| ESEMPI DI ARCHITETTURA / 37 LUIGI PICCINATO (1899-1983) ARCHITETTO E URBANISTA a cura di Gemma Belli Andrea Maglio ARACNE esempi di architettura 37 Direttore Olimpia Niglio Kyoto university, Japan Comitato scientiico taisuke Kuroda Kanto Gakuin university, Yokohama, Japan rubén hernández molina universidad Nacional, Bogotá, colombia alberto parducci università degli studi di perugia pastor alfonso sánchez cruz revista horizontes de arquitectura, méxico alberto sposito università degli studi di palermo Karin templin university of cambridge, cambridge, uK Comitato di redazione Giuseppe de Giovanni università degli studi di palermo marzia marandola università degli studi La sapienza di roma mabel matamoros tuma instituto superior politécnico José a. echeverría, La habana, cuba alessio pipinato università degli studi di padova Bruno pelucca università degli studi di Firenze chiara Visentin università iuaV di Venezia esempi di architettura La collana editoriale esempi di architettura nasce per divulgare pubblicazioni scientifiche edite dal mondo universitario e dai centri di ricerca, che focalizzino l’attenzione sulla lettura critica dei progetti. si vuole così creare un luogo per un dibattito culturale su argomenti interdisciplinari con la finalità di approfondire tematiche attinenti a differenti ambiti di studio che vadano dalla storia al restauro, alla progettazione architettonica e strutturale, all’analisi tecnologica, al paesaggio e alla città. Le finalità scientifiche e culturali del progetto eda trovano le ragioni nel pensiero di Werner heisenberg, premio Nobel per la Fisica nel 1932. … È probabilmente vero, in linea di massima, che nella storia del pensiero umano gli sviluppi più fruttuosi si verificano spesso nei punti d’interferenza tra diverse linee di pensiero. Queste linee possono avere le loro radici in parti assolutamente diverse della cultura umana, in diversi tempi ed in ambienti culturali diversi o di diverse tradizioni religiose; perciò, se esse veramente si incontrano, cioè, se vengono a trovarsi in rapporti sufficientemente stretti da dare origine ad un’effettiva interazione, si può allora sperare che possano seguire nuovi ed interessanti sviluppi. eda – collana editoriale internazionale con obbligo del Peer review (ssd a08 – ingegneria civile e architettura), in ottemperanza alle direttive del consiglio universitario Nazionale (cuN), dell’agenzia Nazionale di Valutazione del sistema universitario e della ricerca (aNVur) e della Valutazione Qualità della ricerca (VQr). peer review per conto della direzione o di un membro della redazione e di un esperto esterno (clear peer review). copyright © mmXV aracNe editrice int.le s.r.l. www.aracneeditrice.it info@aracneeditrice.it via Quarto Negroni, 15 00040 ariccia (rm) (06) 93781065 isbn 978-88-548-7834-1 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. L’autore, esperite le pratiche per acquisire i diritti relativi al materiale della presente opera, rimane a disposizione di quanti avessero a vantare ragioni in proposito. i edizione: dicembre 2015 Luigi Piccinato (1899–1983) architetto e urbanista a cura di Gemma Belli andrea maglio contributi di Gemma Belli Giovanna ceniccola enrico Formato andrea maglio Fabio mangone Giovanni menna dunia mittner Giuseppe Occhipinti andrea pane Giorgio piccinato stefania piccinato puccini Francesco rispoli michelangelo russo sandra sangermano massimiliano savorra sergio stenti sergio Zevi Guido Zucconi università degli studi di Napoli Federico ii ceNtrO iNterdipartimeNtaLe di ricerca per i BeNi architettONici e amBieNtaLi e per La prOGettaZiONe urBaNa i curatori esprimono la loro più sentita gratitudine a quanti hanno partecipato alla redazione di questo volume. ringraziano inoltre in maniera particolare: Fabio mangone, direttore del centro interdipartimentale di ricerca per i Beni architettonici e ambientali e per la progettazione urbana (Bap) dell’università Federico ii di Napoli, per il continuo sostegno tanto alla Giornata di studi napoletana su Luigi piccinato del 2014 quanto alla presente pubblicazione; maria Luisa scalvini, attenta lettrice sempre prodiga di consigli; l’archivio Luigi piccinato del dipartimento di pianiicazione, design, tecnologia dell’architettura (pdta) dell’università La sapienza di roma nelle persone del direttore sergio Zevi e di Giuseppe Occhipinti, che hanno permesso e agevolato le ricerche di tutti gli autori; Luigi riccitiello, autore delle riprese della Giornata di studi e delle fotograie del materiale d’archivio; stefania e paola piccinato, afettuosamente vicine a chi scrive; elio Franzin, esperto conoscitore dell’opera di piccinato, per le numerose indicazioni bibliograiche; la Biblioteca di area architettura dell’università Federico ii nelle persone della direttrice rita introno e di cinzia martone, prezioso supporto alle ricerche bibliograiche; nonché il personale della Biblioteca uniicata di architettura, Lingue e Letterature straniere, economia e scienze manageriali dell’università G. d’annunzio di chieti–pescara e della Biblioteca Nazionale centrale di Firenze. Oltre all’archivio Luigi piccinato di roma, sono stati consultati e citati i seguenti archivi: archivio della soprintendenza ai Beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici, Napoli; archivio di stato, Napoli; archivio docenti dell’università Federico ii, Napoli; archivio privato Giovanni coppola, Benevento; archivio privato marcello canino, roma; archivio progetti università iuaV, Venezia; archivio rapu, rete archivi dei piani urbanistici; archivio storico del comune, Benevento; archivio storico della mostra d’Oltremare, Napoli; archivio storico municipale, Napoli; centro di studi per la storia dell’architettura, roma. L’archivio Luigi piccinato è indicato con la sigla aLp nel testo, nelle note e nelle didascalie del volume. L’apparato iconografico consiste in massima parte di elaborati provenienti dal suddetto archivio (sezione “piani e progetti”), che ne ha gentilmente autorizzato la pubblicazione; pertanto, se non indicato diversamente, quale autore principale delle opere illustrate va inteso lo studio piccinato, segnalato solo laddove potrebbe non risultare evidente l’attribuzione. altre fonti archivistiche differenti dall’aLp sono parimenti indicate in didascalia, così come le fonti edite, per la cui citazione completa si rimanda agli apparati acclusi a fine volume. indice 9 una nota Stefania Piccinato Puccini 11 introduzione Fabio Mangone 15 the architect and town planner Luigi piccinato: the reasons for a publication Andrea Maglio 19 a short Biographical Note Gemma Belli 23 più di mezzo secolo fa Giorgio Piccinato 25 una igura di architetto–urbanista tra continuità e discontinuità Guido Zucconi 37 L’esperienza urbanistica di Luigi piccinato in argentina Sergio Zevi 53 diradamento e risanamento delle “vecchie città”. L’opera di piccinato tra continuità e rottura con Giovannoni da padova a Napoli Andrea Pane 79 cellule dell’organismo urbano. i quartieri di Luigi piccinato Sergio Stenti 93 sabaudia e le città nuove degli anni trenta Dunia Mittner 7 8 Indice 107 Luigi piccinato e “la nuova architettura teatrale in italia” Massimiliano Savorra 121 Luigi piccinato e l’insegnamento dell’urbanistica Gemma Belli 135 cambi di scala, nuove prospettive. Luigi piccinato e Napoli dal piano regolatore del 1939 al piano comprensoriale del 1964 Enrico Formato, Michelangelo Russo 151 una pietra miliare. il piano regolatore di Napoli del 1939 Sandra Sangermano 167 Napoli nel piano territoriale di Luigi piccinato Giuseppe Occhipinti 187 La mostra d’Oltremare e il teatro mediterraneo Andrea Maglio 207 il progetto di concorso per la stazione marittima di Napoli Francesco Rispoli 223 Luigi piccinato e il “piano per il completamento del rione carità” di Napoli (1938–40) Giovanni Menna 239 Luigi piccinato a Benevento. antico e nuovo tra le due guerre Giovanna Ceniccola Appendice 257 L’archivio di Luigi piccinato Sergio Zevi 259 elenco dei piani e dei progetti di Luigi piccinato a cura di Giuseppe Occhipinti 275 scritti di Luigi piccinato a cura di Sandra Sangermano 299 scritti su Luigi piccinato a cura di Gemma Belli e Andrea Maglio 313 indice dei nomi Luigi Piccinato isBN 978-88-548-7834-1 dOi 10.4399/978885487834111 Luigi piccinato e “la nuova architettura teatrale in italia”* massimiliano savorra Within the broad scientiic and professional production of the famous city planner Luigi Piccinato, the theme of the theater would seem marginal, as well as limited in terms of time. Yet, we ind it useful to deepen this aspect, which was never explored before, to add an element to the understanding and evaluation of a complex and multifaceted igure with his multiple cultural interests. Piccinato is interested in theater from professional beginning until the early ifties, conducting studies, giving lectures on the radio, in clubs and in universities, writing articles on stagecraft and on the sense of the modern prose theater. He does this by showing a full knowledge of the subject and the needs of the actors, enactment, and the new theater of dramatized. Moreover, for a few years, just after the Second World War, he also teaches Stagecraft at the Academy of Dramatic Art in Rome. Moreover, while he is focused on the study and the realization of many plans, Piccinato has the opportunity to conceive a variety of projects for theaters and places for the show. The “re-establishment” of the theater in which Piccinato made reference was to enhance the environment which was uniformly understood as “space of relationship and experience”, for the viewer as well as for the actor. But mostly the fusion of diferent types should lead to a new theater architecture to serve as the essential element of drama. He was rejecting the idea that space was an a priori unchangeable, external to the staging factor, almost like an indiferent to the possible content neutral container. Indeed, the spatial dimension of a show could become part of the creative process of the show itself; theatrical container could be designed so every time in a diferent way and ad hoc. «progettare un teatro, oggi, non è certo più cosa così semplice come un secolo fa»1. Luigi piccinato esordisce in questo modo in un articolo pubblicato nel gennaio 1940 sulla celeberrima rivista di teatro «scenario», fondata da silvio d’amico e allora diretta da Nicola de pirro. all’interno della vasta produzione scientiica e professionale del noto urbanista e docente universitario, il tema del teatro sembrerebbe marginale, oltre che circoscritto anche in termini temporali. eppure, riteniamo utile * ringrazio Gemma Belli, andrea maglio e sandra sangermano per avermi supportato nella ricerca di materiali documentari nell’archivio di Luigi piccinato (d’ora in poi aLp) depositato presso il dipartimento pdta della sapienza – università di roma. 1. L. piccinato, La nuova architettura teatrale in Italia, in «scenario», iX, n. 1, gennaio, 1940, p. 12. 107 108 massimiliano savorra approfondire tale aspetto, inora mai esplorato, per aggiungere un tassello alla comprensione e alla valutazione di una igura complessa e poliedrica, dai plurimi interessi culturali. come ricordava qualche anno fa Bruno Zevi2, piccinato è introdotto dal fratello carlo (1901–78) musicista e apprezzato regista, ai problemi del teatro e della regìa teatrale proprio in un periodo in cui il teatro di prosa vive una “rivoluzione contro il testo”, con la sistematica rideinizione dei principi della messa in scena (dal suo superamento ino alla negazione completa), e con l’afermarsi — in ritardo rispetto agli altri paesi europei3 — del teatro di regìa, dove il “direttore–corago” (prima chiamato organizzatore) diviene il vero demiurgo dello spettacolo, in conlitto con quello che era stato deinito “teatro d’attore”. Va da sé, che in tale contesto anche la sala teatrale e lo spazio scenico vivono una completa rivoluzione. piccinato si interessa di teatro dagli esordi professionali ino ai primi anni cinquanta, realizzando studi, tenendo conferenze alla radio, in circoli e in sedi universitarie, scrivendo articoli su questioni di scenotecnica e sul senso del teatro di prosa moderno4. Lo fa mostrando una piena conoscenza dell’argomento e delle esigenze degli attori, delle messe in scena e del nuovo teatro di regìa. peraltro, per qualche anno, subito dopo la seconda guerra mondiale, insegna anche scenotecnica all’accademia d’arte drammatica di roma5. inoltre, mentre è occupato nello studio e nella realizzazione di piani regolatori, piccinato ha l’occasione di concepire una serie di progetti per sale teatrali e luoghi per lo spettacolo. i primi lavori in tal senso arrivano grazie a marcello piacentini (1881– 1960), che gli ofre l’opportunità di afrontare il tema degli ediici per lo spettacolo con il rifacimento del teatro pacini di catania e gli studi per il teatro eden di roma, entrambi nel 1926, e con il teatro Berenice di Bengasi6, progettato e costruito tra il 1927 e il 19327. 2. B. Zevi, Luigi Piccinato “l’uomo”, in F. malusardi, Luigi Piccinato e l’urbanistica moderna, Oicina, roma 1993, p. 531. 3. cfr. s. Brunetti, L’anomalia italiana, in u. artioli (a cura di), Il teatro di regìa. Genesi ed evoluzione (1870–1950), carocci, roma 2004, pp. 173–185. 4. tra i diversi contributi dell’architetto, conservati nell’aLp (citati nella monograia di malusardi), si ricordano gli scritti: Palcoscenici moderni, testo della conferenza tenuta al “Giornale parlato” a roma, 1939; i problemi dell’architettura teatrale, relazione al i convegno del teatro, roma 1945; Problemi del palcoscenico, testo della conferenza tenuta al circolo “ritrovo” di roma, 1946; Presente e futuro della tecnica teatrale, testo della conferenza tenuta alla Facoltà di architettura di Firenze, 1947. 5. cfr. www.accademiasilviodamico.it/public/documenti/chisiamo_ita50250320141455181.pdf. il sito è stato consultato nel settembre 2014. 6. alcuni disegni del teatro Berenice, insieme ai progetti dei circoli coloniali di Bengasi e di derna, furono esposti alla mostra internazionale di edilizia tenutasi a torino dal maggio al giugno del 1926. cfr. G. minnucci, La mostra internazionale di edilizia a Torino (magio–giugno 1926), in «architettura e arti decorative», n. Vi, 1926–1927, pp. 111–114. 7. cfr. aLp, cartella 01.04.000, teatro di Bengasi. Luigi Piccinato e “la nuova architettura teatrale in Italia” Figura 1. teatro Berenice, Bengasi, 1927–32 (aLp_01.03_00). 109 110 massimiliano savorra come è stato notato, da tempo gli sorici ritengono che non sia esistito un “teatro fascista” in quanto manifestazione del regime (come invece era accaduto nella Germania nazista o nell’unione sovietica)8; sebbene questo non signiichi che il potere centrale non abbia avuto interesse ai teatri, «come forma di acquisita coscienza dell’importanza propagandistica della cultura e, quindi, anche del teatro, tra gli strumenti principali adottati per l’organizzazione del consenso»9. Va ricordato che con la nascita nel 1923 della corporazione nazionale del teatro, formata da tutti gli operatori del settore (scrittori, gestori di teatri, attori e maestranze), si avvia un tavolo allargato di discussione sulla necessità di interventi diretti del governo. Va da sé, che accanto ai soggetti privati, per il tramite di enti pubblici e locali, il regime si fa via via negli anni arteice del processo di aggiornamento architettonico dei teatri esistenti e della costruzione di nuove sale per lo spettacolo nelle città italiane e in quelle della cosiddetta “quarta sponda”10. in tale ottica va considerato il progetto elaborato da piccinato per il teatro di Bengasi, che risente dell’inluenza dell’insegnamento di piacentini e rammenta nella tipologia e nello stile decorativo i teatri sistemati da quest’ultimo, quali il Quirino e il corso a roma e il savoia a Firenze (va sottolineato che l’architetto romano si avvaleva spesso di giovani collaboratori brillanti, come ad esempio Giorgio Wenter marini per il teatro corso)11. anche nel progetto di restauro del politeama di terni, sempre realizzato con piacentini, sono evidenti i tentativi di rinnovare tipologia e linguaggio, sulla falsariga dell’intervento eseguito per il iorentino savoia12. comunque, tanto per l’adeguamento di quelli esistenti, quanto per la realizzazione dei nuovi ediici teatrali, sempre più tra la ine degli anni Venti e i primi anni trenta vengono coinvolte molteplici igure professionali, legate ai diversi settori artistici (come compositori e direttori di teatro), che forniscono utili suggerimenti agli architetti impegnati nella progettazione, in modo che lo spazio realizzato possa funzionare al meglio per la messa in scena di spettacoli. 8. cfr. F. cruciani, Lo spazio del teatro, Laterza, roma–Bari [1992] 2007, p. 135. 9. cfr. a. martini, Teatri e teatri d’opera in Italia tra le due guerre mondiali. Modelli, protagonisti, progetti, in L. mozzoni, s. santini (a cura di), Architettura dell’Eclettismo. Il teatro dell’Ottocento e del primo Novecento. Architettura, tecniche teatrali e pubblico, atti del convegno ( Jesi 28–29 settembre 2009), Liguori, Napoli 2010, pp. 322–323. 10. cfr. m. talamona, Città europea e città araba in Tripolitania, in G. Gresleri, p. G. massaretti, s. Zagnoni (a cura di), Architettura italiana d’oltremare 1870–1940, catalogo della mostra (Bologna 1993 – 94), marsilio, Venezia 1993, p. 270. 11. cfr. m. savorra, Stile rustico e identità montane: Giorgio Wenter Marini e il dibattito fra tradizione e modernità, in m. docci, m. G. turco (a cura di), L’architettura dell’“altramodernità”, Gangemi, roma 2010, pp. 280–289. si veda anche s. salamino, Architetti e cinematograi. Tipologie, architetture, decorazioni della sala cinematograica delle origini 1896–1932, prospettive, roma 2009, pp. 102–112, 164–169. 12. cfr. a. s. de rose, Marcello Piacentini. Opere 1903–1926, Franco cosimo panini, modena 1995, p. 160. Luigi Piccinato e “la nuova architettura teatrale in Italia” Figure 2-3. teatro di sabaudia, 1933–34 («architettura», n. 6, 1934). 111 112 massimiliano savorra allo stesso modo, si cerca di sperimentare una tipologia adatta alle differenti forme di rappresentazione (dalle commedie brillanti popolari alle opere drammaturgicamente più complesse) e lessibile agli usi più diversi (dalla conferenza alla proiezione cinematograica). L’esempio del teatro di sabaudia, realizzato da piccinato con Gino cancellotti (1890–1987), eugenio montuori (1907–1982) e alfredo scalpelli (1898–1966), è interessante in tal senso13. situato sulla piazza della rivoluzione, il teatro doveva contenere 600 posti e funzionare anche come sala cinematograica. i progettisti concepiscono una pianta a settore di cerchio con una copertura digradante verso il palco e una platea in pendenza. inoltre, dotano il complesso di tutti gli spazi necessari a un teatro moderno, compresi un sottopalco, gli alloggi per le salite “in prima” dei fondali e sedici camerini, mentre la cabina di proiezione viene posta sopra il foyer14. inaugurato nell’anno in cui nasce l’accademia Nazionale d’arte drammatica (1934), il teatro di sabaudia è la dimostrazione di un radicale ripensamento dello spazio teatrale, in virtù di una lessibilità, dovuta non solo alla possibilità di messa in scena di diversi generi drammaturgici, ma anche alla richiesta di nuovi tipi di spettacolo. L’ediicio può essere interpretato come un contenitore che contribuisce a creare un nuovo rapporto tra lo spettacolo e il pubblico, basato sul superamento del teatro e della scena all’italiana, con l’obiettivo, come scrive marco de marinis a proposito delle trasformazioni dello spazio scenico nel Novecento, di modiicare in profondità «la relazione frontale, distanziata, passiva e tendenzialmente illusionistica fra spettacolo e spettatore»15. intanto, il 10 settembre 1936 viene emanato un apposito decreto (n. 1946) per disciplinare la costruzione di teatri o l’adeguamento di quelli esistenti16. si assiste così alla “modernizzazione” di ediici storici, non solo per andare incontro alle necessità tecniche, ma anche per renderli accessibili a un vasto pubblico, e soprattutto, per rispondere alle nuove richieste drammaturgiche, come accade per il teatro eliseo di roma. Le esigenze che portano all’intervento di piccinato erano dettate dalla mancanza di profondità del palcoscenico, dall’assenza di ridotti per il pubblico, dalla inadeguatezza degli impianti tecnici, dalla scarsa visibilità 13. sulla costruzione della città di sabaudia esiste un’ampia bibliograia; si rimanda comunque a r. Besana, c. F. carli, L. devoti, L. prisco (a cura di), Metaisica costruita. Le città di fondazione degli anni Trenta dall’Italia all’Oltremare. Dagli archivi storici del Touring Club Italiano e dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dai fondi locali, catalogo della mostra (roma 2002), touring club italiano, milano 2002. 14. cfr. aLp, cartella 01.04.000, teatro di sabaudia. si veda anche Sabaudia, in «architettura», n. 6, giugno 1934, p. 357. 15. m. de marinis, Le rivoluzioni del Novecento, in L. allegri, r. alonge, F. carpanelli et al., Breve storia del teatro per immagini, carocci, roma 2008, p. 253. 16. cfr. B. moretti, 39 esempi illustrati in 140 tavole con 130 piante e disegni con notizie sulle vicende dell’architettura del teatro e appunti utili alla impostazione di massima del progetto di un ediicio o di una sala per spettacoli, hoepli, milano 1936, passim. Luigi Piccinato e “la nuova architettura teatrale in Italia” 113 Figura 4. teatro eliseo, roma, 1936-38, 1955–59 (aLp_01.03_00). ai lati delle gallerie. anche l’acustica era da migliorare, date la notevole altezza del soitto e la forma della cupola schiacciata17. Vincenzo torraca, nuovo impresario del teatro, convince la società Beni stabili, proprietaria del complesso, a non vendere l’ediicio e con il sostegno inanziario del senatore Luigi albertini, avvia i lavori di ristrutturazione. chiama così piccinato che interviene con un progetto di radicale trasformazione, e non solo di aggiornamento dei canoni teatrali tradizionali18. L’architetto si concentra su quelli che egli ritiene i quattro punti fondamentali di un teatro moderno: il palcoscenico, la sala, i ridotti, e gli impianti19. amplia il palco di circa due metri sfruttando una parte dell’attiguo giardino rospigliosi. per consentire il tiro “in prima” delle scene, la copertura viene demolita e sostituita da un solaio in cemento armato portato a una quota più alta. ciò consente di allargare il boccascena, grazie anche al rinforzo delle spalle in cemento armato per sostenere la copertura ellittica. il palcoscenico viene ricostruito in piano, per ospitare una piattaforma girevole di undici metri, considerata la prima in italia20. i palchi sono sostituiti da ampie gallerie, e i servizi, il magazzino e i camerini vengono sistemati nelle aree risultanti dalle demolizioni delle vecchie 17. Il nuovo teatro Eliseo in Roma, in «architettura», n. 3, marzo 1939, pp. 655–664. 18. cfr. m. tafuri, Il luogo teatrale dall’Umanesimo a ogi, in Teatri e scenograie, touring club italiano, milano 1976, p. 38. 19. cfr. aLp, cartella 01.04.000, teatro eliseo di roma. 20. p. O. rossi, Roma. Guida all’architettura moderna 1909–1991, Laterza, roma–Bari 1991, p. 119. 114 massimiliano savorra costruzioni adiacenti di via della consulta. in tal modo si ottiene una relazione spettacolo–spettatore più diretta e coinvolgente, e al tempo stesso non illusionistica, con l’abbattimento igurato della “quarta parete”. Lo scrittore e commediografo cesare Vico Lodovici commentava a questo proposito: «se non fosse quel tratto di via Nazionale tra santa maria degli angeli e il Foro traiano a ristabilire la competenza per territorio, chi entra all’eliseo potrebbe aver l’impressione di trovarsi in un teatro milanese moderno: cioè fatto nuovo dai milanesi d’oggi»21. in efetti, l’eleganza formale della sala e dei ridotti richiama alcuni teatri realizzati a milano, in particolare quelli progettati da eugenio Faludi (1899–1991)22, architetto con il quale piccinato aveva avuto modo di collaborare, come è noto, per i piani di Brescia e di padova. piccinato dedica maggiore attenzione alla sala in cui crea un sistema statico del tutto nuovo, che si addossa a quello precedente. il rifacimento della gradinata della platea con andamento parabolico consente di ottenere una perfetta visibilità da ogni poltrona. il soitto a inta volta viene demolito e sostituito da una copertura ribassata per migliorare l’acustica, oltre che per dare all’ambiente una forma più raccolta. L’attenzione dell’architetto per i materiali moderni combinati ad altri più tradizionali si manifesta nell’adozione dei recenti prodotti dell’industria edilizia accordati con elegante maestria: le pareti sono protette da intonaco silexine, i pavimenti ricoperti in parte in linoleum e in parte in marmo bianco, i pilastri rivestiti di un rainato marmo nero. uno studio attento dell’illuminazione interessa, tanto la sala, quanto i ridotti e i disimpegni, praticamente inesistenti nel vecchio ediicio. inoltre, la parete del ridotto principale a più livelli viene impreziosita da una composizione in maiolica di Faenza, rappresentante Orfeo ed euridice, commissionata allo scultore pietro melandri (1885–1976)23. Va ricordato che nel periodo in cui inizia a partecipare all’elaborazione del piano dell’esposizione universale di roma e si interessa di urbanistica medievale, piccinato collabora allo spettacolo Il cafè dei naviganti di corrado alvaro, che va in scena proprio al teatro eliseo. e sempre nello stesso teatro l’architetto ritorna a lavorare nel 1955, quando viene incaricato di recuperare la seconda sala, allora denominata sala apollo, per farne un teatrino di trecento posti, il cosiddetto ridotto dell’eliseo. 21. c. V. Lodovici, L’Eliseo, teatro di buona famiglia, in «scenario», iX, n. 10, ottobre, 1940, p. 440. 22. cfr. Architetture di Eugenio Faludi, Oicine graiche esperia, milano 1939. 23. sull’attività dell’artista, cfr. G. Fanti, “pietro melandri”, ad vocem in Dizionario Biograico degli Italiani, vol. 73, 2009. Luigi Piccinato e “la nuova architettura teatrale in Italia” Figure 5-6. progetto di teatro, carbonia, 1938 (aLp_01.03_00). 115 116 massimiliano savorra con il progetto elaborato per carbonia, piccinato torna a confrontarsi con la tipologia di ediicio adatto sia al teatro che al cinema24, dedicando particolare attenzione allo studio della forma della sala al chiuso e del cinema–teatro all’aperto, collegati da un corpo contenente gli spazi di servizio. L’abolizione del sipario, l’eliminazione dell’arcoscenico, l’avanzamento e lo sviluppo del proscenio, caratterizzano il progetto per carbonia, che si arricchisce di uno spazio en plein air25. Nel già citato articolo apparso su «scenario», l’architetto notava come non esistesse più un solo tipo edilizio, immutabile, ma vi fossero più tipi: «diferenti l’uno dall’altro, ciascuno con proprie esigenze tecniche e pratiche, ciascuno reclamante speciali schemi e strutture, alcuni non ancora chiariti e precisati nella vita pratica»26. La rifondazione del teatro a cui piccinato faceva riferimento consisteva nel valorizzare l’ambiente unitariamente inteso come “spazio di relazione e di esperienza”, dello spettatore oltre che dell’attore. ma soprattutto la fusione di tipi diversi doveva portare a una nuova architettura teatrale che servisse da elemento essenziale della drammaturgia. si trattava di riiutare l’idea che lo spazio fosse un fattore a priori immodiicabile ed esterno alla messa in scena, quasi come un contenitore neutro indiferente ai possibili contenuti. anzi, la dimensione spaziale di uno spettacolo poteva entrare a far parte del processo creativo dello spettacolo stesso; il contenitore teatrale poteva essere così progettato ogni volta ex novo e ad hoc. in tal senso, il teatro di Lecce rappresenta la summa di un’impostazione teorica basata sulla fusione di più “tipi edilizi”, diversi per forme ed esigenze sceniche. per la città pugliese, nel 1938 piccinato predispone un progetto di teatro destinato a ospitare 1800 spettatori, in cui possano convivere la prosa, la lirica e il cinema27; una compresenza di funzioni e tipologie diverse di spettacolo che si sta difondendo nelle località di provincia, proprio perché la pluralità di eventi e manifestazioni consente di ottenere una riduzione e una ottimizzazione dei costi di gestione. per certi versi, in questo progetto piccinato afronta anche il tema del teatro di massa, assai dibattuto, come si sa, nel corso degli anni trenta grazie ai ben noti tentativi sperimentali di Gaetano cioc- 24. cfr. G. peghin, a. sanna, Carbonia città del Novecento, skira, milano 2009. si veda anche L. Nuti, r. martinelli, Le città di strapaese. La politica di “fondazione” nel ventennio, Franco angeli, milano 1981, pp. 218–219. 25. L’ediicio di piccinato non viene realizzato; cfr. r. pisano, Carbonia 1938/1940, in «parametro», n. 235, luglio–ottobre 2001, monograico “Nuove città tra le due guerre. L’esperienza del moderno in sardegna”, p. 43. 26. L. piccinato, La nuova architettura teatrale in Italia, cit., p. 12. Luigi Piccinato e “la nuova architettura teatrale in Italia” 117 ca (1882–1966)28. La sala viene impostata sopra un impianto circolare al piano della platea, che si trasforma in uno schema ellittico sempre più vasto in corrispondenza del piano delle gallerie e della copertura. un giro di palchi e barcacce chiude il fondo della platea, mentre una prima galleria abbraccia la sala, portando gli spettatori in avanti verso il proscenio. inine, un vasto loggione sovrasta la galleria, in modo che nell’insieme la struttura della sala si allontani dallo schema a ventaglio e torni ad avvicinarsi alla forma del teatro “all’italiana” a base circolare. per questo teatro piccinato studia con attenzione le attrezzature e i servizi, disegnando anche in questo caso un palcoscenico dotato di una piattaforma girevole, montata su pistoni idraulici in modo che possa muoversi in orizzontale e in verticale. Figura 7. teatro massimo, Lecce, 1938–41 (aLp_01.03_00). 27. cfr. aLp, cartella 01.04.000, teatro di Lecce. il teatro viene costruito in via Vito Fazzi e battezzato con il nome di teatro massimo; cfr. m. Fagiolo, V. cazzato, Lecce, Laterza, roma–Bari [1984] 1988, p. 179. si veda anche la scheda di a. torsello contenuta in G. rossi (a cura di), Lecce e l’immagine della città fascista. Le opere pubbliche del II decennio, aesei, martina Franca 2014, pp. 115–120. 28. sul teatro di massa, voluto da Benito mussolini, per una sintesi si veda J. t. schnapp (a cura di), Gaetano Ciocca. Costruttore, inventore, agricoltore, scrittore, skira, milano 2000, pp. 43. 118 massimiliano savorra Nelle intenzioni dei committenti il teatro doveva essere un luogo per gli spettacoli e al contempo uno spazio per riunioni e conferenze, oltre che un centro di cultura aperto a tutti. date le dimensioni e la notevole capacità di accoglienza, come osserva piccinato nel succitato articolo, la sala ideata per il teatro di Lecce avrebbe potuto consentire anche maestosi spettacoli per il popolo. in questo momento storico si assiste infatti — come già accennato — a un articolato dibattito sui teatri per la massa, all’aperto o al chiuso, in sintonia con quanto stava accadendo su scala internazionale. piccinato ben conosce il progetto del teatro totale, ideato nel 1927 da Walter Gropius per erwin piscator e — come è noto — presentato dallo stesso architetto al iV convegno Volta del 1934 dedicato al tema del teatro drammatico29. secondo piccinato, quello di Gropius è il solo spazio in grado di moltiplicare la possibilità di azione scenico–drammatica e «di ofrire il campo più vasto alla impostazione della interpretazione del dramma (ciò equivale alla possibilità di creare il dramma)»30. signiicativo in questo senso è il teatro mediterraneo realizzato a Napoli nel 194031, uno spazio nel cui interno piccinato prevede un palcoscenico avanzato e mobile, in grado di consentire molteplici possibilità di utilizzo per l’opera lirica, il dramma e la commedia, oltre che per i concerti sinfonici. Naturalmente, i teatri di piccinato non furono eccezionali in assoluto, anche perché, «che lo si volesse o no, che se ne fosse o meno consapevoli, l’uso dello spazio ha fatto sempre parte, in qualche misura, della drammaturgia complessiva di uno spettacolo»32. ma la novità risiedeva nel fatto che gli ediici da lui creati o ristrutturati33, a valle dell’avvento della regìa e della cosiddetta “riteatralizzazione del teatro” secondo la formula di Georg Fuchs34, erano caratterizzati dal notevole grado di consapevolezza — in largo anticipo sui tempi — della radicalità dello spazio, inteso come elemento drammaturgicamente attivo, e della responsabilità del progettista come coprotagonista, nell’ombra, dell’azione teatrale. 29. Le sezioni 2 e 3 del convegno internazionale Volta erano dedicate all’architettura dei teatri di massa e alla scenotecnica. sul noto convegno che si tenne a roma nel 1934 e che fu presieduto da Luigi pirandello, si veda reale accademia d’italia, Atti – Convegno di Lettere: Tema – Il teatro drammatico, 8–14 ottobre 1934, Fondazione alessandro Volta – reale accademia, roma 1935. sul teatro di Gropius si rimanda a m. tafuri, La sfera e il labirinto. Avanguardie e architettura da Piranesi agli anni ’70, einaudi, torino 1980 (in particolare al capitolo dal titolo “La scena come ‘città virtuale’. da Fuchs al totaltheater”, pp. 113–136). 30. L. piccinato, Avvenire del teatro di prosa, in «metron», n. 44, 1952, p. 54. 31. si rimanda al saggio di andrea maglio contenuto in questo volume. 32. m. de marinis, Le rivoluzioni del Novecento, cit., p. 255. 33. si segnala che nel 1941 piccinato fu incaricato dall’amministrazione comunale di Legnago, sua città natale, di ristrutturare il teatro salieri. tuttavia, il progetto che prevedeva la “modernizzazione” della sala e della facciata in chiave razionalista rimase inattuato. cfr. www. osservatoriospettacoloveneto.it/schede_proilo.asp?tipo=teatro&user=200. 34. cfr. p. degli esposti, I profeti della “riteatralizzazione”: Fuchs, Appia, Craig, in u. artioli (a cura di), Il teatro di regia. Genesi ed evoluzione (1870–1950), carocci, roma 2004, p. 69. Luigi Piccinato e “la nuova architettura teatrale in Italia” 119 Nel 1952, nel momento in cui esordiscono le “azioni concertate”35, piccinato scriveva: dire che la nuova architettura del teatro condiziona il dramma nuovo è inesatto: sarebbe un atto di orgoglio di noi architetti. afermare altresì che sono le necessità della nuova regìa che impongono l’architettura è, d’altro lato, eccessivo. È più logico dire che i due fatti sono concomitanti e collaboranti: ed è infatti in quei momenti eccezionali della storia dell’arte drammatica nei quali, in slancio collettivo, si veriica l’aderenza perfetta e reciproca tra attori, autori, registi e architetti intorno al dramma, che può essere creato il teatro nuovo36. 35. m. de marinis, Il nuovo teatro 1947–1970, Bompiani, milano 1987, p. 12. 36. L. piccinato, Avvenire del teatro di prosa, cit., p. 55.