tempo. Poi lui si sposò
con Traude Giarolli, si trasferì,
e aprì con la moglie un negozio di specialità artistiche nel
cuore di Vienna: un negozio
realizzato non senza sacrifici
e attualmente gestito dal figlio
Andrea.
So che mio fratello Romano
non nominava molto Zara. Anche se posso dire con certezza
che la pensava spesso per aver
vissuto da giovane, nella sua
città natale, le sue ore più dolorose e più tragiche. Va ancora
detto che Romano amava suonare il pianoforte e quand’era
in compagnia gli piaceva
scherzare. I conoscenti e gli
amici lo chiamavano con il
diminutivo Romanetto. Quando li incontravo ai Raduni dei
dalmati mi chiedevano spesso:
“Cosa fa el tuo fradelo? Cosa
xe del Romanetto?”
Ma ora anche Romanetto non
c’è più e resta un caro ricordo.
Raffaele Cecconi
una centenaria ci
lascia
Il giorno 2 febbraio 2014 la signora Maria Capurso Zovato
ha festeggiato il secolo di vita.
È nata a Orebić (Sabbioncello)
trasferendosi a Zara negli anni
’20. In buona salute ha partecipato ad una allegra cerimonia
circondata dai figli e dai nipoti. Alcuni membri del comitato giuliano dalmata di Verona
le hanno portato gli auguri e i
complimenti per l’importante
traguardo raggiunto.
Purtroppo, qualche settimana
dopo, il 5 marzo u.s. la Maria
ci ha lasciati. Sulla bara c’era
solo la bandiera dalmata.
Alfredo Polessi
maestra zaratina
Io, Bruna de’Denaro, me ne
sono andata da qui il 28 di ottobre del 2012, era di domenica,
alle cinque della sera, a las cinco de la tarde, come avrebbe
detto Garcia Lorca in una sua
famosa poesia.
Ma solo perché avevo un mucchio di cose da fare da un’altra
parte. Ci vedremo più avanti,
dove lo spazio e il tempo non
contano.
Vi voglio raccontare in due parole che cosa mi è toccato una
settantina d’anni fa, fatevene
voi un’idea…
- Venne la guerra.
Infuriava su Zara, la mia città.
Una minaccia.
Notti di bombe e fiamme.
Si vive alla giornata, senza
avere più il tempo di rimpiangere quello che si è perso.
Ero soltanto una ragazzina e
a malapena capivo cosa stesse
succedendo.
Qualcuno per le strade urlava:
‘sono solo un branco di vigliacchi!’
Cosa dovrà ancora succedere
sulla terra, e sul mare, pensai,
il mio mare, quello di Zara: per
me era bagni, sole, Calle Larga, dove incontravo gli amici.
Ma quell’odore di morte tra le
macerie…
Infine uomini validi, con una
giacca di lana cotta appoggiata
alle spalle, vecchi, bambini e
donne. Tutti ad aspettare sulla
banchina una nave di qualche
compagnia che ci imbarcasse.
Più lontano sarà e meglio sarà
mi dissi. E che male da cani mi
sono fatta solo a pensarle queste parole.
Arrivò una nave, talmente vecchia da non aver più nessun
nome che si potesse leggere tra
le sue lamiere, così vecchia da
indurre tutti allo spavento ma
arrivammo ad Ancona, scampati a un mattatoio internazionale in preda alla follia.
Arrivai poi in Veneto, troppo
lontano dal mio mare e dove
mi fermai a fare la maestra per
una quarantina d’anni.
Finita la guerra, dopo la scuola e con la stessa bici di prima,
andavo per le case dei contadini o chicchessia a recuperare
qualche bambino che non veniva a lezione da un po’ di giorni,
cercavo di capirne il perché e
tornavo a casa con una gallina
col collo tirato, penzoloni tra il
manubrio e i raggi della ruota,
o un salame mal conservato.
Ai miei figli, ai miei nipoti e a
chi mi ha voluto bene, voglio
dire che farò di questa mia ora
incerta un’ora squisita, la sofferenza rinuncerà a tormentarmi,
la pace ricoprirà tutto e anche
sotto il crepuscolo risplenderà una luce. Addio dalla vostra
mamma, dalla vostra nonna, da
un’amica.
Giovanni Crespi,
per mia mamma
Bruna de’Denaro
pag. 16
giugno 2014
IL DALMATA
Perché “Il Dalmata libero”
Viva senza condizionamenti
ACCERBONI MARIANNA, Trieste,
€ 15
AGGIO CARLO, Isaacs ACT, Australia, cari amici, un mio contributo de
pochi schei per Il Dalmata, grazie!, $
100 (€ 67,86)
AGOSTINI SERGIO, Udine, in memoria dei miei genitori Ubaldo Agostini ed Emilia Veceralo, € 20
ALACEVICH ANTONIO, Torino,
contributo 2014, € 30
ANGI OBLACH PIERO, Padova, in
ricordo di tutti i dalmati scomparsi fra
i flutti di tutti i mari, € 80
ANVGD Comitato provinciale di Venezia, Venezia, contributo anno 2014,
€ 20
BAGOZZI CATERINA, Giugliano
(NA), offerta in memoria di mia zia
Bianca Ivanissevich, € 30
BARCELLESI PIERO, Codogno,
contributo 2014, € 30
BELLANTONI BIANCA, Novi Ligure, in memoria dei miei defunti, € 25
BELTRAME PIERGIULIANO, Verona, rinnovo contributo, € 30
BENASSI MASSIMO, LEONI LAURA, Novara, da Stefani Anita in memoria di Licia Dilena deceduta 8 marzo 2014 a Gorizia, € 50
BENEDETTI PAOLA, Novara, contributo annuale 2014 – in memoria di
Benedetti Sebastiano fiero zaratino,
classe 1916, € 30
BENZONI STELIA, Udine, contributo 2014, € 20
BERCICH FERRUCCIO, Fermo, in
ricordo di mio padre Mario Bercich e
mia madre Maria Matkovic, € 20
BERENGAN BARBARA, Conegliano, contributo volontario, € 20
BITTNER CARMEN, Venezia Mestre, contributo, € 30
BLAZICH ORNELLA, Milano, in ricordo dei miei indimenticabili genitori
Rina Mazija e Janko Blasich, la figlia
Ornella, € 30
BRACCO BONICH FIDES VERA,
Genova, pro stampa, € 10
BRUNOZZI MARICI, Casalecchio
(BO), in ricordo del caro zio Aldo Flavoni, fratello della mia mamma Ornella Flavoni Storich, € 20
BUGATTO MARSICH GIUSEPPE
e RITA, Udine, contributo 2014, € 20
BUSSANI DARIA, Galliate, contributo 2014, € 10
CALMETTA MADERA e RACAMATO ERIKA, Grottammare, a Leo con
affetto e riconoscenza Madera e Erika,
€ 30
CAPURSO CECCHERINI IDA, Padova, in ricordo dei carissimi amici
Ottavio Missoni e Ulisse Donati, € 50
CARSTULOVICH GIAN DOMENICO, Milano, contributo, € 10
CARUZ LEONARDO, Monza, a ricordo dei genitori Federico e Violetta,
Leonardo, Gaetana e Tomislav Caruz,
€ 30
CAVALLARIN CALEB MALENA,
Venezia, grazie per Il Dalmata, € 20
CAVALLARIN LEO, Venezia Lido,
contributo 2014, € 20
CECE ROBERTO, Genova, in memoria di mio papà Liubimiro Cece, € 30
CHIRICHELLI ALDO, Milano, in
memoria dei genitori Francesco e Caterina e dei fratelli Michele, Mario,
Carmela, Luigi e Rosa, € 40
COSTA SILVIA, Trento, contributo,
€ 15
COVACEV ALDO, Mestre, contributo, € 15
CURKOVIC ANTONIO, Bologna,
contributo in memoria di parenti sepolti nei cimiteri di Bologna e Zara,
€ 25
DE MICHIEL LOREDANA, Mestre
(VE), in ricordo dei defunti Soglian,
€ 25
de ZOTTI DIANA, Trieste, contributo
a Il Dalmata, € 30
de’BENVENUTI ANNA MARIA,
Milano, contributo, € 50
de’BENVENUTI GIULITTA Sassari,
€ 10
de’POLO CLAUDIO conte di Curzola, per Il Dalmata libero come tutti noi lo siamo sempre stati, € 500
de’ROSSIGNOLI LAURA, Udine,
offerta, € 30
de’SCHONFELD LUDOVICA, Sondrio, contributo anno 2014, € 20
de’VIDOVICH VINCENZO, Rapallo,
contributo a Il Dalmata, € 20
DELL’OLIO NENELLA, Bergamo,
per Il Dalmata in ricordo dei defunti
Dell’Olio, € 50
DEPICOLZUANE ANTONIO, Monza, € 20
DETONI VALERIA, Mestre (VE),
contributo, € 20
DI MATTEO ANDREA, Pescara, Il
Dalmata, € 15
DI PRAMPERO PIETRO ENRICO,
Udine, contributo 2014, € 30
DIONIS ERMINIA, Trieste, contributo, € 10
DOMENIGHINI STEFANO, Crema,
a Il Dalmata, € 20
DRIZZI VITTORIO, Siena, contributo, € 50
DUIELLA ANNA, Riva del Garda, €
10
DUNATOV DARIO, Mestre (VE), €
20
FABULICH NORA, Varese, per Il
Dalmata, € 30
FALSETTI ZINK ANTONIO, Roma,
contributo 2014, € 30
FASCETTI BORTOLUSSI LUCIANA, Milano, in memoria dei genitori e
Nipote Claudio, Etta e Beppi Fascetti,
€ 15
FIORE DARIO, Roma, contributo,
€ 20
FIORENTIN GRAZIELLA, Padova,
anno 2014, € 30
FRANCOVICH SILVIO, Torino, per
tutti i defunti, € 20
GALIOPPI GIOVANNI, Mantova,
pro…. come sopra (sopra c’è scritto Il
Dalmata e il nostro pigrissimo amico
ha cacciato i soldi, ma non ha voluto
fare altri sforzi. Insomma, un vero dalmata! n.d.r.), € 50
GALVANI FULVIO, Trieste, contributo 2014, € 50
GALVANI FULVIO, Trieste, contributo 2014, € 50
GASPAR ANITA, Venezia Mestre,
Gaspar Anita, Silvio, Marisa in ricordo
del nostro caro Giorgio, € 30
GHERDOVICH MILIN IRMA, Firenze, contributo 2014 a Il Dalmata,
€ 20
GIADRIEVICH FRANCO, Trieste,
€ 10
GIORGI CAMILLO, Caserta (CE),
€ 30
GIORGOLO GIANFRANCO, Roma,
€ 30
GROSSI LUIGI, Pordenone, in ricordo del carissimo amico Ulisse Donati,
€ 20
HAGENDORFER IRIA, Gradisca
d’Isonzo (GO), € 20
IARABEK ELIO, Belluno, € 30
JELENICH MARIA AURA, Genova,
per Il Dalmata 2014 e in memoria dei
miei zaratini Jelenich defunti, € 20
KALMETTA LUISA, Chieti Scalo,
€ 20
KALMETTA LUISA, Chieti Scalo,
€ 20 (secondo versamento)
KERSOVANI SERGIO, Trieste, in
memoria della mia cara anna che riposa a Trieste con Fabio e della mia cara
mamma che riposa a Goriza, € 25
KERSOVANI SERGIO, Trieste, in
memoria della mia cara moglie Anna
Stipcevich nata a Zara e della mia cara
mamma, € 20
KLARICH LIDIA, Roma, per i nostri
defunti, € 10
LIPARI PINA, Pisa, € 20
LOLLIS ROBERTO, Gorizia, contributo anno 2014, € 30
LORENZINI FERNANDA, Brescia,
contributo a Il Dalmata in memoria di
papà Nando, mamma Emma e Luciano, € 30
LORINI GIORGIO e RITA, Verona,
€ 30
LUCIANI LUCIANO, Roma, offerta
in memoria dei genitori Grazia e Nicolò, € 50
MAINO MARIO, Rovereto, contributo rivista 2014, € 20
MANISCALCO LUIGI, Varese, contributo 2014 in ricordo degli zii Tonci
e Maria Garcovich, € 15
MARSAN ANNA, Genova, ricordiamo sempre le nostre origini grazie a
voi! Famiglia Marsan, € 10
MARSANO ROMANO, Milano, in
ricordo dei miei cari, € 20
MARSICH PAOLA, Livorno, contributo anno 2014, € 20
MARTINOLI CATERINA, Trieste,
contributo spese, € 30
MARUSSICH DESPOTI, Palermo,
contributo 2014, € 20
MASTROPIETRO LIDIA, Ranica
(BG), contributo annuale, € 20
MATESSICH DIADORA, Novara,
contributo per Il Dalmata, € 30
MEAK RAIMONDO, Torino, € 10
MESTROV LUCIANA, Aosta, contributo, € 20
MILIA NERINA, Cagliari, ringraziando per Il Dalmata, € 10
MIONI RINO, Reduci Btg. Zara, Padova, € 25
MISSIAIA SILVANO, Trieste, contributo 2014, € 25
MORONI LUISA, Milano, € 20
NARDINI cav. uff. LUIGI, Trieste, in
memoria della madre Nydia Pellegrini
ved. Nardini, € 20
NEKICH HELGA, Lethbridge AB,
Canada, contributo al nostro giornale
da Canada, $ 50 (€ 32,78)
NIZZOLI VITALIANO, Reggio Emilia, rinnovo contributo 2014, € 30
OBERTI DI VALNERA ROBERTO,
Milano, contributo 2014, € 40
OBERTI DI VALNERA SILVIA, Voghera, contributo, € 50
PACINOTTI ANNA MARIA, Firenze, con dolore vi comunico che
il 25/01/2014 mio fratello Lino ci ha
preceduto nella vita eterna, € 50
PALADINI ELENA, Udine, € 20
PANELLA RAFFAELLA, Assisi
(PG), contributo 2014, € 15
PATINI ANTONIO, Genova, in memoria della moglie Musap Marisa e
dei suoceri Simeone e Giuseppina,
€ 25
PAVCOVICH MENIA IRENE, Bolzano, € 10
PAVLIDIS MASSA EVANGELIA,
Gorizia, € 50
PERASTI MAUKA, Brembate Sopra,
contributo, € 50
PEROVICH RINALDO, Novara, contributo, € 30
PETANI MARIA, San Giuliano T.Me
(PI), in ricordo di mio marito Tonci
Bailo, € 25
PETCOVICH ZANATTA ROSARIA,
Cremona, rinnovo Dalmata, € 15
PIANTANIDA ADELVIA, Bedizzole
(BS), in memoria della mamma Anna
sepolta nella nostra bella Zara, € 30
PIAZZESE CARMELO, Pozzallo
(RG), € 7,80
PISTAN NERINA, Trieste, pro giornale, € 20
PITAMITZ HONORÉ, Varese, a ricordo del caro amico Giovanni Battara, € 20
PITAMITZ HONORÉ, Varese, Cristina Schuh da Buenos Aires, ricordando
i propri defunti, € 14
PIUTTI ANOTNIO, Brindisi, contributo anno 2014 a Il Dalmata, € 20
PIUTTI ANTONIO, Brindisi, contributo anno 2014 al giornale Il Dalmata,
€ 20 (secondo versamento)
POLITEO DALMATO, Selvazzano
Dentro (PD), contributo, € 100
PONI PICONI LICIA, Milano, contributo, € 10
PONTELLI MORO SONIA, Venezia,
€ 20
PUCINELLI POLI GABRIELLA,
Vestone (BS), in ricordo di Nino, € 50
Pubblicheremo nel prossimo numero i contributi dei lettori i cui nomi
iniziano con le lettere Pu, Q R, S, T,
U, V, Z che, per ragioni di spazio,
abbiamo dovuto omettere. Ce ne
scusiamo vivamente con gli interessati e con i lettori.
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