Introduzione alla Cosmologia Introduzione all’Astrofisica AA 2013/2014 Prof. Alessandro Marconi Dipartimento di Fisica e Astronomia Università di Firenze Dispense e presentazioni disponibili all’indirizzo http://www.arcetri.astro.it/„marconi Ultimo aggiornamento: 4 giugno 2014 1 Introduzione: le osservazioni fondamentali La Cosmologia studia la struttura e l’evoluzione dell’Universo osservabile utilizzando le leggi della Fisica cosı̀ come sono state dedotte dalle esperienze condotte sulla Terra. Non esistono però indicazioni che queste leggi debbano essere valide su grande scale, ovvero su scala cosmica. La Cosmologia è quindi anche un modo per verificare le leggi della Fisica in un contesto spaziale (e temporale) molto più ampio di quello in cui sono state dedotte. La Cosmologia ha una particolarità molto importante rispetto agli altri rami della Fisica: non è possibile riprodurre le misure, ovvero ripetere le misure su altri sistemi fisici simili a quello oggetto di studio. L’Universo è unico e gli altri Universi, se anche esistessero, non sarebbero osservabili. Pertanto non confideremo mai alcuna proprietà dell’Universo come tipica. Le osservazioni in Cosmologia sono estremamente difficili perchè la gran parte dell’Universo è estremamente distante: le sorgenti sono molto deboli. Questo spiega perchè la nostra conoscenza dell’Universo si è sviluppata in parallelo con lo sviluppo di grandi telescopi e rivelatori sensibili. La nostra conoscenza attuale è fondata sui telescopi della classe degli 8 metri, e sui satelliti di ultima generazione in X, infrarosso e sub-millimetrico. La caratteristica più importante delle osservazioni cosmologia è la velocità finita della luce: quando osserviamo una sorgente a distanza D, la osserviamo in uno stadio evolutivo in cui era più giovane di adesso di ∆t “ pD{cq. Quindi possiamo osservare lo stato attuale dell’universo solo localmente. Però, sempre grazie alla velocità finita della luce, è possibile osservare nel passato. Alla distanza di 10 miliardi di anni luce, le galassie sono osservate in uno stadio evolutivo in cui avevano meno di un terzo dell’età attuale. Pertanto, anche se non potremo mai studiare il passato di una galassia come la Via Lattea, potremo però identificare galassie simili alla Via Lattea ma in stadi evolutivi diversi. Supponiamo di essere in uno spazio Euclideo (in cui lo spazio è descritto dalla geometria basata sui postulati di Euclide); se siamo collocati nell’origine ~x “ 0 al tempo attuale t “ t0 , allora possiamo solo osservare eventi nello spazio tempo per i quali |~x| “ cpt0 ´ tq. Non è possibile osservare un evento arbitrario p~x, tq nello spazio tempo. Il fatto di poter osservare solo sorgenti collocate nel nostro cono di luce passato implica che le nostre possibilità di osservare l’universo sono estremamente limitate. Pertanto, noi saremo in grado di comprendere la struttura dell’Universo combinando osservazioni e modelli teorici solo se questa è molto semplice. Fortunatamente, sembra proprio che sia cosı̀. 1 Le osservazioni fondamentali su cui il nostro modello di universo è fondato sono: • il paradosso di Olbers, ovvero il cielo di notte è buio; • su grandi scale, le galassie sono distribuite uniformemente in cielo; • esiste una radiazione cosmica di fondo nelle microonde (Cosmic Microwave Background, CMB) con intensità isotropa e rimarchevolmente omogenea con fluttuazioni dell’ordine di „ 10´5 ; lo spettro della CMB è quello di un corpo nero con T0 “ 2.728 ˘ 0.004K; • gli spettri delle galassie presentano un redshift (spostamento verso il rosso delle righe spettrali), che è proporzionale alla distanza della galassie stesse (legge di Hubble); • gli ammassi globulari più vecchi della nostra galassia hanno un’età di „ 12 Gyr; • in quasi tutti gli oggetti cosmici (stelle, nubi di gas, ecc.) la frazione in massa di Elio è „ 25 ´ 30%. Vediamo adesso come alcune di queste osservazioni sono incompatibili con l’assunzione che l’universo sia infinito, statico e che sia esistito da sempre. 1.1 Il paradosso di Olbers Sia n‹ la densità media di stelle nell’universo, costante nello spazio e nel tempo, e sia R‹ il loro raggio medio. Consideriamo una shell sferica di raggio r e spessore dr centrata su di noi: questa contiene n‹ dV “ 4πr2 n‹ dr stelle. Ciascuna sottende un angolo solido πR‹2 {r2 , come vista da noi, per cui le stelle nella shell sottendono un angolo solido totale dω “ 4πr2 n‹ dr πR‹2 “ 4π 2 n‹ R‹2 dr 2 r (1) dω non dipende da r. L’angolo solido sotteso complessivamente dalle stelle in cielo è pertanto ż8 ż8 dω 2 2 ω“ dr “ 4π n‹ R‹ dr (2) 0 dr 0 questo integrale diverge. Il motivo della divergenza è che non abbiamo tenuto conto del fatto che i dischi stellari si sovrappongono tra loro sulla sfera celeste. Se si tien conto di questo, allora per r Ñ 8, ω Ñ 4π. Ovvero l’angolo solido 2 Figura 1: Proiezione supergalattica delle galassie rivelate dalla survey 2MASS (2 Micron All Sky Survey). I colori delle galassie indicano la loro magnitudine K: blu per K ă 10, verde per 10 ă K ă 12.5 e rosso per le galassie più deboli K ą 12.5. Il superammasso locale si estende lungo l’equatore della proiezione (la proiezione supergalattica è definita proprio in riferimento al piano di simmetria del superammasso locale). La Via Lattea è indicata con la fascia celeste. di cielo che noi vediamo coperto da stelle è 4π. Ogni linea di vista incontra prima o poi una stella. Poiché la brillanza superficiale si conserva, lungo ogni direzione abbiamo una brillanza superficiale pari a quella dell’atmosfera di una stella media. Tutto il cielo dovrebbe quindi avere la brillanza di una superficie di una stella, con una temperatura efficace di qualche migliaio di gradi Kelvin. Questo è il paradosso di Olbers. Poiché questo non avviene o l’universo è finito o ha un’estensione finita. Nel primo caso non ci sono abbastanza stelle nell’universo finito per ricoprire il cielo, nel secondo solo la luce di alcune stelle ha fatto in tempo a raggiungerci. Nel caso in cui l’universo abbia un’età finita, questa deve essere di almeno 12 miliardi di anni, ovvero maggiore o uguale dell’età degli ammassi globulari più vecchi. 1.2 La struttura a grande scala delle galassie La figura 1 mostra la distribuzione sulla sfera celeste delle galassie nell’universo locale. Sono presenti strutture che sono identificabili con ammassi, filamenti e vuoti. Tuttavia, quando si misura il numero medio di galassie su grossi volumi spaziali, questo diventa rimarchevolmente costante, indipen3 Figura 2: Mappa delle fluttuazioni della radiazione cosmica di fondo ottenuta dal satellite Planck: l’ampiezza delle fluttuazioni di intensità mostrate in figura è di soli ∆I{I „ 10´5 (rms). Queste fluttuazioni corrispondono a variazioni della temperatura di corpo nero della radiazione che sono ovviamente un fattore 4 più piccole. dentemente dalla posizione di riferimento. Si trova che la distribuzione di galassie in cielo è omogenea e isotropa su scale superiori ai „ 20 Mpc (si ricordi che le dimensioni tipiche di un ammasso di galassie sono „ 1 Mpc). 1.3 La radiazione cosmica di fondo La CMB fu scoperta nel 1965 da Penzias e Wilson nel corso di uno studio volto a caratterizzare le cause del rumore di fondo che disturbava le trasmissioni transoceaniche. La radiazione cosmica di fondo è un’emissione diffusa proveniente da tutte le direzioni dello spazio e rimarchevolmente omogenea e isotropa. L’intensità presenta piccole fluttuazioni dell’ordine di ∆I{I „ 10´5 (rms). La mappa a tutto cielo di queste fluttuazioni ottenuta recentemente dal satellite Planck è riportata i figura 2. Lo spettro della radiazione cosmica di fondo è quello di un corpo nero con una temperatura media di T0 “ 2.728 ˘ 0.004 K; le deviazioni dallo spettro di corpo nero sono quantificabili in ∆Iν {Iν ď 3 ˆ 10´5 e |µ| ď 10´4 , dove µ rappresenta il potenziale chimico nelle distribuzioni di Bose-Einstein o Fermi-Dirac (ovvero l’esponente a denominatore è hν{kT ` µ; per il corpo nero si deve ovviamente avere µ “ 0). La CMB fornisce l’esempio più preciso noto di radiazione di cor- 4 po nero. Le fluttuazioni in intensità osservate corrispondono a variazione di temperatura che sono ovviamente un fattore 4 più piccole (ricordare che F “ πI “ σB T 4 ). 1.4 La legge di Hubble Negli anni ’20 Edwin Hubble condusse uno studio sistematico degli spettri delle galassie e trovò che le lunghezze d’onda delle transizioni atomiche e molecolari presenti negli spettri erano sistematicamente più grandi dei valori di laboratorio, ovvero erano sistematicamente spostate verso il rosso (redshifted ); il redshift z cosı̀ definito era proporzionale alla distanza D delle galassie. Hubble trovò che λoss ´ λem “ αD (3) z“ λem con oss e em valori osservati e emessi. Interpretando il redshift come effetto Doppler, si poteva ottenere una relazione tra la velocità di recessione delle galassie Vgal e la loro distanza Vgal “ cz “ pαcqD “ H0 D (4) H0 è nota con il nome della costante di Hubble e misure recenti la pongono uguale a H0 » 70 km s´1 Mpc´1 . La legge di Hubble indica che tutte le galassie si allontanano da noi con una velocità radiale che è proporzionale alla distanza ma indipendente dalla direzione verso cui facciamo le osservazioni: per esempio una galassia distante 10 Mpc si allontana da noi con una velocità di recessione pari a 700 km s´1 . La legge di Hubble indica quindi che l’universo è in espansione uniforme, almeno dal nostro punto di vista. Vedremo tra poco come in realtà questa sia una caratteristica comune ad ogni osservatore. 2 Il Principio Cosmologico Le evidenze trovate fino ad ora suggeriscono che l’universo è omogeneo (densità costante), isotropo (proprietà che non dipendono dalla direzione di osservazione) e in espansione uniforme (tasso di espansione H0 uguale per tutte le direzioni di osservazione). Queste proprietà sono state trovate da un osservatore particolare (noi) al tempo t “ t0 (quale che sia la scala del tempo cosmico). L’assunzione alla base del modello cosmologico prende il nome di Principio Cosmologico e consiste nell’indipendenza di queste proprietà dall’osservatore: qualsiasi osservatore in qualsiasi parte dello spazio e in qualsiasi tempo deve ottenere dalle osservazioni gli stessi nostri risultati. 5 Figura 3: Significato della velocità di recessione: lo spazio è rappresentato dalla quadrettatura. Le galassie si mantengono “ferme” nella loro posizione ma l’espansione dello spazio da luogo ad una velocità apparente di allentamento. Questa velocità di recessione è osservata indifferentemente da tutte le galassie. Non è immediato capire il significato dell’espansione e come la legge di Hubble possa valere per una qualsiasi osservatore se, apparentemente, noi siamo il centro dell’espansione. In realtà, non esiste alcun centro dell’espansione, tutto lo spazio e quindi tutte le distanze in esso misurate si espandono uniformemente nel tempo tali che, considerate due qualsiasi distanze `i e `j misurate a due qualsiasi tempi t1 e t2 risulti: `i pt1 q `i pt2 q “ “ costante `j pt1 q `j pt2 q 6 (5) questo è il significato dell’espansione uniforme: tutte le lunghezze variano dello stesso fattore in un dato intervallo di tempo in modo che il rapporto tra due qualsiasi di esse rimanga costante. Poichè nell’espressione appena vista le posizioni e i tempi sono qualsiasi, l’unica possibilità è che esista una funzione universale del tempo aptq tale che `i pt2 q `j pt2 q apt2 q “ “ `i pt1 q `j pt1 q apt1 q (6) la funzione universale del tempo aptq è indipendente dalla posizione e prende il nome di “fattore di scala”. Il significato dell’espansione è schematizzato in figura 3 dove lo spazio è rappresentato dalla quadrettature che si espande uniformemente nel tempo: ogni galassia vede allontanarsi le altre a velocità costante: questa non è una vera velocità, perchè tutte le galassie stanno ferme nella loro posizione, ma è la conseguenza dell’espansione dello spazio. Scegliamo un riferimento centrato su di noi e consideriamo una data galassia; il modulo del vettore posizione della galassia varia a causa dell’espansione e pertanto la posizione della galassia la possiamo indicare con ~x “ aptq~r (7) dove abbiamo scelto di indicare con ~r la posizione della galassia al tempo t “ t0 . Ne risulta che apt0 q “ 1. Poiché l’espansione è uniforme la funzione aptq deve essere la stessa per tutte le galassie e varia solo la loro posizione ~r al tempo t0 ; aptq è il fattore di scala e ~r rappresenta le coordinate comoventi che identificano univocamente un punto nello spazio indipendentemente dal tempo t, ovvero indipendentemente dall’espansione. Derivando membro a membro rispetto al tempo l’equazione 7 si ottiene: d~x 9 r “ aptq~ dt 9 aptq ~xptq ~v “ aptq ~v “ Hptq~xptq (8) per t “ t0 , ponendo per Hpt0 q “ H0 , otteniamo la legge di Hubble: ~v “ H0~r (9) Abbiamo quindi trovato che la costante di Hubble misurata al tempo t è Hptq “ 7 9 aptq aptq (10) la velocità di recessione è quindi una velocità apparente dovuta all’espansione dell’universo, ovvero ad una variazione del fattore di scala aptq. Supponiamo di passare ad un osservatore O1 qualsiasi che si trova a ~xO1 “ aptq~rO1 rispetto a noi. La galassia precedente che per noi si trova a ~xptq, per l’osservatore O1 si trova ad una posizione ~x 1 ptq tale che ~x 1 “ ~x ´ ~xO1 ~x 1 “ aptq~r ´ aptq~rO1 “ aptq~r 1 ~x 1 “ aptq~r 1 (11) ovvero anche l’osservatore O1 osserva l’espansione dell’universo e una velocità di recessione delle galassie. Il redshift cosmologico. Vediamo di capire adesso qual è l’origine del redshift cosmologico. Consideriamo due osservatori comoventi al tempo t la cui separazione è dr sempre in coordinate comoventi. La velocità di allontanamento dovuta all’espansione è dv “ Hptqaptqdr; il tempo impiegato dalla luce a viaggiare dall’uno all’altro è dt “ aptqdr{c. Il fattore di scala entra in gioco perchè dobbiamo sempre considerare le distanze “proprie” al tempo t non le distanze comoventi che valgono al tempo t “ t0 . Gli osservatori “vedono” la legge di Hubble e misurano un redshift dλ{λ “ dz “ dv{c. Si ottiene a9 dv Hptq Hptq cdt dλ “ “ aptqdr “ aptq “ dt λ c c c aptq a dλ da “ λ a (12) la cui soluzione è λpaq “ Ca, con C costante. La luce è stata emessa con λ “ λe per t “ te , a “ ae , e osservata con λ “ λoss per toss “ t0 , a “ aoss “ 1: imponendo queste condizioni si ottiene C “ λoss e quindi λe “ apte qλoss . Ricordando che p1 ` zq “ λoss {λe si ottiene infine 1`z “ 1 ae (13) ovvero il redshift cosmologico altro non è che il fattore di scala della radiazione quando è stata emessa, ed è dovuto all’espansione dell’universo: è come se la lunghezza d’onda dei fotoni venisse “stirata” dall’espansione dell’universo (figura 4). Cosa si espande? Prima di procedere oltre cerchiamo di rispondere ad una domanda molto importante. Se lo spazio si espande, si espandono anche le galassie, gli atomi e noi stessi? In realtà, lo spazio si espande ma non 8 lation between the redof the relative velocity, from us. Furthermore, r is experiencing a local rate H(t) which depends l now derive a relation ce, which is directly obor the scaling factor a(t), ce emitted the light we we are able to measure. If the scale factor is a monotonic function of time, i.e., if the right-hand side of (4.31) is different from zero for all a ∈ [0, 1], then z is also a monotonic function of t. In this case, which corresponds to the Universe we happen to live in, a, t, and z are equally good measures of the distance of a source from us. ht ray that reaches us togine fictitious comoving ametrized by the cosmic ve been emitted by the ing observers along the om each other see their Fig. 4.10. Due to cosmic expansion, photons are redshifted, mic expansion according Figura 4: i.e., I fotoni spostati verso il ross (redshifted) a seguito dell’espansione theirsono wavelength, as measured by a comoving observer, dell’universo: la loro lunghezza col fattore di scala a. Questo measure it as a redshift increases with the scaled’onda factoraumenta a. This sketch visualizes this effetto è qui rappresentato da un’onda stazionaria in una scatola in espansione. akes a time dt = dr/c for effect as a standing wave in an expanding box si espandono le “molecole del gas cosmico” ovvero della materia distribuita nell’universo. Gli atomi, la Terra, le stelle non si espandono perchè sono tenuti insieme da forze elettriche e gravitazionali. E una galassia? Consideriamo una galassia come un sistema sferico di massa MG e raggio RG . Il suo potenziale gravitazionale è » GMG {RG e la velocità di fuga vf “ p2GMG {RG q1{2 . Inserendo i dati per la nostra galassia (MG „ 1011 Md , RG „ 10 kpc) si ottiene vf {c „ 10´3 . D’altra parte, il punto della nostra galassia a distanza RG dal centro dovrebbe seguire l’espansione di Hubble con una velocità v{c “ H0 RG {c » 2 ˆ 10´6 , trascurabile rispetto alla velocità di fuga. Questo significa che possiamo effettivamente considerare le galassie come le molecole del gas cosmico che pervade l’universo. Per conoscere l’espansione dell’universo dobbiamo quindi conoscere il fattore di scala aptq. 3 Il modello di universo Consideriamo un universo omogeneo e isotropo in espansione uniforme riempito di gas cosmico con densità ρptq al tempo t. Consideriamo una superficie sferica di raggio r in coordinate comoventi; il suo raggio al tempo t è pertanto xptq “ aptqr. La massa M racchiusa nella sfera è 4 4 M pxq “ πxptq3 ρptq “ πr3 aptq3 ρptq 3 3 9 (14) questa massa si deve conservare, e se identifichiamo con ρ0 la densità al tempo attuale t “ t0 , ne risulta immediatamente che ρptq “ ρ0 aptq´3 4 3 M pxq “ πr ρ0 3 (15) Consideriamo adesso una particella o galassia sulla superficie della sfera di raggio x (particella comovente, ovvero che rimane ferma nella sua posizione e segue l’espansione), è soggetta alla forza di gravità della massa M pxq pertanto la sua equazione di moto è semplicemente :ptq “ ´ x 4πG ρ0 r3 GM pxq “ ´ x2 3 x2 (16) :“a :ptqr otteniamo infine l’equazione per aptq ovvero sostituendo x “ aptqr, x a :ptq “ ´ 4πG ρ0 4πG “´ ρptqaptq 2 3 aptq 3 (17) questa equazione può essere facilmente integrata moltiplicando membro a 9 ottenendo membro per 2aptq a9 2 “ 8πG ρ0 8πG ´ Kc2 “ ρptqaptq2 ´ Kc2 3 a 3 (18) dove Kc2 è la costante di integrazione. Da notare che se moltiplichiamo membro a membro per r2 {2 otteniamo r2 vptq2 GM pxq ´ “ ´Kc2 2 xptq 2 (19) che significa che l’energia cinetica e l’energia potenziale sono costanti sulla superficie della sfera di raggio x: questa è proprio l’equazione di conservazione dell’energia. Si noti come K sia proporzionale all’energia totale della particella comovente per cui determina la storia dell’espansione ovvero il comportamento di aptq: • K ă 0, il secondo membro dell’equazione 19 è sempre positivo; siccome 9 0 q “ H0 ą 0, significa che aptq 9 adesso apt rimarrà sempre positivo, ovvero l’universo si espande per sempre; • K “ 0, poiché H0 ą 0, l’universo si espande per sempre come nel caso 9 precedente ma adesso aptq Ñ 0 per t Ñ 8. 10 • K ă 0, il secondo membro dell’equazione 19 si annulla quando a “ 9 amax “ p8πGρ0 q{p3Kc2 q. Per questo valore di a si ha aptq “ 0: l’espansione si arresta e in seguito si trasforma in una contrazione per cui l’universo collassa nuovamente. Nel caso speciale in cui K “ 0, la densità attuale ρ0 assume un valore partico9 lare detto densità critica che si può ottenere dall’equazione per aptq ponendo 9 0 q “ H0 t “ t0 , apt0 q “ 1, apt ρcr “ 3H02 “ 9.2 ˆ 10´30 g cm´3 8πG (20) ρcr è una densità caratteristica per l’universo attuale. Pertanto è utile esprimere la densità attuale riscalandola con la densità critica: Ω0 “ ρ0 ρcr (21) 9 Analogamente a prima, si può valutare l’equazione per aptq ponendo t “ t0 , 9 0 q “ H0 e ricavare K ottenendo apt0 q “ 1, apt K“ H02 pΩ0 ´ 1q c2 Quindi, K ą 0 corrisponde a Ω0 ą 1, K “ 0 a Ω0 “ 1 e K ă 0 a Ω0 ă 1. Ω0 , parametro di densità, è uno dei parametri cosmologici fondamentali. 4 Modifiche apportate dalla Relatività Generale L’approccio che abbiamo seguito fino ad ora è puramente Newtoniano e, anche se porta al risultato corretto, non è fisicamente appropriato. In particolare abbiamo applicato il Teorema di Gauss per il campo gravitazionale ad una distribuzione infinita di massa, cosa non corretta. L’approccio corretto richiede l’utilizzo della Relatività Generale. L’assunzione di universo omogeneo, isotropo ed in espansione uniforme porta a scrivere una metrica, detta di Friedmann, Robertson e Walker, in cui compare come incognita il fattore di scala aptq. Utilizzando la metrica FRW con le equazioni di campo di Einstein, si ottengono due equazioni per aptq di cui una è l’equazione 18 già trovata nel caso Newtoniano. In particolare, si trova che le modifiche più importanti apportate dalla relatività sono: 11 • l’equivalenza tra materia ed energia conseguenza della Relatività Speciale (energia a riposo di una particella, E “ mc2 ) comporta che non c’è solo la materia a contribuire a ρ nell’equazione di moto. In particolare, la densità ρ è da considerarsi in realtà come densità di massa equivalente alla densità di energia ε “ ρc2 , ed è per questo che tutti i contributi a ε contribuiscono alla gravità. Per esempio la radiazione cosmica di fondo che permea l’universo avrà una certa densità di energia εrad che contribuirà alla densità di energia totale. • Le equazioni della Relatività Generale formulate inizialmente da Einstein non prevedevano una soluzione stazionaria per l’universo. Poiché la legge di Hubble non era ancora stata scoperta, Einstein credeva fermamente all’universo stazionario e pertanto introdusse un termine addizionale Λ nelle equazioni di campo per poter ottenere una soluzione stazionaria. Λ prende il nome di costante cosmologica. • La Relatività Generale mostra il vero significato di espansione dell’universo: come abbiamo detto si tratta di una vera espansione dello spazio. In particolare il redshift cosmologico non è dovuto all’effetto Doppler ma proprio all’espansione dello spazio. Poiché le soluzioni delle equazioni per aptq dipendono principalmente dalla densità di energia, dobbiamo considerare un’equazione dell’energia. Durante l’espansione dell’universo, il gas cosmico deve effettuare una trasformazione adiabatica: in effetti ci possono essere scambi di energia tra vari elementi di volume di gas ma questi devono essere a bilancio nullo altrimenti si creerebbe uno squilibro tra la densità di energia in due punti dello spazio violando l’omogeneità e l’isotropia dell’universo. L’equazione dell’energia deve essere pertanto quella che caratterizza le trasformazioni adiabatiche dU “ ´pdV (22) ovvero dU dV “ ´p (23) da da poiché V “ aptq3 Vc con Vc volume in coordinate comoventi, si ha U “ εV “ Vc aptq3 ε ottenendo infine ‰ d “ d aptq3 ε “ ´p raptq εs da da dε ε`p “ ´3 da a 12 (24) Le equazioni che si ottengono dalla Relatività Generale sono pertanto equivalenti a 8πG 2 1 a9 2 “ ρa ´ Kc2 ` Λa2 (25) 3 3 dε ε`p “ ´3 (26) da a dove abbiamo sostituito ε0 {c2 a ρ0 (ε0 è la densità totale di energia per t “ t0 ) ed è comparso il termine legato alla costante cosmologica Λ. Si noti come, :, il termine con derivando rispetto al tempo la prima equazione per ottenere a :) mentre il termine G diviene negativo (ovvero di segno opposto rispetto a a con Λ resta positivo: il primo è il termine di forza gravitazionale, attrattivo, mentre il secondo è l’effetto della costante cosmologica che corrisponde ad una forza repulsiva. Vediamo adesso il legame tra la densità di energia e la pressione per le componenti principali dell’universo e come queste variano durante l’espansione. Materia (non relativistica). La pressione è quella del gas perfetto, pm “ c2s ρm (il pedice m indica la materia non relativistica) ma poiché in condizioni normali c2s ! c2 , allora relativisticamente parlando pm “ 0. I cosmologi chiamano questa componente polvere. Considerando che εm “ ρm c2 , l’equazione per la conservazione dell’energia è ρm dρm “ ´3 (27) da a questa equazione è facilmente risolvibile per separazione delle variabili e la soluzione è ρm “ ρ0 a´3 (28) dove abbiamo imposto la condizione che ρ “ ρ0 per t “ t0 . Questa è la relazione già trovata con la semplice condizione di conservazione della massa. Ricordiamo che abbiamo rinormalizzato la densità di massa al momento attuale usando il parametro Ω0 “ ρ0 8πG “ ρ0 ρcr 3H02 (29) Radiazione e Materia Ultrarelativistica. Se consideriamo radiazione o materia ultrarelativistica come i neutrini o particelle simili (kB T " mc2 ), l’equazione di stato è 1 1 (30) p r “ ε r “ ρ r c2 3 3 13 Se sostituiamo nell’equazione per la conservazione dell’energia otteniamo dεr εr “ ´4 da a (31) εr “ ε0 a´4 (32) la cui soluzione è dove abbiamo imposto la condizione che ε “ ε0 per t “ t0 . Analogamente a prima il parametro di densità di radiazione è Ωr,0 “ 8πGρr,0 ρr,0 “ ρcr 3H02 (33) con ρr,0 “ ε0 {c2 . Se consideriamo che la radiazione cosmica di fondo è un perfetto corpo nero allora sappiamo che la sua densità di energia è εr “ 4σB 4 4σB 4 ´4 T “ εr,0 a´4 “ T a c c 0 (34) con T0 temperatura attuale della radiazione cosmica di fondo. Si ottiene infine la variazione della temperatura della radiazione cosmica di fondo col fattore di scala T “ T0 a´1 (35) o, analogamente, col redshift T “ T0 p1 ` zq (36) Costante cosmologica ed energia del vuoto. La costante cosmologica corrisponde ad una energia del vuoto che ha un effetto repulsivo rispetto all’effetto attrattivo della gravità; ovvero l’energia del vuoto tende a far espandere l’universo rispetto all’attrazione gravitazionale che tende a farlo contrarre. Si trova che l’equazione di stato dell’energia del vuoto è pv “ ´ρv c2 (37) dove la densità di materia equivalente è data da ρv “ Λ εv “ 2 c 8πG (38) Applicando l’equazione di conservazione dell’energia si ottiene dεv “0 da 14 (39) ovvero εv “ ρv c2 “ cost. come si deve avere per una energia del vuoto, ovvero associata (probabilmente) a fluttuazioni quantistiche nel vuoto. Il parametro di densità è ρv Λ ΩΛ “ “ (40) ρcr 3H02 5 L’equazione di espansione Se consideriamo la definizione della densità di energia del vuoto e quindi di ρv vediamo che l’equazione 25 per a9 la possiamo scrivere nella forma che avevamo trovato con la trattazione Newtoniana a9 2 “ 8πG 2 ρa ´ Kc2 3 (41) con ρ che rappresenta relativisticamente tutte le componenti che contribuiscono all’energia ovvero ρptq “ ρm ptq ` ρr ptq ` ρv “ ρ0 a´3 ` ρ0,r a´4 ` ρv “ ρcr pΩ0 a´3 ` Ωr,0 a´4 ` ΩΛ q sostituendo nell’eq. 41 si ottiene ˆ ˙ Ω0 Ω0,r 2 2 2 a9 “ H0 ` 2 ` ΩΛ a ´ Kc2 a a (42) (43) 9 0 q “ H0 , si ottiene valutandola per t “ t0 e ricordando che apt0 q “ 1, apt K“ H02 pΩ0 ` Ω0,r ` ΩΛ ´ 1q c2 (44) ovvero il tipo di evoluzione di aptq che abbiamo visto dipendeva dal segno di K dipende dal segno di pΩ0 ` Ω0,r ` ΩΛ ´ 1q. L’equazione che regola l’espansione di aptq è infine ˙ ˆ ˙ „ ˆ 1 1 2 2 2 ´ 1 ` Ωr,0 ´ 1 ` ΩΛ pa ´ 1q ` 1 (45) a9 “ H0 Ω0 a a2 9 oppure, ricordando Hptq “ a{a, “ ‰ Hptq2 “ H02 Ω0 a´3 ` Ωr,0 a´4 ` ΩΛ ` a´2 p1 ´ Ω0 ´ Ωr,0 ´ ΩΛ q (46) Nel contesto della Relatività Generale K rappresenta la curvatura dell’universo: 15 4. Cosmology I: Homogeneous Isotropic World Models 152 Fig. 4.6. Two-dimensional analogies for the three possible 180◦ , in a universe of negative curvature it is smaller than ◦ , and in a flat universe the sum of angles is exactly curvatures of space. In a universe with positive curvature 5: Analogie bidimensionali per le geometrie180 permesse con i diversi valori (K > 0) the sum of the angles in a triangle is larger than 180◦ Figura di K. Per K ą 0 si ha una geometria sferica (chiusa), per K ă 0 si ha una geometria iperbolica (aperta) e per K “ 0 si ha la geometria Euclidea (piana). speculated in Sect. 4.2.1, the order of magnitude of 4.3 Consequences the curvature radius is c/H0 according to (4.30). of the Friedmann Expansion • If K < 0, the space is called hyperbolic – the twoanalogy would be the surface of a saddle “ dimensional 0, la geometria è piatta, ovvero corrisponde geometria EucliThe cosmicalla expansion equations imply a number of im(see Fig. 4.6). mediate consequences, some of which will be discussed • K dea che ben conosciamo; In particular, we will first demonstrate that the Hence GR provides a relation between the curvature next. ? Universe must have evolved out of a very dense of space the density of Universe. In fact, this • Ką 0, laand geometria è the sferica (chiusa) e 1{early K rappresenta il raggio di is the central aspect of GR which links the geometry and hot state called the Big Bang. We will then link curvatura dell’universo; of spacetime to its matter content. However, Einstein’s the scaling factor a to an observable, the redshift, and theory makes no statement about the topology of space- explain what the term “distance” means in cosmology. time0,and, particular, saysènothing about the(aperta); topology • Kă la ingeometria iperbolica of the Universe.4 If the Universe has a simple topology, finite in thele caseanalogie of K > 0, whereas it is infinite if per 4.3.1le The Necessity of a Big Bang la figura it5is mostra bidimensionali geometrie determinate K ≤ 0. However, in both cases it has no boundary (comdal segnopare: di the K.surface of a sphere is a finite space without The terms on the right-hand side of (4.31) each have a different dependence on a: L’equazione dell’espansione può essere risolta numericamente per deterboundaries). • With (4.29) and (4.30), we finally obtain the For very small a, the first dominates and the minare aptq ma è opportuno capire quando i vari termini dominano.term Consiexpansion equation in the form Universe is radiation dominated then. deriamo innanzitutto il rapporto tra la densità di materia e di aradiazione • For slightly larger ! aeq , the dust (or matter) term ! "2 dominates. ´3 ȧ ρ0 a Ω0 K $= 0, the third term, also called the curvature ρm ptq = H 2 (t) “ “ • aIfterm, (47) a ´4 # dominates for larger a. Ωr,0 r ptq = H02 a−4 (t)Ωρr + a−3 (t)Ωmρr,0 a • For very large a, the cosmological constant $ −2 2 from zero. 2 ΩΛ . 4 dominates if it is different + a (t)(1 − Ω − Ω ) + m Λ sostituendo il valore di ρ “ ε {c “ σ T {4c e ρ “ Ω H {p8πGq si r,0 r,0 B 0 0 0 0 The differential equation (4.31) in general cannot be ottiene infine ρm ptq 3c3 H02 Ω0 solved analytically. However, its numerical solution for a(t) poses no problems. Nevertheless, we can analyze 4 The surface of a cylinder is also considered“ (48) a flat space, like a plane,4 aptq ρr ptqon a cylinder 32πGσ T◦0. the qualitative behavior of the function a(t) and thereby because the sum of angles in a triangle is alsoB180 But the surface of a cylinder obviously has a topology different from understand the essential aspects of the expansion his´1 on a plane; in particular, liness´1 do exist – walking sostituendo i valori Hclosed 70 km Mpc , T0 “tory. 2.738 ottiene 0 “ straight FromKthesiHubble law, we conclude that ȧ(t0 ) > 0, a cylinder in a direction perpendicular to its axis, one will return to i.e., a is currently an increasing function of time. Equathe starting point after a finite amount of time. (4.31) ρm ptq Ω0 “ aptq “ 1.9 ˆ 104 Ω0 aptq ρr ptq Ωr,0 (49) come vedremo Ω0 “ 0.3, pertanto per t “ t0 , si ha ρ0 {ρr,0 " 1 ovvero al momento attuale la materia domina la gravità rispetto alla radiazione. Però c’è stato un momento aeq in cui la densità di materia e di radiazione erano equivalenti Ωr,0 5.2 ˆ 10´5 aeq “ “ (50) Ω0 Ω0 16 to zero as a tends to infinity. It has a particularly simple variation of a(t) with cosmic epoch, ! "2/3 t a= κ = 0, (7.24) t0 where the present age of the world model is t0 = (2/3)H0−1 . Some solutions of (7.21) are displayed in Fig. 7.2 which shows the well-known relation between the dynamics and geometry of the Friedman world models with Λ = 0. The abscissa in Fig. 7.2 is in units of H0−1 and so the slope of the relations at the present epoch, a = 1, is always 1. The present age of the Universe is given by the intersection of each curve with the line a = 1. Another useful result is the function a(t) for the empty world model, Ω0 = 0, a(t) = H0 t, κ = −(H0 /c)2 . This model is sometimes referred to as the Milne 216 7 The Friedman World Models Fig. 7.2. The dynamics of the classical Friedman models with ΩΛ = 0 characterised by the Fig. 7.5. The dynamics of spatially flat world models, Ω0 + ΩΛ = 1, with different combinadensity parameter Ω0 = $0 /$c . If Ω0 > 1, the Universe collapses to a = 0 as shown; if and ΩΛ . The abscissa is plotted in units of H0−1 . The dynamics of these models tions Ω0 to as aoftends Ω0 < 1, the Universe expands to infinity and has a finite velocity of expansion −1 compared with those shown in Fig. 7.2 which have ΩΛ = 0 infinity. In the case Ω0 = 1, a = (t/t0 )2/3 where t0 = (2/3)H0 . The timecan axisbe is given in terms of the dimensionless time H0 t. At the present epoch a = 1 and in this presentation, the 0 Λ three curves have the same slope of 1 at a = 1, corresponding to a fixed value of Hubble’s 1 for Ω = 0, constant at the present day. If t0 is the present age of the Universe, then H0 t0 = 0 7.4.1 The Deceleration Parameter H0 t0 = 2/3 for Ω0 = 1 and H0 t0 = 0.57 for Ω0 = 2 Figura 6: Soluzioni dell’equazione di espansioni per modelli senza costante cosmologica (sinistra) e con costante cosmologica ma Ω ` Ω “ 1. Just as Hubble’s constant H0 measures the expansion rate of the Universe at the present epoch, so we can define the present deceleration of the Universe ä(t0 ). It prima di quel momento dominava la radiazione. is conventional to define the deceleration parameter q0 to be the dimensionless deceleration at the present epoch through the expression Pertanto, tornando all’equazione dell’espansione, ! " “ ‰ aä 2 2 ´3 ´4 ´2 q0 = − Hptq “ H0 Ω0 a ` Ωr,0 a ` ΩΛ ` a p1 ´ Ω0 ´ Ωȧ2r,0t0 ´. ΩΛ q (51) (7.61) si trova che: Substituting a = 1, ȧ = H0 at the present epoch into the dynamical equation (7.40), we find • per a ă aeq domina la radiazione, l’equazioneq0è= Ω0 − ΩΛ . 2 (7.62) Equation (7.62) represents the present competition between the decelerating effect 2 Hforce of the attractive r,0gravity and the accelerating effect of the repulsive dark 0 Ωof 2 9 Substituting (52) “ energy.a 2 favoured values of Ω0 = 0.3 and ΩΛ = 0.7 (see Chaps. 8 athe and 15), we find q0 = −0.55, showing that the Universe is accelerating at the present epoch because of the dominance of the dark energy. integrando per separazione di variabili e considerando il caso in cui a9 ą 0 si ha aptq “ p2H0 Ωr,0 q t1{2 (53) ricordando che aeq “ Ωr,0 {Ω0 si ottiene che il passaggio dalla fase dominata dalla radiazione alla fase dominata dalla materia avviene per teq “ Ωr,0 “ 4.0 ˆ 106 yr 2 2Ω0 H0 (54) con Ω0 “ 0.3, ovvero dopo quattro milioni di anni. • Per a ą aeq domina la materia, e per a ! 1 l’equazione è H02 Ω0 a9 “ a 2 17 (55) integrando per separazione di variabili e considerando il caso in cui a9 ą 0 si ha ‰ 2“ 1{2 (56) apt0 q3{2 ´ aptq3{2 “ H0 Ω0 pt0 ´ tq 3 ´ ¯´1 1{2 imponendo che ap0q “ 0 si ottiene t0 “ 3{2H0 Ω0 ovvero ˆ aptq “ 1{3 Ω0 ˙2{3 3 H0 t 2 (57) • Nell’epoca attuale (a „ 1) la radiazione è trascurabile e l’equazione è ˙ „ ˆ 1 2 2 2 ´ 1 ` ΩΛ pa ´ 1q ` 1 (58) a9 “ H0 Ω0 a possibili soluzioni di questa equazione sono mostrate in figura 6 e sono ottenute numericamente. Si noti come l’età attuale dell’universo si ha quando a “ 1, con ovviamente a9 ą 0. Nella fase iniziale in cui a " 1 la soluzione numerica è ben approssimata dalla soluzione trovata precedentemente. Una soluzione analitica sempre valida si ha per Ω0 “ 1 e ΩLambda “ 0 (modello di Einstein-de Sitter): in questo caso ˆ aptq “ ˙2{3 3 H0 t 2 (59) 1{3 come nel caso dominato dalla materia (a meno del fattore Ω0 adesso è pari a 1) e l’età dell’universo è t0 “ 2 “ 9.3 Gyr 3H0 che a (60) Si noti come 1{H0 “ 14.0 Gyr ha le dimensioni di un tempo (tempo di Hubble) ed è il tempo scala tipico che caratterizza l’età dell’universo. Un’altra semplice soluzione analitica si ha per Ω0 “ 0 ΩΛ “ 0 ovvero l’universo vuoto di Milne: aptq “ H0 t (61) in cui l’espansione avviene ad un tasso costante e t0 “ 1{H0 . • Per a " 1 domina l’energia oscura e l’equazione è a9 2 “ H02 ΩΛ a2 18 (62) 4.3 Consequences of the Friedmann Expansion 153 for all times, unless the hes for some value of a: when the right-hand side or a value of a > 1, the nd the Universe will recher hand, if H 2 = 0 for < 1, then the sign of ȧ h, a collapsing Universe . es describes our Uniparameters. We find the ee Fig. 4.7): all a ≤ 1, whereas the on Ωm : espectively), H 2 > 0 for ll expand for all times. Fig. 4.7. Classification of cosmological models. The straight Figura 7: Tipi di soluzioni (e di geometrie) al variare di Ω0 (Ωm ) e ΩΛ . I modelli solid line connects flat models (i.e., those without spatial curted from the Newtonian ”loitering” sono quelli che ammettono una soluzione asintotica stazionaria, ovvero vature, Ω che +Ω and separates open (K < 0) and closed Λ = 1) ≤ 0, the kinetic energy inproprio sono quelli m voleva ottenere Einstein introducendo Λ. (K > 0) models. The nearly horizontal curve separates modrger than the modulus of els that will expand forever from those that will recollapse in ., the expansion velocity the distant future. Models in the upper left corner have an exocity and the expansion separando variabili e scegliendo ą 0 si ottiene pansion le history where a has nevera9 been close to zero and thus did not experience a Big Bang. In those models, a maximum lt. 1{2 H0 ΩΛ pt´t0 q 2 aptq “ e (63) H will vanish for redshift for sources exists, which is indicated for two cases. Since we know that Ωm > 0.1, and sources at redshift > 6 1). The Universe will ovvero guidata dall’energia oscura. t0 è haveun’espansione been observed,esponenziale these models can be excluded pansion when the scale sempre l’età attuale dell’universo. recollapse thereafter. In least formally. At thisdelle instant the “size of theper Universe” Non entreremo nel dettaglio soluzioni possibili i vari valori di Ω0 , otal energy of any spherΩΛ e Ωr,0formally ; quest’ultimo oltretutto importante solo nelle fasi dell’univanished. As aè→ 0, both matter and prime radiation that it is gravitationally verso, quando a ! 1. I vari tipi di possibili soluzioni sono mostrati densities diverge so that the density in this state must in figura 7; nella prossima sezione saranno i allori deia parametri cosmologici have been singular. Thediscussi epoch at which = 0 and the logical constant Λ come > 0, ricavati dalle osservazioni. Quando ΩΛ ą 0 l’universo si espande sempre evolution away from this state is called the Big Bang. e complicated: perchè quando a " 1 il termine repulsivo di energia oscura domina. I modelli It is useful to define this epoch (a = 0) as the origin sono quelli che ammettono una soluzione asintotica stazionaria, will expand for all a“loitering” > 1. of time, so that t is identified with the age of the Unie future behavior ofovvero a(t) sono proprio quelli che voleva ottenere Einstein introducendo Λ. verse, the ditime since Big Bang. As weconcludere will show, Con l’eccezione pochi casithe particolari possiamo che a deve Λ is sufficiently small, the predictions of the Big Bang model are in impressive aver avuto il valore a “ 0 a qualche istante in passato che noi abbiamo ich the expansion comes scelto come origine dell’asse dei tempi. Per “ 0 le dimensioni agreement with observations. Thet expansion historydell’universo for n contrast, if ΩΛ is large the special case of a vanishing vacuum energy density ll expand forever. 19 values of the curvature. is sketched in Fig. 4.8 for three for all a ≤ 1. To characterize whether the current expansion of the is in principle possible Universe is decelerated or accelerated, the deceleration = amin < 1. Such modparameter m value for a existed in ed by observations (see q0 := −ä a/ȧ2 (4.32) formalmente svaniscono e, considerando l’espressione di ρptq, sia la densità di materia che di radiazione diventano infinite; anche la temperatura della radiazione diventa infinita. Lo stato in cui a “ 0 prende il nome di “Big Bang”. Lo stato di a “ 0 si raggiunge per t ą 0 anche nei modelli in cui ΩΛ “ 0 e Ω0 ą 1: in questo caso l’universo ricollassa alla singolarità iniziale e si parla di “Big Crunch”. 6 I valori dei parametri cosmologici Il parametro di densità Ω0 contiene il contributo di tutta la materia, sia quella visibile che quella oscura. Se si considera tutta la materia in stelle ed il gas intergalattico (come quello negli ammassi rivelato nei raggi X), ovvero tutta la materia che viene rivelata dalla sua emissione e.m., si arriva ad un valore Ωb » 0.04. Se si considera la materia oscura nelle galassie e soprattutto quella presente negli ammassi di galassie si arriva ad una stima complessiva per la materia di Ω0 “ Ωb ` ΩDM » 0.3. Pertanto, solo una piccola frazione è materia rivelata per la sua emissione e questa è la materia barionica ovvero costituita da barioni (p, n). Come vedremo tra poco, la materia oscura non può essere materia ordinaria (barionica). Per ottenere misure di Ω0 e ΩΛ è necessario misurare i flussi di candele standard oppure le dimensioni di “lunghezze standard”. Nel primo caso si misurano i flussi osservati di sorgenti la cui luminosità è nota indipendentemente, nel secondo caso si misurano le dimensioni angolari (sul cielo) di strutture le cui dimensioni fisiche sono note indipendentemente. Utilizzando la metrica di Friedmann-Robertson-Walker è possibile definire una grandezza DL , detta distanza di luminosità, funzione del redshift z della sorgente, e dei parametri cosmologici (Ω0 , ΩΛ e H0 ) tale che il flusso osservato (bolometrico, ovvero NON per unità di banda) è DL “ DL pz; H0 , Ω0 , ΩΛ q L F “ 4πDL2 (64) con L luminosità della sorgente. Ovviamente per piccoli redshift (z ! 1) la distanza di luminosità tende alla classica distanza D. Pertanto, osservando delle candele standard e confrontandone flusso e luminosità di possono vincolare i parametri cosmologici. Analogamente, è possibile definire una grandezza DA , detta distanza angolare, tale che le dimensioni di una sorgente di lunghezza ` sul piano del 20 cielo siano DA “ DA pz; H0 , Ω0 , ΩΛ q “ θ “ DL p1 ` zq2 ` DA (65) Anche in questo caso per piccoli redshift (z ! 1) la distanza angolare tende alla classica distanza D. Per quanto appena detto, DL » D per z ! 1, misure con le candele standard a basso redshift permettono soltanto di misurare la costante di Hubble H0 : di solito si utilizzano le variabili Cefeidi (caratterizzate da una relazione periodo luminosità). Recentemente, utilizzando come candele standard le Supernovae di tipo Ia (nane bianche in sistemi binari che superano il limite di Chandrasekhar per accrescimento dalla compagna), è stato possibile vincolare contemporaneamente Ω0 e ΩΛ trovando per la prima volta l’evidenza osservativa per ΩΛ ‰ 0 ovvero per l’esistenza della costante cosmologica (figura 8). Lo studio delle fluttuazioni della radiazioni cosmica di fondo fornisce dei vincoli soprattutto sulla geometria dello spazio ovvero su Ω0 ` ΩΛ dalle scale sulle quali si osservano le fluttuazioni (figura 9) ma anche su Ωb ovvero sulla densità di massa barionica: infatti le fluttuazioni della radiazione cosmica di fondo tracciano proprio le fluttuazioni di densità della materia barionica. Infine, la figura 10 mostra come sia possibile vincolare Ω0 e ΩΛ combinando tutte queste osservazioni. Sono anche indicati i vari tipi di modelli cosmologici determinati dai valori di Ω0 e ΩΛ . Combinando tutte le misure più recenti su cefeidi, ammassi, supernovae, radiazione cosmica di fondo (dal satellite Planck) e struttura a grande scala delle galassie è possibile ottenere i valori dei parametri cosmologici riportati in tabella 1. Si noti come la geometria dell’universo sia piatta Ω0 `ΩΛ “ 1 e come, dallo studio delle fluttuazioni della radiazione cosmica di fondo, sia possibile vincolare la densità di massa nei barioni a Ωb » 0.05 mentre la densità di massa totale è Ω0 » 0.3: questa è la conferma definitiva che gran parte della materia non è barionica. 7 La storia termica dell’universo A seguito dell’interazione materia radiazione (principalmente causata dallo scattering Thomson), la temperatura della materia barionica è uguale alla temperatura della radiazione per z Ç 400, ovvero per tempi cosmici inferiori a circa 40 milioni di anni dal Big Bang („ 0.03% dell’età dell’universo). Come abbiamo visto la temperatura della radiazione decresce con l’espansione 21 Figura 8: Diagramma schematico magnitudine osservata - redshift, che mostra l’evidenza per Λ ą 0 dalle supernovae di tipo Ia (punti con barra d’errore). La riga grigia sotto i punti mostra dove dovrebbero trovarsi i dati se ΩΛ “ 0 e Ω0 “ 1, ovvero se l’universo fosse piatto senza costante cosmologica. La linea nera invece mostra il best fit con universo piatto Ω0 ` ΩΛ “ 1 ma ΩΛ “ 0.7 e Ω0 “ 0.3. dell’universo, ovvero cresce andando indietro nel tempo: T0 T “ “ T0 p1 ` zq aptq (66) con T0 temperatura attuale (T0 » 2.738K). La radiazione ha una distribuzione di corpo nero, per cui alla temperatura T esistono fotoni con un ampio spettro di energia attorno al valor medio kT . Pertanto è facile intuire come, andando indietro nel tempo, la temperatura sia stata cosı̀ alta da aver potuto dissociare la materia nelle sue componenti fondamentali. Questo fatto è mostrato in figura 11 dove di devono notare alcune epoche importanti. • Epoca della Ricombinazione. Quando l’età dell’universo era dell’ordine di „ 106 anni, la radiazione era cosı̀ calda da riuscire a ionizza22 Figura 9: Schematizzazione di come le scale angolari su cui si osservano le fluttuazioni della radiazione cosmica di fondo dipendono dalla geometria dello spazio. re l’idrogeno (13.6 eV), il costituente principale della materia barionica („ 90% degli atomi): per cui a epoche più remote l’universo era completamente ionizzato. Percorrendo questa fase di transizione nel verso del tempo, si capisce come per t „ 106 yr l’universo “ricombini” e diventi neutro. Alla ricombinazione i fotoni ricevono il loro “ultimo scattering” con gli elettroni: la radiazione cosmica di fondo che osserviamo adesso è proprio la radiazione emessa in questa fase e raffreddata fino a „ 3 K dall’espansione dell’universo. Nella fase precedente alla ricombinazione, l’universo è totalmente ionizzato e quindi otticamente spesso per scattering Thomson: la ricombinazione costituisce una vero e propria barriera nel senso che non è possibile osservare oggetti più distanti utilizzando la radiazione elettromagnetica. Quindi la ricombinazione costituisce per noi un vero e proprio orizzonte. • Transizione Epoca Radiazione - Epoca Materia. Poco prima della Ricombinazione, l’universo effettua la transizione tra la fase in cui 23 Figura 10: Contorni di confidenza nel piano Ω0 , ΩΛ ottenuti combinando le osservazioni sugli ammassi di galassie (marrone), le supernovae Ia (blue) e la fluttuazioni della radiazione cosmica di fondo (verde). Il punto rosso rappresenta i valori più probabili indicati da tutte queste osservazioni. è dominato dalla radiazione, alla fase in cui è dominato dalla materia. • Nucleosintesi. Intorno ai 100 s dopo il Big Bang la radiazione è sufficientemente calda da poter spezzare i legami nucleari: tutti i nuclei pesanti vengono decomposti in protoni e neutroni. Visto secondo il verso del tempo, in questa fase si ha la nucleosintesi, ovvero da protoni e neutroni si passa alla formazione di nuclei più pesanti. La nucleosintesi avviene in modo “esplosivo” ovvero nell’arco di circa 300 secondi è già terminata. A causa del fatto che non esistono nuclei stabili con A “ 5, 24 Tabella 1: Valori dei parametri cosmologici ottenuti combinando le osservazioni della radiazione cosmica di fondo del satellite Planck (ESA) con le osservazioni esistenti di cefeidi, supernove, ammassi e struttura delle galassie su grande scala. Parametro Valore H0 [ km s´1 Mpc´1 ] 67.8 ˘ 0.8 Ω0 0.305 ˘ 0.004 ΩDM 0.257 ˘ 0.004 Ωb 0.0476 ˘ 0.0005 ΩΛ 0.692 ˘ 0.01 Ω0 ` ΩΛ 1.00 ˘ 0.01 Età dell’Universo [Gyr] 13.80 ˘ 0.04 e A “ 8 non si riescono a sintetizzare elementi giù pesanti di 7 Li e 7 Be. La nucleosintesi è una prova fondamentale del modello cosmologico: predice che l’abbondanza in massa di 4 He sia attorno al 25%, valore osservato e non spiegabile con le reazioni nucleari all’interno delle stesse. Inoltre le abbondanze osservate di deuterio (D), 3 He e 7 Li, elementi distrutti all’interno delle stelle e quindi prodotti solo dalla nucleosintesi permettono di vincolare la densità di massa dei barioni: infatti le loro abbondanze come predette dal modello di nucleosintesi cosmologica dipendono significativamente da Ωb . Si trova Ωb » 0.05 in ottimo accordo con la misura totalmente indipendente dalle fluttuazioni del fondo cosmico. • Fasi precedenti. Procedendo a ritroso nel tempo, si raggiunge la fase dell’annichilazione di elettroni e positroni, ovvero la fase in cui la radiazione era cosı̀ calda da produrre coppie e´ , e` dallo scattering fotone-fotone. Andando ancora indietro nel tempo l’universo è cosı̀ denso e caldo da essere otticamente spesso ai neutrini e si ha una fase analoga alla ricombinazione: quando saremo in grado di utilizzare i neutrini per le osservazioni vedremo un fondo cosmico di neutrini che si origina in questa fase. Andando ancora indietro nel tempo si arriva all’annichilazione tra barione e antibarione: in questa fase l’antimateria è stata totalmente distrutta e, grazie ad una piccola asimmetria nel rapporto tra barioni e antibarioni (109 +1 barioni per 109 antibarioni!) è rimasta solo la materia. In fasi ancora precedenti si entra in un regime 25 Summary of the Thermal History of the This diagram summ epochs in the therm Universe. The key e • The epoch of re • The epoch of eq and radiation. Figura 11: Storia termica dell’universo. in cui la fisica è poco conosciuta e si spera che LHC ricreerà le condizioni fisiche dell’universo primordiale per poterle studiare in dettaglio. 26